L'Inter ha concluso il girone d'andata con 46 punti, il terzo miglior risultato della sua storia sportiva. Buona parte di questo risvolto è dovuto in sostanza a due persone: Giuseppe Marotta e Antonio Conte. Il primo perché ha saputo in un solo anno mandar via un allenatore mediocre come Spalletti, molte delle mele marce dello spogliatoio come Icardi e Perisic ed è riuscito con un budget "contato" (e senza ausilio di grandi plusvalenze) a prendere l'unico top player di questa squadra, ossia Lukaku (aspettando la definitiva consacrazione di Lautaro Martinez).

Ma il merito maggiore va al secondo soggetto, il mister Conte appunto. E' riuscito dopo anni di dominio societario Wanda-Maurito a imporre un modulo a due punte, tanto osteggiato dall'ex attaccante argentino, ha consentito l'esplosione sportiva di Lautaro, ha tirato a lucido Lukaku dopo la disastrosa esperienza con il Manchester United, ha permesso a giocatori come Barella e Sensi (piacevolissima sorpresa) di crescere in fretta, ha messo in evidenza un giovane promettente come Bastoni, sta permettendo a De Vrij di esprimersi ai suoi massimi livelli.
Oltre a questi e altri meriti, nonostante una sorte non proprio favorevole, come ad esempio gli infortuni di Sensi, Barella e Sanchez, è riuscito ad ottenere una quantità di punti impressionante, sopratutto guardando la recente storia sportiva dell'Inter, permettendo ai nerazzurri di terminare il girone d'andata a sole due lunghezze di distanza da una corazzata da ben 8 scudetti consecutivi e due finali di Champions negli ultimi 5 anni, la Juventus, società nettamente più ricca e dotata di una rosa decisamente più forte. 

Certo Antonio Conte non è esente da errori, come ad esempio lo scarsissimo impiego di Lazaro, il basso minutaggio concesso a Borja nella prima fase della stagione (poi causa infortuni una necessità è diventata virtù) e il rendimento in calo di Skriniar rispetto alla passata stagione a causa del passaggio al modulo con tre difensori centrali. Per arrivare poi a Politano, giocatore totalmente avulso all'attuale schema di gioco della squadra e che è sempre più nella lista dei partenti.  
Ma al netto di tutto ciò, il lavoro di Antonio Conte è da considerarsi straordinario, avendo dato "stabilità" (ormai suo cavallo di battaglia) a una squadra e a una società che aveva perso completamente la retta via nell'ultimo decennio. 

La prossima settimana comincerà il girone di ritorno con la prima partita in trasferta contro il Lecce, mentre a fine Gennaio chiuderà la sessione invernale del calciomercato.
A questo punto la domanda dovrebbe sorgere spontanea: e ora che si fa? 
L'Inter ha la possibilità di lottare fino all'ultima giornata e di tenere vivo il campionato italiano insieme alla Lazio contro Juventus. E ha due strade percorribili: restare con l'organico attuale o investire e preparare il terreno per la prossima stagione.

In entrambi i casi non ritengo la squadra all'altezza di poter battere una il cui organico è tra i migliori al mondo, ma la scelta di una strategia piuttosto che l'altra sarebbe un chiaro indicatore della proprietà non solo di voler accontentare il tecnico, ma di voler fin da subito programmare il futuro.
Investire significherebbe non solo fare un "regalo" al mister (meritatissimo visti i risultati), ma significherebbe anche dare un'importante indicazione di crescita societaria. Senza considerare che la formazione attuale è deficitaria dal punto di vista tecnico: come sottolineato da Conte, bastano un paio di assenza per mandare in difficoltà la squadra. L'Inter ha bisogno d'innesti, sia in termini numerici che di qualità, per poter avere la possibilità di chiudere la stagione in maniera dignitosissima e non rischiare un tracollo clamoroso già tra qualche giornata.

Molti continuano a sostenere la loro idea sulla bontà della rosa interista: l'esempio più semplice che può essere fatto è quello di osservare i terzini e confrontarli con quelli dell'Atalanta, società che può essere ormai annoverata tra le "grandi" del nostro campionato per ciò che ha dimostrato negli ultimi anni, ma che non può essere di certo paragonata per grandezza storica ed economica. Eppure la Dea ha a disposizione come titolari sulle fasce (tenendo in considerazione anche un modulo speculare) Gosens e Hateboer, invece l'Inter ha Biraghi e Candreva: un confronto impietoso, un paragone che non può reggere. Ciò avvalora ancor di più il lavoro straordinario del mister nonostante una rosa profondamente deficitaria in molti reparti. 

E' tempo che la società arricchisca la sua creatura di nuovi top player e che il futuro venga programmato fin da subito: "Chi ha tempo non aspetti tempo", recita Antonio Conte nell'intervista post match contro il Napoli.
La Juve continua a crescere, mentre è sempre più imminente il passaggio del Milan al gruppo LVMH di Arnault, secondo uomo più ricco del mondo secondo Forbes (classifica real-time). Ciò potrebbe configurare nell'imminente futuro un duopolio Juve-Milan che sbarrerebbe del tutto la strada ai nerazzurri e a qualsiasi velleità di vittoria. Per questo bisogna agire ora che c'è ancora margine di manovra. Il tempo dei proclami è finito da un pezzo, la società è chiamata a fare sul serio.