Ho riscontrato recentemente sui social network una repentina quanto inesorabile diffusione di un fenomeno figlio dei nostri tempo: l'analfabetismo funzionale. La vera piaga sociale del ventunesimo secolo.

Millenni di faticosa evoluzione umana sono andati in fumo di fronte alla nascita di orde di individui che vagano sui social prefiggendosi un triplice obiettivo: provocare, fare casino, minacciare. Sono individui che, privi di spirito critico e di basilari conoscenze linguistiche, hanno causato una regressione intellettiva del genere umano. Parlo dei cosiddetti webeti (neologismo composto dalle parole web ed ebeti).

L'ultima che hanno organizzato è stata premiata come Complotto dell'anno da una giuria d'eccezione. Secondo questi individui, le testate giornalistiche italiane non avrebbero di meglio da fare che giudicare imparzialmente (con due pesi e due misure) delle partite di un Mondiale; il tutto, col solo scopo di fomentare la rivalità tra interisti e juventini. "A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca" diceva Andreotti: è vero, ma qui si sta esagerando. 

La diatriba in questione è nata dell'imparzialità di giudizio (secondo alcuni) dimostrata dalla pagina FB di Sky Sport nel dare un titolo agli ultimi due match della Croazia al Mondiale. Nello specifico, dopo la semifinale vinta con l'Inghilterra si lodava la prestazione dello juve​​​ntino Mario Mandzukic, nel frattempo relegando in second'ordine le ottime giocate degli interisti Marcelo Brozovic e Ivan Perisic (quest'ultimo autore di un goal e di un assit vincente); dopo la finale persa con la Francia, invece, la pagina Facebook in questione analizzava la sconfitta dal punto di vista degli interisti attraverso la frase "niente da fare per Perisic e Brozovic", quasi fosse unicamente loro la colpa. 

La Croazia ha fatto un Mondiale miracoloso, aldilà di ogni più rosea aspettativa. Gli onori vanno dati equamente ai vari Modric, Rakitic, Perisic, Brozovic, Mandzukic: chi ne separa i meriti a seconda della squadra del cuore è un troglodita (tanto per rimanere in tema evoluzionistico). I croati hanno giocato un Mondiale straordinario e fuori da ogni logica; non per nulla Napoleone una volta disse: "Datemi 100mila croati e conquisterò il mondo". Conosceva bene anche lui il loro indomito coraggio in battaglia. 

A Deschamps, dal canto suo, vanno fatti i complimenti per un risultato storico. Denigrato per la sua essenzialità tattica (figlia del passato italiano) piuttosto che per la sua spregiudicatezza e ricerca del bel gioco; dileggiato per la sua proverbiale fortuna (ai tempi dell'OM veniva scherzosamente chiamato Didí la chance - Didí la fortuna); minacciato dall'ombra di Zinedine Zidane, che ne avrebbe preso il posto al primo passo falso. Ecco, Didier Deschamps si è preso una bella rivincita, da novello Napoleone: è il terzo, dopo il brasiliano Zagallo e la leggenda Beckenbauer, a vincere i Mondiali sia come calciatore che allenatore. Sì d'accordo: Deschamps e la Francia sono stati favoriti dalla Dea Bendata in Russia. D'altronde Napoleone preferiva avere al suo fianco un generale fortunato piuttosto che uno bravo. Bé, come dargli torto?

​​​​​​La chiosa finale di questo pezzo riguarda l'ennesima dimostazione di stupidità dilagante nel web. Si è da più parti sottolineata, infatti, la presenza nella rosa francese di numerosi giocatori con origini africane e, contemporaneamente, di pochi ragazzi provenienti da famiglie francesi doc (chiamiamole così). Lo chiedo a coloro che hanno fomentato questa faccenda: e anche se fosse, dove starebbe il problema? Per caso siete razzisti? Se non lo foste (e ne dubito) il vostro ragionamento farebbe acqua da tutte le parti: dicendo così, infatti, presupponete che un calciatore nato in Africa sia, a prescindere, un fuoriclasse. È come dire che tutti i ragazzi provenienti da quel continente siano forti: una tesi illogica e priva di fondamento. Ne deduco, quindi, che la più percorribile sia l'opzione numero 1. Eppure, cari amici, la schiavitù è stata abolita nel 1865: è ora di cambiare mentalità.