Eccoci al consueto riepilogo del week-end europeo.
Siccome sto scrivendo a riguardo sin dalla prima giornata, ho pensato di dare un nome ben preciso a questo appuntamento ormai fisso, evitando di scrivere talvolta di venerdì, altre di sabato o domenica, con gare spesso cruciali ancora in corso, o da disputare, e quindi con il rischio concreto di buttare giù righe che non danno comunque una visione completa e ben definita delle situazioni dei quattro campionati presi in esame.
Chiedendo consiglio al mio amico Felice, ben più ferrato del sottoscritto con l’inglese, ho cercato una frase che potesse accompagnare fedelmente la rubrica, passo dopo passo, step by step: nasce così “jumping back to the last step”, con l’obiettivo di raccontare di volta in volta, gare, emozioni, marcatori e classifiche che derivano dall’ultimo turno disputato. Poi suona proprio bene, no? Mi ha gasato parecchio, fa tanto hip hop, r n’b, quella roba lì da pantaloni larghi ecc.. Già vedo in tendenza l’hashtag “JBLS”…Tanta robba ragazzi! Vabbè, cavolate e manie di grandezza a parte, serviva un qualcosa che desse qualche certezza, senza doversi inventare un titolo a ogni singolo turno, quantomeno una copertina che facesse “orientamento”.
L’esperienza dei primi racconti, mi ha messo dinanzi a pezzi chilometrici, che poco invogliano alla lettura, che risultano indigesti per ripetitività di situazioni, e per una poco immediata disamina degli stessi. Non essendoci una reale soluzione al problema, c’erano solo due vie:

  1. raccontare singolarmente ogni campionato, dedicando articoli specifici a ogni lega
  2. Scegliere un massimo di eventi, cercando di raccontarne minuziosamente i contenuti.

La pigrizia tende a farmi scegliere la seconda opzione, anche perché scrivere articoli per ogni singolo campionato, necessita di tanto tempo, e porterebbe anche gli eventuali - già pochi - lettori, a scegliere di informarsi su un campionato piuttosto che un altro, mandando in malora il focus della rubrica stessa.
Quindi, scontri diretti delle top di Bundesliga, Premier, Liga e Ligue 1, tenendo sempre d’occhio le situazioni in classifica, e menzionando qualche giovane che si mette in evidenza.
Per di più, cercherò di rendere ben definiti gli spazi delle quattro leghe, così se proprio il lettore non ha tempo, o comunque non ha voglia di leggersi tutto, con l’ approccio anche condivisibile del “A Forzarò! Corca**o indorato e fritto che mi leggo tutta sta papardella! Che sei matto?” Potrà farlo, ricercando le info che più gli aggradano nello scorrere dell’articolo.

Bundesliga 5° Giornata

A differenza delle precedenti “puntate”, giacché abbiamo un quadro definitivo di tutte la gare disputate, e facendo successivamente riferimento specifico solo alle top, diamo comunque un quadro generale, attraverso i risultati di giornata, e la classifica che deriva da questo primo mese di campionato.
Borussia Dortmund - Hoffenheim 1-0
Bayer Leverkusen - Friburgo 2-3
Union Berlin - Bayern Monaco 1-1
Bochum - Werder Brema 0-2
Wolfsburg - Colonia 2-4
Stoccarda - Schalke 04 1-1
Eintracht Francoforte - Lipsia 4-0
Asburgo - Herta Berlino 0-2
Borussia Monchengladbach - Mainz 0-1

CLASSIFICA BUNDESLIGA: 
FRIBURGO 12 - BORUSSIA 12 - BAYERN MONACO 11 - U. BERLIN 11 - MAINZ 10 - COLONIA 9 - HOFFENHEIM 9 - WERDER BREMA 8 - GLADBACH 8 - EINTRACHT 8 - LIPSIA 5 - STOCCARDA 4 - HERTA 4 - BAYER L. 3 - SCHALKE 04 3 - ASBURGO 3 - WOLFSBURG 2 - BOCHUM 0

Hoffenheim - Dortmund
 
Il Borussia Dortmund battezza la quinta giornata di Bundes: al Westfalenstadion, con gli stessi punti in classifica dei giallo-neri, arriva l’Hoffenheim di Kramaric, con legittime ambizioni di fare lo scalpo ai padroni di casa. Terzic, tecnico del Dortmund, è costretto a scelte abbastanza obbligate: ancora una volta fuori Adeyemi, non pienamente recuperato dall’infortunio subito nella prima giornata, e a questa defezione si accompagna anche quella di Guerreiro, titolarissimo della fascia mancina, e sempre per problemi fisici, deve rinunciare anche all’ex Psv Malen. 
Così, quindi, in campo: Kobel - Meunier Hummels - Schlotterbeck Wolf - Bellingham Ozcan - Brandt Reus Bynoe-Gittens - Modeste
L’Hoffenheim, da tempo orfano di Bebou, che continua la riabilitazione post-infortunio al ginocchio, schiera sin dalla prima giornata il ventenne Georginio Rutter. Così in campo, gli uomini di Breitenreiter: Baumann - Kabak Vogt Akpoguma - Skov Promel Geiger Baumgartner Angelino - Kramaric Rutter
A differenza di come raccontato di recente, stavolta il BvB, offre una prestazione degna di nota, se non nel risultato, un misero uno a zero, sicuramente nei contenuti. Tante cose belle, un gioco godibile fatto di un possesso palla concreto, che ha spianato la strada a numerose occasioni da rete, purtroppo non concretizzato al meglio dalle punte, che a ruota si sono trovate a concludere. Bella prova, soprattutto da parte del giovane Bynoe-Gittens, che pure si era messo in mostra già recentemente, dando il via alla rimonta del Borussia a discapito di un ottimo Friburgo. Il diciottenne è una costante spina nel fianco per la retroguardia dell’Hoffe, danzando sull’out di sinistra e accentrandosi per trovare l’appoggio di Reus, Brandt o verticalizzando direttamente verso la punta Modeste. E’ proprio così, che nasce il gol che decide la partita: Gittens galleggia lungo la fascia sinistra, si accentra e serve Brandt, questi gira di prima cercando la punta in area, e in uno sprint tra Reus e Bellingham, è il capitano ad essere il più lesto ad arrivare sul pallone, e a battere Baumann. Azione corale molto bella, che merita senz’altro di essere rivista. Il resto della gara è di marca Borussia, con i padroni di casa che rischiano di capitolare solo in una circostanza, al 37° del primo tempo, quando Angelino - ex Lipsia - mette un cross di mancino che capita dalle parti di Kramaric, questi calcia al volo, di prima intenzione, ma trova l’attenta deviazione di Kobel, autore nella circostanza di una parata strepitosa. 
Nota “anatema”: Al 44°, proprio il ragazzo che meglio si era comportato, ovvero Bynoe-Gittens, viene sostituito da Thorgan Hazard: ennesimo infortunio di questo maledetto inizio di stagione per il Dortmund, al quale consiglio un lungo soggiorno a Lourdes, magari in condivisione con la Roma.
Nel tentativo di scompaginare il corredo tattico del Dortmund, il tecnico Breitenreiter (si lo ammetto, un po’ mi esalto a scrivere sti nomi impronunziabili tipici della “crucconia”) lascia in panchina Geiger, Skov e Baumgartner - autori di un primo tempo incolore - e butta nella mischia Kaderabek, Damar e Sebastian Rudy: in realtà cambi che non vanno a modificare più di tanto l’assetto degli ospiti, sembrano più che altro una bocciatura per chi era stato scelto dal primo minuto. In ogni caso, sostituzioni che non danno il contributo sperato, con il Borussia che si mette in tasca tre punti preziosissimi e il primo posto in classifica.
Curiosità: Jamie Bynoe-Gittens, è l’ennesimo “prodotto” City Group, il secondo che debutta giovanissimo in maglia giallo-nera (dopo Jadon Sancho) e con tutte le carte in regola per essere un grosso rimpianto per i blu di Manchester, “perso” nel ventaglio di scelte di chi controlla un’intera costellazione di talento.

