Ed eccoci giunti ai momenti top dell’Inter vissuti nell’ultimo quarto di secolo.
Anche in questo caso, non è stato semplice tenere fuori alcuni dei ricordi più emozionanti vissuti in questo lasso di tempo molto ampio: dal successo esterno ad Highbury contro l’Arsenal per 3-0 o alla rimonta per 3-2 negli ottavi della Champions League 2010/11 contro il Bayern Monaco, a tantissimi derby che non ho potuto inserire per motivi di spazio (il 3-0 con protagonisti Ronaldo e Simeone, un pazzesco 3-4 fuori casa con Ibrahimovic e Materazzi sugli scudi fino al più recente 3-2 firmato da Icardi con una sontuosa tripletta), passando per tutti i match della trionfale cavalcata del 2010 (come dimenticare la doppia sfida con il Chelsea agli ottavi o, ancora prima, la clamorosa rimonta finale nel gelo di Kiev che ha sancito la speranza di passaggio del turno?) a dei ricordi molto personali, come la vittoria per 1-0 contro la Fiorentina nel dicembre del 2009 o la vittoria del Mondiale per Club, a cui magari dedicherò in futuro dei pezzi a parte, finendo a tutta la serie di scudetti targata prima Mancini e poi Mourinho.

Fatta questa doverosa premessa, ecco la mia personale top ten.

10) 5 MAGGIO CANCELLATO!
Ovviamente, come è lecito attendersi, gran parte dei dolci ricordi appartengono alla gloriosa stagione 2009/10.
La leggenda iniziò esattamente in quella data che per otto lunghi anni ha rappresentato simbolo di negatività, ricordo indelebile di un tricolore sfuggito letteralmente dalle mani.
Con la vittoria della Coppa Italia contro la Roma, targata (ovviamente) Milito, autore nella prima frazione di gioco della rete decisiva, la squadra iniziò la raccolta dei trofei in un mese destinato a restare impresso nella storia del calcio internazionale.
E, finalmente, dopo che il percorso venne completato, il 5 maggio si sgonfiò, permettendo di vedere quella data manzoniana sotto una luce ben differente.

9) SUPERCOPPA DAVVERO SUPER!
È stata un’estate rovente, quella del 2006: da una parte lo scandalo di Calciopoli che ha provocato effetti dirompenti sull’assetto del campionato, dall’altra la vittoria della Coppa del Mondo in terra di Germania che ci ha fatto dimenticare per una notte tutte le divisioni che ci accompagnano durante le sfide tra i club.
La stagione 2006/07 si apre con la Supercoppa Italiana, affare tra Inter e Roma: nei primi 35 minuti, i giallorossi fanno ciò che vogliono. La rete di Mancini (il brasiliano, non il nostro allenatore dell’epoca) e la doppietta di un Aquilani stratosferico portano il risultato su un clamoroso 0-3 in quel di San Siro. Il neoacquisto Vieira segna sul finire del tempo, accorciando le distanze e lasciando solo qualche flebile speranza di recuperare.
Eppure, l’impensabile avviene: prima Crespo, e poi ancora l’ex centrocampista juventino fissano il risultato sul 3-3. È un delirio.
La partita arriva ai supplementari e dopo pochi minuti l’ex Pallone d’Oro Luis Figo piazza il colpo decisivo del 4-3 conclusivo: è una rimonta pazzesca, un titolo che darà il via alla grande epoca neroazzurra di fine decennio scorso!

8) IBRACADABRA
È l’ultimo anno del Mancio sulla panchina neroazzurra. Il duello di quell’epoca con i rivali romanisti guidati dal futuro tecnico meneghino Luciano Spalletti è di quelli memorabili, con l’ultimo turno a decretare la squadra vincitrice del torneo. L’Inter è in vantaggio di un punto ed è ospite del Parma, mentre i giallorossi sono di scena a Catania.
La squadra dalla capitale va in vantaggio e a fine primo tempo, complice lo 0-0 del Tardini, è virtualmente campione d’Italia.
La squadra dell’attuale CT della Nazionale ha subito un contraccolpo di risultati in concomitanza dell’infortunio di Ibrahimovic, leader assoluto del team. Il suo rientro è solamente in panchina, ma le condizioni dell’incontro non consentono più calcoli: lo svedese entra nella ripresa e sigla una doppietta fantastica, condannando i ducali alla retrocessione e, soprattutto, consegnando il sedicesimo tricolore alla Beneamata, entrando di diritto nella storia del club.

