Tutto come un anno fa, tranne l’epilogo. È passato un anno (quasi) dalla famigerata riunione di Villa Bellini che doveva sancire l’addio tra Conte e l’Inter e che invece finì (con anche un certo grado di stupore) con la fumata bianca tra tecnico e società che decisero di continuare insieme il percorso iniziato durante l’estate. Sulla decisione di Conte di restare alla guida dell’Inter pesarono parecchio le divergenze economiche tra le parti in causa: da una parte Conte rifiutò di rassegnare le dimissioni (e la conseguente rinuncia al suo lauto ingaggio), dall’altra la società non prese mai in considerazione l’opzione esonero (sempre per via dello stipendio del tecnico).
Ora, ad un anno di distanza, il nuovo summit tra società e allenatore ha portato all’esito opposto con la rescissione consensuale tra Conte e l’Inter.

Niente fumata bianca dell’ultimo secondo, niente voglia di continuare il processo intrapreso due anni fa, niente armistizio tra tecnico e società in nome del bene primario dell’Inter. Questa volta l’addio non si è potuto evitare anche perché le distanze tra Conte e la società erano praticamente incolmabili. Da una parte Conte voleva continuare con la rosa a disposizione (e magari migliorare le seconde linee) dall’altra il ridimensionamento chiamato a gran voce dalla famiglia Zhang che nella riunione con il tecnico ha messo sul tavolo le linee guida per il prossimo futuro: cessione di uno (o due) prezzi pregiati (per arrivare all’obiettivo di 90\100 milioni di guadagno), mercato autofinanziato e riduzione degli ingaggi del 15-20 %. Paletti, questi, che non potevano certo combaciare con le idee di Conte che certo non voleva fare passi indietro dopo la vittoria dello Scudetto e che anzi sperava in un miglioramento dell’organico per poter provare anche l’assalto all’Europa (o ad almeno migliorare lo score negativo delle ultime stagioni).

L’addio di Conte (certificato dall’ufficialità della giornata di ieri), rischia ora di creare un vero e proprio effetto domino in casa nerazzurra, visto che molti giocatori potrebbero chiedere la cessione in nome della troppa nuvolosità sul futuro dell’Inter targata Suning. Per evitare l’esodo dalla Pinetina e i dubbi sul futuro sarebbe apprezzabile, da parte del presidente Zhang, ripartire dai dirigenti che hanno creato (quasi dal nulla) la squadra attuale. Se Zhang tiene davvero all’Inter dovrebbe subito iniziare le trattative per prolungare i contratti di Marotta, Ausilio e Antonello che scadranno nell’estate del 2022. Certo da una parte Zhang potrebbe cercare nuovi acquirenti (e quindi rinnovare il management societario potrebbe essere controproducente perché obbligherebbe il nuovo proprietario a dover far fronte con i contratti in essere) mentre dall’altra non è detto che i tre dirigenti vogliano proseguire il percorso nella società nerazzurra, soprattutto alla luce del progetto di ridimensionamento conseguente alle problematiche finanziarie della famiglia Zhang. Il rinnovo, però, dei dirigenti servirebbe anche solo come simbolo e segnale per un’ambiente al momento disorientato dall’addio di Conte.

