Quello che appare ormai evidente, dagli addetti ai lavori e non è la situazione dell'Inter firmata Luciano Spalletti. A 16 giornate dal termine i nerazzurri occupano la terza posizione, con minime speranze di poter fare la corsa sul Napoli per il secondo gradino del podio - staccato 11 punti - e a -20 dalla Juventus capolista.
A preoccupare dirigenza e tifosi è la corsa Champions League, che vede in questo momento la Roma di Di Francesco grazie al 3-0 al Chievo Verona e la Lazio di Inzaghi avvicinarsi pericolosamente a 2 punti, ma che hanno giocato una partita in più. Il Milan è staccato 4 punti e l'Atalanta 5, in una corsa Champions poche volte così combattuta, quando mancano 16 giornate al termine del campionato (per le capitoline 15). L'Inter andrà a fare visita a un Parma che vola sulle ali dell'entusiasmo dopo il 3-3 raccolto al 93' allo Stadium, e con un morale totalmente opposto a quello dei meneghini. Non si respira un buon clima appunto in casa nerazzurra, 2 soltanto sono i punti raccolti nelle ultime 3 partite, per giunta contro Bologna (a San Siro), Torino e Sassuolo.  La squadra subisce pochi gol, segno evidente che la linea difensiva composta da Skriniar e De Vrij è di ottima qualità ma segna altrettanto poco: solo 4 gol nelle ultime 8 partite, non segna almeno due gol in un match nel pareggio esterno contro la Roma del 2 Dicembre. Icardi attraversa un periodo a dir poco orribile, tra la ormai periodica richiesta di adeguamento dello stipendio, le polemiche social-familiari e le prestazioni date sul campo, il capitano nerazzurro nelle ultime 8 l'ha messa dentro soltanto contro l'Udinese, giocando tutti i minuti a disposizione che Spalletti poteva dargli e fallendo anche occasioni da gol clamorose, non da lui.
I compagni di reparto non se la passano altrettanto bene, Lautaro Martinez ha tibrato il cartellino negli ultimi due mesi soltanto nella preziosa vittoria contro il Napoli, Politano non segna dal 3 di Novembre, stesso numero i gol segnati da Keita Baldè, che ha dovuto convivere anche con uno stop.
Menzione a parte il caso Perisic: Marotta quando ormai il tempo in sessione di mercato stava per scadere ha annunciato la sua richiesta di cessione, cosa che mi è sembrata assurda, sopratutto da un uomo che ha sempre agito bene nell'ombra nella sua fortunata esperienza juventina. Assurda perchè vedendo quanto dimostratoci poi non aveva in mano una reale offerta per il croato anche se aveva molti spunti per quello che sarebbe potuto essere il suo sostituto con un Yannick Ferreira Carrasco in pole. Assurda perchè adesso a meno di clamorosi dietro front ha un Perisic scontento in rosa fino a Giugno, sarà costretto quasi sicuramente a cederlo e quindi senza la possibilità di poter chiedere cifre mastodontiche per un giocatore che al top della condizione fisica è realmente un pezzo da 90. La conseguenza diretta è anche il risentimento dei tifosi, oltrechè si vocifera quello dei compagni.

Spalletti ha da convivere con tutte queste situazioni, e pare spesso in balia degli eventi oltre a mostrarsi troppo enigmatico e troppo in cerca di scuse anche se non può di certo dire che la situazione gli è sfuggita di mano. Ad aumentare il peso sulle spalle del tecnico certaldino c'è la situazione Nainggolan. Già arrivato con molte aspettative il belga vede un confronto indiretto ma che continuamente è tirato in ballo con Nicolò Zaniolo che ha fatto il percorso inverso in compagnia di Santon, in quella che si sta dimostrando come l'operazione di mercato più scellerata dell'ultimo anno. Il Ninja, complici i vari infortuni e una condizione non ottimale non gioca i 90' in campionato dal 7 di Ottobre. Capitolo infortuni amaro per l'Internazionale che ha visto fermarsi definitivamente Sime Vrsaljko per tutta la stagione: al suo posto il portoghese Soares, difficilmente vedremo il croato riscattato a Luglio. La campagna acquisti ha al momento un po' deluso: assodata la forza di De Vrij, arrivato a 0 dalla Lazio che si sta dimostrando solido sono arrivati Nainggolan di cui abbiamo già parlato, Asamoah che è un buon giocatore ma mostra dei limiti, un Keita poco utilizzato, Matteo Politano che pare comunque un buon acquisto confermando le buone cose fatte a Sassuolo e Lautaro al momento altalenante. Sull'Argentino mi sento di dire che va soltanto aspettato, le qualità ci sono eccome, ma ha bisogno di tempo e di capire il calcio italiano per esprimersi come sa.

