Ogni cosa a suo tempo”, “la vita è una ruota che gira e che va”.
Sono tanti gli aforismi che indicano un solo e importante concetto. Prima o poi le situazioni variano e chi occupava una posizione negativa potrebbe trovarsi al top o viceversa. Persino la Bibbia declama un simile pensiero: “gli ultimi saranno i primi”. E’ chiaro che Gesù non aveva certamente intenzione di riferirsi agli eventi terreni, ma a qualcosa di più grande e probabilmente inimmaginabile con la limitatezza delle facoltà umane. Detto questo, le astrazioni sono comparabili e riconducibili l’una all’altra. “Il vento cambierà”. Anche tale espressione viene sovente pronunciata per indicare una modifica nella rotta della vita di un individuo ed è fortunatamente veritiera. Ci si immagini una realtà nella quale non si abbia la possibilità di variare il proprio status. Sarebbe tutto assurdamente immobile. La persona perderebbe ogni motivazione e stimolo nel proseguire la propria attività. La situazione diverrebbe certamente insostenibile e inaffrontabile. Invece già i filosofici greci, fini pensatori, avevano compreso come “tutto scorre” e lo rimarcavano con il celebre “panta rhei” eracliteo che si contrappone alla filosofia dell’essere parmenidea.

Tutto questo vale anche nel calcio e nello sport in generale.
Si giunge da anni piuttosto bui per molte discipline agonistiche italiane, ma ultimamente pare di vivere un periodo di crescita o almeno questo è quanto si percepisce possa accadere. Si pensi al tennis maschile dove Fabio Fognini e Matteo Berrettini stanno difendendo egregiamente il tricolore essendo rispettivamente numero 11 e 13 della classifica ATP. Siamo, quindi, vicini alla top ten mondiale. Davanti ai 2 azzurri vi sono solo giocatori di livello assolutamente fenomenale come i “marziani” Djokovic, Nadal e Federer nonché altri destinati a un futuro particolarmente roseo tipo Medvedev. Nonostante la mesta uscita di scena prematura ai Mondiali cinesi, anche la Nazionale di basket maschile potrebbe fornire soddisfazioni importanti. Molto dipenderà dal preolimpico e dalla possibilità che ne deriverà di partecipare alla kermesse giapponese ormai distante poco meno di un anno. La pallavolo femminile vanta una squadra giovane che negli ultimi 12 mesi ha centrato un argento in Coppa del Mondo e un bronzo europeo. Niente male anche in considerazione del fatto che le azzurre sono sempre e solo state sconfitte da un’unica avversaria. Si tratta di quella Serbia che assomiglia molto a una “bestia nera”. Nell’attesa di un segnale positivo da Vettel, la Ferrari sta crescendo insieme al suo campioncino Leclerc capace di vincere a Spa e pure a Monza dove la Rossa non festeggiava dal 2010 quando Alonso fece esplodere di gioia i tifosi del Cavallino. D’altronde Charles ha imparato a guidare a Montecarlo, università della Formula Uno. Non può che considerarsi un predestinato. Una citazione deve essere palesata anche per i tanti italiani che corrono la Motogp con Dovizioso che, allo stato dell’arte, pare il capopattuglia. Non si dimentichi il ciclismo con Nibali che è stato in grado di centrare la vittoria nei 3 grandi giri: Italia, Francia e Spagna. La speranza è che lo Squalo dello Stretto porti ulteriori importanti soddisfazioni in attesa di giovani sostituti: Aru, Ciccone?