Bayer Leverkusen - Friburgo
La netta vittoria di sabato 27, aveva dato percezione di un Bayer fuori dal tunnel, pronto a risalire la china grazie a un Diaby che era sembrato finalmente in palla, e le fiammate di Frimpong che aveva supportato benissimo la manovra offensiva delle “aspirine” nella trasferta di Mainz, a tal punto da realizzare anche una doppietta. Il finale di quella partita però, come qualcuno ricorderà - semmai qualcuno fosse arrivato a leggere tra le righe dell’ultimo articolo - fu caratterizzato dalla doppia espulsione di Hincapie e Bakker, lasciando la squadra di Leverkusen senza due titolari.
Tra le “coccole” di casa, della BayArena, i “die Werkeself” scendono in campo con:
Hradecky - Kossonou Tah Tapsoba - Frimpong Palacios Andrich Demirbay Sinkgraven - Diaby Schick
I “brasiliani” di Friburgo rispondono con:
Flekken - Ginter Lienhart Gulde - Sildillia Keitel Hofler Gunter - Sallai Gregoritsch Grifo
Il Leverkusen
comincia al meglio la trasferta in terra brisgoviana, passando in vantaggio al sedicesimo, grazie a una galoppata sulla fascia destra di kossonou, che si fa settanta metri palla al piede, entra in area e serve al centro: la palla viene rimpallata da Schick, questa si alza con il ceco che in caduta, tenta di girarla verso la rete, a quel punto la palla rimasta li, entra nella disponibilità di Demirbay, il quale a un passo dalla porta, non deve fare altro che spingerla dentro, per l’uno a zero Bayer. Il Leverkusen sembra in pieno controllo della gara, e sarà così per tutta la prima frazione, grazie alla velocità con cui gli esterni e gli avanti ribaltano l’azione. Nella fase conclusiva del primo tempo, bella discesa di Diaby, che scappa a tutta birra sull’out di destra, si porta in area e calcia a incrociare, trovando la respinta di Flekken, che evita ai suoi di chiudere sotto di due reti i primi quarantacinque minuti.
Il Friburgo nel tentativo di dare una scossa alla partita, opera subito due cambi: fuori Keitel per Eggestein, e Gulde che fa posto al nipponico Doan.
La mossa di Streisch si rivela subito vincente: al terzo minuto della ripresa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto dalla sinistra da Grifo, è subito uno a uno, grazie alla deviazione di Matthias Ginter, lasciato completamente solo, libero di colpire di testa, mortalmente, Hradecky. Le aspirine accusano il colpo, e appena tre minuti dopo, arriva il ribaltone: clamoroso errore di Tapsoba, che nel tentativo di appoggiare al portiere, regala di fatti la palla al coreano Woo-Yeong Jeong - subentrato al 9° per via di un infortunio occorso a Sallai - il quale non deve far altro che mettere palla lungo-linea per l’accorrente Gregoritsch, che in scivolata fa uno a due per il Friburgo.
A questo punto, con la partita che pende a favore degli ospiti, al 60°, Seoane corre ai ripari, effettuando tre sostituzioni: in luogo di Tah entra il neo-arrivato Hudson-Odoi, e al posto di Palacios e Demirbay, entrano Aranguiz e Azmoun. I cambi effettuati dal tecnico svizzero, portano immediatamente frutti: dalla fascia sinistra Hudson-Odoi, prende palla e si porta verso il centro, fa partire il traversone e di testa - splendidamente - Patrick Schick, che realizza il due a due mettendo a referto il suo primo timbro stagionale.
La partita adesso è viva, vibrante, e la sensazione che le emozioni non si siano esaurite alla zuccate del ceco, è forte
. Con lo stadio riacceso dal pari, tutto lascia presagire ad una parte conclusiva di gara, di matrice Bayer, e invece è il Friburgo, al minuto settantadue, a trovare la rete del nuovo vantaggio: ancora una volta da calcio d’angolo, il Friburgo punisce i padroni di casa, stavolta con il tocco sotto-porta del nipponico Doan, che devia in porta il pallone messo in area da Hofler.
All’80° entrambi i tecnici, fanno gli ultimi cambi, chi sperando di dare l’ennesima sterzata, e chi volendosi tenere ben stretto il vantaggio acquisito: il Bayer prova a rinfoltire il centrocampo con l’ingresso di Fosu-Mensah e Amiri, a cui cedono il posto Sinkgraven e Andrich; Streisch risponde tirando fuori la punta Gregoritsch e l’esterno Grifo, inserendo Keven Schlotterbeck (si, è pure lui difensore ed è il fratello di Nico del Dortmund) e la torre Petersen. La gara non offre altri spunti, e il Friburgo si prende tre punti pesantissimi, lasciando il Bayer in acque agitatissime e portandosi in vetta alla classifica.
Nota
: il Friburgo, al di là del nomignolo, frutto di antica gloria - i brasiliani - è una squadra molto quadrata, compatta, e sicura di quel che fa in campo. Per certi versi, ricorda la Roma della scorsa seconda parte di stagione, concreta in attacco e piuttosto attenta in fase difensiva, con la caratteristica comune di essere pericolosissimi da calcio d’angolo. Peccato che, come dimostra il 4 a 0 con cui l’Udinese ci ha maciullato ieri, quella concretezza sia rimasta sepolta da qualche parte, nei ricordi di un gruppo che anche se più forte, soffre sempre, eternamente, di questi black-out di cui non riusciamo a liberarci, ne cambiando allenatori, ne cambiando presidenti, ne cambiando appunto calciatori. Scusate la riflessione fuori tema, comprenderete il mio stato d’animo ferito.

