Lorenzo Insigne, nella sua carriera calcistica, facendo tesoro degli insegnamenti del maestro Zeman, ai tempi del Pescara, è cresciuto a Napoli, la sua città e la sua squadra, riuscendo a diventare un uomo importante nello scacchiere tattico degli allenatori che ha avuto.

Certamente le sue doti tecniche non sono discutibili: in qualche modo rappresenta quello stereotipo del classico n° 10 italiano, non molto alto di statura, agile, scattante e tecnico.

Prima di lui, abbiamo bei ricordi, tra i più recenti, nomi come Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Francesco Totti e per certi aspetti anche Antonio Cassano.

Ognuno di questi si distinguono per caratteristiche e giocate uniche, ma sono legati da un filo conduttore comune, che è caratterizzato dalla fantasia e dalla capacità di esaltare la propria squadra con le loro giocate e rendersi dei trascinatori.

Lorenzo Insigne, in particolare negli ultimi due anni, sotto la guida di Sarri, è riuscito a intrepretare al meglio le idee di questo allenatore, divenendo un uomo pericoloso, che partendo largo dal lato alto sinistro, sapeva accentrarsi, comportando difficoltà nella lettura difensiva degli avversari, aprendo lo spazio sia per l'inserimento del terzino sinistro che poteva andare al cross, ma anche per gli inserimenti di Hamsik che spesso si ritrovava davanti al portiere, pronto a fare goal.

Inoltre con quel movimento a rientrare, lo schema ben studiato vedeva Lorenzo crossare teso sul secondo palo, in cui si inseriva a sorpresa un furbo Callejon, dove quei suoi 10 goal in campionato erano frutto degli assist di Insigne.

Tattiche ben studiate e acquisite a memoria dai calciatori del Napoli, che hanno visto questa squadra essere l'antagonista della Juve e in particolare nello scorso campionato fino a quasi la fine della stagione sognare anche lo scudetto.

Ma lo stesso Insigne, sembrando poco pericoloso, per quella sua iniziale posizione defilata, sapeva inserirsi come "uno scugnizzo" e pescato dai lanci millimetrici di Jorgihno, ritrovarsi a tu per tu con il portiere e riuscendo a segnare molti goal e anche decisivi.

Un'evoluzione tattica

Sappiamo però che Insigne non equivale solo a schemi sarriani e compiti ben definiti.

Questo calciatore è dotato di un'elevata tecnica ed anche intelligenza calcistica, che gli fornisce la capacità anche di trovare la singola giocata e realizzare dei goal anche spettacolari: oltre nella Serie A, anche in Champions League.

Anche i calci piazzati sono diventati un suo marchio di fabbrica: quel tiro a giro sopra la barriera che si insacca all'incrocio dei pali.

Ma con l'arrivo di mister Ancelotti, le cose gradualmente stanno iniziando a cambiare: il 4-3-3 visto inizialmente era un misto di vecchi movimenti e passaggi dei dettami sarriani e la ricerca di qualcosa di nuovo e diverso, poichè il nuovo allenatore propone un calcio differente.

Ma non c'è più Jorgihno, non vengono più allenati certi movimenti, il modo di gestire la palla è differente e pertanto in un 4-3-3 si rischia che spesso gli esterni di attacco rimangano confinati su quel lato senza riuscire ad essere incisivi, oppure imbottigliati al centro del campo a ridosso dell'area avversaria, non riuscendo a trovare la giocata per essere incisivi personalmente o nel favorire un compagno.

Ancelotti ha capito che questi potevano divenire dei limiti dai quali non riuscire ad uscirne facilmente, pertanto adeguandosi anche alle caratteristiche dei propri calaciatori sta proponendo un'impostazione tattica e di gioco diversa che sembra che si stia acquisendo bene e velocemente.

