La sconfitta della Juventus in casa contro il Napoli ha alzato un vero e proprio polverone. 

I tifosi juventini, stufi di vedere la propria squadra non esprimere un gioco degno di tal nome, sono andati su tutte le furie. Sotto accusa, ovviamente, in primis l'atteggiamento da "provinciale" avuto dalla Juve sin dal primo minuto di gioco contro la squadra partenopea, ma anche l'arrendevolezza contro il Crotone. Questi due match hanno fatto spazientire i supporters della Juventus, abituati - da 6 anni a questa parte - a campionati chiusi già dal mese di marzo. Chiaramente, come spesso accade in questi casi, il primo ad essere criticato è l’allenatore, reo di non far giocare la squadra campione d’Italia da tale.

D’altronde, la Juventus di questa stagione - fatta eccezione per alcune partite (come la semifinale di ritorno al Bernabeu contro il Real) - non ha entusiasmato nessuno, almeno per quel che riguarda il gioco espresso. Molte, troppe volte si è vista una Juve senza una propria identità calcistica e con un gioco sufficiente. Però - c’è da dirlo - i risultati sonno sempre arrivati, almeno fino a Crotone. 

Allegri ha costruito le proprie fortune da allenatore - ed ha contribuito alle fortune della Juventus - grazie alla capacità di lettura degli avversari ed al conseguente adattamento della propria squadra. Altra peculiarità dell’allenatore livornese è sempre stata quella di fare una formazione di “14 titolari”. Questa è forse una delle sue qualità più rilevanti. In tantissimi match, Max Allegri è riuscito a portare a casa il risultato grazie alle sostituzioni in corso d’opera e nel tempo - la sua formazione da “14 titolari” - è diventato un vero marchio di fabbrica del livornese. Quante volte il tifoso juventino, guardando una partita sul divano, ha esclamato: <<cambio azzeccatissimo, mitico Mister Allegri!>>? La risposta è ovvia: tantissime volte. Bene! Il pensiero è che Allegri, anche contro il Napoli, sperava di riuscire a mettere in atto la propria tattica, ma l’uscita anzitempo di Chiellini e un periodo di scarsissima forma di alcuni elementi in rosa hanno rovinato i piani. A questo si è aggiunto, francamente, un po’ di sfortuna. 

Dalla partita persa malamente col Napoli e dal gioco espresso dal Liverpool di Jurgen Klopp contro la Roma in Champions League, i tifosi si sono scatenati e hanno iniziato a fantasticare.  

In moltissimi si chiedono - in maniera abbastanza ovvia - cosa possa fare un allenatore come il tedesco con in rosa gente del calibro di Dybala, Higuain, Douglas Costa, etc etc. Buona parte del popolo juventino, attraverso i social, ha chiesto a Marotta di fare di tutto per portare il “Mago Klopp” sulla panchina della Juventus. 

Jurgen Klopp è diventato famoso per il suo gegenpressing (a volte anche esasperato), ma non solo per quello. Ha dimostrato di saper sfruttare al meglio le qualità dei giocatori a disposizione, ma soprattutto, nella sua idea gli attaccanti (che sono anche i primi difensori) sono il perno della squadra. Basta vedere che giocatori siano diventati - sotto la guida rivoluzionaria di Klopp - Firmino, Manè e Salah. 

Klopp, al momento, è felicissimo di allenare il Liverpool e quasi certamente non lascerà i Reds finché non avrà portato almeno un trofeo ad Anfield. 

Allegri, dal canto suo, ha già vinto tanto con la Juve e, se deciderà di separarsi a fine stagione, lo farà solo perché riterrà chiuso il suo ciclo e non di certo perché un brocco. 

Klopp e Allegri - seppur con caratteristiche diverse - rappresentano (ambedue) l’eccellenza nel loro campo e allenano due squadre fantastiche e ricche di storia.  

Il calcio è uno sport che porta con sé emozioni forti e, molte volte, anche contrapposte e gli allenatori vivono una condizione di precarietà (ricca precarietà, sia chiaro!). In generale, raramente, gli allenatori sono i primi ad essere osannati, ma al contrario, sono sempre i primi ad essere criticati. Ci si dimentica molto in fretta di tutto il bene che un allenatore ha fatto e di quanti trofei ha portato in bacheca, salvo poi riconoscerlo a distanza di anni.