Senza voler dimenticare alcuna disciplina e pensando anche ai vari campioni dell’atletica come Tortu, del nuoto con il “settebello” campione del mondo in carica o dello sci ci si vuole concentrare su quello che rappresenta senza alcun dubbio lo sport più popolare d’Italia. Si tratta del calcio. L’estate che sta mestamente volgendo al capolinea era iniziata all’insegna degli Europei Under 21, che sono stati disputati proprio nel Belpaese. Se posso permettermi di rimarcare una leggera nota stonata, questi non hanno avuto l’eco mediatico e di pubblico che avrebbero meritato. Per carità, quando giocava l’Italia gli stadi erano pieni. Detto questo, l’ambiente era molto ovattato e se si leva l’impianto in cui veniva disputato il match, non si notava una grande attenzione intorno agli allora ragazzi di Di Biagio. L’organizzazione è stata pressoché perfetta.
Il popolo del pallone azzurro, forse giustamente e meritatamente distratto dal calcio femminile, ha perso un’occasione
. Lo stesso si potrebbe dire per la nostra Nazionale eliminata ai giorni. Il format del torneo, però, prevedeva che, su 4 compagini del raggruppamento, solo una potesse accedere alla fase successiva. Traduzione: se si perde anche una sfida, si corre il concreto rischio di “fare armi e bagagli”. Così è stato. E’ bastato un passaggio a vuoto contro la Polonia per cancellare le 2 vittorie con Spagna e Belgio. In ogni caso il grande valore della squadra azzurra resta inalterato e a dimostrazione di questo rimane ben impresso il 3-1 rifilato alle Furie Rosse con annessa grande prova. Tale risultato aveva messo alla graticola la compagine che poi ha vinto la manifestazione.
Nonostante tutto è andata male e questa è una caratteristica dello sport italico che dovrebbe essere migliorata. Quando la situazione diventa agevole, si tende a tranquillizzarsi commettendo leggerezze che rischiano di mandare a monte tutto il lavoro svolto in precedenza. Quanto accaduto 3 mesi orsono, non può comunque rappresentare un problema eccessivo. D’altronde i tornei giovanili hanno soprattutto l’importante valore di preparare i ragazzi a un grande futuro. I rampolli del calcio italiano promettono molto bene e alcuni di questi potranno essere presto protagonisti con la nazionale di Mancini. Anzi, in molti vantano già tale privilegio.

Si giunge, invece, alle dolenti note.
Non che “l’Italia dei grandi” rappresenti, allo stato dell’arte, una squadra che faccia soffrire i tifosi azzurri. Se si guarda al recente passato, però, ci si pone immediatamente le mani tra i capelli. Circa 2 anni fa, non un’era geologica, la nostra Nazionale capitombolava in Svezia per poi pareggiare il match di ritorno a San Siro e dire addio al Mondiale 2018 disputatosi in Russia. Fortunatamente il lasso temporale trascorso e soprattutto il concludersi dell’evento sono stati utili a lenire le ferite, ma Euro 2020 è una manifestazione che gli azzurri non possono certo mancare. Per centrare il pass che garantirà loro l’acceso al torneo basta davvero poco. La classifica del girone J di qualificazione alla kermesse continentale vede gli uomini di Mancini in testa a punteggio pieno, 18 punti. Al secondo posto si trova la Finlandia che vanta 12 lunghezze. L’Armenia segue a 9. Bosnia, Grecia e Lichtenstein sono ancora più distaccate. Le prime 2 squadre della graduatoria saranno agli Europei. Risultato: con 4 punti in altrettante sfide, gli azzurri avranno l’aritmetica certezza di partecipare al torneo. Probabilmente, però, basterà anche uno sforzo inferiore. Il cuore è sempre legato al classico aforisma di “trapattoniana memoria”: “non dire gatto se non l’hai nel sacco”. La ragione, tuttavia, porta a immaginare un’Italia che parteciperà e inaugurerà il prossimo Europeo. Tale torneo itinerante, infatti, prevede la sua prima gara allo stadio “Olimpico” di Roma. Se la nostra nazionale sarà presente alla kermesse avrà l’onore di disputare quella sfida in programma il 12 giugno 2020.

Sino a dove potrà giungere l’Italia? Ecco, questo rappresenta un quesito molto più complesso rispetto a quello relativo alla possibilità di partecipare al torneo. Boh. La situazione è alquanto enigmatica e strana. Tale prerogativa, però, potrebbe pure essere favorevole agli azzurri. All’inizio dell’articolo di parlava di cambiamento. Ecco, quanto sta accadendo a livello di nazionali di calcio pare poter seguire questa traiettoria. La fine del primo decennio del nuovo secolo ha segnato un impressionante dominio ispanico che è iniziato nel 2008 con la vittoria degli europei austro elvetici per proseguire 2 anni più tardi nel mondiale sudafricano e concludersi nel 2012 con il bis continentale centrato, ahinoi, nella famosa finale di Kiev dove le Furie Rosse ci demolirono con un pesante poker di reti. Da quel momento, però, la Spagna ha spento la luce e non è più riuscita a oltrepassare gli ottavi di finale delle 2 principali manifestazioni rivolte alle nazionali. Nel 2014, la Germania trionfava in Brasile dando adito a possibili pensieri di un lungo ciclo di successi che in realtà non è mai avvenuto. Il 2016 verrà ricordato come l’anno di Cristiano Ronaldo. Il talento lusitano demolì la concorrenza trionfando in Champions League e all’Europeo francese. Poco importa se un improvvido intervento di Payet gli impedì di disputare quasi tutta la finale di Parigi. Lui era lì, insieme a Santos, a guidare il Portogallo verso un’incredibile vittoria. Pareva difficile immaginare che 24 mesi dopo, quella squadra riuscisse a salire sul tetto del mondo. Infatti, a Mosca, festeggiarono proprio i transalpini.

