A questo punto della stagione (ormai ad un terzo del cammino), sono già sussistenti i presupposti per tracciare un bilancio infrannauale (una sorta di trimestrale) dell’annata calcistica e, in tale ambito, ritengo non possa essere sottaciuta la grande stagione sin qui disputata dall’Inter.

Prima però di procedere ad un’analisi tecnica (e non solo), mi sembra opportuno fare una doverosa premessa. Nutro nei confronti di un certo tipo di mondo interista una profonda avversione, che non nascondo si sia anche trasformata talvolta in disprezzo. Le motivazioni di tali sentimenti negativi sono, per uno juventino della mia generazione, facilmente comprensibili e risalgono ovviamente alle vicende di Calciopoli e Calciopoli bis.

A partire dall’accettazione da parte dell’Inter dell’assegnazione d’ufficio dello scudetto 2005/2006 e, a maggior ragione, dalla mancata rinuncia allo stesso anche dopo i fatti emersi in sede istruttoria, in esito alle indagini su Calciopoli bis, è nato nello scrivente e si è consolidato un radicato odio sportivo nei confronti della società meneghina. Infatti, trovavo, in particolare, sportivamente e moralmente non tollerabile che una società (i) per giustificare gli insuccessi in serie della gestione Moratti, avesse accampato le vicende di Calciopoli, come unica giustificazione (ii) abbia continuato a proclamarsi “onesta” nonostante quanto emerso dopo Calciopoli bis e, soprattutto, non accettando, se davvero “onesta”, di essere processata per effetto dell’intervenuta intervenuta prescrizione.

Con il passare degli anni, l’odio si è progressivamente trasformato in indifferenza, anche perché alla guida della società nerazzurra si sono succedute varie proprietà che, in qualche modo, hanno contribuito a far evaporare il ricordo, almeno per me, dell’Inter Morattiana.

Il recente approdo di Antonio Conte (su Marotta no comment) sulla panchina dell’Inter ha in qualche modo riacceso l’attenzione dello scrivente nei confronti dell’Inter ma, in tal caso, alla sopraggiunta indifferenza è subentrata l’ironia per il fatto che l’Inter avesse scelto come allenatore uno juventino DOC e, per contro, che un’icona bianconera, quale era l’allenatore salentino, potesse aver accettato la panchina dell’Inter.

Sulla base di tale scelta professionale, molti tifosi juventini sono, come noto, insorti sino a lanciare una petizione alla Società guidata da Andrea Agnelli, tesa a cancellare la stella di Antonio Conte dall’Allianz Stadium. Personalmente, sarei stato meno drastico e mi sarei accontentato di un trasferimento della stessa stella in un particolare locale del settore Ospiti dello Stadio, che non descrivo nei particolari ma che lascio all’interpretazione del lettore…

Ho premesso quanto sopra, al fine di consentire a chi avrà la pazienza di leggere questo articolo, di comprendere lo stato d’animo dell’autore dell’odierno “pezzo”, quando sofferma il suo pensiero sull’Inter e, quindi, della grandissima difficoltà a trattare l’argomento, scevro dalle citate complicanze di ordine psicologico…

Ma, ove dovessi trattare il tema Inter con obiettività, non potrei fare a meno di esprimere le seguenti (ahimè più che lusinghiere) considerazioni sulla società nerazzurra, a partire dall’avvento di Conte alla guida tecnica della squadra.

Innanzitutto, occorre considerare che la Società meneghina ha dimostrato, con i fatti, che cosa significhi serietà e disciplina sportiva in seno ad una società calcistica. Infatti, prima di qualsivoglia considerazione di ordine tecnico, la Società di Viale della Liberazione ha espunto la rosa della squadra delle c.d. “mele marce”, nonostante si trattasse di calciatori che, per tasso tecnico, sarebbero stati in grado di fare la differenza ovunque. Aver ceduto in prestito (pur di liberare i relativi armadietti dagli spogliatoi di Appiano Gentile) elementi come Icardi, Perisic e Nainggolan significava spogliarsi dei tre migliori elementi della rosa della squadra sino alla scorsa stagione. Per fare un paragone e rimanere nell’ambito di ruoli corrispondenti, sarebbe stato come se Sarri si fosse accomodato sulla panchina della Juventus, rinunciando in un colpo solo a Ronaldo, Douglas Costa e Pjanic.

Dopo la citata epurazione, il mercato in entrata dell’Inter è stato assolutamente lungimirante, avendo, tra l’altro, acquisito il cartellino di due tra i migliori centrocampisti italiani della nuova generazione: Stefano Sensi e Nicolò Barella. E se sul secondo già poteva essere ipotizzata una brillante carriera per quanto dimostrato a Cagliari, è sul primo che l’Inter ha centrato indubbiamente il colpo, trattandosi di un autentico talento, nonostante una progressione di carriera, che sembrava essersi arrestata e che aveva indotto la Juventus ad accantonare, in passato, la pista Sensi. Per contro, la Juventus ha puntato, per questa stagione, sui parametri zero, Adrien Rabiot e Aaron Ramsey. Ebbene, sino ad ora il francese risulta non pervenuto e quando viene impiegato, fa accapponare la pelle per i palloni che perde in mezzo al campo. Il gallese è un giocatore tecnicamente indiscutibile ma perennemente infortunato e, forse, proprio per questo incapace di raggiungere un decente ritmo partita e di garantire un minimo di copertura.

