Da quando è nato il calcio si discute dell'incidenza dell'allenatore sul rendimento di una squadra; c'è chi ritiene che l'allenatore non conti nulla, chi pensa sia fondamentale, e in mezzo mille sfaccettature.
Quello che sta succedendo nel capoluogo lombardo credo evidenzi in maniera chiara e palese quanto possa contare un tecnico in una squadra di calcio.

Da una parte l'Inter di Spalletti che, rispetto alla scorsa stagione, vede nell'undici titolare solamente tre nuovi acquisti (Skriniar, Vecino e Borja Valero), che ha rinnegato i costosi e sbagliati acquisti sia delle stagioni passate (Joao Mario, Gabigol e Kondogbia) che di questa stagione (Dalbert e Cancelo, sui quali tuttavia è sicuramente prematuro esprimere un giudizio definitivo).
Nonostante l'Inter presenti ancora nella formazioni titolare giocatori criticatissimi in passato dai tifosi nerazzurri (Nagatomo, D'ambrosio e Candreva) e giocatori che mostrano ancora parecchie lacune (Miranda e Gagliardini) la classifica dice 30 punti in 12 partite. Molti, compresi il sottoscritto, all'inizio parlavano di fortuna, che sicuramente ha aiutato l'Inter nelle prime partite di campionato sia in termini di risultati ma soprattutto in termini di fiducia. Tuttavia, quella che si vede nelle ultime partite (soprattutto le casalinghe con Sampdoria e Torino) è una squadra che sa cosa fare, organizzata, che copre le lacune individuali con l'affiatamento e il gioco di squadra. Sa quando pressare, sa quando accelerare e quando soffrire. E il merito di tutto cio' non può che essere attribuito a mister Spalletti, che tra le varie imprese è riuscito in quella di trasformare il tartassato Nagatomo in un giocatore di calcio.

Sull'altra sponda del naviglio troviamo una squadra rifondata. Molti criticano i troppi acquisti fatti dal Milan ritenendo che con quei soldi dovessero essere acquistati tre-quattro top player; al di là del fatto che in un mercato dove un giocatore come Dembelé viene pagato più di 100 milioni, risulta praticamente impossibile acquistare anche solo 3 giocatori che ti facciano la differenza; in secondo luogo i dirigenti bravi sono quelli che prendono i top player quando ancora non lo sono (vedasi Nainggolan). Infine tenere ancora una rosa con i vari Niang, Kucka, Sosa, Bacca, Poli, Bertolacci, Lapadula sarebbe stato un errore madornale e i rendimenti sicuramente non eccezionali (per usare un eufemismo) di questi giocatori nelle nuove squadre fanno capire come sia stato corretto l'operato di Mirabelli e Fassone, che hanno voluto non solo creare una squadra che potesse vincere, ma soprattutto costruire una rosa giovane, con potenzialità, futuro e che potesse crescere di valore. Per questo motivo gli acquisti più costosi sono stati di "soli" 40 milioni: in questo modo gli acquisti azzeccati crescono esponenzialmente di valore, mentre quelli sbagliati permettono di avere una perdita che non incida eccessivamente sul patrimonio di squadra. Pensiamo ad esempio se il Milan avesse acquistato Belotti a 100 milioni e avesse fallito. I danni a livello economico sarebbero stati notevoli e tangibili.

A questo punto analizziamo l'operato di Montella il quale, secondo il mio modesto parere, rimane al Milan solo perché la società ha intenzione di prendere Conte l'anno prossimo e giustamente non vuole commettere l'errore di prendere un traghettore che, la storia insegna, nella stragrande maggioranza dei casi crea ancora piu' scompiglio; l'unica alternativa sarebbe stato un clamoroso esonero di Conte al Chelsea e un arrivo immediato al Milan, ma questo purtroppo non è avvenuto. Dico purtroppo perché la confusione tattica presente al Milan è un qualcosa di imbarazzante, una squadra totalmente sbilanciata sul settore destro con un terzino (Abate/Calabria), Kessié e Suso ad operare in quella zona del campo mentre a sinistra c'è il povero Borini costretto a coprire 60 metri di campo se non di piu'. Il criticatissimo Calhanoglu appena prende palla ha solo due opzioni, Suso sulla destra, o Kalinic, spesso marcato da almeno due difensori; questo perché il resto della squadra si trova alle sue spalle. E' normale che, nonostante le enormi qualità tecniche che possiede il turco, quando non hai alternative di passaggio, sia difficile inventarsi l'impossibile.
Lo stesso discorso vale per Kalinic che fa un movimento perpetuo, ma è costretto a coprire una zona del campo troppo ampia, trovandosi così spesso poco lucido al momento della conclusione. Di conseguenza l'unico schema non può che essere "palla a Suso e speriamo inventi qualcosa". E fa niente se molti giocatori vengono schierati fuori ruolo: Borini/Bonaventura a fare tutta la fascia sinistra, Calhanoglu in una posizione ibrida a centrocampo, Rodriguez terzo di sinistra nella difesa a tre... insomma sembra che Montella cerchi di mettere più giocatori possibili fuori ruolo.
Il Milan, fino alla partita con la Lazio, aveva mostrato un gioco gradevole, con il modulo collaudato che Montella aveva utilizzato per tutta la stagione precedente, il 4-3-3. I 20 minuti horror contro Immobile e compagni sono bastati per distruggere tutte le sue convinzioni. Siamo sicuri che due mesi dopo la squadra sia migliorata da allora? Cosi' difficile schierare i giocatori nello loro posizioni naturali dove possano rendere al meglio? Tanto per restare nel tema del paragone tra Montella e Spalletti abbozzo un Milan con lo schema utilizzato dall'Inter: 4-2-3-1 con Donnarumma, Borini (che ha dimostrato di poter fare tranquillamente anche il terzino in una difesa a 4) Bonucci Romagnoli Rodriguez, Kessié Biglia, Suso Calhanoglu Bonaventura, Kalinic/Andre Silva.

A questo punto le domanda sono: dove sarebbe il Milan con Spalletti e con questo modulo? Dove sarebbe l'Inter con Montella? Quale schieramento tattico si sarebbe inventato l'aeroplanino alla guida della squadra nerazzurra?