C'è sicuramente una passione diversa nel calcio italiano, si nota da tanti particolari come il tifo sia "diverso" rispetto a quello che si "pratica" in Europa e nel mondo.
Diverso per la tipicità di alcune tifoserie, diverso per il sentimento con cui si legano alcune squadre ai territori che le ospitano, diverso anche per la storia dei club e dei giocatori che vi militano.
Si ritrovano molte peculiarità che non sono rintracciabili in altri campionati con la stessa forza con cui emergono da noi. Squadre come il Napoli, ad esempio, rappresentano non solo una città ma un'intera comunità sparsa per tutto il mondo oppure il Torino legato indissolubilmente alla sua storia e al mito che rappresenta.
La Roma con il "fardello" di rappresentare una città che tra le più antiche del mondo, le due Milanesi, la stessa Juventus racchiude al suo interno più sfaccettature della stessa passione, le favole del Chievo e della Reggina, ma anche del Bari, della Spal, dell' Atalanta cosi come la gloriosa storia del Genoa e della Samp. Sicuramente la pressione che c'è nel nostro campionato sia nella sua massima espressione, la serie A, che nelle categorie inferiori risulta difficilmente rintracciabile in altri luoghi.

Eppure questa premessa può bastare per giustificare, quei comportamenti che travalicano il buon senso, e si esprimono in gesti che sono sempre, dal semplice fischio fino all'estreme conseguenze, sbagliate.
I fatti che hanno visto protagonisti sia Insigne che Bonucci nella recente amichevole disputata a Torino dalla nazionale italiana, dimostrano come non si riesce a vedere il calcio per quello che è, un semplice sport dentro un contesto milionario.
Chiaro è che i fischi a Bonucci e Insigne trovano le proprie "ragioni" in campi differenti ma rappresentano bene quello che un tifo non verso la propria squadra ma contro qualcuno.
Quindi Bonucci, che ha dato tanto alla Juventus non può cambiare squadra perchè "lede" la dignita del tifoso. Cosi come Ibraimovic viene definito "mercenario" perchè ha cambiato troppe squadre in carriera, oppure Pirlo non dovrebbe fare il suo addio al calcio a San Siro perchè ha giocato ,nella parte finale di una grandissima carriera, nella Juventus. Ma sono milioni gli esempi da poter fare, da Vieri a Inzaghi, da Peruzzi a Crespo, da Emerson a Pirlo, Higuain e Pjanic, de Vraj.
Una visione della realtà che distrugge quanto fatto da questi personaggi nelle squadre in cui hanno militato per il semplice fatto di aver deciso, di lasciare la squadra in cui militavano. Il tutto sull'altare delle bandiere da omaggiare una volta che si sono ritirate, tutto questo per poter attribuire un romanticismo a un mondo che di romantico non ha più nulla. Quindi l'Inter ricorderà sempre Zanetti, giustamente per quello che ha fatto, ma non avrà lo stesso riguardo per Ibra eroe dei primi scudetti di Mancini.
La Juventus ricorderà sempre del Piero, ancora una volta giustamente, ma non ricorderà Bonucci, protagonista di 6 scudetti di fila.
Il Napoli ricorderà Hamsik, come sopra, ma non Higuain e il record di gol in serie A.
Il Milan ricorderà Maldini, standing ovation per lui, ma non Pirlo genio di due champions con i rossoneri. Ma l'elenco è più lungo, Nedved e Crespo per la Lazio, Emerson e Samuel per la Roma, Baggio e Sousa per la Juventus. 
Può un "insopportabile" moda giustificare la Damnatio memoriae per questi calciatori la cui unica colpa è non aver legato il proprio nome a una sola squadra. Scopriamo quindi che le gioie e le emozioni che questi calciatori ci danno hanno una scadenza che è quella del loro contratto. Per loro, una volta che hanno lasciato la squadra del cuore, ci sono solo fischi e ingiurie o peggio ancora minacce, il tutto alimentato da società troppe volte accondiscendenti verso questi comportamenti.

Il messaggio che passa è che chi va via è un traditori chi resta un eroe, eppure chissà quante maglietta sono state vendute con quel nome, oppure quanti trofei sono stati vinti con quel giocatore ma soprattutto chissà quante volte gli stessi tifosi che oggi fischiano,minacciano,ingiuriano si sono ritrovati a piangere o a urlare di gioia per una magia di quel calciatore. 
Il calcio italiano dovrà cambiare in questo per crescere, ma non solo nei suoi tifosi ma nelle società che anche con il silenzio incoraggiano queste "manifestazioni" contro anzi alcune volte , addirittura, infuocando questi "tifosi".
Siamo, come nazione , legati a un concetto di romanticismo calcistico che vale soltanto se legato per tutta la vita a uan maglia.
Non è un calcio romantico se si ricorda di Ibrahimovic che di rientro dall'infortunio al ginocchio,nel diluvio di Parma e segna due gol consegnando lo scudetto all'inter.
Non è un calcio romantico se si ricorda di Bonucci che dopo due anni di critiche, sotto la gestione Conte- Allegri vince 6 scudetti di fila da protagonista.
Non è un calcio romantico se si ricorda di Higuain che vince la classifica cannonieri con il record di gol in Serie A.
Non è un calcio romantico se si ricorda di Pirlo che dopo esser stato scartato dall'inter trova una nuova collocazione in campo nel Milan e vince due Champions. Personalmente sarò sempre grato a Baggio,Vieri,Zambrotta o Cannavaro o Emerson o Viera o Zidane o Ibrahimovic o a Bonucci per quello che hanno fatto alla Juve e per tutte l'emozioni che mi hanno fatto provare quando hanno indossato la maglia della mia squadra del cuore.

Meritano di essere ricordati e quindi applauditi quando tornano sia da avversari che con le rispettive nazionali, non solo chi ha legato la sua vita a una maglia, ma anche chi ti ha fatto "vibrar" il cuore per un breve periodo infondo...

"Se hai amato era amore e non è mai un errore"

"E' stato bello seguirti, rimanerti vicino anche solo per lo spazio di un mattino..."

Forza Juventus :)