7) LE IMPRESE DI SPALLETTI
Ebbene sì, ammettiamolo: dopo anni bui post-triplete che avevano portato quasi a sentirsi non più rappresentati degnamente dalle varie rose e tecnici che si sono succeduti nel corso del tempo, con il mister di Certaldo si è ritornati a respirare aria di alta classifica ed è riemerso quell’entusiasmo sopito a causa delle numerose delusioni.
Ed è sotto la guida dell’ex tecnico di Roma e Zenit che, dopo sei anni interminabili, la squadra è finalmente approdata in Champions League, ed in entrambe le occasioni la qualificazione è arrivata all’ultimo respiro, con finali da sceneggiatura di matrice hitchcockiana.
Nella stagione 2017/18, all’Olimpico, va in scena un vero e proprio spareggio contro la Lazio, dove l’unico risultato utile è la vittoria.
Il primo tempo termina 2-1 per i biancocelesti e a 15’ dal termine la situazione sembra ormai compromessa.
Di colpo, però, due episodi che cambiano la partita: calcio di rigore trasformato da Icardi (fallo del futuro colpo De Vrij, la cui cessione annunciata qualche giorno prima aveva destato qualche polemica) ed espulsione del capitano avversario Lulic. Qualche minuto dopo, corner e testa di Vecino: è 2-3! Qualificazione raggiunta in modo rocambolesco che vale molto di più del semplice traguardo europeo!
Quarto posto in bilico fino all’ultimo turno anche nella scorsa stagione: in casa contro l’Empoli, poi retrocesso, la vittoria per 2-1 con reti di Keita e Nainggolan, in una partita sempre in bilico fino alla fine, rischiando più volte di subire la rete del pareggio, consente nuovamente di festeggiare al fotofinish.

6) IL PARCO DEI PRINCIPI
Per capire la grandezza di questa notte, basterebbe estrarre una dichiarazione rilasciata da capitan Zanetti il quale, nonostante avesse vinto campionati e Champions, indicherà nella finale di Coppa UEFA del 1998 la partita più bella della sua carriera.
Con ancora le scorie di quel Juventus-Inter divenuto (purtroppo, oserei dire) memorabile, la squadra si presenta alla quarta finale in otto anni nella manifestazione contro la rampante Lazio di fine secolo.
L’equilibrio del match viene interrotto da Zamorano, a cui segue una rete fantastica del terzino argentino. Il sigillo finale è, neanche a dirlo, del Fenomeno Ronaldo, che fissa il punteggio sul 3-0 finale, regalando il primo trofeo dell’era di Massimo Moratti.
In un periodo storico dorato per il calcio nostrano, quel titolo fu importantissimo e gratificante per lo splendido lavoro svolto da Simoni e dalla squadra in quell’annata dolceamara.

5) L’ACUTO DI STRAMA!
So bene che la stagione di Stramaccioni è stata, in termini di risultati, la peggiore del decennio, ma, con molta onestà, il tecnico laziale ha sempre riscosso la mia simpatia, anche per il modo di porsi e per l’attaccamento che comunque ha sempre dimostrato.
Ed è proprio in quella stagione 2012/13 che avverrà una delle più grandi imprese: sbancare per la prima volta lo Stadium di Torino contro gli arcirivali bianconeri.
Eppure, il cammino appariva drammaticamente in salita: dopo neanche trenta secondi, la rete di Vidal, servito da Asamoah (in nettissimo fuorigioco non rilevato) portò in vantaggio la Signora.
Nella ripresa, però, la squadra uscì allo scoperto e volò verso una rimonta pazzesca: doppietta di Milito (una su rigore) e sigillo finale di Palacio.
I padroni di casa clamorosamente al tappeto.
La serata resterà nelle menti del popolo neroazzurro, nonostante il prosieguo della stagione sia poi stato fallimentare.

4) TRE DERBY INDIMENTICABILI!
Nella galassia dei derby vissuti in questi 25 anni, ne ho selezionati tre che hanno rappresentato epoche ed emozioni differenti.
Il primo risale al 2002, con Hector Cuper alla guida: nella stagione culminata con la delusione che tutti sappiamo, il derby vinto grazie alla rete di Vieri a pochi minuti dalla fine è stato uno dei più intriganti, in quanto eravamo in piena corsa per il titolo e quel successo ha contribuito ad alimentare sempre di più le speranze di conquista del titolo, sebbene poi tradite nell’epilogo.
Il secondo è invece il derby d’andata della stagione leggendaria: un 4-0 senza appello contro il Diavolo, schiantato dalle reti di Thiago Motta, Milito (rigore), Maicon e la perla nella ripresa del “Drago” Stankovic.
Con Sneijder appena atterrato ed in campo come un veterano della squadra, in quella sera di fine agosto, Mourinho diede solamente un assaggio di quel che sarebbe accaduto. E, ricordiamolo, il passivo avrebbe potuto essere ben più pesante.
Infine, la gioia più recente: il derby di ritorno del primo anno di Antonio Conte. Dopo un primo tempo da dimenticare, sotto di due reti, la squadra trova linfa e reagisce da Inter: Brozovic e Sanchez, prima del colpo di testa di De Vrij che fa letteralmente impazzire il “Meazza”.
La traversa ancora tremante di Eriksen e il palo di Ibra fanno da apripista al sigillo finale del simbolo del nuovo corso: Romelu Lukaku, il quale, con la sua esultanza, dimostra di essere coinvolto definitivamente dalla causa.
Il futuro è belga.