Chi siederà sul trono a “Wembley”? La stagione che ci porterà diritti alla manifestazione continentale sta emettendo i primi vagiti e non è semplice comprendere chi potrà essere il futuro campione. Osservando i gironi di qualificazione si nota una Spagna pronta a tornare alla ribalta e la sua nazionale under 21 conferma tale ipotesi. La storia recente, però, insegna che gli iberici hanno costantemente superato in maniera molto agevole i “preliminari”. I problemi sono sorti durante il mese della kermesse. Di certo non ci si trova di fronte alle Furie Rosse che 10 anni fa creavano terrore in ogni angolo del mondo. Capitan Sergio Ramos è rimasto uno degli ultimi baluardi di quella compagine epica e ha le sembianze di chi prova a trascinare un’intera squadra verso la gloria. Non va dimenticata neppure la questione legata al c.t.. Luis Enrique che è indisponibile e nell’ultimo anno ha dovuto affrontare una terribile situazione personale. Purtroppo ha visto sua figlia perdere la vita a soli 9 anni a causa di una tremenda malattia. Attualmente la guida tecnica della nazionale è affidata a Robert Moreno. La Francia? Dopo il successo in Russia, i transalpini sono considerati assolutamente tra i favoriti. Se vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più. Non è un caso se a seguito della grande avventura dell’est, la squadra di Deschamps non è riuscita a ottenere il risultato sperato in un girone di Nations League davvero complicato. L’Olanda è stata in grado di superare i Blues e pure la Germania. Lloris, Umtiti, Pogba, Kantè, Griezmann e Mbappé. La spina dorsale è sempre la stessa ed è assolutamente indiscutibile, ma non si riesce a comprendere se avrà la forza di replicare l’eccellente risultato ottenuto in Russia. I tedeschi? Beh vendendoli ora… L’attuale rappresentativa teutonica appare come quanto di più lontano possa esistere da quella che nel 2014 salì sul tetto del mondo. La Germania ha perso tutta la sua solidità. Gli interpreti di quel successo avanzano nell’età e i sostituti, seppur potenzialmente forti, faticano a raccoglierne l’eredità. Non è un caso se la nazionale di Low è retrocessa nella “serie B” della citata Nations League e sta lottando con unghie e denti per partecipare a un Europeo che è tutt’altro che sicuro. L’Olanda? Gli Orange sono una nazionale piuttosto giovane e promettente. Basti la coppia di difensori centrali per comprendere il valore della squadra: de Ligt e Van Dijk. Pure la mediana vanta giocatori come de Boer e Wijnaldum. L’attacco poggia molto su Depay. Occorre “trasformare la potenza in atto” e qui emerge il classico problema degli Orange che, nonostante il valore dei calciatori a disposizione, nella loro storia hanno vinto un solo Europeo senza mai “alzare la Coppa Rimet”. Un motivo ci sarà… L’Inghilterra? Anche questa fa paura, ma pure per lei trionfare non è mai semplice. La Nazionale dei 3 Leoni giunge da un quarto posto in Russia. La crescita è costante e la Premier è attualmente il miglior campionato del mondo. I sudditi delle Regina non sono di certo avversario da sottovalutare così come non lo è il Belgio. Gli uomini di Martinez sono davvero forti e Bruxelles potrebbe essere finalmente pronta a festeggiare un trofeo calcistico. La città sede del Parlamento Europeo non ha mai potuto assaporare le celebrazioni di una vittoria al Mondiale o all’Europeo. Non è certo impossibile che giocatori come Hazard, de Bruyne, Mertens e Lukaku possano finalmente essere pronti a fornire tale gioia al loro popolo. Non è però neppure così prevedibile. Il Portogallo fresco detentore della Nations League? Molto dipenderà anche da Sua Maestà, CR7. Difficile, però, che i campioni in carica possano riconfermarsi.