Union Berlin - Bayern Monaco
Allo stadio Alte Forsterei di Berlino, il sorprendente Union sfida il Bayern in una gara che incredibilmente vale la vetta della classifica, con le compagini appaiate a dieci punti.
I bavaresi, impegnati mercoledì in Champions, nella trasferta a Milano contro i nerazzurri, fanno un minimo turnover, lasciando inizialmente in panca Müller e Gnabry, posizionando Musiala alle spalle di Mane, e Coman nella zona di competenza di Gnabry:
Neuer - Pavard Upamecano De Ligt Davies - Kimmich Sabitzer - Coman Musiala Sane - Mane 
L’Union risponde con:
Ronnow - Doekhi Knoche Jaeckel - Trimmel Thorsby Khedira (Rani) Schafer Ryerson - Becker Behrens
Al dodicesimo è subito Union
. Calcio di punizione dalla sinistra, sul punto di battuta Trimmel, che alza la mano a chiamare lo schema: parte il cross e la palla spiove precisa, come un orologio svizzero, sui piedi di Becker, che al volo impatta di interno piede e la mette in diagonale, nell’angolino basso, alla spalle di un incolpevole Neuer. La reazione dei pluricampioni di Germania, manco a dirlo, è immediata: passano meno di tre minuti, da calcio d’angolo Kimmich calcia al centro, la palla viene intercettata di testa da De Ligt, la spizza per l’accorrente Musiala, il quale senza pensarci due volte calcia a rete, Ryerson sulla linea di battuta intercetta, la palla finisce sui piedi di Kimmich che calcia di prima intenzione, forte e teso nell’angolino, dove Ronnow non può arrivare; uno a uno, palla al centro.
Al 36° grande intuizione di Musiala, che dalla lunetta davanti all’area di rigore, trova la traccia per servire Sane, che calcia di mancino trovando una strepitosa risposta di Ronnow. Senza altri particolari sussulti, si chiude la prima frazione, con il possesso palla chiaramente in mano allo “schiacciasassi” bavarese.
Il secondo tempo, inizia alla stregua dei minuti finali del primo, con il pallino del gioco condotto dagli ospiti, senza riuscire però a colpire la difesa degli “schlosserjungs. Qualche brivido dietro la schiena, scorre al minuto 57, quando Mane e Davies dialogano sulla fascia sinistra, il primo serve il secondo e va a riempire lo spazio centrale dell’area, il canadese gli riserve palla e Mane di sinistro calcia ad incrociare, non riuscendo a colpire il bersaglio, con il pallone che va via largo alla destra della porta difesa da Ronnow.
Al 62° sia Fischer che Nagelsmann, operano le prime sostituzioni: per l’Union nessun cambio tattico, escono le punte Becker e Behrens, ed entrano il 2001 Leweling in supporto di Sven Michel; per il Bayern fuori Kimmich e Musiala, dentro Gravenberch e Müller.
Nonostante i nomi ben più altisonanti e noti, a fare la differenza sono invece i cambi dell’Union, soprattutto nella figura del ventunenne Leweling, il quale al 75° vince un duello corpo a corpo con Upamecano, si invola verso la porta e a tu per tu con Neuer, calcia forte di mancino sul primo palo, costringendo il nazionale tedesco a una parata degna del suo nome. Ronnow, autore di una grandissima partita, non vuole essere da meno, e negli ultimi dieci minuti da grandissima prova di se, prima impedendo a Davies di siglare il due a uno, respingendo la conclusione centrale di questi, e al 92° si supera oltremodo, deviando in angolo un colpo di testa di Mane, che stava per beffare l’estremo difensore di casa.
Un pareggio assolutamente meritato, per la compagine berlinese, che ha dimostrato di essere squadra vera e con cui dovranno fare i conti tutte le top della bundes. 
Considerazione: non sono un allenatore, per cui non mi vado a impelagare in consigli da poter elargire a Simone Inzaghi, che sicuramente è un po’ “piagnone”, ma senz’altro di calcio ne capisce eccome. Studiarsi l’Union, comunque, potrebbe essere un buon viatico per riuscire a strappare un risultato positivo. 
Senza andare a soffermarmi nei dettagli, giusto citare la bella vittoria dell’Eintracht Francoforte, che infligge un sonoro quattro a zero al Lipsia, finalmente mostrando quel gioco bello, corale, che li ha portati in cima alla seconda coppa europea, mostrando che si può fare calcio, anche senza - i seppur numerosi - assist di Kostic. Kamada al 16°, Rode al 22°, Tuta al 67° e il rigore di Borrè al minuto 84, le reti che hanno dato i tre punti alla squadra di Glasner.
Pillola contrattuale: che giocatore Kamada! Scadenza 2023…chi lo prende fa un’affarone!

