Quando si investe, la linea di demarcazione che divide un potenziale guadagno, dall’aver letteralmente buttato via i propri soldi, a volte è particolarmente sottile. A dimostrarlo è la storia di Giulio, piccolo imprenditore di successo che un giorno, dopo decenni di duro lavoro, ha deciso di abbandonare i torni a controllo numerico, per guadagnare facendo lavorare gli altri. Avendo risparmiato una vita, Giulio aveva infatti fatto crescere un piccolo gruzzolo con il quale, nel bene e nel male, decise di investire in aziende di medie dimensioni. Essendo cresciuto dentro i capannoni, in mezzo a macchine utensili e trucioli ferrosi, Giulio ovviamente non ha mai preteso di poter vestire i panni dell’Equity Investor, come se fosse una cosa semplice. Per tale ragione, di tanto in tanto, il telefono del mio ufficio prende a squillare e, col suo accento della bassa come diciamo in Brianza,  ecco palesarsi la voce di Giulio. “Ciao bello, sono Giulio. Come va? Come? Ti sei sposato? No, che errore imperdonabile. Vabbè, oramai la tua condanna è definitiva. Ascolta, ho qui un gruzzoletto da buttare. Ho visto un paio di aziende carucce, ma non voglio dividere il malloppo, col rischio di fare la figura del pezzente. Non è che, sempre che tu abbia tempo, mi daresti un’occhiata alle loro situazioni?”. Ogni volta che Giulio viene a farmi simili richieste, significa che per me cominciano un paio di settimane tra analisi frenetiche e notti insonni. Il tutto al fine di trovare una risposta degna alle sue esigenze: quali aziende sono in crescita; quali emettono dividendi senza troppi problemi; quali hanno una prospettiva interessante; quali sono troppo indebitate ecc. Risposte che si possono estrapolare all’interno dei bilanci delle società, se si sa dove cercare. E questo vale anche per le società di calcio professionistico, in quanto trattasi di aziende commerciali in tutto e per tutto. Se non ci credete, facciamo allora un esempio semplice. 

Mettiamo che Giulio mi chiami questa sera e mi dica di aver in mano una cifra a sei zeri da investire. Lo so, è molto improbabile, ma con questo esempio ci può stare. Immaginiamo poi che, invece di pormi i soliti obiettivi, abbia deciso di cambiare settore d’interesse. “Basta aziende di produzione e commercio. Sono stufo, è sempre la stessa solfa. Che mi dici invece del calcio? Toh, giusto per capire, in cosa mi consigli di investire, nell’Inter o nella Juventus?”. Di fronte a una simile richiesta, la mia risposta giungerebbe semplice e serafica: consiglierei a Giulio un ottimo psichiatra. Questo perché calcio e profitto sono termini antitetici. Non c’azzeccano nulla l’uno con l’altro, se non in eccezionali casi e, se vi si vuole investire, è meglio farlo per amore dello sport, più che del guadagno. Giulio però è motivato e non vuole sentire ragioni. Ed ecco dunque che, sebbene ancora incredulo, mi metto a spulciare bilanci, note integrative e informazioni finanziarie delle due attuali contendenti per lo scudetto. Chi tra le due riuscirà a spuntarla? Chi vincerà questo ennesimo Derby d’Italia, giocato però in campo economico? Sono 4 gli aspetti che mi aiuteranno a capire, a immaginare le loro prestazioni economico-finanziarie come se stessero giocando una partita. Ovvero:  

