Un tormentone musicale estivo del 2017 recita: “Bene ma non benissimo.
Questo ritornello funge anche da titolo alla canzone di Shade che ha riscosso grande successo divenendo così molto nota probabilmente soprattutto nel pubblico più giovane. Non è intenzione di chi scrive giudicare il testo dell’opera, ma il rapper italiano riporta una serie di attività che per la mentalità comune potrebbero essere valutate come positive anche se non completamente soddisfacenti tanto da risultare per alcuni aspetti pure fastidiose. A queste associa appunto la citata espressione. Il motivo è divenuto talmente famoso da portare in auge un modo di dire che forse già esisteva, ma che il torinese ha contribuito a rendere assolutamente nazionalpopolare nella forma positiva del termine. Shade, all’anagrafe Vito Ventura, proviene dal Capoluogo Piemontese ed è tifoso della Juventus. A volte il Destino è proprio particolare e si diverte a giocare con determinate eventualità. Il concetto che il cantante ha contribuito a lanciare è perfettamente confacente all’analisi della sfida dei bianconeri disputata ieri sera contro la Roma.

La Vecchia Signora ha vinto all’Olimpico con i giallorossi e questo non accadeva dall’11 maggio 2014 quando un gol dell’ex firmato da Osvaldo permise alla squadra di Conte di veleggiare diretta verso il record dei 102 punti in campionato. Durante tutto il periodo allegriano, sul prato capitolino contro la Roma i bianconeri hanno racimolato soltanto un pareggio e ben 3 sconfitte. Sarri è riuscito, quindi, a sfatare un tabù e questo rappresenta sicuramente l’aspetto più positivo della trasferta sabauda. Quando una compagine è in grado di infrangere un mito che non sapeva scardinare da tempo, significa che possiede al suo interno qualcosa di diverso e straordinario. Non chiedetemi il motivo. Non saprei come risponderVi. Posso soltanto affermare che l’esperienza fornisce una simile indicazione. E’ come se si dimostrasse di essere capaci di superare la routine. E’ un'evidente manifestazione del cambiamento e della forza di andare oltre le proprie difficoltà, i meccanismi e gli schemi inconsci che probabilmente prima impedivano il raggiungimento di quell’obiettivo. La Juventus targata Conte non era mai riuscita a espugnare il “San Paolo” e, nonostante il triduo di Scudetti, a Fuorigrotta aveva centrato 2 pareggi rimediando una batosta. Appena Allegri si è seduto sulla panchina piemontese, la Vecchia Signora ha battuto il Napoli a domicilio. E’ un palese segnale di cambiamento e di distacco rispetto al passato. Proprio per questo è fondamentale. Tutto ciò assume maggior valore se si pensa che, nell’attuale annata, i sabaudi sono riusciti a infrangere pure un secondo tabù. Il riferimento è alla vittoria sul campo dell’Atalanta. Erano ben 3 stagioni che, in serie A, Dybala e compagni non riuscivano in tale operazione. Consentitemi di sostenere che simili manifestazioni di forza e novità risultino ancora più importanti rispetto al platonico titolo di campioni d’inverno che la Juve è riuscita nuovamente a conquistare.

Ecco, appunto, siamo a metà torneo e la Vecchia Signora è davanti a tutte.
Nonostante le tante critiche che i piemontesi e il loro allenatore hanno subito e stanno patendo anche attualmente, i bianconeri guardano le rivali dall’alto. Questo è certamente un dato a loro favore e poco importa se pare che vi sia sempre qualcuno che cerca di appellarsi a ogni minima possibilità esistente per pronosticare un futuro sportivamente drammatico per gli uomini di Sarri. La Vecchia Signora è lì e, pure se il titolo appena conquistato non può essere esposto in bacheca, il risultato raggiunto è assolutamente significativo rispetto ai valori in campo. La Juve è la squadra più forte d’Italia e sembra l’autentica favorita per lo Scudetto. Se le avversarie vogliono superare il livello dei sabaudi, pare che dovranno intervenire sul calciomercato di gennaio.