L'Inter, terza come detto in campionato è uscita ai quarti di finale della Coppa Italia vedendosi eliminata ai rigori dalla Lazio ed è stato declassata a partecipante dell'Europa League in terra internazionale. I nerazzurri sono usciti in un girone di ferro in cui avevano però alla fine la possibilità chiara di passare il turno: la sentenza è arrivata dal pareggio dell'ultimo match tra Tottenham e Barcellona, turno in cui però non è riuscita a battere il PSV in casa.
Tutto questo porta malumori e le voci sempre più vicine circa un avvicendamento a fine anno tra Spalletti e un nuovo tecnico che dovrà riportare l'Inter ai vertici, in Italia e in Europa. Luciano ha deluso le aspettative, anche se a mio modo di vedere ha dimostrato quello che è in effetti il suo valore: un buon allenatore, ma un tecnico da piazzamento. Nella sua carriera italiana, esplosa con la qualificazione Champions ottenuta ad Udine, due parentesi nella Roma giallorossa con 3 secondi posti, un terzo ed un sesto piazzamento e il quarto posto dello scorso anno a Milano. Più fortunata la sua Campagna di Russia allo Zenit, con due titoli di campione e due secondi posti in quattro anni. Mi pare troppo poco però per definirlo un vincente, anche se va detto, non è in una situazione facile.
La piazza interista è una polveriera, i suoi tifosi sono innamorati ma troppo spesso insorgono quando le cose vanno male. Sono molti e celebri negli anni i casi in cui la tifoseria ha attaccato, forse per troppo amore come dichiarato da Marotta recentemente, ma non causando buone ripercussioni sull'ambiente. C'è inoltre da dire che l'accesso agli ottavi seppur da ottenere in un girone di ferro era l'obiettivo minimo da raggiungere in Europa, per una squadra che si era trovata ad essere artefice del proprio destino dato che in caso di vittoria a San Siro contro un PSV insidioso ma di certo non irresistibile sarebbe stata matematicamente qualificata.

Tutte queste le motivazioni che porteranno molto probabilmente alla separazione tra Spalletti e l'Inter. Come sa chi ha letto dei miei articoli in passato sono un profondo sostenitore dei progetti: raramente arriva qualcosa dal nulla, se non si hanno quantità enormi di denaro - cosa che la proprietà Suning avrebbe anche - e sopratutto la possibilità di poter investire senza ripercussioni del Fair Play Finanziario. Raramente sono favorevole a un avvicendamento in panchina dopo poco tempo, ma c'è anche da vedere i segnali che il tecnico ha mandato in questo. L'Inter ha una buona squadra, non all'altezza per fronteggiare un'organico come quello della Juventus e forse nemmeno l'unità di un Napoli che sulla carta vedo abbastanza equivalente come rosa, ma che può contare su un appoggio incontrastato da parte della città: quando vi sono stati momenti di tensione le attenzioni sono state diretta a De Laurentiis, mai verso la squadra. Ciò nonostante ci sono situazioni come la partita contro il PSV e il quarto di Coppa Italia contro la Lazio che non puoi sbagliare, se hai delle aspettative di rinascita come quelle nerazzurre, e troppo spesso si sono visti crolli anche clamorosi della sua squadra in campionato.

L'Inter ha bisogno di un allenatore con più polso rispetto a Spalletti per quanto riguarda la parte tecnica e più carismatico se si pensa all'esterno del rettangolo di gioco. Si rincorrono voci su voci, e i nomi sono principalmente due: Antonio Conte e Josè Mourinho. Ho dei pareri contrastanti per entrambi, non tanto per il valore ed i risultati che hanno ottenuto in carriera che sono inquivocabili, ma riguardo a qualche aspetto del loro carattere e del loro cammino loro. Si tratta di puri punti di vista, che mi rendono scettico per quanto riguarda un'efficace effetto sulla squadra, non sono nella testa di uno nè in quella dell'altro, ma vi pongo delle riflessioni che mi portano a dire che forse nessuno dei due è quello che più servirebbe, anche se sarebbe comunque un upgrade. L'ideale sarebbe per me un'altro nome, e di ideale parlo, escludendo al momento eventuali contratti ed eventuale voglia del tecnico in questione di vivere questa esperienza, solo basandomi su "quello che ci vorrebbe".

