Forse, è il colpo scudetto. La vittoria sudata contro il Cagliari per 1-0 potrebbe divenire uno dei simboli della cavalcata verso il successo. Una squadra compatta, cinica, che ormai ha solo un obiettivo: vincere. Il numero 11 ha accompagnato questo post-partita, quasi come un dessert (vista anche l’ora di pranzo). Motivo? Presto detto.
Ecco gli 11 motivi per cui questa cifra assume un significato importantissimo, ad otto giri dal gong.

Vittorie consecutive. Dopo il convincente 2-0 inflitto alla Juventus a gennaio in una delle più belle partite della stagione, l’Inter incappa in un pareggio pieno di polemiche ad Udine. L’arbitro della gara era il sig. Maresca. Già, proprio lui. I “cugini”, forse, adesso capiranno perché in quella circostanza non mandammo giù più di qualche decisione. Dopo quella partita, però, è giunta la svolta: 11 successi di fila, alcuni straordinari (il derby su tutti, ma anche quelli ottenuti contro Lazio, Atalanta, Fiorentina, Benevento, Parma e Genoa), altri meno schiaccianti, come gli ultimi quattro contro Torino, Bologna, Sassuolo e i succitati sardi, ma che hanno comunque regalato i tre punti al rientro negli spogliatoi. Un filotto del genere, ottenuto dall’inizio del girone di ritorno, non lo aveva mai compiuto nessuno: solo per questo, questa squadra è già entrata nella storia.

-Punti di vantaggio. La classifica vede l’Inter davanti di 11 lunghezze sul Milan. Un vantaggio siderale a questo punto del torneo, ma ancora non sufficiente per poter essere certi del titolo. Questa distanza è infatti un’arma a doppio taglio: da una parte rende consapevoli della propria forza, dall’altra si rischia di affrontare con leggerezza alcuni incontri proprio perché si ha la sensazione che anche sbagliando qualcosa si possa rimediare in modo efficace. Vietato anche solo pensarlo! Ma con Antonio Conte in panchina stiamo pur certi che questo tipo di ragionamento non vedrà mai la luce.

-Punti per l’aritmetica (+2). Teoricamente, sono 13 i punti da conquistare in queste ultime otto giornate per poter cucirsi il tricolore sul petto senza patemi. Questo, però, a patto che tutte le altre inseguitrici vincano le partite restanti. Ecco perché ritengo che potrebbero bastarne due in meno. Le tre rivali, infatti, devono ancora incrociarsi tra loro, e questo farà inevitabilmente perdere qualche punto almeno a due delle tre contendenti. Inoltre, a prescindere, vincere le ultime otto sfide di fila non è impresa semplice per chiunque (noi compresi). Dunque, sebbene sia sempre meglio andare dritti per la propria strada, credo che con 11 punti ci si possa laureare campioni d’Italia. Noi, però, non dobbiamo pensare a questo limite, ma farne molti di più, sempre e comunque.

-Anni di attesa. Dopo il Triplete, impresa epica e ancora oggi ricordata da tutti (non saprei dire se più da noi o dai nostri avversari), la Beneamata è piombata in un sonno profondo. Campionati mai all’altezza del nome della società, eliminazioni in serie, nuovi flop di mercato: è stato il periodo peggiore della storia neroazzurra. Con il possibile ritorno in cima, festeggeremmo il successo dopo 11 stagioni di (quasi) vuoto. 11 anni in cui abbiamo dovuto guardare il Milan vincere il titolo subito dopo l’anno di grazia e poi assistere alla leggendaria serie di nove scudetti consecutivi della Juventus. Ora, finalmente, potrebbe essere la nostra grande, nuova, occasione.

-Allenatori. A seguito del capolavoro, Mourinho lascia la squadra che ha riportato sul tetto d’Europa per seguire le sirene madrilene. Dopo il lusitano, si sono alternati ben 11 tecnici prima di ritornare a dettare legge (si spera) in Serie A. Dall’amore mai sbocciato con Benitez a Leonardo, ex rossonero e vincitore dell’ultimo trofeo ufficiale, da Gasperini non aspettato alla vecchia volpe di Ranieri, dal giovanissimo Stramaccioni, che non è riuscito a superare il banco di prova, al più esperto Mazzarri, anche lui caduto nel vortice. Ci abbiamo provato con un grande ritorno, quello di Mancini, ma anche qui non è bastato. Stefano Vecchi e Stefano Pioli hanno provato a raddrizzare, naturalmente senza successo, il trend intrapreso con De Boer, anche lui insoddisfacente. Con Luciano Spalletti siamo riusciti a ritrovare lo spirito perduto, fino all’arrivo di Antonio Conte. Dopo 11 allenatori, sembra la volta buona per tornare a conquistare il gradino più alto del podio del campionato.

-Uomini in campo. Il collettivo è ormai coeso. L’unità di intenti ha consentito di coinvolgere tutti nel progetto, al punto che chiunque può fare la differenza. È il caso di Darmian, spesso snobbato dai più, il quale sta invece disputando una stagione di livello, dimostrando di essere prezioso e un professionista sul quale fare affidamento. Sebbene l’idea di una squadra titolare sia ormai tracciata, il clima che si è creato consente di dormire sonni tranquilli: chi dovesse essere schierato farà di tutto per questi colori. Gli 11 che scenderanno in azione saranno pronti a combattere per arrivare al traguardo: poco, ma sicuro.