Ligue 1 - 6° giornata 

Qui i risultati della sesta giornata di Ligue 1 e relativa classifica.
Auxerre - Marsiglia 0-2
Lione - Angers 5-0
Nantes - Psg 0-3
Montpellier - Lille 1-3
Ajaccio - Lorient 0-1
Clermont - Tolosa 2-0
Brest - Strasburgo 1-1
Reims - Lens 1-1
Troyes - Rennais 1-1
Nizza - Monaco 0-1

CLASSIFICA LIGUE 1:
PARIS SAINT GERMAIN 16 - MARSIGLIA 16 - LENS 14 - LIONE 13 (una partita in meno) - LILLE 10 - LORIENT 10 (una partita in meno) - MONTPELLIER 9 - CLERMONT 9 - RENNAIS 8 - MONACO 8 - TROYES 7 - AUXERRE 7 - NANTES 6 - REIMS 6 - TOLOSA 5 - NIZZA 5 - BREST 5 - STRASBURGO 4 - ANGERS 2 AJACCIO 1

Auxerre - Marsiglia
Al Estade Abbè-Deschamps di Auxerre, di scena il Marsiglia capolista, che prova a confermare il buon momento di forma e risultati. La squadra di Tudor, si presenta sul prato verde con:
Pau Lopez - Mbemba Balerdi Kolasinac - Kabore Rongier Veretout Clauss - Under Gerson - Suarez
L’Aja risponde con:
Costil - Joly Jubal Coeff Mensah - Toure (Birama) - Hein Sakhi Raveloson Autret - Da Costa
Sin dai primi minuti, è chiaro che la partita non avrà altro padrone se non il Marsiglia.
Al minuto sette, è già vantaggio per gli ospiti: Mbemba cerca sulla fascia Kabore, questi riceve e scivola velocemente sulla corsia di destra, serve in profondità Under, il turco addomestica palla, dribbla secco Coeff e calcia a rete; la palla colpisce il palo lontano e torna al centro, dove Gerson, tocca di prima, per il gol che sblocca la partita. Il primo tempo scorre a senso unico, con l’unica occasione dei “galli senoni”, riconducibile a un tiro dalla lunga distanza da parte di Mensah, parato senza troppi patemi da Pau Lopez. Nella ripresa, subito un cambio tra le fila dell’Olympique: al 46° fuori Clauss e dentro Nuno Tavares, staffetta in ottica champions, con l’OM impegnata mercoledì sera al Hotspur Stadium, la casa del Tottenham di Antonio Conte. Al 58°, anche l’Auxerre comincia a mettere qualche volto nuovo, che poi per noi è “vecchio”, trattandosi dell’ex Genoa e Milan M’Baye Niang, a cui risponde prontamente Tudor con le forze fresche che portano Sanchez e Guendouzi, in luogo di Under e Gerson, operando cambi che non fanno tanta differenza tatticamente, molta invece, in ottica coppa. Il copione, infatti, non cambia: è sempre l’Olympique a fare la partita, è sempre l’Olympique ad avere azioni per chiudere il match. Una, nitida, capita al 67°, sui piedi di Tavares, che dai trenta metri, calcia praticamente da fermo, trovando con una traiettoria a girare, forse troppo, il palo pieno, con la palla che fa ritorno a centro area, come in occasione dell’uno a zero, stavolta però la conclusione operata da Sanchez, ha meno fortuna di quella del brasiliano ex Roma, con Costil che riesce a evitare la rete che avrebbe annunciato “notte fonda”. Poco male per la compagine della Costa Azzurra, che continua ad avere piena padronanza della partita, e il gol del due a zero, è praticamente solo rimandato: all’84°, contropiede fulmineo dei marsigliesi, che giostrano palla con Suarez sulla trequarti, questi vede l’inserimento sulla destra di Guendouzi, lo serve, e il francese riccioluto a sua volta mette al centro per Alexis, che di prima intenzione gira di piatto nell’angolino alla destra del portiere
Nota: Buonissimo impatto dell’ex Inter in Ligue 1, che in cinque apparizioni, ha già messo a segno tre marcature, a dimostrazione che se sta bene, può ancora fare la differenza…ovviamente in leghe come questa, alla stregua della serie a e ben lontani dai ritmi forsennati della Premier League.
Ottima prova del Marsiglia, che vince e convince, fa turnover in vista della gara di coppa, e tiene il primato in classifica, sempre in compagnia dei “mostri di bravura”, domiciliati in terra parigina.

