Per la terza stagione consecutiva l’Inter accede alla prossima edizione della Champions League. L’obiettivo minimo richiesto al criticatissimo Antonio Conte è stato raggiunto con quattro giornate di anticipo. Basterebbe solo questo dato per rendersi conto che un miglioramento rispetto alle scorse stagioni c’è già stato ed è fattuale: le precedenti due qualificazioni sono state raggiunte per il rotto della cuffia. Emozionanti, stimolanti, tutto ciò che si vuole, ma pur sempre al termine del torneo. Ora, invece, la qualificazione è in tasca, con ancora quattro match disponibili per migliorare la posizione ottenuta gli anni precedenti, magari ottenendo quel secondo posto che fino a qualche settimana fa pareva irraggiungibile.

I DELUSI: ANCORA A CREDERE ALLO SCUDETTO?
Non riesco a capacitarmi di come sia stato possibile ritenere il tricolore fattibile.
Non lo è stato mai, neanche ad inizio campionato, figuriamoci a cinque giornate dalla fine con 6 punti (che in realtà sono 7 a causa degli scontri diretti) di distacco dalla Juventus, che non potrà non mettere le mani sul nono scudetto di fila. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte: l’Inter è questa e non ha senso recriminare su alcune battute d’arresto (Bologna e Sassuolo, ad esempio). Perché questo discorso dovrebbe valere solo per l’Inter e non anche per le contendenti? Il calcio è questo: si conquistano punti e si perdono. Mangiarsi le mani dopo è troppo facile: tutti hanno perso occasioni ma è insito nella dinamica del calcio stesso.
La dimensione attuale della società nerazzurra è lottare ad armi pari per il secondo posto.
Nulla di più.
Questo piace? Assolutamente no. Ogni interista vuole competere per vincere, ma non si può trascorrere ogni giornata a mutare umore e ambizioni. Ottenere tre punti contro la SPAL non significa che la squadra diviene immediatamente papabile per la vittoria del campionato; allo stesso modo, pareggiare una partita complicatissima contro la Roma non implica che sia una squadretta miracolata.
Al solito: l’equilibrio, per l’Inter, pare essere sconosciuto. Bisogna sempre esaltare o ridimensionare. Invece, occorrerebbe riconoscere obiettivamente il valore della rosa ed essere onesti: è una squadra che può tranquillamente arrivare seconda in classifica, che ha ridotto il gap con i bianconeri (a fine stagione sarebbe interessante confrontare la distanza dalla capolista rispetto agli scorsi anni) e che necessita di ulteriori accorgimenti per poter realmente competere.

INNESTI NECESSARI
Tema caldissimo: la rosa dell’Inter è adeguata?
La risposta la conosciamo tutti ed è evidente che manchi qualcosa per poter realmente competere al livello delle big. L’operazione Hakimi è sinonimo di ricerca di qualità, di voglia di cominciare a fare qualcosa in più. Ovvio che non potrà restare isolata.
Kumbulla è il nome per la difesa: un reparto che in questo 2020 ha fatto acqua da tutte le parti. Il suo ingaggio sarebbe perfetto per il processo di crescita della squadra, così come quello di Tonali a centrocampo. La freschezza di questi ragazzi potrà essere benefica. Manca senz’altro un altro nome sulla fascia e un vice-Lukaku.
L’assenza di un’alternativa al belga sta pesando tantissimo: le partite non sono tutte uguali e in alcune sfide c’è bisogno di un centravanti fisico e possente.
Insomma, la base c’è ma la squadra necessita di nuovi elementi.
A patto che Conte rimanga in sella…

LA SFURIATA DI CONTE: COMPRENSIBILE MA EVITABILE
Lo sapevamo già: il tecnico salentino non è semplice.
Non è un allenatore che si presta a fare belle facce. Parla chiaro, sempre.
È del tutto innegabile che l’Inter abbia degli impegni collocati costantemente nella fascia serale quando è in trasferta. Trattasi di constatazione. Personalmente, avrei evitato questa polemica in quanto urge rammentare che non stiamo vivendo un campionato regolare.
Gli incontri sono ravvicinatissimi, a ritmi forsennati, gli stadi sono vuoti.
Sì, diciamo la verità, non è il calcio che conosciamo.
Solo che dobbiamo farcelo bastare. Pertanto, comprensibile la rabbia e giusta anche la recriminazione in teoria, ma vista la situazione storica in cui si sta disputando il torneo ne avremmo fatto volentieri a meno.

CHE FINALE CI ATTENDE?
La stagione può ancora regalare tantissimi spunti. In primis, con la certezza aritmetica della qualificazione alla prossima edizione della massima competizione continentale, la squadra potrà utilizzare le restanti partite per provare a blindare il secondo posto (con un intrigante sfida all’ultimo turno contro l’Atalanta) e, a mio avviso, provare a lanciare qualche giovane. In particolare, sarebbe interessante testare la maturità raggiunta da Esposito: lanciatissimo nella prima parte di stagione, sembra essere stato messo da parte in queste settimane così intense. Giocando ogni tre giorni, il suo dinamismo avrebbe potuto essere utile.
Infine, non dimentichiamo il vero, grande obiettivo, a mio modo di vedere: l’Europa League. Sarà fondamentale affrontare con serietà questa manifestazione.
Io sono fiducioso.
Sarebbe importante, per una volta, remare tutti nella stessa direzione.
La scelta è stata effettuata quest’estate, con un orizzonte triennale.
Almeno due anni li vogliamo concedere?