È appena iniziato il mese di novembre, saranno 30 giorni diversi dal solito in ambito calcistico, perché il 20 novembre inizierà il primo, storico, Mondiale invernale, in Qatar.
Se è vero che la massima competizione per Nazionali inizierà tra poco più di due settimane, si può dire che sia iniziata già dal 13 agosto con le prime partite dei campionati nazionali per club, in tutta Europa. L’interruzione forzata dei campionati ha portato a delle conseguenze incredibilmente grandi sugli stessi, con data d’inizio anticipata e data di conclusione posticipata rispetto al solito. 

I due mesi di stop forzato hanno contribuito ad una compressione di partite fuori dal normale, si gioca sempre, una partita ogni tre giorni, soprattutto per le squadre impegnate nelle competizioni UEFA (Champions League, Europa League e Conference League). Questo ha portato inevitabilmente all’apertura di un tema molto importante: i giocatori e gli allenatori come stanno affrontando questo periodo? Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, si è più volte espresso in maniera negativa rispetto alla compressione del calendario, non solo nel contesto del Mondiale 2022, ma più in generale, l’allenatore sostiene che i giocatori non sono macchine e per questo, con più partite, una ogni tre giorni, lo spettacolo viene meno. 

Ma c’è un altro tema importante da analizzare, gli infortuni. Inevitabilmente un maggior numero di partite in un ristretto lasso di tempo ad alto ritmo porta i muscoli dei giocatori ad arrivare al limite, e dunque all’aumento delle situazioni infortunistiche. 
Il limite del Mondiale porta gli stessi giocatori a pensare prima di agire con l’ottica di arrivare al massimo al torneo più importante della vita di ogni calciatore. Un pensiero va a Paul Pogba che ad agosto ha rimediato un infortunio al menisco ed ha scelto una terapia conservativa piuttosto che un’operazione che l’avrebbe tenuto fuori dai campi da gioco più a lungo, saltando il Mondiale. Risultato? La terapia conservativa non ha funzionato come doveva ed è stato comunque costretto ad operarsi. Tutto ciò rende i club come uniche vittime di un Mondiale mal posizionato nel mezzo della stagione. Possiamo pensare anche ai giocatori che hanno scelto di giocare in determinate squadre piuttosto che in altre solo per prepararsi alla massima competizione. Ángel Di María, Nemanja Matić, hanno firmato un contratto annuale rispettivamente per Juventus e Roma, ma siamo sicuri che stiano dando il massimo per queste squadre? In particolare il fantasista argentino, da sempre fragile a livello muscolare e non solo, non appena sente un piccolo problema si ferma. Ma d’altronde, come biasimarli? È probabilmente, a livello anagrafico, l’ultimo Mondiale che potranno giocare. 
Andando a dare un’occhiata in Inghilterra vediamo un Liverpool stranamente nono in classifica, è una posizione reale per i valori dei calciatori che hanno disputato l’ultima finale di UEFA Chamipions League? Probabilmente no, portiamo ad esempio Virgil Van Dijk, 31 anni, capitano dell’Olanda ed elemento cardine della difesa dei Reds, giocherà in Qatar il primo ed ultimo Mondiale della sua carriera e sicuramente non vorrà perderselo per niente al mondo, è possibile che non stia giocando al 100% delle proprie possibilità?
Probabilmente non lo sapremo mai, ma sappiamo quanto sia importante per la squadra vice campione d’Europa e la posizione in classifica in Premier League è emblematica. 
Altra parentesi la merita Raphaël Varane, il 22 ottobre nella partita tra Manchester United e Chelsea è uscito al 60’ in lacrime per un infortunio al ginocchio. Ad un mese dal Mondiale, è plausibile che le lacrime fossero proprio in quest’ottica. 
Purtroppo è una situazione che accomuna tutte le squadre e tutti i giocatori dei maggiori campionati e non solo, rimarremo sempre con il dubbio che i campionati, fino a questo momento, possano essere “falsati” dagli stessi interpreti sul campo da gioco con l’accusa di non andare fino in fondo e fino al limite delle proprie possibilità per la squadra per la quale giocano. Nulla di illegale, ovviamente, ma un problema che poteva essere considerato prima di decidere di disputare questo mondiale in Qatar nei mesi di novembre e dicembre.

Non sappiamo chi vincerà il mondiale, ma una cosa è certa, a perdere in questo momento sono tutti, la FIFA in primis, ed il calcio nella sua generalità in secundis.
Con l’augurio che possa essere un Mondiale spettacolare a livello di gioco, possiamo dire che l’inizio non è certamente dei migliori.