Si considerino 3 concetti: la scaramanzia, la fede e la ragione.
Un noto dizionario definisce il primo come “scongiuro, formula magica o anche amuleto cui si attribuisce la capacità di allontanare la iettatura e il malocchio, usati quindi per propiziarsi la fortuna”. Esistono molte persone che credono a questa struttura psichica e la realtà è zeppa di esempi. Si pensi a chi si reca agli esami, ai colloqui o ad appuntamenti importanti di lavoro sempre con il medesimo indumento. Qualcuno non compie alcuna attività di rilievo se è venerdì 17 e, bando a inutili moralismi, altri negano chance di un risultato positivo non per umiltà, ma al fine di evitare che la buona sorte giri loro le spalle. Chi non ha mai avuto un compagno di classe molto capace e meritevole di valutazioni elevate che prima dell’esito della verifica o dell’interrogazione prevedeva sempre un voto per lui nefasto? Voltaire sosteneva che “la superstizione sta alla religione come l'astrologia sta all'astronomia, la figlia pazza di una madre prudente”. Con questo aforisma non si vuole certo contestare chi considera la scaramanzia come un concetto fondamentale. Per il vocabolario Treccani la fede è “credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive”. Nel caso de quo si tratta di credere in un Dio, qualsiasi Esso sia, di una confessione ammessa dalla legge. Come per la scaramanzia anche il culto di una simile Divinità deve fondarsi su un’accettazione nuda e cruda di un pensiero tramandato, ma le differenze tra le 2 nozioni paiono piuttosto palesi. Non si può, quindi, confondere il rituale sacro di chi prega o compie atti simili prima di un evento importante della sua vita con chi, invece, adotta gesti scaramantici. Non è intenzione sostenere che vi sia un modo corretto e uno errato di approcciarsi alla realtà. Si rimarcano solo le differenze onde evitare di unire idee fortemente diverse. Si giunge, poi, alla ragione che accetta soltanto ciò che può provare tramite la limitatezza del pensiero umano. Per secoli si è discusso riguardo alla possibilità di far convivere la fede con quest’ultimo concetto. Tale ipotesi è stata suffragata anche da importanti studiosi come Galileo Galilei.

Non è certo obiettivo di chi scrive dilungarsi troppo su argomenti ccomplicati da analizzare e che qualcuno potrebbe giustamente sostenere abbiano poco a che fare con il calcio. La realtà, però, è un sistema complesso e ogni suo elemento è influenza per un altro. Tutto è magnificamente collegato.
La gara vinta ieri dalla Juventus sulla Lokomotiv Mosca fornisce spunti davvero importanti. Il tifoso bianconero devoto alla scaramanzia non accetterà di buon grado questa parte del ragionamento, ma la sfida di Champions disputata qualche ora fa a Torino ha significati fondamentali. Chi predilige affidarsi alla fede accetterà il discorso con la consapevolezza ferma e salda che qualsiasi sia il risultato finale debba essere accettato perché Dio ha stabilito che quella fosse la soluzione migliore e idonea a questo momento. E’ la grande forza della religione. Chi crede in una Divinità pensa che ciò che accade sia volontà della stessa quindi considera tutto in maniera positiva perché la Sua Guida procede con idee lungimiranti che non sempre possono essere comprese dalla limitatezza sensoriale degli esseri umani. Chi, invece, preferisce utilizzare esclusivamente la ragione mi perdonerà se certi concetti dell’articolo escono leggermente dai suoi standard. Spero che altri siano accettati con la piena consapevolezza che tutto è soggettivo, quindi, ogni persona può concordare o non essere in linea con il pensiero di un’altra, ma non significa che non lo ritenga degno di sensatezza.

