Una grossa “P” a forma di problema è quella che si ritrovano l'Inter e Spalletti sotto l'albero. La “P” è quella di Pellissier che fa venire a galla le difficoltà di una squadra che si è completamente impantanata con l'arrivo del grande freddo e che non riesce più a vincere in trasferta dove l'ultima affermazione è datata 29 ottobre con la Lazio. Va bene che è Natale e si fanno i doni, ma regalare un punto al Chievo – ultimo in classifica – ha rovinato le feste dei tifosi interisti. Il momento in cui Pellissier ha depositato il pallone in rete avrà fatto andare di traverso il panettone ai nerazzurri. Un copione visto e rivisto in molte altre partite di questa stagione. L’Inter fa una buona prestazione, riesce a passare meritatamente in vantaggio, ha un’infinità di occasioni – non messe a segno – per chiudere la partita poi, inevitabile, arriva un calo e la squadra va in sofferenza. L’allenatore gestisce male questi momenti e la frittata è fatta. Il pareggio finale sa più di sconfitta, infatti si può parlare di due punti persi. Consola a malapena il fatto che l’Inter è ancora al terzo posto, con 6 punti di vantaggio sulla quinta, il Milan, in media Champions. Ma è troppo poco soprattutto se si pensa che ci sono 7 punti in meno rispetto lo scorso anno, con la squadra sempre terza, 2 punti in meno della Juventus ed 1 in meno del Napoli secondo. Oggi il distacco dalla Juventus è già siderale, 16 punti, ma a far pensare sono gli 8 di distacco dal Napoli, atteso mercoledì a San Siro. Quest’anno il letargo invernale è cominciato un mese prima addirittura.

Purtroppo penso che la Champions abbia levato certezze ai nerazzurri, fossero andati avanti – anche se sono usciti per differenza reti – magari avrebbero più entusiasmo, l’obbligo contro il Chievo – così come contro il PSV – era vincere. A me personalmente, nonostante Spalletti abbia avuto il tanto invocato difensore centrale, sembra una squadra involuta rispetto lo scorso anno. E penso anche che un Conte (butto un nome giusto a caso…) avrebbe fatto e farebbe sicuramente meglio con la rosa a disposizione. I punti persi nelle ultime partite, frutto di scelte sbagliate ma anche di una tenuta mentale assente nei momenti chiave, lo stanno a dimostrare. Quello che è stato fatto finora non basta. Il ritorno in Champions, però, non può essere solo una scusante. Nell'ultimo mese l'Inter ha perso quella fame e quella cattiveria che le avevano permesso di riprendersi dopo la falsa partenza marchiata dalle sconfitte con Sassuolo e Parma. Non si vedono più quel carattere e quella condizione fisica con cui avevano risolto le partite negli ultimi minuti, come nel derby, e i cambi di Politano sono finiti nel mirino, come a Torino con la Juventus. Quasi come per rispondere i suoi detrattori, contro il Chievo, alla mezz'ora della ripresa, Spalletti ha sostituito l'ex Sassuolo con Lautaro Martinez per far capire alla squadra che era arrivato il momento di chiudere la partita. Il messaggio tuttavia non è stato recepito e quella grossa “P” di Pellissier è finita sotto l'albero dell’allenatore e della squadra insieme al Napoli che vorrebbe fargli un altro brutto regalo mercoledì a San Siro

Una delle note positive delle ultime uscite è di sicuro la catena di destra Vrsaljko, Joao Mario e Politano. Nel 4-3-3 di Spalletti i tre si trovano a meraviglia e creano i maggiori pericoli agli avversari, così come capitato ieri. Il croato è tornato su un livello di forma accettabile, che ne ha migliorato anche l’attenzione e la spinta in avanti; il portoghese è un giocatore ritrovato dopo che in estate era sul piede di partenza, a centrocampo uno dei migliori; l’ex Sassuolo è cresciuto esponenzialmente dopo una buona stagione in Emilia. Tra i migliori senz’altro anche Ivan Perisic che, con una prova fatta di corsa, grinta e buona giocate, è tornato “Il Terribile”. Ha ritrovato quella fiducia smarrita ultimamente. Dopo le fatiche mentali e fisiche di un Mondiale giocato da protagonista, e la voglia mai sopita di fare una nuova avventura professionale (più remunerativa), il croato sembra rigenerato. È tornato anche al gol che mancava dal primo di settembre. Insomma tutto un altro giocatore rispetto a quello abulico ed impalpabile delle partite precedenti.

