Delusione, amarezza, rabbia. Sono tali i sentimenti che pervadono il cuore del sottoscritto come credo quello di tanti tifosi juventini. E’ molto probabile che mi sbagliassi pure sullo Scudetto. Ritenevo che i bianconeri e l’Inter avrebbero combattuto sino al termine del torneo e, alla fine, a spuntarla immaginavo fossero i primi. In realtà occorre essere molto realistici e ammettere che questo strano campionato, con ogni probabilità, regalerà il tricolore ai nerazzurri senza nemmeno lottare troppo. La speranza del tifoso sabaudo è l’ultima a morire ma, sic stantibus rebus, se ci si lasciasse andare a particolari voli pindarici, si rischierebbe di piombare al suolo in modo brusco e altamente doloroso. La Vecchia Signora potrebbe finire la stagione con uno “titulo”. Si tratta della Supercoppa Italiana. Senza nulla voler togliere a questo trofeo, sarebbe troppo poco. La finale di Coppa Italia regalerà forse un secondo hurrà, ma anche questo resterebbe strozzato nelle ugole dei sostenitori chiudendo un’annata più che dimenticabile.

LE ATTENUANTI
Ats e campionato modificato - E’ necessario, prima di tutto, fare chiarezza. Immagino che in molti conoscano la favola della Volpe e l’uva di Esopo: ecco potrei sembrare proprio simile al protagonista, ma devo ammettere che questo torneo è particolare. Non tratto di errori arbitrali. Nell’attuale stagione qualcuno è stato piuttosto palese e ha sfavorito la Juve. L’ultimo episodio è la mancata concessione del penalty su Chiesa durante la partita contro il Benevento, ma si era assistito anche a un rigore non dato nella sconfitta casalinga contro la Fiorentina o altre mancate espulsioni con Atalanta e Toro. Non voglio, però, recriminare su certi fatti. In un campionato, vince chi ha racimolato più punti in un percorso lungo. Le sviste dei direttori di gara non sono determinanti come nei contesti a match secco. Ciò ammesso, nell’attuale annata sta accadendo qualcosa di diverso. Enti esterni al gioco, le Asl, si stanno intromettendo in esso modificando la struttura di un torneo. Non credo sia accettabile. Posso concepire, come detto, l’errore di ciò che è parte della macchina. Se si rompe il motore, l’auto si ferma. E’ sfortuna. Ma se la prendo a mazzate, non posso appellarmi alla sorte. Chiaro il concetto? La Pubblica Autorità sta decidendo in maniera soggettiva, e diversificata caso per caso, cosa fare di una partita. Non è ammissibile! Per carità, nessuno pone in dubbio la sua importanza e il suo ruolo, ma questo deve rimanere esterno al sistema. La soluzione? L’ho scritta e ridetta in più pezzi. Fare in modo che le compagini bloccate siano rappresentate dalla Primavera o dall’Under 23. Non è possibile osservare una situazione in cui squadre con alcuni contagiati hanno rinviato le sfide e altre con un numero di positivi superiore o con infortuni non dovuti alla pandemia sono comunque scese in campo. Capite che l’esito sportivo ne risente. Mi direte: “la stessa conclusione perviene dalla tua soluzione”. Non ne sono convinto. Seguendo la traccia proposta, infatti, non si modifica un calendario. A quel punto, sì, ci si può appellare al fato avverso. Ma quando si varia un programma senza una solida base oggettiva e univoca, la situazione si complica notevolmente.

