Ormai lo sappiamo tutti: il calcio italiano riparte venerdì e, naturalmente, anche l’Inter si appresta a riprendere il suo cammino, oltre tre mesi dopo la sconfitta patita in campionato contro la Juventus in un clima già surreale da settimane a causa dell’emergenza sanitaria.
Subito dopo l’annuncio della ripresa della stagione, immediatamente abbiamo assistito alla polemica (di cui avremmo fatto volentieri a meno) sull’inevitabile ravvicinamento degli impegni, a cui hanno fatto seguito delle voci circolate sul web secondo le quali la squadra condotta da Antonio Conte pare possa essere intenzionata a “snobbare” la coppa nazionale per cercare di giocarsi tutte le carte a disposizione ed inseguire il sogno scudetto divenuto sempre più complicato, considerando la distanza dalla vetta e l’inserimento prorompente della Lazio nella corsa al titolo.
Partendo dal presupposto che trattasi solo di titoloni e nulla più, sono dell’idea che mai e poi mai si possa minimamente pensare di mettere in secondo piano alcuna competizione, e questo dovrebbe valere per qualunque società in linea di principio, tantomeno per una storicamente blasonata la quale viene da otto anni di delusioni e che non alza al cielo un trofeo proprio da quella Coppa Italia 2010/11 vinta all'Olimpico contro il Palermo.
In casa meneghina la voglia di vincere è tantissima e, personalmente, farei di tutto per portare a casa un titolo, nazionale o internazionale che sia (non dimentichiamo che la squadra è ancora in corsa per l’Europa League, la quale non può essere trascurata nel modo più assoluto). Ecco perché, mi auguro (e non ho dubbi in merito) che l’Inter si presenterà al San Paolo con la miglior formazione possibile e con la voglia di strappare il pass per la finale nove anni dopo l’ultima esperienza, regalandosi un atto conclusivo che sarebbe straordinario per la portata dell’avversario (Juve o Milan che sia sarebbe uno scontro con una delle rivali storiche).
Attenzione, è evidente che, da supporter neroazzurro, anche io ambirei prioritariamente al campionato. Credo che se a qualunque tifoso venisse data la possibilità di scegliere non esiterebbe ad indicare la Serie A come obiettivo di punta ma, realisticamente, la sconfitta contro i bianconeri di cui ho fatto cenno in apertura ha sostanzialmente tagliato fuori dai giochi la Beneamata dalla corsa al titolo. Mi auguro vivamente di essere smentito, ma nove punti di differenza (sei potenziali) e due squadre davanti che fino allo stop non hanno mai avuto delle amnesie prolungate in termini di risultati mi inducono a ritenere che per il titolo dovremo pazientare ancora un altro anno e, francamente, ciò era lecito attendersi già ad inizio stagione, nonostante l’entusiasmo provocato dall’insediamento del mister salentino, noto per i suoi exploit al debutto che lo hanno reso celebre prima proprio sotto la Mole Antonelliana e poi a “Stamford Bridge” vincendo la Premier con il Chelsea appena tre anni or sono.

Se dunque il terzo posto appare l’obiettivo minimo da portare a casa, risulta abbastanza palese il fatto che le due coppe non possono essere messe in riserva anzi, se proprio vogliamo farne un discorso di priorità, a questo punto profonderei tutte le energie e la voglia proprio nelle competizioni ad eliminazione diretta, le quali permetterebbero di arricchire il palmares e di alimentare quel famosissimo mantra che recita “vincere aiuta a vincere”.
L’ultimo grande ciclo neroazzurro, culminato con il Triplete mourinhano, iniziò in realtà ben sei stagioni prima, con la conquista della coppa nazionale nel 2004/05 della rosa allenata all’epoca da Roberto Mancini, che rappresentò la base di partenza per proseguire nell’abbuffata di fine decennio scorso.
Ecco perché, dialogando anche con gli stessi sostenitori interisti, trapela una sorta di “menefreghismo” verso due competizioni che ritengo assolutamente alla portata e dal valore molto più intenso della vittoria singola. Alzare al cielo la Coppa Italia, ad esempio, significherebbe mostrare alla concorrenza un fatto molto semplice: l’Inter non è tornata solamente sul mercato o in panchina ma nella sua interezza. È pronta a competere fino in fondo, a disputare tutto ciò che gli viene proposto con abnegazione, impegno e determinazione, a dimostrazione di non essere più solamente una delle semplici partecipanti.
Pertanto, sabato 13 giugno mi attendo una prestazione convincente e combattiva, contro un avversario dignitoso e che parte da un vantaggio non indifferente ma altrettanto non insormontabile. La sfida è apertissima a qualunque risultato, complici anche i mesi di sosta che hanno sostanzialmente azzerato i trend fino a quel momento valutabili. La posta in palio è altissima e la concentrazione dovrà essere massima per cercare di oltrepassare le semifinali.

