Visto il parallelo riportato nel titolo, vi chiederete se sia piombato sulla terra dopo parecchi anni e non abbia seguito quanto accaduto nelle ultime stagioni calcistiche.
La domanda è più che lecita. In effetti, il paragone tra Juventus e Milan sembra piuttosto assurdo e definirei azzardato. Capita che si possano proporre raffronti anche tra situazioni all’apparenza completamente diverse ma che, se analizzate e confrontate in maniera molto dettagliata, dimostrano di non essere poi così distanti almeno per certi aspetti. Con tale esiguo preambolo non avrò di certo eliminato i dubbi dei tifosi sabaudi così come quelli dei rossoneri, ma prometto che cercherò di sviscerare meglio la questione. Intanto vorrei affermare che nella vita non sono mai riuscito a trovare una vicenda totalmente positiva o esclusivamente negativa. Forse si tratta di una mia mancanza, ma per ora questo è lo status quo e non credo che mai si modificherà. Ogni condizione ha i sui vantaggi e i relativi aspetti meno piacevoli. Nel momento in cui si è sulla cresta dell’onda, si ha comunque qualche lacuna. Quando invece si vive nel buio, si dispone sempre dell’appiglio al quale aggrapparsi per riemergere. La difficoltà sta proprio nel trovare i rispettivi elementi al fine di riuscire a sfruttarli al meglio. Forse lombardi e piemontesi stanno raggiungendo questo risultato..

Ieri sera la Vecchia Signora è stata magnifica. Ha superato la Roma vincendo 3-1 anche in maniera all’apparenza abbastanza semplice. I bianconeri hanno conquistato così la semifinale di Coppa Italia che mancava da 2 annate a causa della sconfitta patita ai quarti dall’Atalanta durante la scorsa stagione. Sembra una banalità, ma non lo è. Oltre a rappresentare un importante risvolto concreto in quanto i piemontesi mantengono la possibilità di vincere la competizione e pure il triplete, urge concentrarsi sull’aspetto psicologico della vicenda. Da questo punto di vista, oggi a Torino splende un gran sole. La citata sfida contro la Dea di circa 365 giorni fa segnò l’avvio di un periodo molto complicato per i Campioni d’Italia e quasi definibile con il sostantivo “crisi”. Dopo quella sconfitta, la Juve perse male la gara di andata degli ottavi di Champions contro l’Atletico Madrid. E’ vero, durante il match di ritorno compì una vera e propria impresa che le permise di ribaltare il risultato e accedere ai quarti. Questi, però, sono un triste ricordo concedendo la chance di sostenere che la sfida dello Stadium contro i colchoneros somigli alla classica oasi nel deserto. Non si vide più, nemmeno in campionato, quella compagine guidata da Allegri che riusciva a dominare le avversarie e che solo 2 annate prima sfiorava un magnifico triduo di trofei perdendo la “Coppa” soltanto in finale contro il Real Madrid. Nel corso della storia, esistono alcuni eventi significativi. La sconfitta durante i gironi di Champions patita dal Manchester United di Mourinho diede il primo colpo alle certezze bianconere. Quella citata e subita contro i bergamaschi sembrò davvero il fatidico colpo di grazia dal quale la Vecchia Signora non si riprese. Colpita e affondata. La vittoria di ieri, invece, è molto simile al rovescio della medaglia e gli uomini di Sarri lo avranno certamente notato. Il sogno continua…