Che strana serie A - Pirlo ha sicuramente questa “attenuante”. Non è un campionato normale. Manca il pubblico, l’attuale stagione è praticamente una coda di quella precedente, non ha avuto chance di amalgamare la squadra se non a tornei iniziati… Tutto quello che volete. Anzi, si analizzino un attimo i punti singolarmente. Per quanto concerne l’assenza degli spettatori è un problema di ogni società. E’ assolutamente realistico che una compagine percepisca il dilemma in modo diverso dall’altra, ma nessuno è esentato. A differenza di quanto accaduto con le Ats… A causa del lungo “lockdown pallonaro”, la scorsa annata è terminata al culmine di agosto con la finale di Champions League in cui i bianconeri sono stati impegnati sino al 7 dello stesso mese. Poi il Lione li ha mandati in vacanza. La dirigenza sabauda ha avuto la brillante idea di rivoluzionare la squadra in circa 40 giorni. Il tempo di una quaresima. “Mica poco” direte… Sì, ma dipende cosa si deve fare. Per il digiuno e la penitenza è sicuramente lungo. Per lavorare con la pars destruens e la pars costruens, è piuttosto risicato. Comunque, non si poteva operare altrimenti. Il restyling era obbligatorio perché molti interpreti risultavano ormai logori. Il pupillo più pregiato, Fede Chiesa, è giunto sotto la Mole soltanto in ottobre. E’ chiaro che lavorare in queste condizioni non è affatto semplice. Non si deve dimenticare che Andrea si trova alla sua prima avventura in panchina. Non è un dettaglio.

PIRLO E’ STATO UN ERRORE?
Il senno del poi - La scelta del tecnico lombardo ha rappresentato un errore? Con il senno del poi, temo di sì. Ma non vale. Ogni giudizio deve essere riferito al momento opportuno. Quando i dirigenti bianconeri scelsero il bresciano, si mossero nella direzione che ritengo corretta e non la rinnego. Dissi lo stesso per Sarri. Operare quel tentativo era assolutamente sacrosanto. Perchè? Allegri era allenatore della Juve da 5 trionfali annate, ma ormai il rapporto pareva usurato. Il metodo del toscano sembrava aver stancato l’ambiente e le parti si divisero. Non si rinnovò, però, la rosa. In realtà si è poi compreso che, più probabilmente, il problema derivava dall’interno del gruppo stesso. L’analisi primaria era errata. Così si è cambiato tutto. Via l’allenatore e anche i giocatori. Pirlo è concettualmente più vicino al mister di Figline che a quello di Livorno. Il risultato di questo complesso incastro è che la mentalità è rimasta più simile a quella di Maurizio, ma gli interpreti sono diversi dai precedenti. La Vecchia Signora si è ritrovata? No. “Non bene” penserete “Quindi ha sbagliato la società”. No! Ella ha adottato sempre la decisione che appariva migliore al momento in cui ha dovuto affrontarla. Quando si ragiona in tale ottica, non credo si possa recriminare su nulla.

Benevento è troppo! - Si giunge, quindi, alla stretta attualità. Ho sempre difeso il nuovo condottiero juventino. Ho accettato un avvio di serie A complicato con pareggi sui campi di Crotone e Benevento o lo stesso risultato ottenuto in casa contro il Verona. Ho avallato pure la sconfitta interna per 2-0 patita contro il Barcellona con una pessima prestazione. Non ho recriminato granché dopo che la Fiorentina è sbarcata allo Stadium passeggiando con un sonoro 3-0. Poi, è giunto il Natale e il mese di gennaio è iniziato nel migliore dei modi con le vittorie su Udinese e Milan. Il covid ci ha messo lo zampino colpendo Alex Sandro, Cuadrado e de Ligt. A ciò si è aggiunto il grave infortunio di Dybala e il virus che ha contagiato Morata. Non esiste solo il SarsCov2. Non ho, quindi, fatto una piega nonostante la prova di San Siro contro l’Inter. La Vecchia Signora è stata demolita da un 2-0 