All’appello mancano le famose outsider che in tali situazioni piuttosto confuse risultano sovente protagoniste. Se non vogliamo considerarci tra le favorite, non possiamo che essere tra le possibili sorprese. Il progetto di Mancini funziona e negarlo pare quasi inutile esercizio di modestia. Detto questo è giusto frenare facili entusiasmi in quanto le recenti prove convincenti sono giunte con avversarie che quasi certamente non avranno vita semplice all’Europeo. Le squadre che ci hanno creato maggiori difficoltà sono, infatti, Bosnia, Finlandia e Armenia. Non si tratta di vere e proprie armate, ma il cammino immacolato è sempre un importante segnale positivo, anche perché già le sfide precedenti contro squadre più quotate come Polonia e Portogallo avevano emanato sensazioni positive. Ciò che convince in maniera più efficace è l’identità. Questa squadra ha un suo marchio e in una Nazionale tale prerogativa non è mai scontata. Sulla scia della modernità dilagante anche il c.t. di Jesi vuole che la sua compagine esprima un buon calcio, giochi di prima, tecnicamente bene e soprattutto sia propositiva. L’Italia non scimmiotta nessuno, ma cerca di seguire quelle che sono le più recenti direttive dei freschi vincitori a livello di club. Pure il pressing alto è un’espressione del gioco italico. Trattasi di nazionale giovane e composta da calciatori con piede educato, ma pure ampie capacità polmonari. La mediana è il palese esempio di tale connubio. Verratti, Jorginho, Barella, Sensi e Lorenzo Pellegrini rappresentano giocatori con simili doti. Se il centrocampo sembra gerarchicamente ben definito, con i primi 3 atleti sopracitati che paiono le scelte costanti di Mancini, l’attacco è ancora in costruzione. Insigne dovrebbe essere tra coloro che parteciperanno all’Europeo così come Chiesa, Bernardeschi e Zaniolo. Chi sarà la prima punta? Il marchigiano si è pure affidato al falso nove, ma recentemente sembra preferire un centravanti di ruolo. Al momento Belotti è il favorito, ma Immobile vuole giocarsi tutte le sue chance. Lasagna resta più distaccato. Parlando di bomber non si può non citare Balotelli. E’ chiaro che se SuperMario dovesse fare una grande stagione a Brescia potrebbe aggrapparsi al gruppo che giocherà la kermesse estiva. Ma Inglese? Questo è un quesito che gradirei davvero porre al nostro c.t.: “Roberto perché non convochi mai l’attaccante del Parma?”. Il giocatore pare essere davvero forte e pure adatto al gioco espresso dalla nuova nazionale. Sarà da valutarsi pure la situazione di Kean che potrebbe essere aggregato anche come esterno offensivo del 4-3-3. Per quanto riguarda la difesa, non paiono esservi dubbi su Bonucci, Acerbi e Romagnoli. La speranza è che capitan Chiellini sia abile e arruolato. Le alternative portano i nomi di Izzo e Mancini con il difensore del Toro che potrebbe comunque partecipare alla spedizione continentale nel ruolo di terzino. In questa posizione Emerson sembra avere tutte le prerogative per la titolarità della corsia di sinistra. De Sciglio è forte candidato a essere suo vice. A destra, oltre al citato granata, ci sarà Florenzi. Nel ruolo di portiere vi sono pochi dubbi sulle garanzie chiamate Donnarumma e Sirigu.


Vi sono tutte le carte in regola per disputare quantomeno un buon Europeo.
A questo gruppo manca una peculiarità che ha caratterizzato parecchi dei precedenti trionfi azzurri. Si tratta dei blocchi di giocatori facenti capo a un unico club. Si pensi al Mondiale del 1982. Lì la Juve “dominava” la spedizione ispanica azzurra. Nel 2006, invece, bianconeri e milanisti avevano un’enorme componente in nazionale. La squadra di Mancini è un miscuglio più eterogeno. E’ chiaro che la maggior conoscenza maturata durante la stagione regolare può facilitare il lavoro del c.t.. Lo jesino dovrà avere la capacità di superare pure quest’ostacolo così come cercare di affidarsi anche a diversi interpreti. Pare quasi che il marchigiano sia poco avvezzo alle novità. Berardi, per esempio, potrebbe essere un uomo utile al futuro azzurro così come il citato Inglese. Intanto, però, il nostro c.t. ha già centrato l’obiettivo di resuscitare una squadra davvero molto malmessa dopo la debacle del 2018.