Non c’erano dubbi.
Un pareggio pirotecnico, con errori difensivi clamorosi, ha scatenato l’ira di gran parte del popolo nerazzurro e le ironie del mondo social.
Purtroppo, è inevitabile: con un calendario così compresso gli umori si alterneranno in modo incandescente, pendendo da una parte e dall’altra. Così, siamo passati da squadra ancora in corsa per lo scudetto (inspiegabilmente, visto che non è mai stato l’obiettivo da conseguire in questa stagione) grazie ad una bella prestazione fornita contro la Sampdoria ad una che addirittura rischierebbe l’accesso alla prossima edizione della Champions League dopo la prestazione deludente di ieri in quel di San Siro.
Come al solito gli allarmismi si sprecano e le critiche piovono feroci.
Analizziamo i tratti essenziali della folle sfida contro i neroverdi, la quale sicuramente merita delle critiche ma senza scadere nelle solite etichette che vedono tale progetto bollato ogni volta che non otteniamo la vittoria come fallito.

TURNOVER
I primi malumori si sono generati già alla lettura della formazione titolare.
Rispetto alla sfida di appena tre sere prima Antonio Conte ha deciso di cambiare ben cinque elementi del suo schieramento, in particolare nella zona nevralgica del campo.
Ancora probabilmente non è del tutto chiaro, ma dopo tre mesi di inattività e con un calendario fittissimo la rotazione è necessaria per tutte le squadre. Non si può contestare al tecnico salentino di aver adottato una strategia cautelativa inutile perché, mettiamocelo in testa, non potranno mai giocare gli stessi per due partite di fila in quanto è assolutamente insostenibile dal punto di vista fisico, soprattutto per il gioco dispendioso che richiede l’ex tecnico blues.
Non è dunque condannabile in questo senso, quanto, piuttosto, nella quantità di modifiche apportate rispetto alla vittoria contro i blucerchiati.
Il problema nel caso specifico, infatti, è che l’utilizzo massiccio di questa tecnica non è benefico per la nostra squadra: le riserve, per quanto valide, non riescono a garantire il rendimento dei titolarissimi e la forbice è risultata palese.
Sinceramente, ci si attendeva di più: Sanchez è apparso sottotono e meno vivace di quanto ipotizzabile, Moses appare sempre poco incisivo e Ranocchia, per quanto stimabile per serietà e professionalità, cade spesso in errori che costano carissimo.
A ciò aggiungiamo un centrocampo d’emergenza e un Eriksen meno brillante di tre giorni prima e la frittata è fatta.
Dunque, se appare evidente che alternare gli elementi in campo sarà una caratteristica imprescindibile di questo tour de force, bisognerà mettere in conto che il dosaggio dovrà essere centellinato, facendo rifiatare solo chi realmente si trova in esigenza di recupero.

LE COLPE DI CONTE
Con ciò non voglio sminuire le responsabilità di Conte, il quale sicuramente se ne porta dietro una bella fetta.
In primis, la continua testardaggine ad utilizzare il 3-5-2: in difesa c’è un enorme problema e in qualche modo bisogna intervenire. Il suo credo lo conosciamo tutti ma deve cercare di adattarsi anche lui, possibilmente anche in corso d’opera.
E poi, la gestione dei cambi: più in là approfondirò la questione, ma la sostituzione di Young per Biraghi è assolutamente incomprensibile e purtroppo denota anche una leggera incoerenza di fondo.
Se la decisione di rinunciare in partenza ai due laterali principali era stata motivata dalla rotazione necessaria per gli esterni che sono coloro che sprecano le maggiori energie, che senso ha cambiarli entrambi? Soprattutto, e duole dirlo a posteriori, considerando i disastri commessi dai subentrati e con un Biraghi che a mio avviso stava disputando una partita tutto sommato onorevole, condita da una rete pregevole.

DIFESA KO
Altra nota stonata: le clamorose disattenzioni che già si erano palesate dopo la sosta natalizia stanno divenendo una costante anche alla ripresa della stagione agonistica.
Per l’ennesima volta la difesa viene letteralmente bucata: la prima rete di Caputo è un manifesto della completa assenza da parte del reparto arretrato in alcuni frangenti della gara. La concentrazione è talmente smarrita che gli attaccanti del Sassuolo sono giunti con una facilità disarmante in area di rigore non solo in occasione del vantaggio ma svariate volte soprattutto nei primi minuti.
Approccio alla gara completamente errato e tenuta della superiorità nel risultato ancora peggiore: tralasciando il rigore (di cui parlerò più avanti), la rete subita nel finale dopo essere appena passati in vantaggio è qualcosa che non può avere giustificazioni. Far arrivare sottoporta un avversario dopo aver siglato il 3-2 in modo anche rocambolesco è sinonimo di leggerezza che a questi livelli non ci si può permettere di avere.
Qualche accorgimento va preso: cambiare modulo pare un’utopia allo stato attuale ma di sicuro è fondamentale recuperare sicurezza in un reparto che nel girone d’andata è stato il pilastro degli ottimi risultati ottenuti.