La prestazione dei sabaudi sfoggiata qualche ora fa contro la Roma contribuisce ad aumentare la libido del popolo juventino. “Vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta”. Vero, ma se si convince è molto meglio. Dopo la sfida di campionato conquistata qualche giorno fa sempre con i giallorossi o al termine del match trionfale contro il Parma, la soddisfazione di molti supporter dei piemontesi non era completa. Si oserebbe affermare: “a ragione veduta”. In effetti, i crismi del sarrismo erano proprio lontani da quei successi e la paura di ricadere in una situazione simile a quella della seconda parte dell’annata trascorsa era prepotente. Il match di ieri ha contribuito a scacciarne una discreta parte. I Campioni d’Italia hanno mostrato buone trame e contropiedi micidiali. Pure il dato del possesso palla, sempre caro alla tipologia di gioco espressa dalle compagini del toscano, parla bianconero. Non si può certamente sostenere che la Vecchia Signora abbia dominato, ma non ha mai fornito l’impressione di concedersi totalmente all’avversaria come accaduto, per esempio, durante quasi tutta la ripresa della sfida di campionato all’Olimpico. La sensazione era quella che la Juve avesse la forza per ferire la rivale in qualsiasi momento. Solo la traversa e un grande Pau Lopez hanno impedito ai sabaudi di ampliare il bottino delle reti. Gli uomini di Sarri hanno mostrato una condizione fisica invidiabile e hanno pressato la Roma nella sua metà campo. Questo è assolutamente dogma primario nel “vangelo sarrista”. Nell’analizzare la situazione è necessario pure osservare come la squadra di Fonseca non sia sbarcata a Torino per accettare passivamente la manovra della Vecchia Signora, ma abbia avuto coraggio. La mezz’ora nella quale la Juve ha segnato 3 reti è sicuramente stata un passaggio a vuoto, ma si deve valutare pure la forza d’urto che in quel lasso temporale i padroni di casa hanno posto in campo. In una ripresa ben disputata dai giallorossi, i sabaudi hanno ribattuto colpo su colpo creando grandi occasioni e dando vita a un match davvero godibile.

Vuoi vedere che ci siamo… Lo scienziato sta finalmente definendo la sua creatura. Già 20 giorni fa contro il Cagliari, i Campioni d’Italia fornirono al Comandante risposte importanti. Prima della sosta natalizia questo era accaduto soltanto in rare occasioni e il riferimento è alla sfida di San Siro contro l’Inter o a quella interna con la Lokomotiv Mosca oltre al magnifico secondo tempo del “Wanda Metropolitano” e alla prima frazione del match con il Napoli. In circa 4 mesi, dunque, il toscano ebbe la gioia di ammirare le sue idee in un numero di casi nettamente inferiore rispetto a quello degli incontri disputati. La situazione pare migliorare.

Giustamente vi chiederete: “Ok, ma il paragone con il Milan?”. Sì, è vero. Ora mi spiego. Si dice che “una rondine non fa primavera”. Due partite non possono rappresentare un modello definitivo soprattutto se queste non sono consecutive ed entrambe, tra l’altro, disputate tra le mura amiche dove la Juve ha sempre faticato meno a esprimersi e avere coraggio. Serve continuità. Domenica è in programma Napoli-Juventus e sono attese ulteriori risposte confortanti perché, se si vuole giungere a un risultato importante soprattutto in Champions, occorre seguire la rotta delineata ieri.

La continuità è elemento di cui necessita anche il Milan di Ibra. Come quello juventino pure il cambiamento rossonero appare decisivo, ma occorre perseverare. Il fatto che lo svedese potesse portare nuova linfa era piuttosto prevedibile, ma che l’upgrade fosse così palese non era affatto scontato. E’ vero che una piccola modifica a un sistema può comportare enormi conseguenze, ma ridurre i meriti di questa nuova versione rossonera allo sbarco di Zlatan sembra eccessivo anche se tutto potrebbe partire proprio dalla detta situazione come nel classico “Effetto Farfalla”. Nel calcio, l’aspetto mentale è sempre preponderante. Il carisma del numero 21 è noto ai molti. Non lavoro a Milanello, ma non mi stupirei se l’arrivo di Ibra avesse modificato vari approcci psicologici. La forza e la volontà che pone nella professione non possono che influire su quelle altrui. E’ chiaro che, per stare al suo passo, è necessario cercare di migliorare altrimenti si rischia di rimanere esclusi. Non è un caso se le conseguenze positive riguardano soprattutto giovani come Leao e Theo Hernandez che avranno sicuramente trovato nuovi stimoli. Zlatan, poi, è quel campione capace di segnare la traccia. Se si riesce a instaurare un legame positivo, quando si lavora con personalità simili, non ci si può che sentirei più sicuri. Si è perfettamente a conoscenza del fatto che, seguendo i suoi consigli, si otterrà il risultato migliore. Durante la partita la sua presenza può essere significativa come quella del genitore che accompagna il figlio a scuola. La sola figura trasmette un fondamentale senso di protezione. Parrà strano, ma lo stesso vale anche per l’allenatore. Nel momento di difficoltà, infatti, sa che potrà contare sul contributo di un uomo in grado di condurre la nave in un porto sicuro. In questo modo si eleva il livello di prestazione del singolo e di conseguenza anche quello della squadra. Non mi stancherò mai di sostenere che l’aspetto mentale ha una valenza primaria in ogni attività della vita e il calcio è tra queste.