Le note positive per i bianconeri nella serata romana, però, si chiudono qui. Non sono da sottovalutare, ma non rappresentano nemmeno un bottino troppo esaltante. Questi 3 punti lasciano nel popolo della Vecchia Signora l’amaro in bocca. La prima triste novità, e sicuramente anche la principale, è l’infortunio pesante occorso a Demiral. Il sito ufficiale dei piemontesi parla di “distorsione del ginocchio sinistro e lesione del legamento crociato anteriore, con associata lesione meniscale”. Sarà operato nei prossimi giorni con tempi di recupero di certo piuttosto lunghi. Innanzitutto urge porgere i più sentiti auguri di pronta e completa guarigione che si allargano anche al romanista Zaniolo, vittima di un simile problema proprio pochi minuti dopo quello patito dal turco. Il Caso ha sicuramente voltato le spalle alla sfida di ieri, ma occorre effettuare un’importante riflessione. Lungi dal voler condannare o colpevolizzare l’evenienza che mi accingo a proporre. Vorrei solo rimarcare che, poco più di 24 ore prima del match tra Roma e Juve, sullo stesso campo si è giocata Lazio-Napoli. La scelta di effettuare 2 sfide all’Olimpico nel corso del medesimo turno pare essere obbligata dal fatto che quell’impianto ospiterà la prima gara dell’Europeo itinerante in programma durante la prossima estate. Il nostro campionato terminerà il 24 maggio. Italia-Turchia aprirà la kermesse continentale venerdì 12 giugno. Alla luce di eventuali possibili nuovi anticipi, l’ultima gara ospitata dallo stadio capitolino prima di quella data è fissata per il weekend del 16 e 17 maggio. In questo modo si avrà a disposizione circa un mese per predisporre il teatro romano in vista del fatidico evento. Questo ha provocato la necessità che le 2 rappresentanti della Città Eterna dovessero disputare la partita di chiusura della loro serie A lontane da casa e, per sillogismo, entrambi i match della parallela giornata che si concluderà in data odierna sono stati da loro giocati tra le mura amiche. Ribadisco che non ho la prova certa del collegamento tra le sfortune di Demiral e Zaniolo e il fatto che si siano effettuate 2 sfide sullo stesso campo a una distanza così ravvicinata. Detto questo, analizzando le immagini, pare che il problema occorso al turco, così come quello accaduto all’italiano, nascano proprio dall’appoggio del piede sul terreno di gioco. Forse, un manto più “riposato” avrebbe attutito meglio il colpo… Non si vuole aprire alcuna polemica anche perché quanto riportato potrebbe non essere confacente alla realtà. Si diceva che il destino gioca strani scherzi. I 2 uomini che si sono infortunati ieri avrebbero potuto essere protagonisti proprio della sfida che aprirà l’Europeo e solo un recupero fantasticamente rapido potrà garantire loro tale opportunità. Che beffa…

La Juve aveva iniziato la stagione con un esubero di difensori centrali. Si diceva, però, che con 3 competizioni da disputare, 5 giocatori occupanti quella posizione rappresentavano una soluzione opportuna. Fortunatamente per i bianconeri, la loro dirigenza non ha ceduto alcun pezzo. Ora, infatti, i membri del cuore della retroguardia abili e arruolabili sono soltanto 3: Bonucci, Rugani che non dovrebbe essere lasciato partire e de Ligt. La situazione di Chiellini è in fase di valutazione e occorrerà comprendere se sarà possibile averlo a disposizione per gli ottavi di Champions. In caso contrario per la Vecchia Signora, forse, vi sarebbe l’incredibile necessità di intervenire sul mercato in cerca di un calciatore per il reparto. A questo quadro si va ad aggiungere pure il problema all’adduttore patito da De Sciglio.