Partiamo col parlare di Antonio Conte, dei tre sicuramente quello che conosco di più essendo stato l'allenatore della mia squadra del cuore per tre stagioni e quello della mia Nazionale per un ciclo e non nascondo che io lo adoro. Il tecnico salentino è un condottiero. Questo prima di tutto, è una presenza carismatica che riesce a strappare, se compreso dal deck di giocatori a sua disposizione, il 110% da essi. Sa preparare le partite, è in grado di rendere compatto il gruppo e sopratutto sa stringere un rapporto sanguigno con i suoi giocatori, cosa che lo accomuna in questo aspetto molto a Josè Mourinho: lo vedrei lavorare bene con un Nainggolan, con Lautaro, Skriniar e magari anche Perisic se non si realizzasse la cessione, è in grado di gasare i giocatori con agonismo e grinta. Ma ha anche dei difetti. Innanzitutto parto dal dire che a volte è troppo cocciuto e poco versatile nei moduli. Di scuola Ventura, con uno straoffensivo 4-2-4 nelle vene passa ad un comunque spumeggiante 4-3-3 nella Juventus del primo anno, a cui ha sostituito un 3-5-2 più prudente con gli esterni di centrocampo in grado di offendere ma molto attenti alla copertura. E, cosa che mi ha fatto storcere il naso in più di un'occasione, non è riuscito a capire che in determinate situazioni bisognava cambiare modulo, sopratutto in Europa dove resti spesso e volentieri schiacciato. Ha variato in Inghilterra con un 3-4-2-1 per esaltare le doti di Hazard, ma si è ostentato su questo. Dico che con ogni probabilità sarà lui ad arrivare anche vedendo l'accordo ormai raggiunto con Diego Godin, che mi sento di poter dire formerà una difesa a 3 con Skriniar e De Vrij... mi sembra assurdo che venga a fare il panchinaro e altrettanto che panchini De Vrij (vedo Skriniar chiaramente intoccabile) a meno della cessione - altrettanto improbabile - di uno dei due. Conte è inoltre un martello: a mio modo di vedere prepara e mantiene la pressione alta in ogni gara, che è si un vantaggio, ma magari a volte non riesce a dare quello slancio in più in situazioni come ad esempio le notti europee. L'altro difetto è caratteriale: a Conte piace specchiarsi molto, ha un ego enorme e non è molto a suo agio con le critiche. La sua carriera dopo la promozione in A con il Siena è sbocciata con lo scudetto del 2012 in un ambiente, quello Juventino, di cui era stato Capitano. E' stato amato e mai discusso sia per il suo passato, sia per i suoi risultati. Dal primo anno bianconero senza pressioni da cui è uscito vincitore è passato ad avere la rosa più forte, complici anche le cessioni rossonere di Ibrahimovic e Thiago Silva al PSG. Se n'è andato perché voleva investimenti più ampi da parte della società per competere ai massimi livelli e magari anche per un'esperienza diversa ed inoltre non vedo nemmeno un grande rapporto con Marotta in quanto i suoi problemi erano dati dal fatto che la gestione dell'ex AD bianconero era più oculata che spregiudicata, anche se resta il preferito di quest'ultimo per conoscenza. A Londra ha vinto la Premier al primo tentativo con finale persa in FA Cup, per poi deludere al secondo anno: esce agli ottavi - contro il Barcellona di Messi - vince si una FA Cup ma arriva quinto in campionato non qualificandosi per la CL. I dissapori con la società e con alcuni giocatori (celebre l'sms in cui liquidava uno stupito Diego Costa) erano troppo profondi per continuare. Dal punto di vista ambientale Conte non reagisce bene a chi critica il suo lavoro, ha fatto bene in passato dove è stato amato ma sono celebri le sue reazioni contro chi lo criticava a Siena, a Bergamo (solo 13 partite) e a Londra. Se si è con lui è in grado di dare tutto, se si è contro di lui i risultati sono a volte pirotecnici. Come reagirebbe una tifoseria se Conte il prossimo anno non vincesse trofei? E come reagirebbe Conte a possibili critiche verso il suo lavoro? Da considerare che Conte arriva in una squadra che non ha l'organico migliore. Per far dare il meglio di lui bisogno sostenerlo in tutto, la piazza riuscirà a farlo?