  • Fatturati e Profitti / Inter - Juventus 0-1 —> con il suo fatturato da record (oltre 600 milioni), il primo gol va alla Juventus. Gol che però arriva con un rigore revisionato più volte al VAR. Questo in quanto, nonostante abbia circa il 48% in più di fatturato dell’Inter, su di esso pesano molto le plusvalenze e i risultati Champions. Il vantaggio momentaneo viene assegnato per un maggiore potenziale, rispetto agli avversari. Potenziale che però nasconde dei rischi, dato che se le plusvalenze dovessero essere minori e il percorso Champions dovesse interrompersi anzitempo, in fase di chiusura di bilancio sarebbero dolori.  
  • Indebitamento / Inter - Juventus 0-2 —> la Juventus raddoppia dato l’indebitamento inferiore, anche se pur sempre importante, rispetto alla società nerazzurra. L’inter ha quasi 800 milioni di debiti, ma pare non aver problemi a restituirli, dato che sono leggermente diminuiti rispetto la stagione precedente. Detto ciò, si tratta di una cifra molto pesante, che potrebbe inficiare anche sulla scelte del calciomercato. Stesso discorso vale per la Juve, i cui debiti hanno superato quota 500. Tale differenza, almeno in apparenza, rende più appetibile la società bianconera, ma attenzione ai prossimi sviluppi futuri.    
  • Gestione, Progettazione e Prospettive / Inter - Juventus 1-2—> la Juventus è cresciuta molto, sul campo e nel bilancio, ma tale corsa pare essersi rallentata. L’Inter invece, dopo aver sistemato buona parte dei conti, ora sta cominciando a galoppare, anche sul campo. Il gol stavolta va dunque all’Inter che accorcia le distanze, dato che è probabilmente la società con più margini di crescita nel breve periodo. In 4 anni ha raddoppiato il fatturato e contenuto le perdite. Ha evitato di fare il passo più lungo della gamba, senza però disdegnare i risultati di campo. Se il trend dovesse mantenersi, il progetto potrebbe diventare più appetibile di quello della stessa Juventus.   
  • Patrimonio e composizione societaria / Inter - Juventus 2-2 —> al ’95, l’arbitro viene richiamato al VAR, dove rimane diversi minuti. Alla fine prende la sua decisione: è rigore per l’Inter, che segna e riagguanta così il pareggio. Ciò si deve al fatto che l’Inter ha una composizione societaria rigida. Non ha azioni in borsa e la maggioranza è saldamente in mano a un unico soggetto giuridico. In altre parole, chi detiene le redini non deve convincere nessuno, ne altri soci e tantomeno il mercato finanziario, per fare le proprie scelte. Ovviamente ciò comporta anche più difficoltà nel trovare fonti di finanziamento, che non siano le proprie tasche o quello delle banche. Possibilità che ha invece la Juventus, la quale ha il 25% delle proprie azioni quotate in borsa. Grazie alla libertà del libero scambio, la società bianconera ha più possibilità di trovare risorse finanziarie in fretta, così come di perderne. Certo, avendo la maggioranza (63%) la Holding degli Agnelli non deve rendere conto a nessuno, almeno sulla carta. Ma se non vuole perdere soldi in borsa, non ha proprio le mani libere come la ha invece Suning. Per quanto pochi, i piccoli azionisti vanno tenuti in considerazione. Il gol va dunque all’Inter, sebbene con qualche dubbio, dato che è un aspetto alquanto soggettivo dal punto di vista valutativo. 

Dato il pareggio, su chi dunque dovrebbe investire Giulio? Prima di rispondere, sento il bisogno di fare una confessione: il risultato è stato volutamente pilotato dal sottoscritto. Questo non per simpatie o antipatie, ma perché il tema è molto ostico e presenta molti gradi di soggettività. Giulio infatti potrebbe investire nella Juventus per determinati aspetti, in cui tale società eccelle. Al contrario, potrebbe affidare il suo malloppo all’Inter, per altre ragioni equamente invitanti. Quali?

  • Perché la Juventus —> è più semplice partecipare nella Juventus, dato che ha una quota cospicua di azioni sul mercato azionario. Acquistare e vendere è rapido, ma ciò può influenzare anche negativamente la gestione societaria, nonché bisogna tenere monitorata la situazione costantemente.  
  • Perché l’Inter —> l’Inter è ancora in crescita e quindi i suoi risultati potrebbero migliorare. Il suo modo di gestire fa pensare a una progettazione nel medio termine molto seria ed efficace. Acquistare e vendere azioni, non essendo in borsa, è molto difficile e comporta tempistiche molto dilatate. 

Grazie al cielo, simili domande il caro Giulio non me le farà mai. Di questo sono certo, anche ora che il mio telefono sta squillando, con il suo nome sulla schermata. Eppure, mentre trovo il coraggio per rispondere, chissà perché il nome di quello psichiatra, che guarda caso ha giusto aperto vicino al mio ufficio pochi mesi fa, mi torna prepotentemente alla memoria. 

Un abbraccio.

Novak