Camp Nou, 24 ottobre 2018: Barcellona - Inter: 2 - 0

Questo il risultato della partita di andata del girone di Champions League: una sfida in cui l'ago della bilancia pendeva solo a favore del Barcellona, dove l'Inter invece è solo riuscita a contenere, senza mai essere davvero pericolosa, eccetto un'azione nel primo tempo e ad inizio secondo.
Sull'entusiasmo della vittoria del derby e delle 7 vittorie consecutive, tra campionato e Champions, ci si aspettava qualcosa in più; ma la capacità di gioco del Barcellona ha evidenziato come su questi palcoscenici serve avere un gioco, personalità e quella scioltezza nel proporre il proprio calcio che se manca, porta una squadra a rinchiudersi nella propria area e cercare di contenere la forza dell'avversario.

Proprio in un articolo di qualche giorno fa, avevo posto una domanda ovvero: l'Inter sarà all'altezza del Camp Nou?
Avevo fatto un'analisi tattica di come entrambe le squadre interpretano il loro calcio, e ieri sera si è potuto riscontrare secondo quell'analisi, come gioca il Barcellona, mentre dell'Inter si è visto ben poco.

La classifica del girone per il momento rimane comunque favorevole ai nerazzurri, che si ritrovano secondi a 6 punti e distanziati di ben 5 lunghezze dalla coppia Psv e Tottenham, ma la partita di ritorno a San Siro, con il Barcellona, dovrà essere ben diversa, perchè un altro passo falso renderebbe la qualificazione più difficile perchè poi le sfide con Tottenham e Psv, diventerebbero degli scontri diretti.

La partita

Il Barcellona, nonostante l'assenza di Messi, che in qualche frazione di partita si è sentita, perchè con le sue giocate forse il risultato sarebbe stato più largo, ha interpretato a suo modo la serata, proponendo quello che è la tipicità del calcio spagnolo e le idee di Valverde.
In fase di possesso, il solito Busquets, ieri sera sontuoso e padrone del centrocampo, che arretrava sulla linea dei centrali difensivi e iniziava l'azione. Un'azione di gioco che non prevedeva palla lunga e corsa, piuttosto possesso palla, scambi corti e rapidi e movimento continui sia dei centrocampisti che del tridente.
Inoltre l'ampiezza era fornita dagli esterni bassi Sergio Robero e Jordi Alba, che hanno messo in seria difficoltà D'Ambrosio e Asamoah, ma anche Perisic e Candreva, che spesso dovevano rientrare per dare una mano, e in tal modo la squadra nerazzurra veniva schiacciata troppo, che un'eventuale ripartenza vedeva Icardi da solo e poco supportato.
Pochissime volte il Barcellona ha alzato la palla e quegli scambi a terra, veloci e con movimenti negli spazi dei calciatori offensivi, hanno spesso e volentieri messo in crisi il sistema difensivo dell'Inter, sempre in affanno e poco ordinato.
Mentre Miranda aveva spesso in consegna Suarez, che però sapeva uscire dall'area e svariare sul fronte offensivo, non dando sempre riferimento, Skriniar aveva difficoltà a scegliere l'uomo da prendere, perchè poteva trovarsi Coutinho, ma anche Rafinha o dover chiudere sull'inserimento di Jordi Alba, sfuggito a D'Ambrosio, per cui tornare la posizione e difendere in maniera ordinata non era semplice.

I terzini dell'Inter come detto, non riuscivano a trovare le misure agli esterni bassi del Barcellona: quest'ultimi non giocano come un classico terzino che si sovrappone e cerca il cross. Hanno capacità di dribbling, di giocare palla a terra, di consentire il possesso palla, cercano uno-due veloci, rientrano negli half-space e provano le imbucate, come l'esempio del goal di Jordi Alba.
Per questo motivo sono stati una chiave fondamentale della vittoria del Barcellona. Inoltre anche a centrocampo, quel possesso palla e quei continui triangoli veloci, hanno fatto correre tanto l'Inter ma a vuoto, così che venivano meno le energie fisiche e mentali nel momento in cui avevano il pallone tra i piedi.
Infatti l'Inter è stata subito messa in crisi dal pressing intelligente ed alto che non ha permesso di iniziare bene l'azione dei nerazzurri, che sembravano spaesati, incapaci di fare due o tre passaggi consecutivi e spesso o perdevano incredibilmente palla al centro del campo oppure si ritrovavano a lanciare lungo verso Icardi o qualche esterno di fascia sperando nella giocata singola.
Borja Valero, in quel suo ruolo di collante tra centrocampo e attacco, in fase di non possesso arrivava sempre un attimo dopo, non riuscendo ad intercettare e contrastare, se non commettere falli; in fase di possesso, non si abbassava per dare una mano a Brozovic e Vecino, troppo schiacciati e marcati e pertanto ha solo corso a vuoto toccando pochi palloni e non fornendo un buon appoggio a Icardi.
E' anche vero che la presenza di Politano dall'inizio e di Nainggolan, forse avrebbero visto qualcosa di diverso, ma era più che altro un problema corale, di squadra, di incapacità a costruire l'azione. Partita che ha quindi sottolineato, come oltre al gioco, mancava quel tratto di personalità e libertà di pensiero che permette di stare faccia a faccia ed essere altrettanto pericoloso, quando giochi con squadre come il Barcellona.

Per la gara di ritorno

Una cosa credo sia chiara: il Barcellona, in casa o in trasferta non cambia modo di giocare; quello è il suo calcio, fatto di dominio sul campo con un possesso palla elevato e quella capacità di giocare velocemente in spazi stretti, intercambiando le posizioni, mettendo così in crisi il concetto difensivo dell'avversario.
Anche a San Siro, i blaugrana si proporranno così come ieri sera, forse con un Messi in più; quindi l'Inter non può pensare solamente che giocando in casa sarà differente.

Spalletti, rivedendo ed analizzando insieme ai suoi calciatori la partita di ieri sera, dovrà studiare e trovare il modo, dal punto di vista tattico, per non perdere facilmente il centrocampo; inoltre bisognerà tenere la squadra più alta e quindi servirà un'aggressività diversa, un pressing corale e sicuramente quel piglio in più per osare e non avere paura di sbagliare.

L'Inter, nella partita di ieri sera, non aveva paura del Bercellona e dei suoi campioni, ma aveva paura di sé stessa, di sbagliare, di non riuscire a uscire da quel pressing e proporsi offensivamente, così che inconsciamente indietreggiava e lasciava comandare il Barcellona.

Bisognerà lavorare oltre che sul piano del gioco, anche su questo aspetto psicologico, altrimenti si rischia di rivedere lo stesso film di ieri sera.