Un noto dizionario fornisce questa definizione del termine eroe: "nella mitologia di vari popoli primitivi, essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti eccezionali". Nel lungo corso della storia sono esistiti molti uomini ai quali è stata concessa tale virtù. Si pensi all'Odissea e a Ulisse oppure a Teseo e Piritoo. L'elenco però è infinito. Nella Eneide, il poeta romano Virgilio trattava di Enea e del suo viaggio alla ricerca di un luogo dove fondare "la nuova Troia". Il trascorrere del tempo ha modificato la figura dell'eroe che comunque ha costantemente mantenuto la sua essenza. Si pensi alle varie creature frutto della fantasia di abili disegnatori e produttori. Il cinema e i fumetti sono ricolmi di esempi: da Superman a Spiderman passando per Batman o altri. Sono dotati di poteri straordinari e sconosciuti all'umanità.

Nell'attualità ne esistono, però, anche altri tipi. L'uomo comune non ha doni particolari: non vola, non è "allergico alla criptonite", non lancia ragnatele arrampicandosi su di esse e normalmente utilizza altri mezzi di trasporto rispetto alla Batmobile. Detto questo, porta a compimento imprese degne dei citati personaggi. A tal punto si potrebbe cadere nella solita reale e corretta retorica. Si potrebbe definire eroe del nuovo millennio il genitore che riesce a mantenere la famiglia con un lavoro precario e vivendo le difficoltà, la prepotenza e le assurdità che il mondo attuale propone. Lo stesso vale per il dipendente che, avendo la possibilità di ribellarsi alle angustie del datore di lavoro, mette in atto questo tentativo. E' eroe chi non ha questa facoltà e sopporta per non perdere una professione fondamentale alla propria esistenza. Appartiene alla categoria anche il titolare che con onestà e cura riesce a fornire opportunità lavorative ai propri subordinati. E' un mito chi si sbatte per aiutare il prossimo sacrificando chance a se stesso. L'elenco sarebbe infinito ed è assolutamente inutile proseguire un catalogo che di certo è conosciuto a chi mi farà l’onore di leggere. Ognuno, poi, ha il suo ideale di vita e di figura da emulare. Vi sono anche eroi diversi. Sono personaggi che, pur svolgendo attività classiche della vita quotidiana, sono celebri e noti al pubblico. Si pensi al magistrato che combatte la criminalità organizzata o altre tipologie di gravi reati. Si immagini il ricercatore che vuole scoprire la cura per debellare una malattia mortale, il chirurgo che salva vite umane o il giornalista d'inchiesta che scopre situazioni di delinquenza.

Accanto a questi esistono altre celebrità dello spettacolo. Il loro apporto alla collettività è ben diverso da quello dei citati personaggi, ma sono anch’essi classificabili nella categoria delle leggende. Un tipico esempio è il grande attore o il regista che produce capolavori cinematografici così come il cantante o cantautore in grado di muovere le masse. Queste glorie portano un contributo fondamentale alla comunità. Innanzitutto, consentono di godersi appieno il momento di svago talvolta lanciando pure importanti messaggi. Sovente tale principio viene dimenticato perché l'uomo comune è ingannato dalla mentalità eccessivamente produttiva e logorante della società attuale tendendo a non considerare tutto quello che non porti a un risultato concreto e visibile. In realtà, la ricchezza mossa da queste celebrità non ha nulla da invidiare al benessere generato da altri settori professionali. In secondo luogo, ma non come importanza, non si può dimenticare "l'immagine" posseduta da tali eroi. E’ chiaro che la loro fama e notorietà rischia di essere anche più considerevole rispetto a quella di chi è stato citato in precedenza. Tutto questo determina importanti responsabilità. Tali figure sono considerate come esempi di vita e si dovrebbero comportare di conseguenza. La loro emulazione è tangibile e visibile in ogni fascia d’età. Come è logico che sia, sono soprattutto i giovani a essere trasportati dalla fama di tali personaggi e proprio per questo è necessario porre ancora maggiore attenzione. In "età puerile", infatti, si possiede meno capacità di discernimento risultando più facilmente influenzabili.

I calciatori appartengono sicuramente all’ultima categoria di eroi. Messi e Cristiano Ronaldo sono tra gli emblemi principali. Alla loro vita quotidiana che sovente viene attaccata, a volte anche in maniera inopportuna, si aggiunge tutto l’aspetto professionale del quale sino a ora non si è trattato. Oltre alle citate responsabilità, infatti, questi sportivi devono pure portare a compimento le imprese della loro attività. La Juventus ha la fortuna di poter contare sulle prestazioni di CR7. Il portoghese, che ha vinto la bellezza di 5 Champions League, 5 Palloni d’Oro, un Europeo, Liga, Premier League e innumerevoli altri trofei, circa un anno fa è sbarcato sotto la Mole. E' arrivato nell'entusiasmo generale. Il popolo bianconero era letteralmente al settimo cielo e, prima del suo approdo a Caselle, la "follia collettiva" arrivava a condurre ad avvistamenti del talento lusitano in ogni angolo della città sabauda. Qualcuno lo aveva scambiato pure per Armando Izzo, forte difensore del Torino e della nostra Nazionale che stava appunto giungendo nel capoluogo piemontese per colorarsi di granata. Il vero Ronaldo è pervenuto ai piedi delle Alpi il 14 luglio 2018 e magicamente, per molti, la Vecchia Signora era diventata l’autentica favorita per la Champions League.

