Esonerare l’allenatore Massimiliano Allegri costa troppo. Alla Juve non conviene.
Sono le risposte automatiche che vengono date a chiunque attribuisca ad Allegri la maggior parte delle colpe di questa disastrosa stagione juventina. Se Agnelli gli desse il benservito, il mister dei cinque scudetti consecutivi avrebbe comunque  diritto ancora a 25 milioni di euro e passa (7 milioni l’anno fino al 2025), quanto prevede, secondo le indiscrezioni, il suo contratto per i prossimi tre anni e sette mesi. Cifra netta. Al lordo alla Juve costerebbe ben di più.
Troppi soldi. Ma ne siamo proprio sicuri? Tra sprofondo rosso a bilancio e plusvalenze nel mirino della Procura, buttare via decine di milioni di euro per esonerare un allenatore sembra follia. La situazione si può però guardare anche da una prospettiva diversa. Siamo a dicembre e la Juve sembra una squadra al primo mese di raduno. Non c’è uno straccio di idea di gioco. Lo spartito è sempre lo stesso, difendere bassi, autobus davanti alla porta e poi sperare che Chiesa e compagni riescano a fare ottanta metri di campo e segnare. La Juve infatti è tredicesima per gol fatti, 18: davanti a lei anche Bologna, Empoli, Sassuolo e Sampdoria. Se l’avversario è in crisi come la Lazio, sconfitta 4 a 0 dal Napoli domenica sera, la squadra di Allegri può vincere. Contro avversari più in palla va sotto e la reazione, come nel secondo tempo della sconfitta casalinga contro l’Atalanta, è nervosa, caotica e senza risultato.

Nel post partita di sabato l’allenatore juventino ha spiegato, pur con diplomazia, che ci sono errori di valutazione sulla rosa bianconera: sopravvalutata, non migliore delle altre. Per gli addetti ai lavori sarebbero necessari acquisti importanti: Dušan Vlahović, attaccante della Fiorentina valutato 75 milioni di euro, e un regista, meglio se di alto livello. Insomma, oltre cento milioni di euro per sistemare la squadra, in modo che un gestore, quale Allegri ottimamente è, possa tornare a fare il suo mestiere. Siamo però convinti che Vlahovic possa fare la differenza? Alvaro Morata, attuale prima punta della Juve, non sarà un fenomeno, ma riceve palla a cinquanta metri dalla porta. È dove la riceverebbe anche il giovane attaccante della nazionale serba, che invece ha bisogno di giocare negli ultimi trenta metri. Il dubbio è che cambierebbe poco rispetto a Morata.

Il calcio negli ultimi anni si è evoluto, mentre Massimiliano Allegri è rimasto fermo ai tempi dei cinque scudetti, quando gli avversari erano meno attrezzati e la rosa bianconera ben superiore. Oggi anche le neopromosse provano a giocare e pressare con recupero palla alto. La Juve non lo fa, aspetta timorosa nella propria metà campo anche squadre modeste, sprecando il talento che in rosa c’è. Non è un caso che pure Paulo Dybala e Federico Chiesa sembrino mezzi giocatori in questa Juve. Servirebbero forse altri quattro o cinque campioni affermati, capaci di leggere le partite e inventare gioco in una squadra che gioco non ha. Cento milioni? Ce ne vorrebbero più del doppio per una grande punta, due forti centrocampisti e un ottimo terzino sinistro che dia il cambio ad Alex Sandro. Con gli attuali chiari di luna è fantascienza. Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport si chiede perché la Juve, sulla strada del bel gioco, non abbia cercato allenatori come Gasperini, re Mida dell’Atalanta capace di trasformare giocatori normali in calciatori venduti a peso d’oro. Cosa avrebbe saputo fare con quelli bianconeri? Gasperini inoltre conosce bene il mondo Juve: ci ha prima giocato e poi ha allenato per nove anni le giovanili.

La Juve di Allegri è ottava e rischia seriamente di non arrivare in Europa. Sono 50-60 milioni di euro di mancati introiti. Sostituire il mister livornese con un allenatore più moderno e capace di dare un gioco a una rosa ricca comunque di talento, eviterebbe anche spese folli, vedi Vlahovic. Su un piatto della proverbiale bilancia quindi ci sono la mancata qualificazione alle coppe a cui si somma la necessità di un mercato importante: centocinquanta milioni di euro? Di più? Sull’altro piatto della bilancia c’è un esonero che costerebbe una quarantina di milioni lordi alla Juve. Guardando ai freddi numeri, esonerare Allegri sarebbe molto più conveniente. E allora perché alla Juve non si prende in considerazione questa idea-provocazione?   

I problemi da risolvere sono tre: dopo l’esonero di Maurizio Sarri e Andrea Pirlo negli ultimi due anni, il numero uno bianconero Andrea Agnelli non può licenziare un altro allenatore, tra l’altro fortemente voluto da lui, senza perdere definitivamente la faccia. In tempi di fallimento Superlega e caos plusvalenze, Agnelli deve muoversi con cautela, perché in molti già sussurrano sia giunto il momento per lui di farsi da parte. Il secondo problema riguarda il sostituto. È molto difficile trovare in corsa un allenatore libero con carisma e idee moderne in grado di cambiare radicalmente mentalità alla Juve. Il terzo più che un problema, pare un’opportunità e riguarda un’indiscrezione di Marcello Chirico: secondo il giornalista ci sarebbe la possibilità, grazie a una clausola, di rescindere il contratto di Allegri dopo due anni. Nel 2023 invece che nel 2025. Vorrebbe dire mezzo purgatorio invece dell’intero inferno. Anche in questo caso bisognerebbe però rifare i conti.
Due anni sprecati con Allegri, senza gioco e senza coppe, quanto costerebbero a questa Juve?