Aristotele diceva: “Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono”. E’ una grande verità. Già prima della nascita di Cristo, il filosofo macedone aveva compreso esattamente il funzionamento della realtà. La perfezione non è conosciuta agli umani. E’ una prerogativa tipicamente divina ed è una delle principali caratteristiche che distinguono tali Entità dai comuni mortali. Probabilmente è la loro essenza.

L’ambizione è assolutamente positiva. Deve fungere da stimolo per raggiungere i traguardi dell’esistenza. L’uomo è naturalmente egoista. Nel momento in cui compie un’azione lo fa per migliorare la propria realtà. Fortunatamente la Natura, che invece è perfetta, fa si che quando un individuo cerca di raggiungere il detto obiettivo sovente migliora la realtà collettiva. Da qui derivano le varie scoperte scientifiche che arricchiscono la vita degli esseri umani sotto vari e fondamentali aspetti.

Detto questo, quando l’ambizione è eccessiva sorgono gravi problemi che possono presentarsi sia a livello individuale che collettivo. Senza volersi addentrare in pericolose tematiche che rischiano di portare il discorso attraverso strade scoscese e ricche di ostacoli, si pensi al singolo individuo. Come vive la persona che vuole raggiungere la perfezione? La risposta è troppo semplice: male. Leopardi sosteneva che la natura pone nell’uomo dei desideri irrealizzabili e questo lo porta a una costante sofferenza. Ecco, chi è troppo ambizioso rischia la medesima situazione. Sarà costantemente deluso perché non riuscirà mai a raggiungere il proprio target. Non avrà mai quello che desidera. Si sentirà sempre insoddisfatto e irrealizzato. La sua esistenza sarà una corsa al conseguimento di qualcosa che non è possibile.

La perfezione è una prerogativa della Divinità e l’essere umano non potrà mai averla. Si dice che “chi si accontenta gode”. Sovente questo aforisma popolare viene considerato negativamente perché spinge alla stasi. Convince chi lo rispetta a non migliorare la propria posizione o situazione. In realtà, è assolutamente geniale e rappresenta la ricetta per la felicità. Occorre essere in grado di comprendere i propri limiti e adattare gli obiettivi della vita a questi ultimi. Così si vivrà serenamente. Tutto questo discorso non vuole essere un incitamento alla mediocrità, ma soltanto un invito a essere duramente e crudamente realistici.

A volte è necessario fermarsi. Comprendere che la propria situazione ha raggiunto il massimo limite. Non bisogna forzare la vita che può ribellarsi e distruggere tutto quanto di positivo ha regalato. Si deve essere in grado di porsi in attesa. Bisogna aspettare che l’esistenza doni una nuova chance di ulteriore miglioramento, ma senza il tentativo di imporsi su di essa.

Il calciomercato della Juventus pare trovarsi esattamente in una posizione simile. La Vecchia Signora ha raggiunto un “livello di perfezione” difficilmente migliorabile. Si deve apporre qualche piccola modifica, ma senza effettuare grandi manovre.

E’ chiaro e scontato che si tratta dell’ambito sportivo. Diventa praticamente impossibile sindacare sull’aspetto economico o finanziario della situazione. Non si posseggono le competenze e le conoscenze necessarie a una tale opera. Dal punto di vista del campo e dello spogliatoio, allo stato dell’arte non si vede il bisogno di alcuna grande modifica, ma solo di qualche aggiustamento. Pare essersi creato un sistema completo e compiuto. Tale struttura vive di equilibri sofisticati e assolutamente difficili da realizzare. Una minima crepa può portare alla rottura integrale dell’assestamento e trascinare con sè tutta la complessità della situazione. Bisogna assolutamente evitare che questo accada.

E’ solo “calcio di luglio” ed è il primo impegno di ICC, quindi la gara dei bianconeri contro il Tottenham disputatasi ieri a Singapore con la vittoria, 3-2, degli inglesi non può fornire verdetti adeguati e concreti. Detto questo, l’estate juventina ha già fornito indicazioni di fondamentale importanza che non possono non essere considerate. La Vecchia Signora ha risposto positivamente.