pesante anche e soprattutto dal punto di vista della prova. Anzi, ho apprezzato la reazione e l’eliminazione inflitta agli uomini di Conte in Coppa Italia. Poi, però, è stata la volta della Champions e la doppia sfida al Porto. La Juve è uscita agli ottavi. Poco male. Evidentemente la compagine non era pronta. Dal punto di vista economico, questo fatto non ha sicuramente rappresentato un’estasi di gioia. Ma, se si guarda al lato sportivo, si nota che sarebbe stato piuttosto complesso domandare di giocarsela contro i top club europei. La squadra non è pronta né come valori, né a livello mentale. E’ il sistema italiano in generale che non è ancora predisposto per un determinato standard competitivo. In ogni caso, ci si è fatti scivolare pure questa. A quel punto, però, il gruppo avrebbe dovuto mostrare una reazione di rabbia e fame. L’occasione era ghiotta. Questo Scudetto avrebbe rappresentato, o sarà, un traguardo favoloso. Oltre a essere il decimo consecutivo significherebbe una rimonta folle sulla Beneamata quando già la Juve è data per spacciata. E invece… Bene con il Cagliari. Male, anzi malissimo, con il Benevento. Ma come si può? Come è possibile scendere in campo molli e non tenaci forse considerando il risultato già ottenuto? No, non è ammissibile. Si vince, si pareggia e si perde, ma gli impegni vanno affrontati con un altro piglio. Quanto visto in casa contro le Streghe è qualcosa di imbarazzante così come il risultato finale. Non mi riferisco all’avversario. Ci mancherebbe. Massimo onore alla squadra di Pippo Inzaghi che ha raccolto ben 4 punti su 6 contro i Campioni d’Italia in carica. Il mio discorso è rivolto agli uomini di Pirlo. Questo è troppo. Non è la goccia che fa traboccare il vaso. Attenzione! C’è una differenza. Non sto trattando di un accumularsi di frustrazioni culminate con i giallorossi. Parlerei, piuttosto, di una sveglia. Anzi, di una campana che dovrebbe essere suonata all’interno della dirigenza piemontese…

E’ questione di contismo - Mi spiego meglio. Andrea Pirlo è giunto a Torino sostenendo che avrebbe voluto riportare la mentalità di uno dei suoi predecessori: Conte. “Molto bene” pensai. Dopo il periodo con Allegri e Sarri serviva l’uomo che ripristinasse un po’ di juventinità. Il tecnico di Livorno era stata la scelta perfetta a seguito del martello pugliese e quello di Figline rappresentava un estremo tentativo di europeizzare l’ambiente. Serviva un ritorno al passato con una forma differente. Il bresciano pareva essere la giusta sintesi e le sue dichiarazioni iniziali andavano proprio in tale direzione. La realtà, invece, ha mostrato un volto assolutamente diverso. Con svariati tentativi e alcuni errori, la Vecchia Signora ha trovato la sua identità tattica in un periodo di tempo che si può considerare anche breve. Il calcio fluido del lombardo mi piace. Pirlo è andato diritto su un 3-5-2 che, in fase di non possesso, diventa 4-4-2. Giusto! Funziona! E’ il taglio adatto a questa squadra. L’idea è proprio quella del sarto che ha vestito elegantemente la sposa per le nozze. Sczcesny; Danilo, Bonucci, de Ligt; Cuadrado, Arthur, Bentancur, Mckennie, Chiesa; Ronaldo, Morata. E’ una compagine forte. Si può discutere sulla posizione dell’uruguaiano che Allegri non considera un regista. Si può pensare di inserire Rabiot. Magari si può trovare alternanza sulle corsie con Alex Sandro pronto a subentrare. In attacco, la Joya rientrante dovrà avere spazio. Ma ciò che più conta è la base. Sono i concetti. Credo che Andrea abbia avuto il grande merito di trovarli ben prima rispetto al suo predecessore. Sarri ha cercato a lungo di far funzionare un 4-3-3 che dava un’impressione molto meno efficace rispetto a quella fornita