-Reti subite (-1). Il punto di forza di questi ultimi mesi è senz’ombra di dubbio la difesa. La solidità raggiunta dal trio arretrato, unita alle capacità di un portiere persino criticato nonostante anni di fedeltà alla causa, rappresentano un valore aggiunto. In questo 2021 si sono disputate 15 partite e la squadra ha subito meno di 11 reti: 10 per l’esattezza, di cui solamente 4 nel girone di ritorno. Ennesima prova di quanto la rosa sia cresciuta non solo fisicamente ma soprattutto dal punto di vista della tenuta mentale.

-Barella+Brozovic. Nel centrocampo a tre contiano si sono alternati durante la stagione diversi elementi: Vidal e Gagliardini prima, Eriksen e il ritrovato Sensi poi. In due sono rimasti invece perennemente in testa alle gerarchie del condottiero salentino: l’ex Cagliari e il vicecampione del mondo. Corsa, ordine, sostanza, geometrie: i due si completano a vicenda e rappresentano uno dei segreti del possibile scudetto. Cosa c’entra il numero 11? Esso è il numero degli assist confezionato dai due insieme (Marcelo 6, Niccolò 5). Niente male!

-Lautaro Martinez. 9 reti + 2 assist: questo il contributo fornito dall’attaccante argentino nel cammino in campionato dall’inizio del 2021, risultando in tal modo decisivo in 11 gol realizzati. La tripletta al Crotone è stata solo il preludio ad un periodo in cui è riuscito a proseguire il suo processo di crescita e la cosa entusiasmante è che continua a dare l’impressione di avere ancora tantissimo da tirare fuori. L’intesa con Lukaku è ormai consolidata e il suo impegno si rivela fondamentale anche quando non entra nel computo dei gol o degli assist (il cambio di gioco per Young che ha portato alla rete dell’ex United contro il Sassuolo è un manifesto della sua intelligenza e della sua qualità). Marotta, il primo compito per le vacanze è tenere il Toro a Milano. A tutti i costi!

-Lukaku feat. San Siro. Il duetto dell’anno è uno solo, quello che vede protagonisti il belga e la casa dei neroazzurri. Tristemente vuoto, con la speranza di vederlo al più presto ripopolarsi, l’attaccante ha comunque lasciato il segno: in questa stagione è andato a bersaglio in ben 11 gare diverse di Serie A al “Meazza” o, per meglio dire, nelle gare disputate ufficialmente in casa. Un feeling ormai raggiunto con quella che è la squadra che lo ha definitivamente consacrato. E sebbene le sue reti non siano state celebrate con il pubblico sugli spalti, possiamo stare certi che l’ideale urlo del popolo neroazzurro gli sia comunque arrivato. Romelu, il simbolo della rinascita neroazzurra.

-Le critiche. «Stiamo facendo un campionato straordinario eppure ci giudicano solo per questa competizione (la Champions League, ndr). È ingiusto». Prima che ci si scateni, sgombriamo il campo dagli equivoci. Questa frase è stata pronunciata dal più grande allenatore del mondo, alias Pep Guardiola, il quale è riuscito a portare il suo Manchester City alle semifinali di Champions League solamente al quinto tentativo. Ormai sembra che tutta la stagione ruoti attorno alla coppa dalle grandi orecchie. Per carità, è il trofeo più affascinante e ambito, ma non è possibile che ogni cosa dipenda da essa. E allora cosa giochiamo a fare i campionati nazionali? Curioso, inoltre, il fatto che la maggior parte degli appassionati si indigna quando si vocifera di Superlega, salvo poi esprimere le proprie personali valutazioni solo sulla campagna continentale. Questo è il destino dell’Inter di Conte: in molti si sono adoperati fin da prima di Natale a dare addosso al tecnico salentino, sottolineando che vincere il campionato non sarebbe comunque mai stato sufficiente per coprire il fallimento internazionale. Ma siamo seri? Per chi ancora si ostina a intonare questa litania è pregato di leggere con attenzione le parole dello spagnolo (così magari si convince) e, soprattutto, di evitare di affollare il carro nell’eventualità del successo. Oltre a ciò, posso contare almeno dieci contestazioni differenti: non giochiamo bene (il Real Madrid è candidato alla vittoria finale pur giocando “all’italiana”, eppure non si sentono echi di protesta. Ah, e meno male che il girone interista era facilissimo: una delle squadre del raggruppamento rischia di portarsi a casa la coppa!), la crisi societaria (come mai per i bilanci delle altre squadre non vedo tutto questo accanimento?), Vidal e Kolarov acquisti pessimi (Tonali e Arthur invece assolutamente no), Lukaku è sempre stato a disposizione (adesso un infortunio è diventato obbligatorio?), palla lunga per il belga (riguardarsi il derby, grazie), hanno giocato meno degli altri (2 gare in meno del Milan e 3 della Juve da dicembre a questa parte), scudetto in un anno particolare (l’anno scorso non era così?), gira tutto bene (visto che si parla tanto di Champions League, siete pregati di rivedere le partite del girone), i calciatori sono sopravvalutati (qualcuno mi dica un centrocampista più forte e decisivo di Barella in questa stagione), la gestione dei calciatori (Eriksen è in gruppo. Non basta neanche questo?).

Insomma, ci sarebbe del materiale per scriverne almeno undici, di articoli, ma direi che può bastare una semplice frase per spazzare via tutti i dubbi: l’Inter è meritatamente al primo posto con 74 punti, finalmente sulla strada che conduce al titolo.
Tutto il resto, non conta.

Indaco32