ERRORI INDIVIDUALI
Roberto Gagliardini
, personalmente, l’ho sempre difeso, nonostante i durissimi attacchi che riceve ormai da parecchio tempo.
Al 63’ della sfida contro la squadra di De Zerbi, però, anche il più strenuo sostenitore non può che rimanere allibito. La gogna social lo sta già attanagliando ed è importante che scacci via immediatamente i fantasmi mentali che potrebbero accompagnarlo nel prosieguo, ma dobbiamo essere onesti fino in fondo: un errore del genere, da un professionista, è qualcosa che non può esistere. Un pallone servito su un piatto d’argento, che davvero non aveva alcuna pretesa: sarebbe bastato spingerlo dolcemente dietro la linea di porta ma purtroppo l’urlo liberatorio è rimasto strozzato in gola.
Non potremo mai sapere come sarebbe andata a finire ma di certo siglare il 3-1 in quel momento avrebbe cambiato le carte in tavola.
Bisogna assumersi le proprie responsabilità: lui non può divenire il capro espiatorio della sconfitta ma di certo il suo errore ha assunto un peso non indifferente.
Ma c’è un altro componente il quale, se dovessimo assegnare i voti, meriterebbe la palma di peggiore in campo: Young. Qui le colpe sono da condividere con il tecnico, come scritto in precedenza: graziato su un intervento irregolare in area di rigore con la mano (sinceramente era rigore nettissimo), riesce a commettere nel giro di pochissimi istanti un’ingenuità che vale il penalty per gli avversari.
Da un giocatore come lui credo sia lecito attendersi quella maturità richiesta dal suo acquisto, che ieri è totalmente mancata.
Infine, Candreva: sul 3-2 aveva l’occasione di chiudere davvero il match. La conclusione è assolutamente insufficiente per un calciatore del suo calibro, senza considerare che poteva servire i compagni offensivi in mezzo l’area di rigore.
Anche qui, scarsissima lucidità.

I MERITI DEL SASSUOLO
Sovente accade che, quando una big non ottenga i tre punti contro le più piccole, ci si dimentichi di chi si è opposto in modo egregio.
La squadra emiliana è da anni uno dei gioielli del calcio italiano, condotta da un tecnico che meriterebbe maggior considerazione.
Il gioco è fresco, offensivo, capace di cogliere quelle sfumature estetiche che non sono di certo prerogativa delle provinciali.
Inoltre, bisogna aggiungere che la società è una vera e propria “bestia nera” per l’Inter: nella storia della massima serie, su 14 precedenti metà sono stati vinti da Berardi & co., con cinque successi interisti e due pareggi. Un saldo negativo che rappresenta quasi un unicum: è l’unica squadra insieme alla Juventus con cui il saldo nelle sfide di campionato è negativo per la società meneghina!

CAMBIARE GUIDA TECNICA: ANCORA?
Espressa la delusione per una vittoria sfumata che avrebbe significato molto sul piano anche morale, oltre che in termini strettamente pratici, urge fare un’ultima veloce considerazione sulla guida tecnica.
Conte è l’allenatore dell’Inter e non riesco a comprendere come si possa invocare il suo esonero a fine stagione.
La frustrazione è comprensibile, anche io avrei voluto una ripartenza diversa, ma so che il progetto sta prendendo una linea ben definita e ricominciare tutto daccapo significherebbe annullare un percorso che sebbene non stia dando frutti immediati sta gettando le basi per un futuro competitivo.
Spiace ritornare spesso su questa tematica, ma non mi sembra corretto dare sempre addosso appena le situazioni non si evolvono secondo le pieghe attese, anche perché, ribadisco, l’obiettivo tricolore non è mai stato nelle nostre corde e dunque questo allarmismo appare francamente eccessivo.
Ora bisogna limitare al massimo gli errori e focalizzarsi sulle ultime undici partite che ci separano dall’Europa League, a mio avviso vero banco di prova per capire il livello della squadra, oltre, naturalmente, alla necessità di arrivare sul podio in campionato, che sarebbe (urge ricordare) il miglior piazzamento degli ultimi nove anni ed il quale è ampiamente alla nostra portata.