“Mi tolgo subito il dente”. Si è soliti dire che quando si vincono gare nel modo in cui la Juve ha sconfitto la Lokomotiv, le stelle paiono emettere segnali precisi sulla strada che i bianconeri potrebbero percorrere in questa Champions. Sono ben conscio del fatto che, con tale periodo, non farò certo la gioia di chi crede a qualcuno dei 3 citati concetti. Gli juventini scaramantici non saranno sicuramente felici nell’udire queste parole. Chi ha fede in un Dio non può apprezzare un simile discorso non fondato su religione o scienza e chi crede nella ragione non ne troverà mai un senso compiuto. In effetti si può concordare con ognuno di essi, ma “se si passa attraverso un buco così stretto…”. Analizzando i meandri più profondi e nascosti di tale concetto, sovente abusato, si potrebbe notare che ha davvero una sua valenza concreta. Al di là del calcio, si pensi al superamento di un ostacolo della vita che a un certo punto appariva invalicabile. Tale fatto può far scattare quel meccanismo interno all’individuo che ancora non si era avviato consentendogli, così, di conoscersi meglio e di concepire la strategia adeguata per raggiungere l’obiettivo. Mi scuso se prendo sempre come esempio lo studente, ma credo che tra questa “professione” e quella del calciatore vi siano realmente tante similitudini. L’alunno che fatica in una determinata disciplina e, improvvisamente, riesce a superare con grande fatica un esame che appariva ormai divenuto un tabù, potrebbe aver avuto l’input giusto che gli fornisce il corretto modo di affrontare il problema. Tutto questo deriva anche da un aspetto psicologico. E’ chiaro che quando si raggiunge un risultato ormai insperato la soddisfazione è talmente elevata da fornire una carica infinita che consente di recuperare quasi tutte le tossine mentali e fisiche bruciate nell’impresa. Mirancuk, giovane talento russo che si spera non rappresenti una meteora come gli egregi colleghi Arshavin o Golovin, aveva spedito la Vecchia Signora con le spalle al muro. Al 75’ i bianconeri erano a un passo dalla sconfitta interna che avrebbe significato terzo posto nel girone con 3 punti di distacco dall’Atletico capolista e 2 dalla Lokomotiv seconda. Una simile situazione avrebbe obbligato i bianconeri alla vittoria senza appello nella campagna di Russia che si svolgerà tra una quindicina di giorni. Prima di quel match, la Juve dovrà affrontare 3 gare di campionato. Questo vuol dire che i sabaudi giocheranno ogni 72 ore e giungere a una sfida così importante con parecchie gare sulle spalle non sarà certamente agevole. Il tutto senza considerare le difficoltà logistiche di una trasferta molto lunga. E’ vero che nel 2019 i mezzi di trasporto sono assolutamente confortevoli, ma non riducono la quantità di km da percorrere e il jet lag. L’autunno caldo vissuto alle nostre latitudini non ridurrà, poi, lo sbalzo termico che gli uomini di Sarri troveranno nella fredda Mosca con conseguenze importanti sul piano fisico. I giocatori sono uomini, non automi. In 5 minuti Dybala ha spazzato ogni dubbio. Questo non significa che la gara dell’est rappresenterà una formalità. Tutt’altro. La Vecchia Signora dovrà cercare di ottenere un risultato positivo per agevolarsi le ultime 2 sfide del raggruppamento, ma lo farà senza l’ansia di dover assolutamente centrare il successo per rimanere in corsa in Champions. La vittoria di ieri ha un valore fondamentale. Quando si trionfa in questo modo è logico dire che si ha una spinta in più rispetto alle rivali anche perché si ha avuto modo di vedere il pericolo da vicino e sicuramente la concentrazione aumenterà. Non si tratta di cabala, ma di logica. Le grandi imprese passano sempre da momenti come questi. Si pensi all’Inter del triplete e alla trasferta di Kiev o alla vittoria bianconera casalinga contro l’Olympiacos che permise alla prima Juve di Allegri di restare aggrappata alla qualificazione europea. Entrambi i citati successi giunsero in modo rocambolesco.

In molti giudicano la partita della Juve contro il Lokomotiv come una serata storta. Non è così. Dopo l’hurrà bianconero maturato contro il Bologna in campionato, si sono uditi parecchi elogi nei confronti della squadra di Sarri che invece aveva palesato qualche difficoltà. La gara con i felsinei consentiva di intravedere un orizzonte non così sereno e le nubi si sono abbattute ieri sullo Stadium. Contro i rossoblù, i campioni d’Italia avevano corso troppi rischi. Solo Buffon e i legni della sua porta li avevano salvati dal pareggio emiliano. La prestazione assomigliava molto a un’illusione ottica che aveva nascosto con un colpo di fondotinta qualche magagna emersa in Coppa. Relativamente alla lentezza della manovra piemontese nel match di ieri, il tecnico bianconero ha parlato di un possibile calo fisico della sua squadra. Questa teoria è assolutamente fondata. Giocando ogni 3 giorni può capitare che vi sia una serata meno brillante. Ci si concentri, però, sull’aspetto psicologico. Non si parla di sottovalutazione dell’avversario, ma di una certa stanchezza mentale. Qualcuno penserà che se queste problematiche emergono già nel mese di ottobre, la faccenda è assolutamente preoccupante. Non ne sarei così convinto. Anzi, forse è meglio. Mi spiego. Nella passata stagione, la Vecchia Signora mostrò il meglio di sé durante l’autunno illudendo tutti che potesse davvero dominare in ogni competizione. Chiuse l’annata con la conquista dello Scudetto e della Supercoppa Italiana. Risultato eccellente, ma si osservi il percorso svolto per raggiungerlo. La Juve vinse il campionato grazie a una prima parte magnifica. Già dal mese di dicembre iniziò a mostrare alcune debolezze coperte con vecchie certezze e avversari non propriamente devastanti. Il finale, poi, rappresentò un periodo davvero negativo. Non è un caso se nelle competizioni a eliminazione diretta, i piemontesi furono eliminati nei quarti. Accadde in Coppa Italia con l’Atalanta e in Champions contro l’Ajax. Meglio, dunque, dosare le energie psicofisiche. Questo non significa che vi debba essere un calcolo aritmetico delle forze da disporre. Semplicemente si cerca di seguire un normale bioritmo che vive di brevi momenti di calo poi recuperati. Nella trascorsa stagione, il Chelsea di Sarri mostrò la miglior brillantezza proprio in primavera. Quando conta. Si pensi che nel mese di febbraio, il toscano rischiò seriamente l’esonero. Lo stesso valse per la Juve di Allegri nel 2014-2015 quando i bianconeri sfiorarono il triplete con un finale di annata strepitoso.

