In un normale agosto questo è il periodo in cui con ansia spasmodica si aspetta l’inizio del campionato ormai alle porte, con la speranza che i presunti colpi di mercato diano quelle certezze sperate. Ma il 2020 purtroppo è stato un anno dolorosamente particolare, che ha stravolto le nostre vite e di conseguenza anche il calcio ha cambiato le sua abitudini.

La realtà 
Così l’Inter è dal 22/5/2010 che non si ritrova a vivere l’attesa per una finale europea. Certo l’Europa League non è la Champions, ma la finale ha sempre il suo fascino, una vetrina importante per salire di nuovo alla ribalta internazionale ed aggiungere un trofeo che manca nella prestigiosa bacheca nerazzurra (non considerando la vecchia Coppa UEFA). Il Siviglia è regina di questa coppa che le finali non le ha mai perse, ne ha vinte tre consecutive dal 2013 al 2016. In un ventennio ne ha disputate 11 in Europa, senza considerare la Coppa del Re e la Supercoppa di Spagna altrimenti sarebbero 19, nessuna big ha fatto di meglio. 

Il Siviglia di Lopetegui 
Il suo allenatore Lopetegui viene da anni travagliati. Salì alla ribalta delle cronache quando dopo aver portato brillantemente le furie rosse alla qualificazione del mondiale di Russia 2018, fu esonerato a due giorni dalla competizione perché già accordatosi con il Real Madrid in vista della futura liga. Anche con la camiseta Blanca però  l’avventura dura poco, mandato via dopo soli quattro mesi a seguito della manita subita al Camp Nou di Barcellona. Nella stagione ancora in corso approda nel Siviglia del presidente Carmona. Società sana ed equilibrata, senza cifre folli allestisce compagini competitive frutto di una sana programmazione, guidata da quel Monchi costretto ad abbandonare la capitale in fretta e furia. Il suo modulo è un 4-3-3 basato sul possesso palla. In Europa League in porta gioca il secondo Bono a discapito del nazionale Ceco Vaclík davanti a lui i due centrali sono Koundé e Diego Carlos con compiti strettamente di copertura e di servire il primo passaggio per l’inizio della manovra affidato alle due mezzali Banega un passato proprio in maglia nerazzurra come meteora, rivitalizzato in Andalusia e Jordán dotato di buona tecnica. Il tiki-taka che ha stordito la Roma negli ottavi si sviluppa poi sulle fasce dove i due terzini Navas il capitano e Reguilon si alzano e abbassano come delle molle talvolta diventando delle vere ali e lasciando al “O Polvo” ( il polpo) Fernando il compito di proteggere la difesa e recuperar palloni lì nel mezzo. I due esterni offensivi Ocampos rigorista della squadra scartato troppo frettolosamente dal Genoa e l’ex milanista Suso tendono così ad accentrarsi e puntare prepotentemente la porta avversaria. Al centro a dialogare con loro e capitalizzare le palle vaganti c’è En-Nesyri che si alterna con l’olandese De Jong. In panchina pronto a dar manforte nelle situazioni d’emergenza c’è un altra vecchia conoscenza del nostro campionato El mudo Vazquez, poco utilizzato dal nuovo tecnico ma sempre un arma in più nello scacchiere dei biancorossi.

Il sogno 
Se da una parte c’è attesa per il match di venerdì con la possibilità di alzare nel cielo di Colonia l’ambito trofeo, i tifosi nerazzurri vivono un altro sogno che non si gioca però sul rettangolo verde, ma nelle segrete stanze dei bottoni, sotto la sapiente regia del ad Beppe Marotta. L’avversario è sempre una squadra spagnola, il Barcellona è il motivo della contesa: si chiama Lionel Messi. Fonti catalane lo danno in rotta con i blaugrana, sopratutto dopo la sonora sconfitta rimediata per 8-2 in Champions contro il Bayern di Monaco. Il numero 10 ha puntato il dito contro la società rea di non avere allestito una rosa a dovere, i costosi acquisti di Dembélé e Coutinho sono un esempio, prontamente riversati sul mercato. 
La Pulce ha un contratto in scadenza nel 2021, con clausola in caso di addio anticipato. Il presidente uscente Bartomeu non vuol passare alla storia per quello che ha lasciato partire la stella argentina e già si sta muovendo in questo senso, facendo fuori il fallimentare tecnico Setien e il ds Abidal, invisi al fantasista e al suo clan. Portando come primo tassello l’arrivo del nuovo allenatore Rambo Koeman. La sensazione è che Messi voglia chiudere la carriera in Catalogna, ma nel contempo l’idea di una nuova sfida l’affascina. Magari ritrovando il suo miglior nemico Cristiano Ronaldo, passando da El classico ad un Derby d’Italia infuocato. Il suo gruppo fatto di Jordi Alba, Pique, Raktic, Busquets e Suarez ha superato abbondantemente la trentina un ciclo che ormai è quasi arrivato al capolinea e questo l’Albiceleste lo sa.
Il cartellino del campione paragonato a Maradona secondo una media costerebbe circa 136 milioni di euro, la Suning Holding Group che controlla l’Inter è la terza azienda privata di tutta la Cina ed ha la forza economica per affrontare questo esborso. Una somma rilevante che però piazzando un paio di cessioni importanti e facendo leva sul sistema delle plusvalenze, potrebbe ampiamente permettersi.
L’ultima parola comunque spetta al giocatore, che dalla sua onnipotenza lo fa padrone del proprio destino.
Nel frattempo ha già acquistato casa a Milano, semplice investimento finanziario o futura abitazione?