E IL CAMPIONATO?
Con questo, ci tengo a ribadirlo, non voglio minimamente far passare il messaggio per cui sia stata già sventolata con eccessivo anticipo bandiera bianca e che dunque dobbiamo accontentarci di giocherellare fino al termine del torneo.
Gli stimoli non mancano e sebbene personalmente non abbia mai creduto al tricolore immediato, la speranza è sempre quella di poter compiere ciò che a questo punto del torneo sarebbe un’autentica impresa sportiva.
Ci sono poi da tenere d’occhio sia l’Atalanta che la Roma le quali, sebbene vi sia una certa distanza di sicurezza, sono squadre vivaci che non debbono essere prese sottogamba.
Inoltre, c’è da aggiungere che, vista la necessaria compressione delle partite, il campionato si presta molto più facilmente al turn-over ed è qui che i vari “rincalzi” potrebbero avere la loro grande occasione di mettersi in mostra e conquistarsi la fiducia nell’ambiente, cosa che, a mio avviso, non dovrebbe succedere nelle coppe, vero grande obiettivo di questa travagliata (per tutti) annata.

EUROPA LEAGUE
Lo so, in molti non concorderanno minimamente con la seguente affermazione ma il vero grande traguardo che dovrebbe imporsi l’Inter sarebbe proprio quello di conquistare l’ex Coppa UEFA. Questo per due motivi principali: in primis, per la tradizione che lega il club a questa manifestazione, con quattro finali in otto anni negli anni ’90 e tre titoli alzati al cielo (ancora oggi è indimenticabile la finale del ’98 contro la Lazio al “Parco dei Principi”) che la rendono una delle veterane di questo torneo. Secondariamente, tralasciando il rispetto per la storia, vale lo stesso discorso della coppa nazionale, in modo forse ancora più marcato: vincere in ambito europeo sarebbe maggiormente esaltante.
Riuscire a portare a casa quel trofeo che nel nuovo millennio non è mai giunto in Italia garantirebbe attrattività internazionale ancora più ampia di quanto non stia già facendo il lucido progetto targato Marotta e, da non sottovalutare, la possibilità di disputare la Supercoppa Europea con la squadra vincitrice della Champions League contribuirebbe ad incrementare l’asticella per tornare a grandi passi nell’élite del calcio continentale.

IL MERCATO
Il calciomercato è ormai onnipresente anche durante i periodi di calcio giocato ma in questo momento storico, in due mesi in cui ci si gioca tutto, è fondamentale sgombrare la mente da qualsiasi pensiero futuro.
Lautaro Martinez è il primo destinatario a cui questo messaggio dovrebbe essere recapitato: le sirene catalane sono un richiamo unico per un calciatore, lo sappiamo, e probabilmente l’anno seguente vestirà la maglia blaugrana ma adesso tutti (lui compreso) hanno bisogno del suo apporto totale. Prima della sospensione dei tornei ha vissuto un mese e mezzo pessimo, con prestazioni assolutamente sotto le aspettative. Se l’intenzione è lasciare Milano lo faccia a suo modo: segnando e incantando come ci ha abituato in questa prima fase di stagione.
Per quanto riguarda gli acquisti, invece, è lecito sognare Chiesa o Tonali, ma adesso la nostra attenzione deve essere sulle risorse attualmente a disposizione.
Abbiamo una squadra forte, con delle alternative importanti che ci possono consentire di raggiungere dei traguardi soddisfacenti, prima di lanciare la sfida definitiva l’anno venturo.
Si ricomincia!