Occorre, poi, considerare il valore delle avversarie. La Lokomotiv è una squadra forte. Non lo si può negare. Non è un caso se guida la classifica del campionato russo. Con tutto il rispetto per il nostro calcio e le sue compagini che sono in grande crescita, non ci si deve esaltare perché i sabaudi hanno mostrato trame stupefacenti con il Bologna e abbattere dopo un successo più faticoso contro i moscoviti. I felsinei sono un avversario importante, ma i sovietici hanno indubbiamente un valore nettamente superiore. In Champions non esistono gare semplici. Non è una affermazione fine a se stessa. E’ una realtà. D’altronde per giocare quella competizione occorre essere tra le 32 principali forze d’Europa. I rosseverdi sono allenati da una “vecchia volpe” come Semin. Il 72enne tecnico russo mastica calcio da quando molti grandi allenatori attuali non si erano ancora presentati sul panorama “pallonaro” mondiale. L’ultimo precedente che ha visto fronteggiarsi le sfidanti di ieri risaliva al 1993-1994. Del Piero debuttava in una competizione continentale con la Vecchia Signora e chi allenava la Lokomotiv? Il medesimo tecnico che ieri era seduto sulla stessa panchina dell’Allianz Stadium, allora “Delle Alpi”. Questo signore conosce le regole del gioco. Infatti, ha creato una gabbia che ha messo in estrema difficoltà la Juve. I russi, poi, sono una squadra molto esperta con difensori navigati come Howedes, Corluka e Ignatjev. I moscoviti vantano pure 2 campioni d’Europa in carica. Nel 2016 Joao Mario ed Eder trionfarono in Francia con la Nazionale portoghese. Fu proprio l’attaccante a decidere la finale nei supplementari di Parigi contro i transalpini. Krychowiak è un altro talento inespresso del calcio russo, ma la sua militanza al Psg gli ha sicuramente lasciato buone dosi di conoscenze. Il già citato Miranchuk è dotato di una buona qualità. La speranza è che non si disperda nei meandri di questo sport. La Vecchia Signora ha vinto contro una squadra forte, ben organizzata e soprattutto lo ha fatto con la giusta mentalità. Ha dominato l’incontro, mostrando dati di possesso palla devastanti e concedendosi il lusso di giocare con 3 punte effettive. E’ stata propositiva. E’ rimasta alta, costantemente piazzata nella metà campo avversaria senza rischiare granché. Ecco la mentalità nuova che si chiedeva a Sarri per l’ulteriore salto di qualità continentale. Nonostante le prove fossero state migliori, tale aspetto non si era palesato né contro l’Atletico, né con il Leverkusen.

Non è tutto oro ciò che luccica e, se la gara bianconera di ieri ha subito svariate critiche dal punto di vista della prestazione, vi sono validi motivi. La manovra è apparsa molto lenta e questo non è soltanto dovuto alla bravura degli avversari o alla stanchezza psicofisica dei sabaudi. Sarri ha deciso di schierare un attacco inedito con Bentancur alle spalle di Ronaldo e Dybala. Non ha funzionato alla grande e il centrocampista ha convinto molto di più quando è stato spostato nel ruolo di mezz’ala destra. Mancava una prima punta che aiutasse a riempire l’area avversaria e sovente l’uruguaiano si trovava più alto rispetto ai compagni di reparto che, troppo lontani, non riuscivano a concedere l’appoggio. Certo la marcatura a uomo con la quale i moscoviti hanno imbrigliato Pjanic non ha agevolato, ma sono soprattutto gli automatismi offensivi del primo tempo che non pare abbiano convinto gli esperti. Quando Higuain ha preso il posto di Khedira, la situazione è migliorata. Non è un caso. A CR7 serve un centravanti di ruolo e lo ha palesato anche nella trascorsa stagione. La coperta, però, è un tantino corta e non si può chiedere al Pipita di essere sempre al top della forma. Forse è il caso di reintegrare Mandzukic? A San Siro contro l’Inter, la Vecchia Signora iniziò il match sempre con la coppia composta da Dybala e Cristiano. In quel caso andò un po’ meglio, ma fu necessario l’innesto del numero 21 per riuscire a vincere l’incontro… Detto questo, la soluzione potrebbe essere in casa.

Scaramanzia, fede e ragione… Ognuno creda a quello che vuole. Indipendentemente dalla prima, la terza porta a pensare che la gara di ieri abbia fornito alla Juve speranze importanti.
La strada è lunga e vincere la Champions è difficile come trovare un ago in un pagliaio. La rotta, però, è positiva e chi ha fede può ben sperare
. Aiutati che il ciel ti aiuta…