Un vero fallimento sportivo non è una questione di risultati. Dopo un fallimento servono anni per recuperare e non di rado è irrimediabile. Dopo Calciopoli, che erroneamente venne chiamata "Sistema Moggi", i tifosi juventini scesero da 11.3 milioni a 8 e non si sono più ripresi. Adesso il "Sistema Allegri" è vissuto come un oltraggio da milioni di juventini. Se fosse confermato sulla panca, da 8 milioni la marea bianconera sembra passerebbe a 6. Non tutti coloro che stanno protestando ferocemente smetterebbero con la Juve, anzi davvero meno di ciò che uno creda, tuttavia tantissimi direbbero "basta".

Una dinamica simile a quella degli stock ittici dei quali sulla costa toscana sono esperti.

Un fallimento sportivo non è una questione di risultati ma di sistema: da anni influencer in rete aggrediscono e umiliano, attraverso le più raffinate tecniche di PNL, chi vuole (e voleva) cacciare il tecnico, chi non lo adora/va, chi non lo rivoleva, chi allenava la Juve prima e dopo di lui (e Spalletti). Da anni anche centinaia di giornalisti hanno fatto sistema intorno a lui, inspiegabilmente. La comunicazione juventina non è mai stata tanto puerile, almeno secondo il nostro punto di vista: "Grande Max" e fine della storia e dello sforzo. 

E' mancato solo che in questi anni scrivessero che salva le vecchiette o imponga le mani. 

Una responsabilità oggettiva, indiretta, nessuno accusa il mister di Livorno di qualcosa da lui richiesto, ci mancherebbe altro, ma è lo stato delle cose.

Allegri si è fatto fenomeno di massa e i bianconeri lo hanno rigettato.

Perfino le centinaia di conferenze e di inquadrature prima e durante le partite lo hanno reso simile, secondo il nostro punto di vista, a un mix tra Paolini e un tronista della De Filippi. Quando è stato definito a mo' di mantra "uomo di scoglio" in molti abbiamo pensato a una piccola massa costiera presso l'Isola dei famosi: come la palla finisce sulla costa, ovvero in fallo laterale (dove è scontato ci vada la telecamera) puff! ti appare lui che ride, fa le facce, gesticola, urla oppure mette le mani in tasca camminando di spalle verso il domani ecc.

Avete mai contato durante le partite quanti primi piani sono suoi rispetto ai colleghi? Non è una dinamica che sa di marketing, di manipolatorio? Incolpevole di tutto questo, ci mancherebbe altro, ma questo non è stile.

Quella che doveva essere venduta come una "gestione" ormai sembra "Uomini e Donne": scuse continue, accuse, risse, pianti, voci di corridoio, urla, scenate e scenette, appunto inquadrature al tronista, scandali, gli addii e i ritorni, il cuore di Andrea e quello mangiato da Landucci, le polemiche, il pubblico ammaestrato (e scemotto) in studio/stadio... 

Non c'è una, una sola occasione, una sola settimana in cui non si presenti un nuovo capitolo! Non se ne salva una!

Adesso passiamo dal lato sportivo al suo sottoinsieme calcistico (di cui il "risultato" è ulteriore piccola sezione).

Nessuno ha mai chiesto il Tiki Taka tra i milioni di bianconeri (si pensi a quelli che vivono all'estero... cosa staranno pensando?) ma se si assiste a una partita di una big europea, una che sia, anche in crisi come il Bayern, sembra di assistere ad un altro sport. 

Solo la Juventus gioca come in terza categoria: catenaccio, passaggio a Kostic che spara nel mucchio, corsa dei cavalli e se va bene gol di muso.

La questione giochisti vs risultatisti non è mai esistita, l'hanno costruita media compiacenti (verso una certa narrazione) perché i due filoni sono in realtà i giochisti spagnoleggianti, con fisici minuti, orizzontalità e una fine organizzazione offensiva e il calcio alla tedesca che unisce la prestanza fisica, dribbling, triangoli, incursioni, filtranti sempre a tale organizzazione. Poi c'è lui...Allegri. 

Ed è inaccettabile.

Un tifoso dopocena accende la TV perché c'è la Juve, poi o la mette in sottofondo e vede un film o dorme. L'effetto nel migliore dei casi è questo...

Un successo o un fallimento sportivo non è questione di risultati ma di stile...

La Juve non è un reality, è STORIA.