10 luglio 2018: una data che, per chi ha la sfortuna – o fortuna, ma in questo caso dipende davvero dai punti di vista – di non essere appassionato di calcio, è passata sottotraccia, spacciata per una semplice giornata tipo di una classica estate “Italiana”, trascorsa tra gli ombrelloni e la sabbia cocente (per i più fortunati già in ferie), e sotto i segnali di una radio che  bombarda con il fin troppo noto singolo di Fedez e J. Ax.

Ma assolutamente no! Il 10 luglio di questo 2018 non è una data estiva qualsiasi. E anzi, anche i non appassionati suddetti avranno carpito qualcosa nell’aria, quel mormorio e quel senso di diverso pronto ad arrivare all’interno del mondo pallonaro nostrano, e a cambiarlo in profondità. Se ne era parlato infatti; tanto, persino troppo nei giorni precedenti, per considerarla solamente una bufala estiva. Ed ecco che il 10 luglio è stato il giorno in cui la squadra regina della nostra Serie A, una delle Juventus più vincenti, competitive e difficilmente battibili degli ultimi anni, ha deciso di ufficializzare e annettere, al suo ormai consolidato gruppo, quell’arma in più, quel tassello aggiuntivo, quella classica ciliegina sulla torta con l’acquisto di Cristiano Ronaldo; quell’”unicum” in grado di migliorare una rosa di per sé superiore, già per assurdo solo con le cosiddette riserve, a mezza Serie A.

Perché si sa, il cruccio di questa moderna Juventus è la Champions League, che manca a Torino dal 1996 e che è l’obiettivo finora solo tante volte sfiorato, sognato, desiderato. Ormai un incubo, irraggiungibile. E tante - spesse volte neanche a dirlo – l’ostacolo su quel maledetto ultimo gradino è stato lui, tanto da considerarlo come un marziano dopo la rovesciata in quel di Torino, dinanzi a un incantato pubblico bianconero: Cristiano Ronaldo, padrone del Real Madrid dei record, tre volte campione nelle ultime 4 edizioni. E già, perché è davvero inutile girarci attorno: guardi Cristiano Ronaldo e lo associ alla Champions League; un trofeo che al portoghese sembra essere stato costruito attorno. Ne ha vinte 5, una con il Manchester United, ben 4 con i Blancos.

Non può che essere questa la motivazione di fondo, prettamente di stampo sportivo, che ha portato la società bianconera a fare un passo così importante, a spendere in maniera davvero consistente, per un trentatreenne nel corpo curato, atletico e affidabile di un ventenne; la convinzione di Marotta e della famiglia Agnelli di dover fare quel necessario step in più per assicurarsi il migliore giocatore su piazza e farlo per un preciso scopo. Tornare, finalmente, sul gradino più alto d’Europa. Ronaldo non è e non può essere considerato un acquisto di marketing (ricordiamo tutti, ad esempio, gli arrivi di Ronaldinho o di Beckham a fine carriera, in un Milan di per sé già vincente; arrivi che da dare, sul campo, alla causa rossonera, avevano davvero poco, se non ulteriore entusiasmo e introiti commerciali). CR7 arriva alla Juve nel pieno della sua maturità psicofisica, è il prototipo di atleta prima ancora che di calciatore, e avrà modo (se non è già riuscito a farlo) di trasmettere a livello mentale, oltre che tecnico e fisico, quello che ci sarà da dare e fare per quei momenti in cui l’inno della Champions sarà la canzoncina da dentro o fuori, senza possibilità d’appello.

Detto dunque di come l’arrivo di Ronaldo abbia quel suo carattere di decisività pronto a manifestarsi da un punto di vista sportivo, abbiamo citato anche il marketing, e di come esso non sia stato il fattore determinante per l’arrivo del lusitano in Italia. Nel ribadire tale concetto però, non si può sottovalutare e far passare nel silenzio altri due aspetti di stampo economico che il ciclone CR7 ha portato con sé. Il primo, che risulta circoscritto al mondo juventino: le casse bianconere non hanno pianto così tanto per il suo esoso acquisto, anzi; pur volendo restare lontani da discorsi prettamente finanziari, è innegabile che l’arrivo di Ronaldo sia stato automaticamente ripagato da tutto ciò che orbita attorno al pianeta Juventus. Dagli abbonamenti allo stadio, al tutto esaurito garantito, passando per gli stratosferici e quanto mai sorprendenti numeri di magliette vendute con il nome del nuovo gioiello bianconero. La sensazione è che Cristiano fosse l’unico elemento in grado di far estasiare a livelli esponenziali il già appagato palato del tifoso bianconero, quantomeno dal punto di vista delle vendite e della “volontà di finanziare”, per dirla in parole povere.

Ma c’è anche un altro, importante e ultimo punto, da non poter ignorare; un fattore con il quale la Juve è riuscita a dare il suo ennesimo contributo al calcio italiano. Da Udine fino a Napoli (per citare gli estremi di uno stivale calcistico in cui si  assistito alla scomparsa di squadre del sud, quest'anno), passando per Cagliari. In Italia l’arrivo della Juventus in trasferta, motiva i tifosi bianconeri sparsi per tutti i confini, ma sprona anche e soprattutto quelli avversari, a fare quel sacrificio in più. Esserci allo stadio, quest’anno, contro la Juventus, ha quel sapore in più. Di storie di tifosi che hanno acquistato abbonamenti per la stagione calcistica di squadre di medio bassa classifica, pur di garantirsi un posto sicuro per “la sfida” contro la Juve, ormai ne è pieno. E dunque perché no, a gongolarne sono anche le piccole società ospitanti, che avranno i loro motivi per cui sorridere.

E allora, nell'augurare già da oggi a tutte le rappresentanti italiane in Europa (in un periodo di ampie delusioni concesse dalla Nazionale) di farsi largo e rappresentare l'Italia il più a lungo possibile, ci torna in mente, ancora e ancora, quella tipica canzoncina estiva, stancante, fin troppo abusata; con una voglia pazzesca di riadattarla. Perché si, da quest'estate "italiana...la Champions che cerchi non è lontana".