3) CAMPIONI D’EUROPA
Per molti sarà un delitto mettere la finalissima sul gradino più basso del podio, ma più avanti ne verranno spiegati i motivi.
Resta il fatto che la notte del Santiago Bernabeu è stata qualcosa che nessuno potrà mai dimenticare.
Alla seconda rete del Principe Milito capii che stavolta era veramente fatta: un sogno che si trasforma in realtà. Per me è difficile descrivere quegli attimi, perché quando si vive un’emozione senza distacco non si ha neanche la lucidità di trasmettere al meglio quanto vissuto.
È stato come quando da bimbo speri che si possa avverare un desiderio e, alla fine, ciò accade: ecco, questa è stata la notte del 22 maggio 2010.
Ogni interista sa, non c’è bisogno di spendere troppe parole: 2-0 sul Bayern e coppa conquistata.
Triplete!

2) BARCELLONA KO!
La vittoria della Champions è stata epica, ma, per quanto mi riguarda, di quella cavalcata, il vero capolavoro è stato compiuto in semifinale.
Mentre imperversava il tiki taka, con i blaugrana considerati (a ragione) la squadra più forte del mondo e favoritissima per una seconda finale consecutiva, l’Inter riuscì a ribaltare i pronostici con due prestazioni diverse ma efficaci.
Nella gara di andata, sotto di una rete, la squadra replicò con Sneijder, Maicon e Milito: una rimonta che ancora oggi fa scendere giù le lacrime.
La squadra campione in carica non fu battuta da undici calciatori, ma da un’intera ondata d’amore neroazzurro che non poteva fermarsi per inseguire il proprio sogno.
E nella sfida di ritorno, nonostante la sconfitta per 1-0, il traguardo venne raggiunto: la finale era nostra. Fu un momento indimenticabile, addirittura maggiore del successo in finale.
Avevamo battuto Guardiola e Messi: l’impossibile era divenuto possibile.

1) INTER-SAMPDORIA 3-2: LA PAZZA INTER!
In molti potranno essere sorpresi, ma c’è una ragione per questa scelta.
Ovvio, a livello di risultati, i match con Bayern e Barcellona non hanno prezzo, ma la sfida risalente a gennaio del 2005 incarna perfettamente lo spirito interista, ciò che mi rende orgoglioso di sostenere questo club, capace di stupire nel bene e nel male, tanto da meritarsi quell’appellativo “pazza” che non puoi non amare se hai vissuto un pomeriggio simile a quello che sto per raccontare.
È una partita di metà campionato a San Siro contro la Sampdoria. Nulla fa presagire che passerà alla leggenda.
Blucerchiati avanti con Tonetto nel primo tempo e, a sei minuti dal 90’, raddoppia con Kutuzov.
È la prima Inter di Mancini e, fino a quel momento, era imbattuta, complice una “pareggite” cronica vissuta in quella stagione.
Sembra ormai giunto il momento del primo KO.
Ma ciò che stava per succedere sarebbe entrato di corsa nella storia: dopo il palo di Recoba, è Martins a due minuti dal termine a riaprire la contesa. Lo stesso nigeriano, con una rovesciata, serve l’assist per Vieri, che da pochi passi non sbaglia: già pareggiarla era strepitoso!
Ma stavolta bisognava compiere qualcosa di speciale: ed è così che il “Chino” riuscì a siglare la rete del definitivo 3-2 su assist di Stankovic!
Quello che ho vissuto in quei minuti è impareggiabile: c’era tutto il cuore in quella rimonta, tutto ciò che solo chi sostiene questa squadra può comprendere.


Con questa carrellata ho concluso la mia personale panoramica, augurandoci che, una volta lasciato alle spalle questo periodo, possiamo ritornare ad inseguire nuove emozioni.



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