In questa intervista ho avuto l’onore di porgere le mie domande a Mauro Suma, coordinatore editoriale e telecronista di MilanTv.
Mauro racconta i momenti legati all’infanzia rossonera e i suoi primi passi per diventare un giornalista sportivo, senza tralasciare aneddoti e situazioni curiose. Non mancheranno riferimenti all’attualità e domande legate alle sue telecronache virali, tra queste il gol di Muntari e l’errore nell’annunciare la rete del Cesena.

Scopriamo finalmente come Mauro ha risposto alle mie domande:


- Ciao Mauro, iniziamo l’intervista presentando un po’ la tua persona. Sappiamo che sei nato a Milano nel 1965 e già in età adolescenziale hai iniziato a collaborare con alcuni quotidiani sportivi, occupandoti di calcio dilettantistico, prima di impegnarti con il grande calcio. Partendo da questi presupposti ti chiedo: da dove nasce l’idea di diventare un giornalista sportivo? Quali sono state le figure più importanti che hai incontrato durante la tua carriera?
Io ho iniziato molto giovane, facendo gavetta a 17 anni in un piccolo mensile del paese in cui abitavo. Già a 18 anni, nel 1983 ho iniziato a seguire le partite della mia zona, a livello dilettantistico, scrivendo piccole cronache per la “Provincia Pavese”, tutt’oggi quotidiano per eccellenza della città di Pavia. Ero molto soddisfatto di vedere la mia firma su un quotidiano già a quell’età. L’anno successivo ho iniziato a curare una rubrica, dalla Serie C fino alla Terza Categoria, per il glorioso quotidiano “La Notte”. Questo giornale aveva una redazione fantastica, in Piazza Cavour, dove lavoravano giornalisti importanti come Bruno Longhi, Gianfranco Teotino, Furio Fedele, Guido Lajolo, Luigi Garanzini e molti altri. 

- La tua passione per i colori rossoneri è smisurata. Hai accompagnato il Milan con la tua voce in tutti gli stadi d’Italia. Ricordi com’era il Mauro Suma adolescente allo stadio? Era un tifoso da curva o preferiva godersi tranquillamente la partita?
Direi entrambe le cose. Io ho iniziato a seguire il Milan allo stadio dal campionato 1969-70 al fianco di mio papà, che non andava mai in curva. La prima volta che mio padre mi ha regalato l’abbonamento per seguire il Milan, era il campionato 1978-79, ed in quel caso feci tutto il girone d’andata in curva. Ero comunque un ragazzino, non partecipavo mai alle trasferte, allora nel girone di ritorno ho assistito alle partite in altri settori dello stadio, fino alla conquista della stella, il 6 maggio del 1979 contro il Bologna. In curva ogni tanto sono tornato: non molti sanno che , quando il Milan era in lotta scudetto, nel 1993, quando ero già giornalista, seguivo un derby per TeleLombardia, in cui l’Inter era in vantaggio 1-0. Non essendo in collegamento diretto con la tv, a 15 min dalla fine decisi di abbandonare la mia postazione, per andare in curva e propiziare il goal del pareggio: 3 min dopo pareggiò Gullit ed il derby finì 1-1. Da questo episodio, ogni tanto, per scaramanzia, in curva ci sono tornato.

- Dopo esser diventato direttore di Milan Channel prima, e coordinatore editoriale di MilanTv dopo, pensi di aver raggiunto l’apice della tua carriera professionale o ti poni comunque nuovi obiettivi?
Non credo esista un punto di arrivo nella carriera di nessuno. Io penso che noi giornalisti siamo dei lavoratori, che cercano di svolgere la loro professione nel miglior modo possibile. Onestamente, nel 1999 non dovevo diventare prima caporedattore e poi direttore di Milan Channel, perché il progetto che mi era stato proposto all’epoca era quello di caporedattore centrale di una struttura che avrebbe dovuto fornire contenuti ai canali ufficiale di Juventus, Inter e Milan, trasversalmente a tutti e tre. Questi accordi non vennero perfezionati con Juventus ed Inter, tanto che rimase solo Milan Channel. Pur avendo un po’ di timore che la passione per i colori rossonero avrebbe potuto prendere il sopravvento, accettai l’incarico.