L'acquisto di Cristiano ha rappresentato la grande illusione che ha coinvolto quasi tutti nascondendo le reali difficoltà che la Juve avrebbe dovuto incontrare nel corso della passata stagione. L'inizio dell'annata è stato assolutamente positivo e ha confermato le speranze estive. Poi, una sera di novembre, il Manchester United si è presentato allo Stadium. Per 80 minuti la gara si è tinta di bianconero seguendo un copione ormai consolidato e caro ai tifosi piemontesi. Negli ultimi 10 minuti, però, Mata e un'autorete di Alex Sandro hanno aperto le prime crepe juventine. I Red Devils hanno sbancato Torino. Poco male. Il risultato non era decisivo e alla Vecchia Signora bastava davvero poco per superare il girone accedendo agli ottavi. Quello che sembrava infastidire di più i supporter dei Campioni d’Italia era l’atteggiamento di Mourinho che, bersagliato dai cori durante l’incontro, dopo il triplice fischio si portava al centro del campo ponendosi il dito all’orecchio come a dire "non cantate più?". La fotografia è fastidiosa e ha risvegliato i peggiori incubi del tifo bianconero. E’ chiaro che Josè è il tecnico del triplete interista arrivato durante uno dei periodi più bui della storia della Vecchia Signora. Vederlo esultare a Torino, per i supporter sabaudi, non è mai una scena rassicurante. Quella rocambolesca sconfitta ha levato sicurezza e cambiato la stagione juventina. Fino a quel momento gli uomini di Allegri erano apparsi spavaldi e brillanti. Giocavano un calcio offensivo e propositivo che non è proprio tipico del tecnico toscano. Con questo non si vuole negare che il livornese sia un vincente. Vedendo i risultati, l'affermazione contraria rappresenterebbe quasi un assurdo. Le squadre di Max hanno soltanto una differente identità che dalla sfida al Manchester in poi è stata riproposta. La Vecchia Signora è tornata la compagine attendista e velenosa che era in passato.

I meccanismi, però, non erano più così oliati e anche queste caratteristiche sembravano essere divenute come una corazza dietro la quale la squadra si difendeva nel momento della difficoltà. Tutto assomigliava a una forzatura che in serie A poteva anche essere sufficiente, ma quando il livello di complessità aumentava palesava i suoi limiti. Così arrivava il Natale. Il Boxing Day di Bergamo contro l’Atalanta rappresenta l’esempio palese di quello che si è scritto e pure l’antefatto di un determinato futuro. La Vecchia Signora passava in vantaggio con una sfortunata autorete dei padroni di casa, poi, si ritraeva nelle descritte modalità. Zapata la castigava con una doppietta. Ormai l’orologio scorreva inesorabile e quella gara aveva una novità mai vista prima. Cristiano Ronaldo era partito dalla panchina. Allegri lo inseriva. CR7 salvava la sua Signora. E' 2-2. Se la sconfitta contro lo United aveva segnato un ritorno al passato, la sfida lombarda rimarca una certa dipendenza dal proprio eroe. Ecco quello che deve evitare la prossima versione bianconera. Il portoghese deve avere un ruolo fondamentale all'interno della squadra che ha la necessità di essere in grado di prescindere dalla sua presenza. Non si può chiedere a una compagine che dispone di un simile campione di mantenere lo stesso livello quando questi manca. Sarebbe assurdo. Vorrebbe dire vantare di una squadra con "22 extraterrestri". E’ impossibile. Detto questo CR7 è quella leggenda in grado di vincere da solo le partite, ma non può farlo continuamente. Le imprese eroiche esistono, ma non possono essere la costante.

Tale difficoltà si è palesata in maniera ancora più evidente nella seconda fase della scorsa stagione
. Negli ottavi di Champions, un Cristiano Ronaldo non troppo in giornata non è riuscito a salvare i piemontesi al Wanda Metropolitano e l'Atletico Madrid si è imposto 2-0. I tifosi dei Colchoneros, però, hanno ben pensato di bersagliare il "nemico" lusitano che deve essersi legato al dito questa situazione. Ecco un'altra prerogativa dell’eroe: il livello delle sue prestazioni è direttamente proporzionale agli stimoli. Ronaldo ha puntato il mirino sul match di ritorno e non ha dato scampo a una delle sue vittime preferite. A Torino tutta la Juve ha disputato una gara fantascientifica, ma CR7 è stato semplicemente devastante. La sua tripletta ha steso il Cholo e i suoi uomini nascondendo ancora una volta i limiti della Vecchia Signora. Con un importante "colpo di fondotinta", Cris ha celato le magagne. Non esiste prova contraria, ma è difficile pensare che senza la sua presenza l'avventura dei bianconeri sarebbe proseguita anche dopo gli ottavi di Champions.

