Minuto 85' di Inter-Juve; incredibilmente l'Inter è riuscita a raddrizzare una partita che al minuto 18', dopo l'espulsione di Vecino e già sotto di un gol, sembrava ormai in ghiaccio, ma proprio in quel momento Spalletti si volta verso la panchina e dice a Davide di entrare per sostituire Mauro.
Cosa abbia spinto Luciano a fare quella mossa scellerata non è dato a sapersi. Si dice che l'Inter sia "pazza", ma qui non si tratta di pazzia, quello che ha colpito Spalletti sembra più una vera "malattia", la Sindrome di Gresko. Dicesi Sindrome di Gresko quella patologia che spinge un allenatore a schierare, senza una logica precisa, un terzino sinistro di rara incapacità in una partita importantissima.
Già aveva colpito Cuper nel lontano 2002, e la malattia si è ripresentata il 28 aprile ai danni di Spalletti. Se nel 2002 Couper fu costretto a schierare Gresko dall'inizio per mancanza di alternative, la sostituzione di Santon per il centroavanti titolare, e forse uno tra i migliori in italia, è sembrata veramente ingiustificata.

A parte gli scherzi, analizziamo Spalletti non solo in funzione di questa partita, importante quanto si vuole, ma è solo una delle 38 della stagione, ma in funzione di tutta un'annata calcistica.
L'inizio scoppiettante, fatto di ottimi risultati anche grazie a parecchio cinismo e un pizzico di fortuna, ha messo in mostra una squadra "quadrata" basata su un modulo, il 4-2-3-1 tanto caro all'allenatore che, in fin dei conti, ben si confaceva alla rosa e allo stato di forma della squadra. Candreva e Perisic sembravano Robben e Ribery; cross, inserimenti, gol (pochi per la verità), il centrocampo con Gagliardini/Valero/Vecino/Brozovich sembrava reggere bene l'unica punta Icardi, quasi sempre letale. Ma l'inverno, come spesso accaduto, ha raffreddato le gambe dei ragazzi e, complice la stanchezza dovuta ad una partenza sprint, la squadra ha cominciato a disunirsi e a diventare estremamente vulnerabile.
Un allenatore con attributi e lungimiranza tattica, avrebbe provato a cambiare modulo, visto che Candreva e Perisic sembravano diventati Gianni e Pinotto e Icardi non riceveva più nessun pallone buono, ma invece Spalletti ha insistito al limite della cocciutaggine, con quel sistema di gioco sostituendo, di volta in volta, solo l'uomo che doveva giocare da trequartista alle spalle di Icardi, senza oltretutto trovarlo.
Magari inserendo un centrocampista in più e facendo riposare le ali, utilizzando, per intenderci un rombo a centrocampo, avrebbe permesso di coprire meglio la squadra dal punto di vista difensivo e da quello offensivo, ad Icadi di avere una spalla con cui dialogare al limite dell'area.
Ma tutto questo non è avvenuto, il minuto 85' ha sancito che l'allenatore dell'Inter è un allenatore che non potrà mai ambire a panchine più prestigiose, in quanto per vincere con tali squadre, oltre che un grande talento servono anche grandi idee, e Spalletti, purtroppo per noi, non le ha. Quella mancanza di coraggio ha sancito l'eliminazione, quasi matematica dalla CL per l'Inter e consegnato, probabilmente, lo scudetto alla Juve e ha sancito anche che non è, e forse non lo sarà mai, un allenatore vincente.

Però forse una cosa ha capito riguardandosi la partita: il suo tempo all'Inter, nonostante una sola stagione, potrebbe essere già finito, e l'allontanamento di Sabatini potrebbe essere stato l'indizio decisivo; spero soltanto che, per il popolo nerazzurro, il prossimo allenatore non abbia la Sindrome di Gresko.