All’ambito psicologico, però, deve essere associato pure quello tecnico e a farne le spese paiono essere Paquetà, Suso e Piatek. D’altronde non era difficile immaginare una simile situazione. Il polacco è una prima punta e, anche se le posizioni in campo sono materia duttile e adattabile come la creta, al momento una convivenza tra lui e Zlatan sembra improbabile. Si parlava di approccio mentale. E’ chiaro che è strettamente connesso a quello più concreto e lo sbarco dello svedese potrebbe aver avuto conseguenze non propriamente positive sull’umore del numero 9. Lo spagnolo, invece, è un attaccante esterno e fatica ad adattarsi al ruolo di ala pura. La fase difensiva non risulta troppo vicina alle sue qualità. Da questo punto di vista, Castillejo è sicuramente migliore. Eh infatti… L’arrivo di Ibra lo ha rivitalizzato. L’ex giocatore del Villareal sembrava sparito da ogni radar. Ora sta ritrovando gol e assist oltre che importante minutaggio. Nel 4-4-2 di Pioli non esiste spazio per il trequartista e così anche Paquetà è simile a un oggetto misterioso. Quello appena descritto sembra essere il sacrificio più grande sull’altare di Ibra. Per fare largo alla sua presenza, si rischia di affossare definitivamente questi 3 giocatori che sono innegabilmente abili e capaci. Il mercato potrebbe venire in loro sostegno. L’alternativa è quella che trovino all’interno dell’io gli stimoli giusti per adattarsi alle nuove richieste e convincere il tecnico ducale che sono ancora parte essenziale del progetto. Non si può negare però che, al momento, il mister emiliano abbia giustamente deciso di seguire un diverso percorso. La difficoltà sta proprio nel mantenere la rotta secondo la bussola. Non è semplice, ma questa sembra essere finalmente la strada giusta. Ibra potrebbe rappresentare quel numero 9 in grado di superare le difficoltà avute dai recenti centravanti e uomini simbolo del Milan. Dopo la doppia vittoria contro Parma e Bologna, i rossoneri parevano usciti dalla crisi. Era abbastanza evidente che quei 6 punti somigliassero, però, a una pura illusione. Quelli conquistati contro Cagliari e Udinese, invece, forniscono maggiori certezze e la riscoperta di Rebic non può che amplificarle. Il croato è un ottimo attaccante. A tratti è stato troppo sottovalutato. Nel 2018 ha disputato un superbo Mondiale dimostrando pure di sapere destreggiarsi tranquillamente al cospetto dei più grandi. Può essere adattato al ruolo di esterno nel centrocampo a 4 o persino di seconda punta. Si inserisce, quindi, nei nuovi equilibri rossoneri e lo ha dimostrato con prestazioni assolutamente importanti. Domani il Milan sarà ospite del Brescia e avrà la possibilità di trovare quella continuità mai avuta nel corso del campionato.

Pur essendo distanti anni luce e con valori assolutamente diversi, la Juve e i lombardi hanno molto in comune. Devono dimostrare di avere appreso e immagazzinato il cambiamento. Per riuscire in tale operazione occorre essere assolutamente convinti che sia possibile e che si tratti della giusta direzione. Servirà la continuità, ma questa volta sembra che abbiano finalmente ingranato la marcia giusta.
Ai posteri l’ardua sentenza…