In calciomercato.com si fa in questi giorni un confronto a mio avviso impietoso e pregiudiziale su due allenatori - rispettivamente al primo e secondo posto - del nostro campionato. Questi esprimono, a mio avviso, due idee di calcio differenti, ma ugualmente valide e i tanti punti di distacco, cosa facile in questo sport dove ogni partita vale 3 punti, non esprimono comunque differenza tra i due modi di giocare.
Poiché Spalletti pratica, diciamo così, un calcio offensivo e Inzaghi uno difensivo, ritorniamo alla vecchia e sciocca polemica.
Oggi giocare in attacco è roba nuova, europea come si usa scrivere, mentre giocare badando di più a non prenderle è roba superata vecchia  dimenticando che a parte eccezioni tutti i grandi successi italiani sono sullo stile di Inzaghino e non viceversa. Il calcio è sempre quello e la sua bellezza è che gli undici in campo e chi li guida hanno davanti sempre uno spartito da interpretare. Un' orchestra suona in un modo ad esempio i Berliner e un'altra in maniera diversa ad esempio i Wiener, ma lo spartito e le note sono quelle e l'obiettivo è quello di arrivare alla fine non steccando, cioè segnando gol.
Inzaghi mette in piedi un interessante 3142, con un Calha triste al Milan in play basso, preferendolo al grande Brozo. Mette due mezzali di ottimi piedi pronte a ripartire con due esterni veloci in gioco largo e due punte che scalano. Gioca molto bene. Ha trovato uno Dzeco strepitoso e sta ritrovando un Lautaro che come tanti altri reduci dal mondiale sono ritornati con una maledizione stile Tutankhamon.
Spalletti non usa un 433 ma un 4123 esattamente stile uscito dai Mondiali e il grande Fregoli del nostro calcio esperto e preparato pirata di ogni battaglia lo ha riprodotto con uomini giusti, perfetti direi giocando un calcio offensivo.
Casualità e non tanto che abbia perso proprio con Inzaghino, ma forse non tanto casualità. Ha inventato Lobotka in stupenda e geometrica posizione difensiva, rivitalizzato la classe di Zelenski e la operosità operaia di Anguissa. Trova un Ruiu fantastico nel suo anno migliore un Kim che manda cartoline con il pino a Koulibali e davanti il ciclone Osimeh ben supportato dal sempre ottimo e molto trascurato Politano e dall'astro nascente georgiano.

Un mix perfetto. Perfettamente guidato. Per me giustamente primi e secondi e chiamati ad esprimere il loro valore in Europa.
Vediamo...