Il termine "vergogna" è troppo duro quando ci si rivolge al mondo dello sport, a meno che non si parli di doping o di gravi atteggiamenti antisportivi, come causare volontariamente danni fisici all'avversario; questo perchè un gioco rimane sempre un gioco, si vince e si perde. Detto questo, con la giusta riponderazione del termine, la "vergogna sportiva" nella partita di ieri sera, tra Juve e Lione, ricade in buona parte sul tecnico nato a Napoli e sulle scelte, poco idonee, operate dalla dirigenza, per consegnargli una squadra e non degli alibi.

C'era una volta una Juventus con un centrocampo straordinario, Marchisio-Pirlo-Pogba-Vidal. Come si è arrivati, pur aumentando il fatturato e la conseguente potenza di acquisto, a sostituire un quartetto che era costato il solo cartellino di Vidal e qualche spicciolo, con un centrocampo che trova l'unico faro in Bentancur, sicuramente autore di una buona stagione, ma alzi la mano chi se la sente di paragonarlo anche solo ad uno dei 4 qui sopra. Rabiot, nel finale di stagione, si è in parte riscattato, per il resto: Khedira e Ramsey, la cui tenuta atletica era da considerare con più attenzione, praticamente non pervenuti, Matuidi, fuori progetto, giocatore valido atleticamente, ma non per impostare un certo tipo di gioco, infine Pjanic, forse l'unico all'altezza tecnicamente, passato dall'essere il centro del progetto, ad esserne ai margini, con prestazioni sempre meno convincenti, qui può aver influito l'addio già certo ai colori bianconeri.

Rimane il fatto che nella storia del calcio, a certi livelli, mai si è vista giocare bene una squadra dotata di un centrocampo lento nel verticalizzare, impreciso nel palleggio e poco efficace nel recupero palla. Se vuoi proporre un gioco offensivo, la costruzione della manovra deve avere interpreti idonei. Il possesso palla, passa da due dati oggettivi: perdere pochi palloni e recuperarli in fretta, abbinando la capacità di mandare in porta gli attaccanti, se no diventa  facile, per le difese avversarie, chiudersi. Andava costruito un centrocampo con queste caratteristiche per giustificare l'ingaggio di Sarri.

La prima Juve di Allegri, è stata probabilmente la più equilibrata nel suo 11 titolare, aveva leader e giocatori forti in tutti i reparti, piegata, pur dando fiera battaglia, solo da uno straordinario Barça. Due anni più tardi, l'accento spostato sulla solidità difensiva, trovava un equilibrio comunque efficace, in Italia e sopratutto in Europa, Cardiff a parte ovviamente, ma la forbice fra il peso specifico dei reparti si avviava ad una vistosa asimmetria di valori, con il centrocampo più abituato a coprire che costruire. La presenza di Cristiano Ronaldo e, più ad intermittenza, di Dybala, produce lampi che risolvono le partite, ma non può produrre bel gioco, per quello serve un 11 pensato diversamente, con, ovviamente, i suoi fuoriclasse come ciliegina.

E' sempre facile parlare col senno di poi, ma il centrocampo, costruito come su detto, diventa un alibi per un allenatore con l'impronta di gioco mostrata a Napoli, molto più che quel rigore che ha messo in salita la qualificazione dopo pochi minuti, perchè era evidente che il centrcampo sarebbe stato il centro nevralgico dell'impostazione sarriana. Ogni società ha la sua impronta: la Juve si è dimostrata vincente in Italia ma da 25 anni non vince in Europa, provare a cambiare era doveroso, così come farlo in maniera più razionale, individuando le priorità negli interventi di mercato.

Per quanto invece riguarda Maurizio Sarri, la vergogna (sempre sportivamente parlando, ci mancherebbe) è quella di continuare ad accogliere ogni tipo di giustificazione: si è formato in un mondo antijuventino, incarnandolo anche per qualche stagione: attaccare arbitri, fatturato ecc altrove ci può stare, non entro nel merito, ma a Torino, sponda bianconera, gliel'han detto dal primo giorno: Conta vincere! Non piangere. Se non ci riesci, non sei stato abbastanza bravo. La Champions è l'obiettivo da anni, inutile nascondersi. Inutile negare che, se vinci quella, hai fatto qualcosa che da un quarto di secolo non riesce a nessuno su quella panchina. Se vinci il nono scudetto di fila, certo è un trofeo importante, ma non un inedito. Col titolo nazionale, il tecnico è stato in grado di mantenere uno standard in linea col recente passato, ma anche senza arrivare in fondo, superare gli ottavi era il minimo sindacale per il primo degli obiettivi.

Ha pescato la squadra più abbordabile degli ottavi, ha perso all'andata senza nemmeno segnare un goal, senza creare pericoli e, nel ritorno, se non fosse stato per CR7 sarebbe arrivato al massimo un pareggio; di fronte a prestazioni del genere, nel doppio confronto, con un avversario nettamente alla portata, non è da Juve attaccarsi a nessun tipo di giustificazione. Cosa possiamo dire del fatturato del Lione? Può competere con quello della Juve? Eppure Juve eliminata e Lione ai quarti: uscire con Barça, Real, City, Bayern, ci può stare, sono tutte squadre attezzate per arrivare in fondo, ma così... Negli atteggiamenti, nella comunicazione, nello stile, troppo distanti Sarri e la Signora: credo che entrambi siano due splendide realtà sportive, ma sono opposti che non si attraggono.