Onde evitare il rischio di un pericoloso logorio, i Campioni d’Italia hanno deciso di cambiare l’allenatore. Proprio in quel momento, Sarri ha mostrato di avere le caratteristiche adeguate alle necessità. Dalla “concretezza allegriana” si è passati alla pragmatica beltà del gioco mostrato dal Chelsea guidato dal mister di Figline. Il risultato pare essere raggiunto. Il primo tempo della sfida di ieri ha presentato una Juve simile a quella stanca, spenta e contratta che si è osservata nell’ultima fase della scorsa stagione. Nonostante questo, si è potuto assistere pure a qualche lampo di sarrismo. I bianconeri, infatti, non gettavano mai la sfera e cercavano di costruire l’azione partendo dalla difesa senza affidarsi ai lanci lunghi. Proprio tale prerogativa ha prodotto più di un rischio e il primo gol degli Spurs è giunto da un errore d’impostazione compiuto da Matuidi. Nella ripresa sono emersi i tratti tipici dell’allenatore di Figline e si è ammirata una creatura già molto più vicina a quell’identità. La manovra è divenuta più fluida, ma soprattutto la Vecchia Signora è uscita dal guscio. La squadra timorosa e contratta è rimasta nello spogliatoio per lasciare campo a una versione di essa coraggiosa e sfrontata. Così sono giunti 2 centri che sono stati vanificati soltanto da altri 2 errori individuali. Il primo è stato commesso da De Sciglio che ha sbagliato un’apertura dando il là al pareggio inglese. Relativamente al secondo, invece, si tratta di una disattenzione di Rabiot che ha pensato bene di gigioneggiare nei pressi del centrocampo facendosi scippare la sfera e concedendo a Kane la chance di realizzare una rete assolutamente magnifica. A volte pure la Dea Bendata volta le spalle. Il gol del bomber britannico è un capolavoro. Difficilmente si subisce un centro grazie a una parabola così favolosa disegnata da distanza siderale. I tifosi bianconeri avranno certamente pensato che sia meglio aver patito una simile delusione nel mese di luglio piuttosto che in una sfida di Champions.

Il dialogo concitato tra Ronaldo e Sarri al momento della sostituzione di Cristiano ha prodotto qualche brivido nei tifosi bianconeri sempre molto attenti alle espressioni del loro talento più cristallino. Non si vorrebbe mai vedere CR7 troppo deluso e amareggiato dalla squadra. Immediatamente dopo, però, ha mostrato larghi sorrisi dedicandosi a un bambino che aveva appena invaso il campo proprio per ricevere le attenzioni dei suoi beniamini. Insomma, tutto a posto. Quell’episodio ha mostrato soltanto la volontà del lusitano di migliorare la squadra. E’ da catalogare nella categoria dei “lavori in corso”. Non a caso, alla fine del match, Sarri ha rimarcato quali siano i vari aspetti ancora da migliorare e su cui è necessario intervenire. Qualcuno ritiene che il malumore possa essere dettato dalla prematura sostituzione, ma si ribadisce che pare tutto rientrato nei ranghi. La sfida di ieri e questa prima fase di nuovo corso non possono essere indicativi, ma i segnali relativi alla scelta del tecnico toscano sembrano di segno positivo.

Si dice che il tempo modifica le situazioni. E’ assolutamente vero. Il trascorrere di tale elemento varia naturalmente la realtà, ma 45 minuti non possono avere prodotto 2 versioni di Juve tanto diverse. In effetti, è così. Nell’intervallo del match, il nuovo mister ha deciso di gettare nella mischia Sczcesny, Demiral, Rabiot e Higuain. Il “Duca Ribelle” e l’argentino hanno certamente portato un contributo fondamentale alla causa. Ecco che si giunge al secondo punto. La Vecchia Signora necessitava di un miglioramento a centrocampo. Sono giunti il francese e Ramsey. Sono giocatori forti e hanno le caratteristiche di cui necessitava la mediana bianconera. Adrien è dotato di fisicità e qualità. Il gallese ha tecnica e grandi doti di inserimento. L’arricchimento del centrocampo con successivo cambiamento generazionale può considerarsi praticamente concluso. Ora si tratta “solo” di cedere un membro del reparto. Questo pare debba selezionarsi tra Khedira e Matuidi. Terminata tale operazione, la mediana è al completo. Sovente si associa alla Juve il nome di Pogba. E’ il sogno di ogni tifoso della Vecchia Signora ma, se questo deve andare ad alterare particolari equilibri economico-finanziari o provocare grandi scambi con giocatori dell’attuale rosa bianconera, è meglio evitarlo. Rabiot, Pjanic, Emre Can, Ramsey, Bentancur, Matuidi o Khedira. Desiderare di più è davvero complicato.