A parte ridisegnare il centroampo e trasformandolo a 4, almeno in fase difensiva, la svolta si ha con lo spostamento di Insigne verso zone più centrali e pericolose. Un calciatore così, deve essere più presente nel vivo del gioco e nelle zone determinanti: infatti svolge un ruolo che se da una parte dà la sensazione di essere il finalizzatore che sta dentro l'area, dall'altra, viste le sue capacità, esce dall'area, spaziando sul fronte offensivo, permettendo anche gli inserimenti dei centrocampisti e divenendo anche uomo assist.

Ma mentre con Sarri, tutto nasceva da quel lato sinistro, adesso invece vi è una maggiore imprevedibilità e sicuramente ci sono più occasioni offensive che mettono Insigne in condizione di calciare in porta, anche da distanze ravvicinate.

Come i suoi predecessori?

Da questi dati, non possiamo fare a meno di ricordare alcuni grandi numeri 10 italiani che nel corso della loro carriera, modificarono, grazie anche alle intuizioni degli allenatori che hanno avuto, il loro modo di giocare.

Infatti se ricordiamo bene, sia ad esempio Del Piero, che Totti, all'inizio della loro carriera, giocavano preferibilmente partendo dall'esterno, da sinistra, e così rientrando poter eseguire i loro ormai noti tiri a giro sul secondo palo, o di potenza come Totti ci ha abituato, oppure fornire assist decisivi per l'attaccatnte con cui giocavano in coppia.

Ma in una seconda parte della loro carriera, abbiamo visto questi calciatori, avvicinarsi di più nell'area avversaria, spesso agendo da punta, tant'è che anche lo score cambiò, segnando più goal e spesso avvicinandosi anche ai numeri dei capocannonieri del campionato.

Forse anche per Insigne, nel momento topico della sua maturità calcistica, può essere arrivato il momento in cui come chi lo ha preceduto, divenire anche bomber, oltre che abbinare queste nuove caratteristiche alle sue doti di fantasista.

In fondo, se un calciatore tecnico e capace di servire i compagni, mettendoli in condizione di segnare, è anche in grado di vedere la porta e segnare in quelle occasioni che gli si presentano, perchè non metterlo in condizione di sfruttare tutte le sue doti, così che possa essere maggiormente decisivo?

E a quanto pare, questo nuovo ruolo ad Insigne non dispiace, anche perchè gli permette di essere più fresco fisicamente, in quanto adesso ha altri compiti in fase difensiva e perciò sfruttare al meglio la sua velocità quando si tratta di fare male all'avversario.

E in nazionale?

Qui il discorso diventa più complicato, perchè sembra quasi esserci una maledizione tra il numero 10 e la maglia azzurra.

Nei tempi più recenti solo Baggio riuscì ad emozionare nelle grandi competizioni con quel numero e quel colore; Del Piero e Totti, anche se meritatamente conquistarono il mondiale del 2006, però alternarono prestazioni ottime ad altre di livello inferiore.

Insigne, che a questo punto e per le alternative esistenti, sembra l'erede di quella maglia, al momento non ha fornito quelle prestazioni che invece abbiamo apprezzato con la maglia del Napoli.

Spesso è stato per demerito proprio, altre volte avrà condizionato la scelta degli allenatori che non l'hanno messo al centro del loro progetto (come Conte e Ventura); oggi con l'arrivo di Mancini, un ex calciatore che fa parte di quella schiera di numeri 10 tecnici e capaci anche di fare molti goal, sembra che la Nazionale Italiana riparti dallo scugnizzo di Napoli, che sulle indicazioni derivanti dal campionato in corso, potrebbe trovare la condizione giusta per divenire decisivo e trascinatore anche con la maglia dell'Italia.

Nelle ultime due partite, infatti ha giocato più al centro dell'attacco, ma ancora l'affiatamento è relativo e serve del tempo. 

Aspettiamo e speriamo che sia arrivata la svolta decisiva sia per il calciatore e a questo punto anche per la nazionale italiana.