Non è un caso se il gesto poco raffinato che il talento lusitano ha indirizzato ai tifosi dei Colchoneros dopo l’impresa del 12 marzo scorso, ha spaventato a morte i supporter della Vecchia Signora. Per un lungo periodo si è parlato di un'ipotetica squalifica, temuta come la peggiore delle sventure. In realtà questa sanzione è stata sostituita da "semplice pena pecuniaria". Scampato il pericolo, durante la sosta destinata alle gare di qualificazione a Euro 2020, Cristiano si provocava un fastidioso problema muscolare. Un uomo normale non conosce i tempi di recupero immediatamente dopo il fatto e soprattutto, con un simile infortunio, non torna a disposizione in un breve lasso temporale. Un eroe, invece, è in grado di farlo. A seguito della sfida incriminata, Cristiano si è presentato alle telecamere tranquillo e sorridente. Ecco un’altra caratteristica tipica dell’essenza leggendaria. Questi uomini hanno una capacità di rasserenare l'ambiente che li circonda che è assolutamente fuori dal comune. Di fronte ai giornalisti, ha compiuto un'autodiagnosi talmente precisa da superare pure le doti di un macchinario per l’ecografia e ne ha stabilito brevi tempi di recupero. L'eroe conosce il suo corpo a menadito. L’eroe è bionico e torna al meglio in men che non si dica.

Così Ronaldo è chiamato a un’altra impresa. La Juve doveva disputare i quarti di Champions contro l'Ajax, una delle principali sorprese della scorsa edizione di tale competizione. I bianconeri erano falcidiati dagli infortuni e mostravano una condizione fisica piuttosto deludente. Ad Amsterdam i lanceri hanno dominato la sfida. Ammesso questo, nel tempio dedicato a Cruyff, l'eroe doveva lasciare il segno. Il prode si esalta nelle difficoltà e Cristiano lo ha fatto. Ha realizzato un gol importante e la Vecchia Signora ha limitato i danni. Il match si è chiuso sull'1-1. Il ritorno è stato l’esatta fotografia della gara di andata con la differenza che il 2-1 realizzato da de Ligt ha cancellato i sogni di gloria bianconeri. Nonostante Ronaldo, la Juve è tornata a casa e l'Ajax è sbarcato in semifinale. Solo per sottolineare qualche numero significativo. Nella scorsa Champions, dagli ottavi in poi i Campioni d’Italia hanno trovato la via della rete in 5 occasioni e tutti i centri portano la firma del lusitano.

L’insegnamento che urge apprendere dalla stagione precedente è proprio che, nella vita reale, un eroe solitario non può raggiungere l’obiettivo lottando contro ogni avversità. Il calcio è uno sport di squadra. Sicuramente un giocatore come Cristiano Ronaldo è in grado di vincere partite e trofei combattendo nelle difficoltà del gruppo, ma queste non devono superare un certo limite. La dirigenza bianconera conosceva tale riflessione. Non a caso ha cercato subito di provvedere a correggere i vari errori. Innanzitutto si è distaccata da Allegri. Il tecnico toscano sarà sempre ringraziato per quanto vinto e per la mentalità fornita alla squadra che sotto la sua gestione è certamente cresciuta a livello internazionale. Detto questo, per i motivi citati nella descrizione della passata stagione, urgeva un cambiamento onde evitare un terribile logorio. Infatti la Juve ha scelto Sarri. Il mister di Figline sfrutta un’identità di gioco totalmente differente da quella del suo predecessore e, soprattutto al Chelsea, ha dimostrato di sapersi adattare a ogni sorta di realtà rispettando le necessità dell’ambiente. Ora il suo compito sarà quello di creare una compagine con una grande condizione fisica che sia in grado di produrre un calcio propositivo e al fine di mettere la sua stella nella situazione di trascinarla sino ai trofei. Ronaldo lo sa fare e lo ha dimostrato nel suo passato. Per raggiungere un simile scopo è doveroso che il gruppo riesca a prescindere dalla sua guida e che la Juve possa fare a meno del suo più grande talento. Non sarà un compito semplice, ma il toscano ha tutte le carte in regola per portarlo a termine con successo. La soluzione potrebbe stare nel gioco e nel tipo di calcio proposto. Allo scopo di coadiuvare il nuovo allenatore, Paratici e colleghi stanno portando avanti un calciomercato che pare molto brillante e mirato con innesti giusti nei reparti opportuni. La difesa è stata ringiovanita e rinforzata con de Ligt e Demiral. Il centrocampo, che pativa qualche sofferenza di troppo, ha visto l’arrivo di Ramsey e Rabiot. Insomma, si sta predisponendo la situazione che consenta all’eroe di raggiungere le sue ardue imprese.