Vincere un derby come quello di ieri sera lascia sensazioni contrastanti. Sicuramente prevale l’euforia per aver sancito definitivamente la superiorità territoriale in quel di Milano: l’Inter ha stravinto la partita e chiunque l’ha vista non può fare a meno di ammetterlo senza giri di parole, a dispetto dello striminzito risultato che potrebbe far pensare ai posteri che possa essere stata una sfida quasi equilibrata. Niente di più sbagliato: Lautaro Martinez si è preso da neocapitano la squadra sulle spalle, travolgendo qualsiasi cosa vestita di rossonero. E il Diavolo ringrazi il bistrattato Tatarusanu, che a dispetto delle critiche si è ricordato di essere un portiere evitando in più di una circostanza un passivo più largo.
Al netto del (non) gioco ai limiti dell’imbarazzo della squadra di Pioli, il gruppo di Simone Inzaghi ha dimostrato per l’ennesima volta in stagione, dopo un inizio opaco, di essere concentrata quando si tratta di partite importanti. Se ci pensiamo, la svolta dell’annata è arrivata in casa contro il Barcellona, con una prestazione quadrata e convincente. Poi, le altre soddisfazioni sono giunte contro il Napoli e proprio contro i cugini in Supercoppa, prima di ieri sera. La cosa che mi ha impressionato è stata la fame, la cattiveria e un gioco scorrevole e fluido. Una squadra vera, che ha tirato in continuazione, che ha cercato le triangolazioni, che ha giocato palla a terra, che ha calciato in porta per ben due volte persino dalla bandierina: in particolare, il primo tempo dell’Inter è stato il manifesto di un collettivo che ha un’identità e che è sceso in campo con l’agonismo e l’intenzione di portarsi a casa la stracittadina.

Se da un lato, dunque, non può che esserci felicità per il risultato acquisito, dall’altro qualcuno comincia ad alimentare rimpianti per aver perso contatto con il Napoli in vetta alla classifica e aver perso terreno in partite da vincere (Monza ed Empoli), allargando un distacco ormai incolmabile. E io dico: i rimpianti ci devono essere, ma non per il campionato di quest’anno, bensì per quello scorso.
Oggettivamente, il ruolino di marcia degli azzurri è qualcosa di spaventoso. Un gioco armonioso, meraviglioso, una bellezza per gli occhi, unito alla concretezza che sta determinando la serie scintillante di risultati che Spalletti sta inanellando. Non possiamo rammaricarci se perdiamo contro un avversario simile, che sta esprimendo un calcio stellare e che ha una rosa di valore. Il vero problema, e che ahinoi ricorderemo negli annali, è aver perso l’opportunità di appuntare la seconda stella nella stagione 2021/22.
A scanso di equivoci, lo ribadisco per l’ennesima volta: il Milan ha meritato di vincere. Pioli, che ora viene additato come principale responsabile del momento nero, è riuscito a trovare la formula giusta e a portare sul tetto d’Italia un buon gruppo, ma non stratosferico. E la dimostrazione lampante la stiamo finalmente avendo: l’Inter ha letteralmente gettato uno scudetto tranquillamente alla sua portata, sprecando occasioni su occasioni, contro un organico fatto di buoni giocatori e qualche ottimo calciatore.
Qualcuno, giustamente, obietta: se voi avete perso, non è mica colpa nostra. Sì, è vero, il Milan è stato bravo ad approfittarne e a prendersi il primo posto, ma l’abisso tra le due squadre, solo chi non è obiettivo può negarlo. E non è ora che si percepisce, ma chi è onesto intellettualmente sa che la differenza vi era anche l’anno scorso. Semplicemente, il Milan ha azzeccato la stagione giusta. Le annate buone ci sono sempre state nella storia del calcio e nessuno toglierà gloria e onore all’impresa rossonera, ma di certo non possiamo negare che la buona sorte abbia avuto un effetto fondamentale per determinare l’epilogo del campionato.

