Io so. Io potrei farvi i nomi, uno per uno. Potrei farli, ma non li farò, perchè da anni sono sotto gli occhi di tutti, di chi vuol vedere. Sotto gli occhi, ma non sulla bocca. 
Io so. Io so chi ha avallato simili scellerate operazioni, chi sedeva dietro quelle scrivanie, in via Durini prima e in corso Vittorio Emanuele poi, quando veniva scambiato il grano con la pula. Io so.
E io ricordo le motivazioni date in pasto ai tifosi e alla stampa, a giustificazione di tali misfatti tecnici e sportivi.
Una volta era la necessità di risanare il bilancio; un'altra era l'incompatibilità con l'alleatore ("o io, o lui!", vero Mr. Lippi e Mr. Cuper?!) un'altra volta era il diretto interessato che era timido, poveretto, troppo timido e subiva la pressione di San Siro e la maglia della Beneamata gli bruciava sulla pelle come la camicia di Nesso; un'altra volta ancora erano i capricci del mago di turno che puntava i piedi e teneva il broncio se non gli si portava a casa il suo giocatore preferito, anche a costo di sacrificare per costui le pepite d'oro del vivaio... (vero, Mr. Spalletti?!).
Io so, perché io c'ero. E soffrivo. Soffrivo in silenzio dinnanzi al florilegio.
Sentite qui: Roberto Carlos, Roberto Baggio, Ronaldo (l'originale), Andrea Pirlo, Clarence Seedorf, Philippe Coutinho, Mateo Kovacic, e da ultimo Nicolò Zaniolo. Cos'avevano in comune i suddetti calciatori (lasciamo a parte il solo Ronaldo, perché hors categorie, come dicono i cuginastri)? Semplice, disegnavano calcio. Inventavano calcio, scoppiavano di talento, in squadre ove (ahimè!) ultimamente il talento non abbondava per certo.
Tutti ceduti o costretti a cambiar aria, per uno qualunque dei motivi assortiti suesposti.
Come si spiega? Incompetenza o scarsa lungimiranza dei dirigenti? Certamente, ma v'è di più e di più profondo.
La motivazione reale sottesa, probabilmente inconsapevole, è di natura filosofica: l'idiosincrasia per l'Estetica, quella con la E maiuscola, quella che inseguivano in campo i predetti giocatori, toccati in fronte (e nei piedi) dagli dei del pallone.
E, come nei miti greci, l'eccessiva felicità e l'esuberante talento umano scatenavano l'invidia degli immortali, conducendo a rovina gli sventurati; così lo stesso Fato subiscono da anni, alla Beneamata, i giocatori talentuosi.

Come se ne esce? Cambiando radicalmente rotta, studiando e applicando l'Estetica al calcio, a partire dalla scelta dei dirigenti e dell'allenatore. Privilegiando finalmente chi di calcio ne capisce, e sa che il punto di partenza dev'essere sempre il bel gioco, il talento, la fantasia, cioè gli ingredienti che hanno reso il calcio lo sport più popolare e amato nel mondo.
Perseverando su questa strada senza farsi scoraggiare dagli inevitabili insuccessi iniziali (vedi il caso De Boer, scelta in controtendenza nella storia recente dell'Inter).

Per questo mi tremano i polsi quando sento certi nomi accostati all'Inter (Conte ad esempio, e per fortuna che Simeone ha appena rinnovato con l'Atleti!). E' ora d'inseguire il bel gioco, lo spettacolo, l'Estetica! Tutto il resto, com'è stato detto, vi sarà dato in più.