dal sistema del lombardo. Maurizio avrebbe necessitato di interpreti diversi, ma è inutile piangere sul latte versato. Tornando a noi… Cosa è mancato allora al bresciano? Proprio la mentalità. Torno al 2015-2016. La Vecchia Signora proveniva dalla finale di Champions persa a Berlino e lasciava partire 3 capisaldi della struttura: Pirlo, Vidal e Tevez. Mica poco! Entravano, tra gli altri, Dybala, Alex Sandro, Cuadrado, Khedira e Mandzukic. E’ vero, almeno 3 dei 5 citati avevano un curriculum e un’esperienza totalmente diversa dal cv dei nuovi acquisti di Pirlo. Ma qui si parla di juventinità. Nessuno aveva mai approcciato al mondo bianconero. L’inizio, infatti, fu terribile. Poi arrivò la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo e scattò la molla giusta. Sdennng. Buffon parlò alla squadra. Questo almeno riportano le cronache, ma non è il punto. Il fatto è che la compagine svoltò caratterialmente. Pirlo non pare essere riuscito a trasmettere il peso della maglia che si indossa o, al contrario, alcuni giocatori l’hanno percepito in modo eccessivo. Arthur, Morata e Chiesa, per esempio, sono calciatori che hanno militato nel Barcellona, Chelsea, Atletico Madrid, Real, Fiorentina, Brasile, Spagna, Italia… Insomma, hanno già avuto a che fare con vessilli ingombranti e hanno sempre reso piuttosto bene. Si potrà contestare il mio assunto relativamente ad alcune avventure dei primi 2, ma non in tutti i casi. Hanno saputo anche onorare egregiamente i propri colori. Troppo spesso, in questa stagione, li ho visti impauriti o molli: perché eccessivamente rilassati? Non lo posso sapere, ma gli esempi sono palesi. Il riferimento più clamoroso è agli errori concettuali come il passaggio operato dal carioca che è costato la sconfitta di domenica scorsa. A peggiorare la situazione è il fatto che la magagna è stata mostrata anche da chi già era nel gruppo. Pensate a Cuadrado contro la Viola o Bentancur nella sfida al Porto. Insomma, il tecnico doveva portare il contismo. Non è riuscito. Questo è l’enorme pecca della sua avventura da allenatore bianconero.

CHE FARE ORA?
Qualcuno ha affermato che cambio idea. Sì, ha ragione. L’ho modificata. Ma, di fronte all’evidenza, bisogna saper ammettere gli errori. Vedi Angela Merkel. Ammetto che dopo la prova di domenica avrei silurato il mister seduta stante. Alla sera ho osservato Allegri al Club, trasmissione SkySport, e sarei tornato volentieri in ginocchio da Lui: “Scusaci Max! Abbiamo sbagliato! Vieni per favore”. Comprendo le ragioni della società e un progetto non può essere abbandonato troppo facilmente, anche perché nasconde un valore economico e un impegno importante, ma non si può mandare tutto a monte per salvarlo. Detto questo, forse, ancora una volta, hanno avuto ragione Agnelli, Paratici e Nedved, i criticati caterpillar degli ultimi anni di serie A. E’ meglio aspettare. Per salvare la sua panchina, però, Pirlo ha un compito fondamentale: vincere, vincere, vincere! Deve provare a trionfare in ogni singolo incontro che resta da qui alla fine della stagione per club. In serie A significherebbe centrare 33 punti. Questi, aggiunti ai 55 già in cascina, condurrebbero la Juve a quota 88. L’Inter ne dovrebbe fare 89. Non sarebbe così semplice per i lombardi. Forse è utopia. Ma un tentativo dev’essere operato. Se non si raggiunge tale traguardo, almeno la Vecchia Signora deve mostrare di essere Lei. Ha il compito di ritrovarsi mentalmente e riconoscersi in ciò che è stata da dopo Conte. Questo implica un ultimo periodo supersonico e un deciso avvicinamento alla vetta. Poi c’è la Coppa Italia. Altrimenti le ombre di Zidane, Mancini, Spalletti, Allegri e Simone Inzaghi rischiano di divenire molto pensanti.