Non è solo l’ex giocatore del Psg ad avere migliorato la manovra bianconera. L’altro uomo simbolo della ripresa di Juve-Tottenham è Higuain. In tempi non sospetti si scriveva che il Pipita avrebbe potuto essere il partener ideale di Ronaldo. Questo avvio di preparazione sta rinforzando la tesi. La Vecchia Signora ha trovato l’oro e pare voglia cederlo. Perché? Per quale motivo quando si raggiunge la soluzione di un problema occorre ricrearselo? Se davvero Paratici e colleghi vogliono privarsi dell’argentino avranno motivazioni economiche o volontà di ringiovanimento del reparto. Altrimenti diventa impossibile spiegare una simile decisione. L’addio a Gonzalo potrebbe spingere Icardi a Torino. Mauro ha qualche anno in meno del connazionale, ma non sarei così certo che il gioco valga la candela. Higuain ha tanta voglia di restare in Piemonte e far parte del progetto bianconero. Questo è dimostrato dal suo stato di forma attuale. Pare un altro calciatore rispetto a quello incupito e ingrigito della scorsa stagione vissuta tra Milano e Londra. Corre come un ventenne e ha caratteristiche tecniche che sembrano sposarsi a meraviglia con i compagni di reparto. Si muove lasciando spazio ai colleghi ed è in grado di rifinire per loro. E’ esattamente quello che serve a Sarri e la gara di ieri ne è stata la dimostrazione. Nello stesso ruolo, Mandzukic è apparso quasi abulico. Probabilmente è proprio il croato colui che dovrebbe essere sacrificato sull’altare del bene comune. Un reparto con Cristiano, Dybala, Douglas Costa, Bernardeschi, Higuain e Cuadrado sembra superbo. La quota giovane è rappresentata dalla Joya e dal fantasista carrarese. Il tutto senza dimenticare Kean che la Juve lascerebbe partire garantendosi un controllo del giocatore tramite l’ormai celebre “recompra”. Anche per l’attacco, quindi, non si nota la necessità di enormi manovre.

Si giunge alla difesa. Allo stato dell’arte, i terzini sono Cancelo, De Sciglio, Alex Sandro e Luca Pellegrini. Tale reparto sembra quello maggiormente rivedibile. Il portoghese potrebbe uscire portando nelle casse del club un importante quantitativo di denaro. A quel punto Cuadrado potrebbe tornare nel suo ruolo d’origine, ma si avrebbero adeguate garanzie? Per quanto riguarda il settore di sinistra: Pellegrini è già pronto a essere considerato come vice del carioca?

Relativamente al settore centrale, il consiglio è quello di non modificare nemmeno una virgola dello status quo. De Ligt, Chiellini, Bonucci, Demiral e Rugani. E’ un reparto superbo. Il presente è favoloso e il futuro ha basi fenomenali. Vi è chi sostiene che 5 difensori sono eccessivi. La stagione passata dimostra come vi sia la necessità di molti uomini in quel reparto. Occorre anche considerare che il livornese è sovente soggetto a problemi muscolari e, con 3 competizioni, tutti potranno fornire il loro contributo alla causa. Si parla di una possibile cessione di Demiral al Milan così come dell’addio di Rugani. Privarsi dell’ex calciatore del Sassuolo significherebbe rinunciare a un difensore di assoluto valore con un potenziale devastante rinforzando una diretta concorrente. Allo stato dell’arte la partenza del collega italiano potrebbe essere meglio accettata, ma lascerebbe comunque l’amaro in bocca. Daniele ha raggiunto la maturità con Sarri e vissuto il suo momento migliore proprio con il tecnico che ora ritroverebbe. Se, però, la necessità è quella di gonfiare il portafoglio, allora non vi sarebbero grandi alternative.

Risulta assolutamente fondamentale, invece, trovare una sistemazione a Perin. I bianconeri hanno 4 portieri e uno è evidentemente di troppo. L’ex genoano non può accettare il ruolo di terzo estremo difensore così come non è consentito chiedere tale sacrificio a Sczcesny o Buffon.