Su Josè Mourinho si sa tutto, quindi penso sia inutile spiegare. Sappiamo il legame enorme che ha con il popolo nerazzurro. Una considerazione però: il portoghese se n'è andato da eroe nella notte di Madrid per trasferirsi al Real, alla caccia della decima Champions League per i blancos, obiettivo che non ha portato a termine. Arrivano un primo posto e due secondi in due anni e un dualismo alla Niki Lauda vs James Hunt con Pep Guardiola ed il suo Barcellona. Ritorna al Chelsea, dove vince una Premier ed una Carabao in tre anni per poi trasferirsi al Manchester United e vincere una Coppa di Lega e una Europa League prima dell'esonero di metà Dicembre. Un uomo intelligente come Mourinho potrebbe tornare nella Milano nerazzurra dove è visto - giustamente - come un eroe? Non lo so, perchè non può fare certamente meglio di vincere un Triplete. Mourinho ha avuto la bravura eccezionale di stringere in quella Inter un rapporto con i suoi giocatori alla "morirei per ognuno di voi", offrendo il sangue ed ottenendo il sangue a sua volta. E' un eccezionale stratega, ha dimostrato di sapere tenere il personaggio finchè questo gli è servito: ricordo e cito continuamente il suo "Ranieri è un vecchio che non ha mai vinto nulla" quando gli serviva creare hype nel confronto salvo poi parlarne bene a fine campionato ed essere uno dei primi a congratularsi con lui per il miracolo Leicester. Ha saputo creare un ambiente da "noi solo contro tutti" e c'è riuscito, con risultati evidenti, cosa che seppur in scala è riuscito in passato a fare anche Antonio Conte. Vorrebbe quindi Josè rischiare di andare a scalfire il suo ruolo di eroe nella storia nerazzurra?

Ed eccoci quindi alla terza porta. Ho pensato a Simone Inzaghi che tanto bene sta facendo a Roma con la Lazio ma non lo vedo pronto a poter fronteggiare una pressione come quella dell'ambiente nerazzurro. Per sostenere appunto tali aspettative, per far si che la tifoseria possa dare del tempo a disposizione a un tecnico per poter fare un progetto fondato su ottimi giocatori in grado di imparare giorno per giorno, stagione per stagione il nome potrebbe essere uno che già i tifosi amano, che ha già quindi la loro fiducia. Nel calcio moderno come ho detto in passato, si vuole avere tutto e subito, senza capire che magari i risultati non arrivano immediatamente e magari si vedono dopo che per due-tre stagioni i giocatori assimilano intesa, schemi e gioco corale. Il nome, quello che vedrei più adatto, accostato in passato all'Inter e mai arrivato è quello di Diego Pablo Simeone. Ora, premesso che il suo contratto scade nel 2020, premesso che si parla di rinnovo - anche se in giro per il web non ho trovato ufficialità - e premesso che non so di certo se il Cholo abbia voglia di spostarsi da Madrid dove è considerato un vero guru, se mi dicessero chi vedrei meglio per un progetto duraturo è lui la risposta. All'Atleti da una vita, ha più che allenato fondato una filosofia, un tipo di calcio dedito al lavoro, al sacrificio e all'intensità in allenamento oltrechè alla disciplina e al pressing, la copertura e il contropiede sul rettangolo verde. E' un allenatore che è in grado di trasmettere passione, che cura i meccanismi della squadra elemento per elemento ed è di creare legami profondi con i suoi calciatori, con i suoi soldati, chiaro il riferimento a Diego Godin che ritroverebbe a guidare la sua difesa. Sa lavorare con i giovani e infondergli oltrechè schemi, consigli ed indicazioni la capacità di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Sul Cholismo si è scritto e letto talmente tanto che credo sia superfluo dire altro. I risultati sono evidenti e sotto gli occhi di tutti: dopo le esperienze sudamericane (e due campionati argentini vinti) e quella italiana del "Catania Argentino" il Cholo a Madrid ha vinto una Liga entusiasmante fino all'ultimo battendo le corazzate Real e Barca, due Europa League e due Supercoppe, arrivando per due volte in finale di Champions perdendo, non senza episodi sfortunati nel mezzo. Conosce la serie A e l'ambiente, è amato dalla tifoseria e cosa da non da poco ha più volte dichiarato che un giorno vorrebbe allenare la Milano nerazzura. In questo modo i tifosi potrebbero anche mandare giù qualche boccone amaro, speranzosi del fatto che un uomo con la sua esperienza e con tale legame con i colori "sa quello che fa". Solo un uomo con la fiducia dell'ambiente dalla sua potrebbe, coadiuvato chiaramente a una gestione societaria oculata: troppo spesso in passato si sono scialacquati soldi in investimenti sbagliati: i Joao Mario, i Gabigol, i Kondogbia hanno limitato non tanto il budget ma la possibilità di spesa odierna sui parametri anche se, credo che con altro progetto ed altro allenatore le cose sarebbero state diverse. Certo, appunto come detto ci sarebbero delle difficoltà, come ad esempio il contratto (sia quello che lo lega all'Atletico sia la cifra che dovrebbe essere sufficiente a farlo firmare) ed il legame che la parte biancorossa della città ha per lui, ma per me corrisponde all'identikit ideale per prendere le redini della squadra.

In attesa non resta ai tifosi nerazzurri che incitare la propria squadra a superare questo momento nero, dato che anche un eventuale piazzamento in Champions sarà fondamentale per l'Inter che sarà. Il futuro anche per questo è già oggi. L'unico modo è attraversare le difficoltà insieme.