5 mesi, 153 giorni, 3672 ore, no non è il tempo calcolato dall’ultimo giorno di pioggia in Italia, bensì i mesi e le settimane che sono passate dall’ultimo gol messo a segno da Lorenzo Insigne in trasferta in campionato, digiuno fermato nella serata di ieri grazie al gol del momentaneo pari contro il Brescia. Come ogni trepidante quanto enigmatico percorso vitale, Lorenzo il Magnifico chiude questo grandissimo periodo di amarezza fuori dalle mura amiche, proprio attraverso il tiro dal dischetto, con il quale nel lontano 20 settembre aveva, a suo malgrado, messo fine alla felicità del “si gonfia la rete” in trasferta (contro il Lecce al Via del Mare). È passato un vero e proprio girone, un grande giro di boa che ha, per certi versi, distinto la stagione dello scugnizzo più discusso di Napoli.

 

BLACK OUT LORENZO

L’inizio promettente dell’attaccante partenopeo, con 4 gol tra settembre e ottobre distribuiti in Serie A e in Champions (doppietta alla prima contro la Fiorentina, il penalty contro il Lecce alla quarta e rete al Salisburgo per il 3-2 finale), aveva convinto quasi tutti sulla sua possibile stagione da protagonista, che, tuttavia, da fine ottobre, in particolare, inizierà un grande periodo di magra sia in zona reti che di prestazioni, tanto da far discutere sulla sua leadership e sul suo carisma in quel di Napoli. Di certo, il negativo momento dell’intera squadra, con il progressivo scivolamento in Italia e il clamoroso ammutinamento nel post Salisburgo, hanno, difatti, influenzato l’andamento dell’attaccante. Il feeling con Ancelotti, dopo la buona stagione precedente condita in campionato da 28 presenze e 10 reti e un cambio modulo, che lo ha portato diverse volte ad agire molto più vicino alla porta, in compagnia del Mertens o del Milik di turno, ha avuto notevoli difficoltà in quest’ultima annata. Tra nuovi adattamenti di posizione, clima societario abbastanza turbolento e qualche acciacco fisico di troppo, Insigne ha inciso pochissimo nella prima parte di stagione, contribuendo, a suo malgrado, all’inizio in handicap dei suoi.

 

NUOVO ANNO, NUOVO INSIGNE

Tuttavia, c’è un prima e un dopo nella stagione di Lorenzo il Magnifico, una sorta di spartiacque culminato con l’arrivo sulla panchina di Rino Gattuso. Da quel 14 dicembre, giorno della prima di Gattuso alla guida degli azzurri, peraltro, inaugurato con la sconfitta contro il Parma, qualcosa inizia a mutare, con capitan Insigne più responsabilizzato da Ringhio sia in termini tecnici che mentali. Cambia Insigne, cambia il Napoli. La prima vittoria della nuova era gattusiana arriva nell’ultima del 2019 contro il Sassuolo ma la vera e propria metamorfosi dello scugnizzo partenopeo arriva nel mese di gennaio: 4 gol tutti decisivi tra campionato e coppa Italia (quello contro i rivali della Juve, due contro il Perugia agli ottavi e uno contro Lazio ai quarti). Reti, prestazioni e tanta positività del capitano, che catechizzato partita dopo partita da Gattuso si trasforma in grande condottiero: dribbla, corre, segna, rincorre gli avversari (dato questo da non sottovalutare). Nel nuovo Napoli di Ringhio tutti devono aiutarsi a vicenda, diktat eseguito e trasmesso alla grande dal nuovo Insigne.

La rete di ieri sera, la quinta in Serie A, conferma l’ormai definitivo cambio di rotta del capitano azzurro. Altro grande fattore per l’impresa da compiere martedì sera, quando al San Paolo, arriverà l’alieno con la maglia azulgrana e il numero 10 sulle spalle. Non solo, perché, Euro2020 si avvicina e l’oro di Napoli deve iniziare anche a splendere con la casacca tricolore.