Come accennato prima il vero problema della squadra penso sia la mentalità. La quadra nerazzurra per reggere lo sforzo richiesto da Spalletti e rimanere ordinata sia nell’attaccare che nel difendere ha bisogno che la tensione nervosa sia alta. Quando questa cala, di conseguenza cala anche l’attenzione e la partita si complica sfuggendole di mano. Come successo al Bentegodi soprattutto nel secondo tempo dove l’Inter è stata soverchiata dal Chievo. Gli uomini di Spalletti perdevano palla facilmente, Brozovic ha sofferto oltremodo la marcatura ad uomo di Giaccherini, la fase difensiva ed il palleggio sono stati approssimativi per tutto il match. La squadra lunga soffriva ad ogni avanzata clivense ed il gol preso è il simbolo della superficialità attuale. Su una palla lunga la difesa schierata male, senza che il centrocampo le abbia dato minimamente una mano, si è fatta sorprendere da Pellissier.

L’Inter vista ultimamente è senza identità, gioca male, fa il compitino, ed appena gli avversari aumentano l’intensità va subito in difficoltà. I giocatori scendono in campo con la paura, senza il coraggio di osare, camminano invece di correre, scelgono il passaggio all’indietro o laterale invece di verticalizzare il gioco in avanti. Manca quel qualcosa in più, tutti stanno rendendo al di sotto delle possibilità. La maggior parte di questi problemi credo siano ascrivibili al tecnico, perché il gioco è mediocre ed i giocatori non li vedo motivati, mancano di cattiveria. Ho il timore che continuando così quest’anno sarà peggio dell’anno scorso. Infatti non si possono sperare in rinforzi sul mercato per dare quella scossa necessaria e quella qualità ancora insufficiente. Marotta è stato chiaro, gli innesti importanti ci saranno a giugno. Ma per quali ambizioni? Si riuscirà a raggiungere un posto in Champions? E soprattutto sarà ancora la squadra di Spalletti? L'Inter per compiere il tanto atteso grande salto però avrebbe bisogno ora di qualche correttivo, dato che la soluzione non si può ricercare internamente. Se ieri il Chievo ha trovato nuove energie dalla panchina, lo stesso non si può dire per i nerazzurri. Dalla panchina si sono alzati Vecino, Lautaro Martinez e Borja Valero, ma nessuno di loro ha cambiato le sorti dell’incontro.

A ciò si aggiunge anche il caso Nainggolan scoppiato nelle ultime ore (c’è la mano di Marotta in questo cambio di filosofia?). Il giocatore è stato momentaneamente sospeso dall’attività agonistica per motivi disciplinari. Si vocifera che si sia presentato all’allenamento con oltre un ora di ritardo. La tattica, gli equilibri, l’attenzione ai particolari – tutte cose imputabili al tecnico – sono importanti, ma mai come la professionalità che non dovrebbe mai mancare. I tifosi vanno su tutte le furie quando la squadra è apatica, indolente e si hanno anche questi atteggiamenti menefreghisti. I tifosi vogliono una squadra che lotti in campo, sudi la maglia e dia tutto ciò che può. Però in fondo, il belga va capito e perdonato. Sono sicuro che ieri sera avrà fatto le ore piccole non per i festeggiamenti (d’altronde il sabato sera solo noi comuni mortali usciamo a divertirci, i calciatori vanno a letto presto!), anche perché non c’era nulla da festeggiare, piuttosto avrà passato una nottata insonne per la partita giocata male da lui e dalla sua squadra. Forse, col senno di poi, era meglio tenersi Zaniolo ed investire risorse finanziare su altri giocatori. La Roma ha dato un bel “pacco” dono all’Inter, è Natale quindi tanti auguri a tutti voi.