Nantes - Psg
Per il Nantes, così come per tutte le diciannove squadre che compongono il resto del campionato francese, affrontare il Paris Saint Germain significa lanciarsi in una sfida proibitiva, non da meno se in cinque partite hai sei punti, e vorresti mettere da parte qualche punticino sempre utile nella lunga corsa alla salvezza, o a obiettivi possibilmente più nobili.
I bretoni schierano:
Lafont - Castelletto Girotto Pallois - Fabio Moutoussamy Chirivella Appiah - Blas - Mohamed Guessand
Il Psg, in un atto caritatevole, derivante dalla prossima sfida di champions contro la Juventus, lascia in panchina Neymar, dando spazio al comunque valido Sarabia. Turno di riposo anche per Nuno Mendes, sostituito da Bernat:
Donnarumma - Pereira Marquinhos Kimpembe - Hakimi Verratti Vitinha Bernat - Sarabia Messi Mbappè 
A gran sorpresa, il primo squillo arriva dal Nantes, al nono: pallone lavorato da Mohamed, che lotta con Marquinhos, riesce a controllare la sfera e la serve a Moutoussamy, che in corsa, spara un sinistro di esterno, la palla gira tantissimo e si spegne di un soffio sopra la traversa. Solo una piccola scintilla però, perché dal quarto d’ora in poi, comincia lo show degli avanti parigini: Sarabia ruba palla a Castelletto, serve Messi, che va dritto per dritto come in un’azione da football americano, in progressione fino al touchdown, solo che questo è calcio, e allora un pelo prima dell’area di rigore, l’argentino serve Mbappè a sinistra, questi la addomestica di sinistro, quel tanto per metterla dentro l’area, uno sguardo rapido alla porta e mette di destro un pallone imprendibile nell’incrocio lontano…che dire ragazzi, questo è un fenomeno, chi non se ne vuole accorgere, cominciasse a cercare un oculista per una visita accurata. Al 23°, nel tentativo di fermare il solito contropiede, a velocità supersoniche dei parigini, il brasiliano Fabio, da una legnata a gamba tesa al povero Vitinha, la quale gli costa il rosso diretto, sostanzialmente decretando il “game over” per i compagni di squadra. Il portoghese del Psg, uscito malconcio dallo scontro, al 33° chiede il cambio: al suo posto l’ex Lille Renato Sanches. Per il resto del primo tempo, con la vittoria in pugno, i capitolini gestiscono le forze, soprattutto in vista dell’importante impegno europeo. A tal proposito, resta in panchina, per il secondo tempo, Bernat, sostituito da Nuno Mendes. Con l’inizio della ripresa, il Nantes, cercando di non mostrarsi arrendevole davanti ai suoi tifosi, prova a dare qualche brivido positivo sugli spalti: al 47°, l’uomo più tecnico dei gialli, ovvero Blas, riceve sulla destra da Moutoussamy, sfida Mendes e lo salta spostandosi sulla sinistra, a quel punto può scaricare il mancino e lo fa, senza creare però troppi problemi al numero uno della nazionale, che blocca la sfera. Al 53°, raddoppio Psg, di nuovo lui, Kylian: Verratti disegna una traiettoria lunghissima, che finisce dove deve, nell’area di competenza dell’asso francese; l’ex Monaco, si aggiusta il pallone, e serve sul lato opposto Messi, Pallois intercetta la sfera ma non riesce a depositare in angolo, a quel punto la palla diventa buona per il “trenta”, che la stoppa e si gira, la rimette al centro - facendo tunnel a Pallois - intuendo il movimento di Mbappè, ad allargarsi per poi rientrare sotto-rete, ed è proprio lì che arriva la palla, dove per il più forte al mondo, è un gioca da ragazzi, depositarla alle spalle del povero Lafont. Al 63°, con le idee ben chiare su chi vincerà la partita, Galtier richiama Verratti e Mbappè, regalando una mezz’ora a O’ Ney e a Sergio Ramos. Subito a ruota i cambi di Kombouarè, che sostituisce Castelletto e Guessand, dando spazio a Corchia e Ganago. Al 67°, Hakimi dall’out di destra, mette un bel pallone al centro, Sanches prova a deviarla in porta, ma trova l’opposizione di Corchia, che non gli permette di arrivare sulla sfera; a quel punto, a calciare è Neymar, che di sinistro prende il palo pieno, la palla rimbalza, e alle spalle del brasiliano c’è Nuno Mendes, che la stoppa di destro, e calcia di sinistro al volo, per il 3-0 dei “rossoblu”.
Considerazione: è vero che si vive di queste partite. Affrontare una squadra così, ti mette una carica dentro incredibile, e sicuramente è la realizzazione di un sogno, per un calciatore, arrivare a giocare sfide così. In questo momento però, sono felice di non essere in Champions. Se non sei all’altezza, rischi di prendere imbarcate clamorose, e noi certe scoppole, le prendiamo pure dal Bodo Glimt, figuriamoci contro questa gente qua. Sono terrorizzato all’idea di affrontare l’Arsenal in Europa League…mamma mia :(
Così come fatto per la Bundes, per completezza, non si può non parlare anche del Lione, che ha vinto senza discussioni, per cinque a zero, contro l’Angers. Certamente non un avversario invalicabile sul cammino dell’OL, ma è anche attraverso queste partite, e questi risultati, che si arriva a creare quella compattezza, necessaria, per affrontare al meglio le sfide chiave della stagione. La sensazione è che quest’anno, “les gones”, hanno messo su un bel mix, tra gente che già conosceva benissimo l’ambiente, essendone antichi beniamini, come Lacazette e Tolisso, e nuovi eroi, come il brasiliano Tete, che continua a fare faville, anche senza andare a segno. Per i padroni di casa, la doppietta di Ekambi, in gol al 31° e al 59°, capitan Lacazette al 38°, Lukeba al 62° e Moussa Dembele al 88°.
Nota a parte, sul pupillo: Il Lens ha pareggiato 1-1, in casa del Reims. Chi ha segnato? Ancora lui: Openda. E so quattro. 

 

La liga 4° giornata

Risultati e classifica dopo 4 giornate.
Celta Vigo - Cadiz 3-0
Maiorca - Girona 1-1
Real Madrid - Betis 2-1
Real Sociedad - Atletico Madrid 1-1
Siviglia - Barcellona 0-3
Osasuna - Rayo Vallecano 2-1
Athletic Bilbao - Espanyol 0-1
Villareal - Elche 4-0
Valencia - Getafe 5-1
Real Valladolid - Almeria 1-0

CLASSIFICA LIGA: 
REAL MADRID 12 - BARCELLONA 10 - VILLAREAL 10 - REAL BETIS 9 - OSASUNA 9 - ATL. BILBAO 7 - ATL. MADRID 7 - CELTA VIGO 7 - REAL SOCIEDAD 7 - VALENCIA 6 - MAIORCA 5 - ALMERIA 4 - GIRONA 4 - RAYO VALLECANO 4 - ESPANYOL 4 - VALLADOLID 4 - SIVIGLIA 1 - ELCHE 1 - GETAFE 1 - CADIZ 0

