Lo ami o lo detesti, ma nessuno può negare che sia un vincente. Antonio Conte è così, determinato e irascibile, pretenzioso e aggressivo, quasi mai sorridente, tarantolato in panchina e sapido nelle interviste. L'ultima uscita in ordine di tempo ha portato scompiglio nel finale di stagione nerazzurra, tanto da guadagnarsi le prime pagine di tutte le testate sportive. Cosa gli sia capitato è difficile dirlo, ma uscite così perentorie non sono per lui una novità.

L'attacco alla dirigenza interista dopo un secondo posto inaspettato fino a qualche partita fa, è stato come un fulmine a ciel sereno. Cosa l'abbia spinto a quelle parole è ancora raccolto nella nebulosa della decifrazione, ma il risultato ottenuto non è così positivo, soprattutto a ridosso di una competizione che potrebbe essere il fiore all'occhiello della stagione.

Si parla di esonero, di licenziamento per giusta causa, resta senza dubbio l'ennesima macchia in una carriera ricca di risultati. Conte comincia ad allenare al Siena nel 2005/2006, come allenatore in seconda. Passa di ruolo l'anno successivo nell'Arezzo, prima fino al 31 ottobre e poi dal 13 marzo al 30 giugno, migliorando la media punti da 1,17 a 1,8. Poi è la volta di Bari con la promozione nel 2009. All'Atalanta si dimette con una media punti di 0,93, rifacendosi nella stagione 2010/2011 al Siena. 

La carriera di Conte svolta alla Juventus, dove viene chiamato nel 2011/2012. Da quella Juve tira fuori il meglio aggiudicandosi il campionato e vincendo la Serie A nei due anni successivi con il record di punti per la massima serie, oltre a due Supercoppa Italiana , ma perde malamente la semifinale di Europa League. Qui combina la prima frittata: il 15 luglio 2014, dopo pochi giorni dall'inizio della preparazione entra in contrasto con la Dirigenza e abbandona la barca. Fa un capolavoro con la nazionale italiana, con splendide partite nell'Europeo 2016, trasformando mediocri calciatori e allestendo una squadra che gioca bene e che entusiasma. Viene chiamato al Chelsea, dove vince la Premier e la Coppa D'Inghilterra totalizzando 70 vittorie su 106 partite giocate. Al secondo anno i rapporti si incrinano nonostante la vittoria della coppa, avendo screzi anche con alcuni giocatori.

Perché Conte è un allenatore che pretende il massimo da tutti, in primis da se stesso. Ma guai a non accontentarlo nelle finestre di mercato. Sembra quasi che per lui non esistano bilanci finanziari, come se tutto gli sia dovuto.

Ma è davvero uno dei più forti allenatori in circolazione? Gioca con un modulo abbastanza datato, pretendendo che le ali facciano tutta la fascia, non sempre legge al meglio la partita, soprattutto quando deve intervenire a partita in corso, e questa stagione ne è la prova. Riesce a fare gruppo e a gestire i campioni, anche se dal secondo anno qualcuno lo perde per strada. Sa motivare come pochi, ma alla lunga preferisce che nessuno scalfisca la sua leadership.

Sono solo appunti, ma spesso dalle note a piè pagina, si comprende l'intera opera. Ai posteri la sentenza, sempre che i primi posteri non siano già i dirigenti dell'Inter.