Come ogni anno nel mese di agosto ritorna il classico vernissage di casa Agnelli, iniziato negli anni ‘50 in quei di Villar Perosa e proseguito negli anni e nel segno della tradizione, fino ad arrivare ai campi della Continassa, nuovo headquarter juventino. Il tradizionale appuntamento che vede ogni anno la sfida interna dal sapore tutto casalingo tra Juve A e Juve B ha chiuso ieri la serie di amichevoli estivi prima dell’esordio stagionale in  campionato, previsto per i bianconeri domenica 22 agosto contro l’Udinese in terra friulana. La sfida di ieri finita 3-0 per la prima squadra è stata l’occasione per analizzare due importanti aspetti prima dell’inizio del campionato: vedere a che punto si trova la squadra di mister Allegri e analizzare il processo di crescita del progetto under 23. 

Partendo dal primo punto, salta subito all’occhio il nuovo modulo utilizzato dal tecnico toscano, che rispolvera la difesa a tre, messa in credenza ormai da troppi anni, schierando allo stesso tempo una formazione iper offensiva con quattro giocatori d’attacco insieme contemporaneamente: Chiesa, Kulusevski, Dybala e Morata, in un inedito 3-4-2-1, agevolato anche dall’assenza di Cristiano Ronaldo, (con lui in campo sarebbe impossibile adottare un simile sistema tattico). Ad osservare bene le trame di gioco si può notare come in realtà a seconda delle varie transizioni lo schieramento cambiava a volte in un 4-2-3-1 e altre (soprattutto in fase difensiva) in un classico 4-4-2, continuando in parte il lavoro iniziato l’anno scorso da Andrea Pirlo. Anche se con una netta differenza da un punto di vista tattico, fondato oggi su meno palleggio e molte più verticalizzazioni che finiscono per creare molte più palle goal e sopratutto azioni più efficaci, come confermato da Koeman nel post partita del trofeo Gamber.

Chiaramente c’è da considerare il clima di partita amichevole, l’evidente inferiorità dell’avversario e l’effettivo tempo giocato misurato in appena 45 minuti. Nel secondo tempo infatti come spesso accade in queste occasioni, le formazioni sono variate del tutto finendo per assomigliare più ad un allenamento tra under 23 e primavera. Quello che però è importante sottolineare è l’atteggiamento mostrato dai giocatori in campo, e la fluidità di gioco che questo modulo ha mostrato, con un Dybala sempre più al centro del gioco, libero di svariare su più porzioni di campo, ma sempre vicino alla porta durante le azioni offensive. Francamente con Locatelli al posto di Ramsey nella linea mediana, questa squadra dà l’impressione di essere molto equilibrata e sicura in ogni reparto, unica nota stonata se vogliamo la corsia di sinistra, con Alex Sandro ormai da qualche anno lontano parente dal terzino visto nel suo anno di esordio. Una soluzione potrebbe tuttavia essere rappresentata dallo slittamento di Chiesa sulla corsia mancina al posto del brasiliano, con Cuadrado libero di correre su tutta la fascia destra. Il problema come accennavo è però la presenza di Cristiano Ronaldo che renderà impossibile durante l’anno l’utilizzo di questo modulo che tanto bene sembra sposarsi per caratteristiche con i calciatori della rosa bianconera. 

Passando al secondo punto vorrei soffermarmi un attimo sul progetto under 23 e sulla sua relativa crescita. Com’è noto da quando la lega ha aperto alla possibilità delle squadre B detenute dai club di A nelle serie inferiori, la sola Juventus ha stranamente aperto con gran favore a questa possibilità, allineandosi ad usi vivi da tempo in altre leghe nazionali: premier, liga e bundesliga. 
La creazione della squadra B (under 23) integrata alla primavera ha permesso alla Società bianconera infatti di raggiungere il duplice obiettivo preventivato, ovvero: fornire giocatori alla prima squadra nel momento del bisogno (come spesso accaduto lo scorso anno) e valorizzare le giovani promesse juventine ai fini di un autofinanziamento nel mercato. Proprio oggi ad esempio sono stati infatti ceduti due giovani calciatori dell’under 23 come Rafia e Peeters, dopo aver ceduto già Frabotta aggregato nella passata stagione in via definitiva alla prima squadra. Anche durante queste amichevoli estive e durante il derby fra Juve A e Juve B è stato possibile ammirare alcuni interessanti prospetti come: Israel, Miretti, Soulè, Fagioli e Ranocchia, ma affinché il progetto possa crescere e dare un maggior contributo alla prima squadra occorre fare un ulteriore passo in avanti. Da quando l’under 23 ha debuttato ad oggi, non è infatti ancora riuscita a superare lo scoglio della lega pro, seppur disputando i play-off negli ultimi due anni. È vero che spesso si impara più dalla gavetta e dalle serie inferiori, ma chi segue queste serie sa anche che si gioca un tipo di calcio completamente diverso, non solo da un punto di vista tecnico, ma soprattutto tattico e attitudinale, con un divario troppo evidente rispetto alla serie B che già è distante anni luce dalla serie A. Per far si che i giocatori sopra citati e molti altri possano realmente crescere e dare un supporto maggiore alla prima squadra ritengo indispensabile che si miri nel più breve tempo possibile alla promozione in serie B, così come accade negli altri paesi, che vedono militare le seconde squadre dei principali club in seconda divisione. Ritengo dunque indispensabile il potenziamento e la centralità dell’under 23. Se da un lato infatti lo scopo principale è quello di aggregare questi calciatori in prima squadra, dall’altro è anche vero che allontanare i migliori prospetti dalla squadra B (come fatto ad esempio l’anno scorso) equivale a rallentare continuamente le possibilità di promozione. Occorre per tanto investire nel brevissimo tempo nell’under 23 per poterne poi trarre i frutti nel medio-lungo periodo, avendo una formazione che militi stabilmente in serie B  e in cui è possibile far crescere i propri calciatori senza perderne mai il controllo.
Ultime voci di mercato parlano ad esempio di una cessione in prestito di Ranocchia in una formazione di serie B, proprio per dare maggiori possibilità di crescita al ragazzo rispetto all’under 23. In questo caso però perdi il potenziale utilizzo del ragazzo in caso di necessità e allo stesso tempo lo privi della possibilità di potersi allenare come spesso accade con i calciatori della prima squadra. Ecco se l’under 23 fosse già in serie B, tutto questo sarebbe stato possibile. 

In catalogna ad esempio le squadre di seconda divisione oltre ad allenarsi con la prima squadra, ne adottano addirittura il medesimo modulo, per essere facilitati nell’integrazione laddove se ne presenti l’opportunità. Non è un caso infatti se negli ultimi dieci anni molti titolari della formazione blaugrana siano provenienti proprio dalla loro “cantera”.

Beh la mia speranza è proprio quella di avere tra i titolari in campo almeno tre/quattro calciatori formati proprio nell’under 23 di cui la Juve è stata pioniera in Italia, solo allora il progetto potrà ritenersi realmente iniziato.