Real Madrid - Real Betis 
Allo stadio Bernabeu di Madrid, si tiene il match clou di giornata
: il Balompie, autore di un inizio di stagione fantastico, arriva nel tempio dei campioni d’Europa, guardandoli faccia a faccia, a pari punti in testa alla classifica. 
Ancelotti schiera:
Courtois - Carvajal Militao Alaba Mendy - Modric Tchouameni Camavinga - Rodrygo Benzema Vini Jr
Manuel Pellegrini risponde con:
Rui Silva - Sabaly Luiz Felipe Gonzalez Moreno - Guido Rodriguez Guardado - Canales Fekir Juanmi - Borja Iglesias
Il Real non perde tempo, e al nono minuto è già avanti: lancio di Alaba a cercare in profondità Vinicius, il brasiliano va nel corridoio centrale, aspetta il rimbalzo del pallone, e con uno scavetto delicato, quanto letale, batte Rui Silva, e si lancia in una delle sue esultanze stravaganti, prendendo a “pugni” l’aria e calcisticamente gli avversari.
Due minuti più tardi, Fekir, trequartista in maglia Betis, dopo uno scontro con Carvajal è costretto a lasciare il terreno di gioco, probabilmente a causa di un problema muscolare: in luogo del francese, fa il suo ingresso in campo il brasiliano Luiz Henrique. Al sedicesimo, lunga rimessa laterale di Alex Moreno, a cercare in area Borja Iglesias, il centravanti fa sponda, e Canales, che riceve, di prima intenzione calcia di destro e la mette sotto le gambe di Courtois: 1-1 e tutto da rifare per i blancos. Passano letteralmente istanti, e Vini avrebbe subito l’opportunità di rimettere le cose a posto: proprio la stellina brasiliana, porta palla fino all’ingresso dell’area andalusa, scarica a sinistra per Rodrygo, e questi gli ripassa la sfera al centro, il tocco di destro in caduta di Vinicius, va ampiamente sopra lo specchio, consegnando “ai piccioni” una nitida palla gol. Passano ancora centoventi secondi, e da un calcio d’angolo battuto da Modric, stavolta è Tchouameni ad andare vicinissimo alla rete: il francese, impatta benissimo di testa, la palla si indirizza perfettamente nello specchio, ma trova la provvidenziale deviazione di Rui Silva, chiamato a un intervento “fuori dal mondo”, per evitare che il pallone varcasse la porta, con lo stesso che continuava pericolosamente a roteare, a centimetri dalla linea difesa dal portiere lusitano. Al 23°, Vini jr, da l’ennesimo saggio della sua classe infinita: sulla fascia sinistra conquista palla, sfida Sabaly, lo dribbla alla velocità della luce, penetra in area nel sentiero che si è creato tra le maglie bianco-verdi, vede Benzema, che ha preso possesso del centro-area, e lo serve, il francese spara di prima intenzione, purtroppo per lui e per il Real, conclusione fuori, forse sporcata da una leggera deviazione dell’ex Lazio Luiz felipe. Il primo tempo, non regala altri particolari sussulti, che al contrario arrivano presto a inizio ripresa: al 47° fantastica azione di Rodrygo, che riceve palla da Benzema, il quale scarica a destra per il brasiliano, per poi, come al solito, andarsi a prendere spazio a centro area; il brasiliano riceve, e fulmineo va sul fondo, la mette forte e tesa proprio per l’ex Lione, questi a porta sguarnita la impatta di esterno destro, riuscendo nell’incredibile impresa di non fare gol. Eh vabbè oh, come diceva Troisi, rivolgendosi a Dio, nel suo famoso monologo “Tu pure a fatt e sbagj tuoje eh! E se sbaglia anche l’altissimo, possiamo perdonarne una anche a Karim the "dream". Al 52°, si rivede pure il Betis: Canales, disegna un bel passaggio a sinistra per Moreno, questi prima scivola, dando l’impressione di perdere palla, poi ritorna veloce sulla sfera e calcia, trovando la solida risposta di Courtois. Un minuto dopo, Camavinga appoggia per Modric, a un paio di metri dal vertice sinistro dell’area, il croato fa un passo ad allargarsi verso sinistra e scatena la potenza del suo mancino, creando più di qualche grattacapo a Rui Silva, che comunque riesce a uscire incolume dall’ennesima situazione pericolosa creata dal Madrid. La partita è ancora bloccata sul pari, e allora è tempo di trovare soluzioni dalla panchina: al 63°, fuori Camavinga -  autore di una buona partita - e dentro Federico Valverde; di fatti, la mossa che permette ai blancos di vincere la partita. Infatti, trascorrono appena due minuti, ed è due a uno Real: Modric serve Carvajal, il terzino vede l’inserimento di Valverde e lo serve lungo-linea sulla destra, l’uruguaiano mette al centro e Rodrygo gira alle spalle del portiere.  Al 70°, ennesima occasione per i padroni di casa: Modric pennella uno spiovente da sinistra verso destra, Rodrygo arriva sul pallone e lo rimette in mezzo al volo, sul lato opposto ad aspettare c’è Vinicius, che di tacco prova a indirizzarlo verso lo specchio, trovando invece il palo che gli strozza in gola l’urlo per la possibile doppietta; la palla resta ancora lì, la raccoglie Mendy, l’esterno serve Modric, che prova a fare il capolavoro assoluto, calcia di esterno destro, ma la palla lo tradisce, allargandosi troppo e uscendo a pochi passi dal palo alla sinistra di Rui Silva.
Partita molto bella, ma che ha mostrato tutta la differenza che c’è tra le due squadre, lasciandoci in eredità, l’ovvia analisi che essere primi alla terza giornata, vuol dir nulla, se non la soddisfazione di respirare aria di vetta.
Nota: Il Balompie resta una buonissima squadra. Era ampiamente prevedibile che sarebbero usciti battuti dal confronto - impari - con i campioni d’Europa. Sicuramente, anche l’uscita pronti-via di Fekir, non ha aiutato i bianco-verdi nelle sortite offensive, che pure ci sono state. La Roma, dovrà stare molto attenta nel doppio confronto con gli andalusi, che a dispetto della storia recente, rappresentano al momento la prima forza di Siviglia.