In ogni caso, Marotta e gli altri dirigenti hanno dato piena disponibilità e voglia di continuare (e onorare) fino alla scadenza il contratto. Per questo l’ex dirigente della Juventus è al lavoro per portare all’Inter il giusto allenatore per dare seguito all’era Conte e per provare a rilanciare il progetto tecnico. Come nella passata stagione l’uomo ideale per raccogliere l’eredità del tecnico salentino è Massimiliano Allegri. L’arrivo di Allegri, al di là del beneaugurante precedente della Juventus (dove prosegui e migliorò il triennio Conte), oltre a portare sulla panchina nerazzurra uno dei migliori allenatori in circolazione, sarebbe un chiaro segnale di forza da parte della società che metterebbe così in secondo piano il ridimensionamento (anche perché il contratto di Allegri non sarebbe così tanto distante da quello di Conte). In più, il tecnico toscano dovrebbe garantire una certa continuità sia a livello tattico (anche alla Juve partì dalla difesa a tre per dare seguito al precedente progetto tecnico) che di gruppo squadra. Proprio il concetto di gruppo squadra dovrebbe essere quello chiave per cercare il nuovo allenatore, visto il precedente tra Mourinho e Benitez dove quest’ultimo non riuscì a convivere con la figura mitizzata del precedente allenatore. Proprio come Mourinho, Conte è diventato il simbolo di una squadra vincente. Per questo motivo il nuovo allenatore non dovrà combattere la figura dell’allenatore precedente ma prendere spunto dal passato per costruire un roseo futuro (e in questo Allegri si è già dimostrato una spanna sopra tutti).

C’è però una grossa differenza tra la passata stagione e questa: un anno fa Allegri avrebbe accettato di corsa l’Inter anche per l’assenza di offerte concrete. Ora invece la presenza di Real Madrid e Juventus rischiano di compromettere l’arrivo di Allegri nella Milano nerazzurra.
Il fascino e la storia del Real Madrid non ha certo eguali, in più la voglia di misurarsi con un campionato diverso e di provare a vincere la Champions potrebbero fare la differenza nella scelta dell’ex allenatore di Cagliari e Milan. Per sostituire Zidane (l’addio dovrebbe essere comunicato nelle prossime ore) Allegri dovrebbe vedersela con Raul (pronto a prendere le redini nella prima squadra), Pochettino (che potrebbe lasciare il PSG dopo pochi mesi) e Conte (che potrebbe subito rimettersi a lavoro dopo l’addio all’Inter), anche se secondo alcuni organi di stampa il suo nome andrebbe cancellato dalla lista di Perez visto che nei giorni scorsi avrebbe rifiutato (sarebbe la seconda volta) la corte dei blancos. Dietro al no di Allegri più che l’Inter ci sarebbe però la Juventus. Rimasto legato ai colori bianconeri, Allegri sarebbe più che stuzzicato dall’eventuale ritorno alla guida della Juve, anche perché dopo essere andato via subendo qualche critica di troppo (soprattutto sul gioco dato alla squadra), tornerebbe con la forza di essere stato rimpianto da pubblico e società.

Marotta, però, che ben conosce Allegri sta cercando nelle ultime ore il sorpasso decisivo facendo leva sulla voglia di vincere del tecnico: portare al titolo le tre squadre simbolo del campionato italiano (Juventus, Inter e Milan) sarebbe una sfida più che affascinante per la carriera di Allegri. In più, nel calcio, i ritorni spesso e volentieri non finiscono bene come dimostra la storia più che recente di Zidane che dopo le tre Champions consecutive ha lasciato il Real da vincente e che dopo la decisione repentina di tornare sui suoi passi sta per lasciare di nuovo le merengues ma con il poco lusinghiero primato di aver chiuso la stagione con zero tituli (tanto per citare il glorioso passato nerazzurro) cosa questa che non accadeva al Real dal 2009-2010 (gestione Pellegrini).

Chi guiderebbe l’Inter se Allegri dovesse declinare la proposta? La prima scelta di Marotta era Inzaghi. Era perché nella notte di ieri ha trovato l’accordo per prolungare la sua avventura in biancoceleste fino al 2024. Unica alternativa concreta ad Allegri sarebbe, a questo punto, Mihajlovic, che potrebbe lasciare Bologna e che ben conosce l’ambiente nerazzurro. Restano però dei dubbi sul tecnico serbo che per l’Inter vorrebbe dire un netto passo indietro per storia e pedigree rispetto a Conte. Sullo sfondo restano le candidature di Sarri (non ancora contattato ma da inserire per storia e palmares) e Fonseca (alla ricerca di una panchina dopo l’addio alla Roma).