- Durante le tue telecronache sentiamo spesso, nei minuti finali, una frase ricorrente: ”Dentro il nostro stadio, sotto il nostro cielo”. Cosa intendi trasmettere con queste parole?
Intendo riferirmi a tutti i milanisti che sono allo stadio, che in quel momento è nostro. Sono attimi di emozione, in cui stiamo vincendo. Cito poi la figura del cielo, in quanto la mia non è solo una telecronaca, ma un delirio a cielo aperto. Spesso, quando il Milan è in difficoltà, guardo in alto in cerca di aiuto celeste.

- Ti faccio una domanda legata al tema dell’obiettività e della coerenza nel mondo del giornalismo. Di fronte all’offerta del Milan, di proporti un ruolo all’interno dell’ambito comunicazione della società, hai temuto di poter essere condizionato dall’ambiente circostante nei tuoi giudizi, oppure hai accettato senza esitare?
Non è semplice per un quotidiano occuparsi del proprio editore. Ci sono tanti aspetti da tenere in considerazione e numerose difficoltà. Occupandoti solo di una squadra ci sono dei compromessi , ma c’è anche il vantaggio che tante cose e tante situazione le conosci in prima fila. Esiste sempre, in ogni caso, un conflitto tra la linea della società, per cui ti fai portavoce, ed il modo con cui le notizie vengono percepite all’esterno. Anche questo significa essere professionali. Io non parlo di migliori o peggiori professionalità, ma ci sono sempre due barricate che la pensano diversamente.

- Mauro, ci tengo a farti una domanda un po’ azzardata: negli ultimi anni alcune tue telecronache sono diventate virali nel mondo dei tifosi. Mi riferisco al tuo commento al goal/non goal di Muntari e all’errore nell’annunciare il goal del Cesena. In quei momenti cosa hai provato?
Bisognerebbe capire che, durante le telecronache faziose si vive l’emozione del momento. Il fatto che sono telecronache vere è evidenziato da questi episodi, dove possono esserci errori o contrattempi. Se tutto fosse pianificato non ci sarebbero questi tipi di problemi. L’emozione può essere giusta o sbagliata, quindi dal momento in cui la vivi in maniera molto forte si possono commettere degli sbagli. E’ sempre importante essere lucidi di fronte ad un microfono, anche se la specialità della telecronaca faziosa è essere spontanei. C’è una partecipazione emotiva e cardiaca alla partita, vera e autentica, non precostituita.

- Prima di arrivare all’attualità nel mondo Milan, ti chiedo, cosa pensi delle figure di Fassone e Mirabelli?
Chiaramente l’anno che li ha visti protagonisti non è andato bene. Entrambi avevano davanti un compito molto difficile. Posso dire che hanno cercato di dare il meglio di loro stessi, in una situazione non facile e in una condizione che sembrava di grande rinnovamento, ma alla fine non si è rivelata tale. Il risultato finale di quella stagione non è dipeso solo dal loro operato.

- Che cosa pensi del mercato del Milan fino ad ora? Quanto ritieni importante il rientro di Bonaventura?
Il mercato del Milan di quest’anno risulta chiaro e trasparente. La dirigenza ha acquistato tutti giocatori a titolo definitivo, cash e con contratti quinquennali, quindi interpreti sui quali vuole lavorare, al fine di valorizzarli, nell’interesse del club. La strategia annunciata da Ivan Gazidis alla fine di maggio si sta attuando, quindi tutto è in linea con la sua impostazione. Per quanto riguarda Bonaventura, il fatto che lui sia stato assente per tutta la scorsa stagione ha inciso molto. Essere arrivati ad un punto dal quarto posto senza Jack la dice lunga sui progressi fatti dalla squadra e dall’allenatore la scorsa annata.

- Hai avuto modo di conoscere Giampaolo. E’ una figura che ti convince?
Mi incuriosisce molto. Ha un’ idea chiara del suo calcio ed è molto legato ai fattori di campo , piuttosto che a tutto quello che lo circonda. Anche lui come la società sta rispecchiando l’inerzia che lo ha portato al Milan, è fedele al personaggio che è sempre stato nel corso della sua carriera.

- Buoni propositi per la prossima stagione?
Il Milan deve crescere, deve lottare per il quarto posto , deve fare passi in avanti, sia a livello di singoli che di collettivo. Questa è stata la prima estate che la proprietà Elliot ha potuto programmare dall’inizio alla fine, quindi mi auguro che il progetto cresca. Il Milan aveva bisogno di azzerare tante cose che sono successe negli ultimi anni per ripartire con il suo passo, sia in campo che fuori.