Siviglia - Barcellona
Al Sanchez Pizjuan di Siviglia, i “rojiblancos” ospitano gli uomini di Xavi, in un confronto che solo la scorsa stagione, poteva considerarsi sfida di alta classifica, e oggi - comunque solo alla quarta giornata e quindi con un futuro tutto da decifrare - semplicemente una gara tra una formazione in grossa difficoltà, e l’altra al contrario, in ottima salute, sia per gioco espresso, sia per risultati ottenuti. Sfida nella sfida per Jules Kounde, che torna al Pizjuan, da ex odiatissimo.
La squadra di Lopetegui scende in campo con:
Bono - Montiel Gudelj Nianzou Acuna - Jordan Fernando Rakitic - Lamela En-Nesyri Isco
I blaugrana con:
Ter Stegen - Kounde Araujo Garcia A.Balde - Gavi Busquets Pedri - Raphinha Lewandowski Dembele
La partita è subito vibrante
, con il pubblico di casa che spinge forte, bisognosi più che mai di una vittoria che risollevi il morale, e anche una classifica che per il momento recita “uno”, tra i punti conquistati dalla “Lopetegui’s band”. Al 4° minuto, Isco, al limite dell’area, trova con uno scavetto il varco per servire Rakitic, che da pochi passi, spara addosso a Ter Stegen, vanificando la giocata sublime dell’ex Madrid. Nonostante l’ottimo avvio degli andalusi, al 20°, è il Barça, a trovare la rete del vantaggio: palla di Busquets per Dembele, l’esterno francese scappa via in progressione al centrocampo “sevillista”, giunge fino al vertice dell’area di rigore, e appoggia sulla sinistra per Lewandowski, che ritrovandosi Bono sui piedi, opta per un pallonetto; la palla scivola limpida verso la linea di porta, quando Fernando uncina la sfera, giusto un pelo prima che potesse scattare la vibrazione della “goal line”, problema poi risolto da Raphinha, che li ad un passo, dopo aver accompagnato l’azione, non deve far altro che spingerla di testa, oltre le linee nemiche. Al 35°, proprio il fischiatissimo Kounde, propizia un dispiacere ai suoi ex tifosi: dalla fascia destra di competenza, fa partire un cross che spiove in area, palla agganciata di petto da Lewandowski, che poi in perfetto controllo del corpo, gira - meravigliosamente- in sforbiciata alle spalle di Bono. Una delizia per gli occhi…che giocatore. Proprio allo scadere dei primi 45 minuti, Pedri libera dopo un angolo in favore del Siviglia, palla che arriva a Dembele, che riceve sul cerchio di centrocampo, coast-to-coast sull’out mancino, e anziché servire Lewa, tutto solo in area, dribbla il diretto marcatore, per poi tentare un pallonetto che finisce fuori: lo sguardo del polacco è tutto un programma, e il francese, alla stregua di un cucciolo che sa di aver fatto una cosa che non si fa, evita lo sguardo del compagno di reparto, facendo finta di nulla. Chiuso il primo tempo, Lopetegui prova a dare una scossa: al 46° restano negli spogliatoi Jordan e Gudelj, entrano Delaney e Carmona. Neanche il tempo di capire se i cambi possano servire, che arriva il tre a zero per il Barça: angolo per i blaugrana, Raphinha fa partire il traversone col mancino, palla deviata di testa da Kounde - al secondo assist di giornata - e tocco comodo per Erlic Garcia, che tutto solo, fa 0-3. Al 55°, fuori l’autore della terza rete Garcia, al suo posto sul terreno di gioco Sergi Roberto; cambio anche per il Siviglia che richiama un evanescente En-Nesyri che fa spazio a Kasper Dolberg. Al 62°, ancora palla gol per il Barcellona: proprio il neo-entrato, Sergi Roberto, fa partire il cross dalla destra verso il centro, dove al solito, c’è Robert ad aspettare, la palla arriva, e il polacco si butta cercando di deviarla al meglio possibile; alla fine la tocca di esterno destro, ed è solo un grande intervento di Bono, a negargli la gioia del secondo gol. La Champions incombe, e sul tre a zero, è ora di fare un po’ di turnover: al 63°, fuori Dembele, Pedri e Balde, per Ferran Torres, De Jong e Jordi Alba; anche il Siviglia, è atteso dall’impegno europeo, e allora fuori Montiel e dentro Suso, poi al 71° el Papu Gomez, in luogo di uno stanco Isco. Ancora una chance per Lewa, l’ultima prima di andare a riposo: ancora Kounde, autore di una prova sontuosa, mette un tracciante nello spazio vitale del centravanti ex Bayern, questi aggancia, e a tu per tu con Bono, prova di nuovo il pallonetto, stavolta trovando la manona del portiere marocchino, che sventa la quarta marcatura. Minuto 74: “buonanotte Robert, vai a riposare e sogni d’oro, venti minuti buoni anche per Ansu Fati, che subentra al numero nove. Al 93°, ultimo brivido di una notte da dimenticare per i tifosi di casa: da calcio piazzato, in posizione buona per un mancino, si presenta Raphinha; il brasiliano inquadra lo specchio con lo sguardo, ma la conclusione, a differenza dello sguardo, va via verso orizzonti più lontani e inesplorati.
Un Siviglia in piena crisi di risultati e d’identità, soprattutto per via delle pesanti uscite operate sul mercato. Ci vorrà tempo per ricostruirsi, e affrontare il Barça, in questo momento, è davvero un suicidio. Xavi in poco tempo, ovviamente aiutato - non poco - dalle spese pazze fatte sul mercato, ha messo su una squadra a sua immagine e somiglianza, fatta di possesso del gioco e finalizzazione letale, contando sulla vena sempre proficua di uno dei bomber più forti degli ultimi vent’anni.
Domanda: perché prendere Kessie? Cosa c’entra l’ex Milan con questa squadra, e questo tipo di gioco? Boh, alcune cose proprio non le capisco. L’ivoriano credo potesse essere l’uomo ideale nel centrocampo di una squadra come l’Atletico Madrid, non vedo come possa collimare con l’idea tattica di Xavi, ma tant’è. Giusto per il gusto di toglierlo al Milan. 
Bellissime prove di Villareal e Valencia: il submarino amarillo nella gara casalinga, supera agevolmente l’Elche per quattro a zero, con le reti di Gerard Moreno, Lo Celso, Coquelin e Morales; per gli uomini di Gattuso, finalmente una vittoria che riporta un po’ di sorriso, in una settimana che aveva comunque già dato entusiasmo al popolo valenciano, per l’arrivo di Cavani; nel cinque a uno con cui hanno liquidato il Getafe, a segno Lato Toni, Lino, Nicolas Gonzalez, l’ex Milan Castillejo e Hugo Duro. Per il Getafe, a rendere meno amara la giornata, la rete di Gaston Alvarez.

Premier League 6° Giornata

Risultati e classifica dopo 6 giornate.
Everton - Liverpool 0-0
Brentford - Leeds 5-2
Chelsea - West Ham 2-1
Newcastle - Crystal Palace 0-0
Nottingham - Bournemouth 2-3
Wolves - Southampton 1-0
Tottenham - Fulham 2-1
Aston Villa - Manchester City 1-1
Brighton - Leicester City 5-2
Manchester Utd - Arsenal 3-1

CLASSIFICA PREMIER LEAGUE:
ARSENAL 15 - MAN CITY 14 - TOTTENHAM 14 - BRIGHTON 13 - MAN UTD 12 - CHELSEA 10 - LIVERPOOL 9 - BRENTFORD 9 - LEEDS 8 - FULHAM 8 - NEWCASTLE 7 - SOUTHAMPTON 7 - BOURNEMOUTH 7 - WOLVES 6 - CRYSTAL PALACE 6 - EVERTON 4 - ASTON VILLA 4 - WEST HAM 4 - NOTTINGHAM FOREST 4 - LEICESTER 1