Dunque, è inutile piangere sul latte versato. Quest’anno sarebbe stato probabilmente tutto inutile, anche alla luce dei punti persi per strada. Sottolineo, però, l’importanza di arrivare secondi in classifica. Lasciate perdere l’ironia dei social o chi, cinicamente, sarebbe contento dell’accesso alla prossima Champions League a prescindere dal piazzamento. Il secondo, lo sappiamo, è il primo degli sconfitti, ma nel nostro caso ha una valenza non trascurabile. Significherebbe, per il quarto anno di fila, arrivare tra le prime due del torneo. Non è un dettaglio. Certo, in 4 anni ne abbiamo portato a casa solo uno, ma come si conquista credibilità? Con la costanza. Con la continuità di risultati. Noi dobbiamo riuscire a stare sempre in alto, riabituarci a rimanere in quelle zone di classifica dopo 8 anni in cui il miglior risultato è stato il 4° posto raggiunto soffrendo nelle ultime giornate.
Ecco perché la stagione ha ancora più di un senso. Più di quanto lo si voglia far credere. Poi, c’è la Coppa Italia, obiettivo fondamentale per arricchire il palmares, e l’accesso ai quarti di Champions League, obiettivo che manca da 12 anni e che è vitale sia economicamente che sotto il profilo sportivo. Stiamo crescendo, nonostante l’enorme difficoltà finanziaria del club, e non è scontato. A dispetto dei soliti commercialisti del web, la società sta dimostrando competenza, non facendo proclami, non potendo investire, ma mantenendo una qualità e un’idea di squadra che sono apprezzabili. Godiamoci il dominio palese che abbiamo prodotto nella giornata di ieri.

LE PAGELLE

Onana 6 Spettatore non pagante nel primo tempo, a volte troppo leggero nei lanci. Però è il nostro portiere del futuro, ormai è dentro i meccanismi della squadra: finalmente.
Skriniar 6 Uno che l’anno prossimo andrà al PSG è pregato di evitare giocate non alla sua portata sulla trequarti rossonera innescando un potenziale contropiede che solo un Giroud che non si è girato ha potuto toppare. Per il resto, è un fenomeno. Siamo feriti, ma non possiamo negare le sue doti.
Acerbi 6.5 Anche lui rischia di provocare una situazione potenzialmente pericolosa, ma si è rivelato un professionista esemplare in questa stagione. Assolutamente da tenere nel lotto dei centrali.
Bastoni 7 Il difensore italiano più promettente: qualcuno lo vuole negare?
Darmian 6.5 Corsa, fiato, temperamento: ma che gli dobbiamo dire? Meno incisivo in fase offensiva, ma l’abnegazione è il suo tratto distintivo. Risorsa.
Calhanoglu 7 Lo so, lo so, volevi segnare a tutti i costi, e forse questo ti ha tradito in qualche circostanza. Lui la sente troppo questa partita, più di tutte le altre, e l’ha disputata con cuore e agonismo, calciando splendidamente l’angolo per l’incornata del Toro. Idolo. Barella 7.5 Va beh, qua sono troppo di parte. Giganteggia, anticipa in area con la spalla con palleggio e stop a seguire pulendo l’area. Triangola, si gira, si volta, lo fa un’altra volta. Imprendibile, è ovunque: è l’interismo.
Mkhitaryan 7 Fa un lavoro sottotraccia, ma è una pedina fondamentale nello scacchiere inzaghiano. Filtra, assiste: possiamo definirlo un piccolo capolavoro della dirigenza?
Dimarco 7.5 Quando ha il pallone tra i piedi dà sempre la sensazione che possa succedere qualcosa di insidioso. I suoi cross sono pennellati sempre a dovere. Ah, se segnava da corner, le urla di San Siro sarebbero arrivate fino in Emilia-Romagna.
Dzeko 6 Partita di sacrificio. Sta giocando tantissimo, deve rifiatare, ma fa comunque il suo.
Lautaro Martinez 8 Re Lautaro, oggi titolava il quotidiano sportivo più importante d’Italia. L’incoronazione da capitano gli ha fatto ancora più bene: Tatarusanu gli nega la gioia iniziale, poi lo trafigge con un colpo di testa micidiale, e dopo ancora va a centimetri dal raddoppio. Nella ripresa segna pure, ma ancora la tecnologia gli nega la doppietta. Ormai i milanisti se lo sognano di notte, è il loro incubo: mostruoso.

SOSTITUTI
Gosens 6
Purtroppo continua a rendere meno di quanto ci saremmo aspettati, anche se lo scarso minutaggio non aiuta. Però è presente: esempio. Lukaku 6.5 Buoni segnali. Segna un gol che viene annullato, ne sfiora un altro calciando rialzandosi da terra e sporcando i guantoni di Tatarusanu. In ripresa, serve anche lui nella corsa agli obiettivi.
Brozovic 6 Geometrico, adesso che la concorrenza si è dimostrata all’altezza anche lui dovrà sudare.
Gagliardini sv
Asllani sv

ALLENATORE Inzaghi S. 7.5 Si sta prendendo le sue rivincite. A dispetto del collega milanista, che ha preferito evitare l’imbarcata chiudendosi in 10 nel suo centrocampo (roba da matti, in un derby), lui non snatura la squadra. Non l’ha fatto con il Barcellona, con il Bayern, figuriamoci con il Milan. Ha trovato alternative, e finalmente sembra avere in pugno il gruppo. Se riuscisse raggiungere i traguardi ormai prefissati (2° posto, quarti di Champions e Coppa Italia), meriterebbe la riconferma.