14 partite giocate, 11 vittorie, 3 pareggi e 0 sconfitte. Quello appena citato è il ruolino di marcia dell’Inter, niente male fino ad ora, quasi la stessa media di Barcellona e Manchester City che stanno in vetta ai loro rispettivi campionati. 

Un dato importantissimo è quello zero che si legge alla voce sconfitte, una serie di risultati positivi mancava da anni, i tifosi della squadra milanese in questi ultimi sette anni hanno sofferto nel vedere la loro squadra galleggiare a metà classifica, perdere contro neopromosse, esonerare allenatori e strapagare mezzi giocatori.

Credo che in pochi avrebbero scommesso in un inizio di campionato così positivo per la squadra di Spalletti. A proposito, il tecnico toscano è una delle note positive di questo avvio, sempre concreto e motivato, è riuscito pur senza i top player decantati dai giornali a creare un gruppo coeso ed a recuperare giocatori che sembravano solo dei pesi di cui disfarsi. I vari Nagatomo, Brozovic, D’ambrosio, non sembrano più così scarsi.

L’anno del famoso triplete l’Inter di Jose Mourinho in 38 partite concluse il campionato con 24 vittorie, 10 pareggi e sole 4 sconfitte, numeri alla mano l’Inter di Luciano Spalletti rischia di fare meglio ma i tifosi fanno bene a restare con i piedi per terra per diversi motivi. Il primo è che davanti ai nerazzurri ci sta un Napoli fenomenale, capace di fare ancora meglio e con un organico di tutto il rispetto. Non dimentichiamo la grande favorita, la Juventus, che come nomi in rosa non ha rivali in serie A, ed è a soli due miseri punti. Anche Roma e Lazio non scherzano, sono due clienti molto scomodi.

Un secondo motivo sta nel fatto che la panchina dell’Inter non sembra all’altezza degli undici titolari: Eder non è Icardi, Ranocchia non è Skriniar, Karamoh non è “ancora” Perisic. Se dovesse farsi male uno dei big, i sostituti non sono in grado di non farlo rimpiangere. Spalletti deve lavorare ancora tanto nel inserire nel suo scacchiere i nuovi volti come Dalbert e Cancelo e soprattutto deve trovare una giusta dimensione a Joao Mario, che rappresenta un enorme investimento che non ha ancora dato i suoi frutti.

L’Inter dei record citata in precedenza aveva un trascinatore fenomenale che risponde al nome di Diego Milito, che quella stagione in serie A segnò ben 22 gol in 35 partite, diventando il giocatore più rappresentativo di quella formazione storica. L’Inter di oggi ha un altro ragazzo argentino come punto di riferimento, di soli 24 anni, che ha già segnato 15 gol in 14 partite, e non è mai stato così maturo tatticamente e psicologicamente.

I tifosi nerazzurri fanno bene a sognare, i numeri sono tutti dalla loro parte, e con un Icardi così incisivo tornano in mente ricordi non molto lontani.
Si avvicina uno scontro al vertice con la Juventus che potrebbe già dare importanti risposte, l’inter ora fa paura, con uno o due ritocchi a Gennaio può lottare sino alla fine di questo bellissimo campionato. 

 

Manuel Pugliares