Inter-Shakhtar, una partita decisiva ai fini della stagione interista, ma anche del percorso, tanto citato da Conte, fatto nel corso di una stagione e mezza sotto la guida del salentino. 
Negli ultimi anni la figura interista davanti una partita decisiva si presentava sempre con grandi aspettative, ma in fin dei conti i risultati hanno sempre deluso. Ma concentriamoci soprattutto sull’ultimo anno in senso calcistico.
Dopo sei giornate l’Inter si ritrova a pieni punti in campionato e deve affrontare in tre giorni il Barcellona, per riscattare l’1-1 interno con lo Slavia Praga della prima del girone, e poi la Juventus la storica rivale che ormai da otto anni sta vincendo lo scudetto. Il primo tempo a Barcellona è probabilmente il migliore di tutta la stagione interista: gioco fluido, un Sensi in forma smagliante, un’Inter capace di trovare spazi in pochissimi metri con costruzioni dal basso davvero esemplari. Paga l’inesperienza, avanti 1-0  a fine primo tempo vede sgretolarsi il vantaggio davanti ai colpi da campione di Luis Suarez.
Si arriva quindi a domenica 6 ottobre prima della sosta delle nazionali, Inter a punteggio pieno e Juve due punti sotto dopo sei giornate. Pronti via, la Juve realizza l’1-0 con Dybala, l’Inter reagisce e l’altro argentino Martinez riesce a pareggiare. La partita si gioca a grandissimi ritmi ed entrambe le squadre sembrano poterla vincere da un momento all’altro. L’Inter prende un palo con Vecino, ma è la Juve che trova lo spunto vincente a dieci minuti dalla fine, Higuain colpisce ancora l’Inter è una sentenza contro i nerazzurri. Al termine di questi tre giorni difficili da digerire, anche visto il grande avvio in campionato, Antonio Conte comincia a parlare del suo percorso che non è di certo finito a quelle partite, ma che era appena iniziato e che sperava di trovare l’Inter a fine stagione almeno con un titolo fra le mani.
Uno dei momenti cruciali della stagione arriva quando a Milano si presenta il Barcellona per l’ultima del girone di Champions, l’Inter perde 2-1 è una sconfitta strana e dolorosa, perché il Barcellona non porta i titolari e anche l’Inter è in piena emergenza soprattutto a centrocampo. Sensi il migliore della prima parte della stagione nerazzurra si è infortunato, da lì inizierà il suo calvario con continui infortuni muscolari che ad oggi ancora non gli consentono di giocare con continuità. Anche Barella è fuori e arrivati a quel punto sembrava ormai essere già diventato un pilastro del centrocampo interista di cui Conte non riusciva a fare a meno, un avvio complicato era stato superato con grandi prestazioni che l’avevano portato già i vertici del calcio italiano in quel momento.
Inter in Europa League e iniziano le aspre critiche alla figura di Antonio Conte. Il percorso in campionato non è costellato da scivoloni, i nerazzurri si dimostrano una squadra abbastanza matura rispetto al passato. A gennaio arriva Eriksen acquisto importantissimo che però rompe gli equilibri della squadra, come se rompesse il castello di Lego che Conte ha costruito mattoncino dopo mattoncino in mezza stagione. Gli equilibri della squadra cambiano e Conte prova inserire Eriksen rompendo la linea mediana col trequartista, ma in fin dei conti andrà a perdere solo il miglior Lautaro. L’appuntamento clou è a Torino contro la Juve, una vigilia alimentata da grandissime polemiche, che vede anche posticipata la data, porta alla partita più attesa dell’anno. La Juve vince, si porta a +1 sulla Lazio e addirittura +9 sull’Inter, che deve ancora recuperare una partita. Sarà l’ultima partita prima del lockdown: è quella decisiva. La Lazio si spegne al rientro e l’Inter parte a rilento quanto la Juve. Il campionato si decide con tre giornate di anticipo, la Juve è ancora la regina. Dopo la gara con l’Atalanta, all’ultima giornata, Conte si sfoga chiede ai dirigenti di remare tutti sulla stessa barca e non di salire sul carro solo da vincenti, sembrano parole di addio e di rottura con la società, ma ancora c’è da giocare la fase eliminazione diretta in Europa League. 

Sembra essere tornata l’Inter di inizio stagione senza un vero trequartista, a volte lo fa Barella ma non è continuo, sembra esserci quella determinazione che tanto aveva caratterizzato la prima parte del percorso nerazzurro.
Si arriva alla semifinale, contro lo Shakhtar è un trionfo, 5-0. Finale con il Siviglia, squadra abituata a vincere l’Europa league, lo rifarà 3-2 con un autogol di Lukaku che sa di beffa anche perché 10 minuti prima a tu per tu col portiere fallisce il goal che avrebbe portato la coppa a Milano e al suo 35º gol in stagione, numeri pazzeschi. L’Inter perde una nuova opportunità nel momento decisivo. Sembrava esser pronta per fare il passo, ma ancora non c’è riuscita.

E si arriva direttamente ad oggi, dove l’Inter ha iniziato una stagione obsoleta, con partite ogni tre giorni, molto lentamente. Le ultime settimane, però, hanno donato alla “Beneamata” e ai suoi tifosi qualche gioia in più rispetto ad un inizio farraginoso. Conte è tornato il leader che urla in ogni momento della partita E dalla sua trovato un Lukaku in forma smagliante con atteggiamenti da vero e proprio uomo squadra. Ha riproposto il suo classico 3-5-2 senza trequartista e l’Inter sembra aver ritrovato quell’equilibrio e quella rapidità nella manovra che tanto hanno fatto sperare nel primo semestre contiano. Si sono ricominciate a vedere le imbucate che partivano dalla difesa verso l’attacco, con la Lu-La che in un batter d’occhio riesce a trovare lo spunto giusto per arrecare danno agli avversari.
Domani si giocherà una finale, andare avanti in una competizione dove nelle ultime quindici gare solo tre sono state vittorie, non solo rappresenta un importante salto nell’Elite del calcio europeo, ma rappresenta anche un sostegno economico in un momento molto complicato per il calcio dal punto di vista più lontano dal campo. È vero, non tutto dipenderà dall’Inter, ma pensare ad un “biscotto” con una squadra stra abituata a vincere come il Real Madrid sembra davvero molto difficile, vista anche la situazione precaria degli spagnoli. Tuttavia all’Inter servirà ovviamente vincere e poi sperare in una vittoria o del Borussia o del Real, in modo tale da tornare agli ottavi di Champions nove anni dopo e superando il tabù delle partite decisive, che ad oggi fanno dell’Inter una buonissima squadra che nei momenti cruciali crolla davanti alla pressione.