Manchester United - Arsenal
Un Manchester United in netta ripresa, affronta tra le storiche mura dell’Old Trafford, la prima della classe, l’Arsenal, che arriva a questo appuntamento a punteggio pieno: l’unica in Europa a quindici punti dopo cinque partite. 
Ten Hag, butta subito nella mischia il nuovo acquisto Antony, giocatore che conosce come le sue tasche, avendolo allenato nel lungo periodo in cui si è seduto sulla panchina dell’Ajax. Così, l’undici dell’olandese:
De Gea - Dalot Varane Martinez Malacia - McTominay Eriksen - Antony B.Fernandes Sancho - Rashford
Arteta risponde cosi:
Ramsdale - Ben White Saliba Gabriel Zinchenko - Lokonga Xhaka - Saka Odegaard Martinelli - Gabriel Jesus
Al dodicesimo
, Odegaard sradica palla a centrocampo dai piedi di Eriksen, Lokonga al suo fianco, serve subito palla in profondità per Martinelli, il quale aggancia il pallone di destro, e di sinistro calcia a incrociare: la palla scivola perfettamente verso il palo più lontano, dove De Gea non può arrivare. Sarebbe uno a zero “gunners”, ma il Var ravvisa come falloso l’intervento di Odegaard su Eriksen, e quindi gol annullato. Rivedendo le immagini, è chiaro il fallo del norvegese ex Madrid, quindi corretta la decisione dell’arbitro. Al trentesimo, è ancora Martinelli, a creare pensieri alla difesa dei Red devils: Odegaard, dalla destra, fa partire il traversone verso sinistra, il brasiliano impatta di testa verso la porta, ma trova la respinta decisa di De Gea, che sventa il possibile vantaggio ospite. Dopo l’inizio a tinte “gunners”, è però il Manchester a trovare il vantaggio: al minuto 34, Rashford, posizionatosi al limite dell’area, pesca sulla destra Antony, che di mancino calcia a rete, trovando l’angolo più lontano; vantaggio per i padroni di casa, e prima rete per l’ex Ajax con la maglia dei “diavoli rossi”.  Al 58°, fuori Antony, non al massimo della condizione, dentro Cristiano Ronaldo. Neanche il tempo di scaldarsi, che arriva la doccia fredda per Cr7 & co: al 60°, ancora Odegaard a inventare per gli ospiti; palla lavorata sulla mezza luna, e messa in area cercando Gabriel Jesus, Dalot arriva in anticipo sull’ex City, ma deviando la sfera, finisce per fare assist a Saka, che a porta vuota, proprio non può sbagliare; uno a uno, e tutto da rifare per gli uomini di Ten Hag. L’inerzia della partita, adesso è in mano agli ospiti, che sembrano poter ribaltare la gara da un momento all’altro. Così non è, però. E’ di nuovo il Manchester a colpire, nel miglior momento degli avversari: al 66°, un lancio da “Dio del calcio” da parte di Bruno Fernandes, spalanca una prateria per Rashford, l’inglese si butta con forza nello spazio, e calcia, sicuro, in diagonale, a battere Ramsdale; realizzazione super, assist di piùAl 74°, ancora una volta, Bruno Fernandes inventa calcio. Cristiano, a metà campo, in caduta, riesce ad allargare per Bruno, l’“otto” la stoppa, e fa partire il lancio in profondità, con cui taglia lo sbilanciato centrocampo dell’Arsenal, la palla quindi giunge sui piedi di Eriksen, che sereno va, verso la porta: al suo fianco Rashford, che aspetta di ricevere la sfera per chiudere definitivamente la contesa, la palla arriva, e il finale è da copione. Tre a uno, e fine all’imbattibilità dei londinesi.
Quarta vittoria consecutiva per il Manchester, che dal 22 agosto, giorno del “monday night”, che li vedeva faccia a faccia contro il Liverpool di Klopp, sanno solo vincere, probabilmente rinati proprio lì, con quel due a uno che ha rimesso in sesto, una squadra che sembrava realmente allo sbando, senza gioco, ne costrutto. Bravo Ten Hag, a rimettere in piedi questa squadra. Anche qui però, come nel caso del Barça, la moneta sonante aiuta non poco, anzi ha un ruolo cruciale, se puoi spendere centosettanta milioni in dieci giorni, tra Antony e Casemiro. Un bel toccasana. Quando l’ex Real, sarà in pianta stabile nell’undici titolare, la squadra non potrà far altro che migliorare ancora, e chissà, forse proporsi addirittura come candidata al titolo. 
Per il momento, la regina d’Inghilterra, risiede ancora a Londra, sul trono “bianco-rosso” dell’Arsenal.
Le partite inglesi con spunti interessanti, rischiano di essere davvero troppe, per cui mi limiterò solo ai match veramente chiave di giornata, per il resto, chiudiamo il cerchio con appunti sparsi.
Il City impatta in casa dell’Aston Villa, non riuscendo quindi a sfruttare il big match che ha stoppato l’Arsenal: l’ennesimo gol di Haaland, vale solo un punto, comunque un piccolo passettino in avanti verso la vetta della classifica.
Il Chelsea dopo la battuta d’arresto in settimana, riesce a tornare alla vittoria, seppur all’ultimo respiro contro il West Ham, grazie alla rete allo scadere di Havertz. Di Chilwell e Antonio, le restanti reti della partita.
Il Tottenham, continua a macinare punti, con Conte che si è messo in modalità “tomo tomo, cacchio cacchio”: a Hojbierg e Kane, risponde il solito, implacabile, Mitrovic, arrivato a quota sei, in sei partite, in barba a chi lo reputava goleador solo in Championship.
Il Liverpool, impatta ancora, nel derby del Merseyside: Nunez, rientrato dalla squalifica, viene subito schierato titolare da Klopp, non venendo però ripagato in termini di reti. Al Goodison Park infatti, finisce 0-0, la sfida contro i rivali cittadini: e pensare che la prima gara ufficiale, ci aveva mostrato un Liverpool in  gran forma, in quel tre a uno con cui si aggiudicarono il Community Shield. Da quel giorno, poche buone nuove in casa reds, che hanno raccolto sinora soltanto nove, dei diciotto punti in palio.

Sperando di aver esaurito discretamente quanto accaduto nei “top four”, un saluto a tutti, e sotto con Champions ed Europa League:
Forza italiane! Daje!

 

ForzaRoma27