Di quello che l'Internazionale di Milano fece a cavallo tra Calciopoli e la fine del primo decennio del duemila, ci rimane una grande e magica serata del Bernabeu, dove il cielo si tinse dopo tanto di nerazzurro. Degli scudetti di Mancini e Ibrahimovic nel cuore dei tifosi non vi é traccia alcuna, e ogni protagonista di quello scorcio di storia é stato ben presto dimenticato.

Dimenticato o sostituito?

In una notte nell'aprile 2008, l'allora patron dell'Inter Massimo Moratti pensò di affidare la panchina della sua squadra ad un uomo di 45 anni, che aveva appena vinto Champions (col Porto!) e Premier (Chelsea). L'amore con la piazza fu a prima vista, e ogni tifoso prese sotto la sua ala protettrice il tecnico portoghese. I risultati arrivarono copiosi e il susseguente addio fu traumatico ma fisiologico.

Sono passati 10 anni dal triplete della notte di Madrid, e il nome del portoghese riecheggia ancora nelle case degli appassionati del biscione. Risuona grazie ad un uomo venuto anch'egli dall'Inghilterra (stesso club), capace in pochi mesi di riportare l'entusiasmo ma soprattutto i risultati ad un Inter che negli ultimi anni, aveva collezionato solo figuracce e figuranti. Si é straparlato tanto fino a qua, elogiando il primato in classifica (già accaduto recentemente) e il "Sacro fuoco" che l'allenatore infonde ai propri giocatori. Quello che é sicuro, é che si é arrivati a fare 37 punti su 42 con applicazione e duro allenamento. Il lavoro é sempre stato il cavallo di battaglia di Conte. 

Se paragoniamo l'Inter di Mourinho a quella di Antonio Conte, quello che balza subito all'occhio è un grande sbilanciamento dalla parte del portoghese, in merito alla qualità della Rosa. L'Inter del 2010 é probabilmente una delle squadre più complete delle ultime decadi e i trofei vinti ne sono buoni testimoni, anche se come parco attaccanti forse oggigiorno c'e più estro e potenza alla Suning Training Center. Se pensiamo sia una banalità trasmettere responsabilità e senso del dovere ai calciatori, una grande analogia tra i due tecnici é sicuramente il metodo di comunicazione. Diverso ma d'impatto. Anche se il basso profilo è sempre stato il cavallo di battaglia di Conte, le dichiarazioni dopo Dortmund sembravano le interviste di Mourinho. Dejavu! Lo sfogo dopo quella partita di Champions ha toccato i punti fondamentali della strategia interista e il mercato di questo mese regalerà sicuramente al tecnico leccese qualche pezzo da novanta, per puntare definitivamente a levare lo scettro alla Juventus. 

Oggi non sappiamo se l'Inter vincerà lo scudetto oppure l'Europa League, oppure la coppa Italia, ma quello che é certo é che sicuramente il gruppo é attrezzato per poterlo fare, e le promesse del marzo 2019 (dove Marotta scelse Conte) sono state ampiamente mantenute. La piazza voleva una "ripulita" allo spogliatoio ed é stato fatto (nessun caso finora, rarità), gli investimenti sono stati portati a casa (Barella, Lukaku, Sensi) e gli allenamenti molto più faticosi e applicati. Sembra di vivere dieci anni fa.
Bentornato José.
Parli il salentino ora!