Sembrerà strano, ma al di là del non gioco (vincente) impartito alla sua squadra, sono molto d'accordo con Allegri.
Non c'è alcun motivo per fermarsi di fronte a cori razzisti: perché infatti non farlo anche di fronte al coro costante "devi morire" o agli insulti rivolti a parenti vivi e morti? L'Italia trabocca già di chiacchiere e di ipocrisia. Cosa ci si può aspettare, infatti, da un paese in cui le trattative per far giocare una partita vengono gestite dallo Stato e da Genny 'a carogna? Salvo poi punire in tutti i modi il medesimo negoziatore, con la stessa viltà degli educatori impotenti di cui abbondano le cronache e la letteratura.

Si scopre ora su un quotidiano nazionale che il casinista gran lavoratore, defunto in mezzo agli esponenti delle tifoserie di due o tre squadre armate di cinghie, catene, spranghe e roncole, risulterebbe essere titolare di una ditta insieme all'ex amministratore unico della società per cui lo stesso farebbe il tifo e in occasione delle cui partite sarebbe stato più volto daspato. Ma evidentemente queste cose, note a un giornalista tramite una semplice ricerca su Internet, sono ignote al severissimo procuratore federale.
Ci spieghi il procuratore federale come mai nessun provvedimento altrettanto roboante viene mai assunto dalla sua procura contro i violenti tifosi della sua città (e forse della sua squadra del cuore) autori di devastazioni in ogni stadio e in ogni dove, tra Italia ed Europa? Come mai la sua attenzione si concentra invece sulle altre squadre di vertice, al punto da scoprire che solo una società in Italia, guarda caso la Juventus, regala biglietti ai facinorosi? Aspettiamo ancora di sapere da dove venissero le intercettazioni di Andrea Agnelli che  non risultavano da nessun documento ufficiale.
E come mai, salvo mio errore, la procura figc non abbia assunto nessun provvedimento contro le ultime dichiarazioni del presidente del Napoli? Il problema è che di fronte ai giovani e al popolo le istituzioni italiane non sono più credibili e, paradossalmente, è molto più salvifica (ai loro occhi) una appartenenza ad una fratellanza criminale, perché tali sono le curve delle catene e dello spaccio, piuttosto che a una comunità di finti valori retta solo dal denaro e dagli interessi personali e/o di parte. Basti guardare la fine dell'arbitro Gavillucci, che ebbe il coraggio di  interrompere una partita per cori razzisti: dalla serie A ai ragazzini.

Per questo, probabilmente, ha ragione Allegri, dicendo che la vera rivoluzione la possono fare solo gli sportivi andando ad educare dal basso i bambini. Il resto è già bello che andato, alla faccia degli Ancelotti e dei Gattuso che, tra svastiche in curva a Madrid e testate agli allenatori avversari, vorrebbero fare oggi lezioni di civiltà a coloro con cui hanno beatamente convissuto per anni.