L’acquisizione a parametro zero di Diego Godin ha consentito di puntellare al meglio una difesa già forte con due dei migliori centrali del campionato italiano (Stefan Devrij e Milan Skriniar ) e con un paio di riserve affidabili (Danilo D’Ambrosio) o comunque promettenti (Alessandro Bastoni). Ma è nel reparto d’attacco che, a parere dello scrivente, l’Inter ha effettuato le migliori scelte possibili (e se fosse riuscita a prendere Dzeko sarebbe stata addirittura perfetta). In primis, ha promosso a centrale d’attacco Lautaro Martinez, giovanissimo gioiello argentino che, sino alla scorsa stagione, era considerato solo la riserva di Icardi e ha strappato alla concorrenza, il gigante nero Romelu Lukaku, che sta dimostrando tutte le sue doti di attaccante, in termini realizzativi e di assist-man. Ultima, ma non ultima, l’acquisizione in prestito di Alexis Sanchez che, sotto la cura Conte, potrebbe tranquillamente far tornare il cileno ai fasti di un tempo.

Dopo 13 giornate di campionato e 5 partite di Champions, Lautaro Martinez e Lukaku hanno complessivamente realizzato 22 reti, equamente divise tra i due. La “triade” juventina Ronaldo, Dybala e Higuain, per fare un raffronto, ha complessivamente segnato 18 goal. I numeri certificano che l’argentino e il belga costituiscono, senza riserve, la migliore coppia d’attacco del campionato italiano e una delle migliori a livello europeo.

Sino ad ora, nonostante i numerosi infortuni occorsi durante questo primo scorcio di stagione (in particolare nel settore nevralgico di centrocampo), l’Inter ha sfoderato una serie di prestazioni assolutamente convincenti per gioco, aggressività ed intensità agonistica che le hanno permesso di restare appaiata alla Juventus e di essere ad un passo dalla qualificazione agli ottavi di finale della Champions League. A differenza della Juventus che è vissuta sulle individualità, l’Inter ha dimostrato di saper giocare a calcio, vincendo di squadra e ciò rappresenta una constatazione innegabile.

Anche in Champions, dopo un avvio (Slavia Praga in casa) balbettante, la squadra nerazzurra ha dominato per larghi tratti al Bernabeu (rimanendo alla fine beffata per alcune giocate da fuoriclasse degli avversari ma anche per opinabili decisioni arbitrali) e a Dortmund, dove solo una sorta di catalessi inspiegabile nel secondo tempo non le ha consentito di strappare, già per tempo, il pass per la qualificazione. Se poi veniamo all’ultima (per me decisiva) partita a Praga, l’Inter si è addirittura superata, nonostante fosse falcidiata dagli infortuni. In primo luogo, si è presentata con un centrocampo rabberciato composto dall’unico titolare Brozovic, dal pensionato Borja Valero e dalla riserva Vecino; mentre come esterni agivano Candreva (che prima di Conte sognava solo di giocare al pomeriggio per prendersi il sole in panchina) e il semisconosciuto Biraghi. Come se non bastasse, grazie al VAR, è passata in 30 secondi dal 2-0 all’1-1 e la dinamica degli eventi sarebbe stata tale da scoraggiare un samurai e, invece, nel secondo tempo, l’Inter ha annichilito i cechi, infilando altre due reti e andando alla conclusione complessivamente per quindici volte!

Ho motivo di ritenere che, grazie anche al più che pregevole avvio di stagione, l’Inter opererà ulteriori colpi nel mercato di gennaio, soprattutto laddove dovesse raggiungere la qualificazione in Champions. L’evento è del tutto prevedibile, tenuto anche conto che il Barcellona, già primo, dovrà tra l’altro affrontare nella Liga il Real Madrid dopo 8 giorni dal match di San Siro. Con il mercato invernale, la Società potrà rafforzare magari il centrocampo con qualche calciatore di esperienza internazionale.

Alla luce di tutte le considerazioni sopra svolte, sono altresì convinto che l’Inter lotterà sino alla fine del campionato con la Juventus per un avvincente testa a testa (se entrambe continuano con questi risultati, c’è la prospettiva di un campionato sulla falsariga di quello del 1976/1977 chiuso con Juventus a 51 punti, Torino a 50 punti su un totale di 60 punti a disposizione). In Champions, con l’approdo agli ottavi (e che tutti i tifosi interisti facciano i debiti scongiuri), l’Inter sarà l’autentica mina vagante del torneo e ritengo che tutte le compagini, che arriveranno prime nei rispettivi gironi (escludendo ovviamente dal computo il Barcellona, la Juventus ed eventualmente il Napoli) faranno i debiti scongiuri per non incrociare sul loro cammino la squadra nerazzurra.

Insomma, “cara” Inter, obtorto collo, devo però ammetterlo: Chapeau!