Parlo da non tifoso del Milan. Io non credo nemmeno a una parola detta da quest'uomo.
Voleva portare la trattativa a gennaio perché così avrebbe potuto  sentire anche le proposte degli altri club e farle pesare al Milan: una situazione indecente.  

Mirabelli e Fassone li ho sempre seguiti perché fino a un anno fa erano tasselli importanti dell'Inter e ritengo del tutto inverosimile che dalle loro bocche sia stata proferita la minaccia al giocatore di lasciarlo in tribuna. È evidente che Raiola non si sarebbe mai aspettato una reazione della piazza di questa intensità.
L'affetto verso Donnarumma si è trasformato in ostilità che di rado ho visto tra i milanisti.
Io credo che il classe 99, con il senno di poi, abbia espresso perplessità a Raiola sulla gestione complessiva della trattativa, sulla qualità e opportunità dei consiglieri che gli ha dispensato e chiedendosi, in fine, se la decisione di fare muro con la squadra che l'ha cullato sia stata davvero una decisione nel suo interesse. Secondo me, in questo caso Raiola ha toppato alla grande, ma è troppo furbo e troppo sveglio per non capire che deve rimediare, e lo farà. Lo sta già facendo. Ma la storia ci lascia un dato ben preciso. Raiola non è un procuratore che genera bandiere, non è l'uomo dei simboli, l'unica sua vocazione è il denaro. A palate. E quando il tuo interesse è verso una banconota, la maglia, il tifo e la riconoscenza sono parole oscure; ma non per un diciottenne.
Non per Donnarumma e la sua carriera rovinata da un Re Mida qualunque.