Le brutte notizie bianconere della notte romana, però, non si limitano agli infortuni.
Ricordate la sfida che la Juve vinse 2-1 proprio all’Olimpico contro la Lazio circa un anno fa? Per alcuni aspetti la gara di ieri è apparsa piuttosto simile.
Mi spiego: l’andamento del match è completamente opposto perché, in quell’occasione, la squadra di Allegri rimontò i capitolini. Questa volta, invece, gli uomini di Sarri si sono portati sul 2-0. In entrambi i casi, tuttavia, si è assistito a una brutta Juve che per gran parte della gara ha difeso basso concedendo campo agli avversari. Non starei a contare i minuti nel corso dei quali i piemontesi hanno gestito così le operazioni. Per esprimere il concetto, basti il dato del possesso palla favorevole ai giallorossi e il finale di grande patimento subito dai piemontesi in parità numerica. Come giustamente affermato anche dal tecnico toscano, in casa della Roma un po’ di sofferenza è più che legittima. Concordo, però, pienamente con il mister di Figline quando sostiene che lui preferisce essere colpito in contropiede piuttosto che affrontare la medesima sorte mentre si è schiacciati. E’ chiaro che ciò potrebbe rappresentare un’iperbole e quando si vede entrare il pallone nella propria porta è un triste risultato indipendentemente dalle modalità con le quali sia giunto. L’allenatore bianconero ha pure detto che i giocatori di cui dispone potrebbero trovarsi a proprio agio nel difendere la posta in gioco con i metodi mostrati ieri negli ultimi minuti.
Al di là delle prerogative dei singoli o del gruppo, l’esperienza dovrebbe insegnare che la Vecchia Signora ha il compito di trovare il giusto equilibrio nella gestione degli incontri. Il raggiungimento del target potrebbe derivare da un approccio mentale diverso. Non ci si stancherà mai di ripetere che la Juve deve difendersi attaccando. Indipendentemente dall’aspetto tecnico della questione, i piemontesi vantano uomini che per caratteristiche e fisico hanno la possibilità di dominare gli incontri. E’ opportuno trasformare la potenza in atto come accaduto, per esempio, contro la Lokomotiv Mosca nella sfida di andata durante il girone di Champions. I sabaudi non mostrarono un calcio spumeggiante con rapidi scambi nello stretto, ma questo non è nel DNA dei loro interpreti. Semplicemente si imposero con la forza dovuta all’impatto micidiale dei loro campioni. Si guardi al Barcellona di Guardiola o al Real Madrid di Zidane. Sono 2 espressioni di calcio vincente a livello europeo. Ognuna ha trionfato in maniera diversa. La prima compagine ha agito di fioretto. La seconda ha preferito utilizzare la spada. I bianconeri sono più simili ai Galacticos. Devono effettuare un importante switch mentale e decidere che, quando entrano in campo, la sfera è un loro possesso. Punto. Questo non sarà sempre possibile, ma sarebbe necessario che lo fosse nella maggior parte dei casi.
La Vecchia Signora potrebbe assomigliare a un rullo compressore che passa sull’asfalto stabilendolo e pareggiandolo. Il compito dei sabaudi è proprio quello di agire come una schiacciasassi. Non devono adattarsi alle avversarie, ma affrontarle tutte con questa percezione e modificare l’atteggiamento soltanto se comprendono che la giornata è davvero storta.

Ieri la Juve ha cominciato l’incontro nel migliore dei modi. Sul 2-0 si è bloccata. E’ parsa come accontentarsi di difendere il risultato raggiunto. Non può essere così. I piemontesi avrebbero potuto disporre della forza, del coraggio e della mentalità per continuare ad azzannare il rivale al tappeto senza concedergli la chance di rientrare in gara. Come sono nate le più grandi imprese di Champions del recente passato juventino? Derivano proprio da un simile approccio. Nel 2018, al “Bernabeu”, la Vecchia Signora vinse 3-1 e solo un rigore di Ronaldo le impedì di potersi giocare, ai supplementari, l’opportunità di accedere incredibilmente alle semifinali dopo il 3-0 patito all’andata.
Nella passata stagione la squadra di Allegri demolì l’Atletico 3-0 perché ormai non aveva più nulla da perdere. Questo deve essere l’atteggiamento da seguire in ogni occasione e quello che conduce ai successi continentali.
Forse sarebbe il caso di comprenderlo, prima che sia troppo tardi…