Questo Napoli sembra avere il potere di influire sul corso del destino. Una partita difficile, resa ancor più complessa dallo scossone emotivo provocato dal nuovo infortunio occorso a Ghoulam e dal gol subito in apertura, eppure ribaltata esattamente come l’andata e le altre 6 su 7 in cui il Napoli era passato in svantaggio. La rete al 3’ di De Vrij, dovuta ad un’incomprensione tra Hysaj e Tonelli, se da un lato ha permesso alla Lazio di indirizzare la gara sul piano fisico, dall’altro l’ha indotta ad assumere un atteggiamento via via sempre più difensivo e rinunciatario che l’ha portata alla sconfitta. Per quanto riguarda la fase prettamente offensiva, non disponendo di efficienti palleggiatori nelle retrovie, i biancocelesti hanno rinunciato a qualsiasi tentativo di costruzione del basso per evitare di soccombere di fronte al pressing alto e organizzato degli azzurri, e deciso di puntare quasi unicamente sul rinvio lungo di Strakosha in direzione di Milinkovic-Savic, abile nel prendere posizione sempre dalla parte del centrale azzurro meno alto e possente (Tonelli).

Una volta messa la palla a terra, sfruttando l’immensa qualità del gigante serbo, la sagacia tattica di Lucas Leiva e le sovrapposizioni di Lulic o Marusic, la Lazio provava a verticalizzare in direzione di Immobile, attaccante che vive di profondità ed ama essere lanciato negli spazi come pochi. Koulibaly e Mario Rui in un paio di occasioni hanno avuto qualche sbavatura in fase di posizionamento, ma non hanno quasi mai dato l’impressione di poter subire il raddoppio.

Difensivamente invece Inzaghi ha cercato di fare la gara dell’andata adottando alcuni accorgimenti tattici. Ha optato infatti, almeno nei primi 30 minuti, per un pressing più alto ed intenso, alzando in pressione sui due centrali partenopei (forse anche in virtù della presenza del meno tecnico Tonelli) sia Immobile che Luis Alberto, lasciando così il playmaker Jorginho al solo (si fa per dire!) Milinkovic-Savic, mentre Parolo e Lucas Leiva prendevano in consegna Hamsik ed Allan.

In pratica, visto il consueto affollamento centrale, a Koulibaly e Tonelli non restava altra opzione che andare sulle fasce da Hysaj e Mario Rui, sui quali però si alzavano prontamente i tornanti biancocelesti. Quando il Napoli infine riusciva a conquistare la metà campo avversaria e provava a sviluppare il gioco su una fascia, la Lazio era molto brava a ruotare il proprio schieramento spostando la densità dal centro sul lato scelto di volta in volta dai partenopei per l’attacco.

In questo modo la Lazio riusciva ad avere una costante superiorità numerica in varie zone del campo e ad evitare che il Napoli potesse andare via in spazi stretti con scambi rapidi e precisi. Restavano due unici modi per offendere: provare con cambi di gioco in orizzontale a rimescolare e disorientare la disposizione avversaria o colpire in verticale. Prima del gol di Callejon i partenopei avevano saputo già rendersi pericolosi in alcune occasioni sfruttando proprio i tagli in profondità di Insigne, vicinissimo al gol col suo classico tiro a giro a scendere. La cosa però che alla fine ha permesso al Napoli di pareggiare è stato il progressivo e inesorabile abbassamento della Lazio. Sul gol dello spagnolo infatti la formazione romana era completamente rintanata nella propria metà campo (perfino Immobile). A Jorginho è bastato arretrare di qualche metro per sottrarsi alla marcatura di Milinkovic ed avere tutto il tempo per calibrare un assist al bacio per il torero andaluso.

Il Napoli del primo tempo era in evidente difficoltà, ma se permetti ad una squadra di questa caratura tecnica di schiacciarti negli ultimi 40-50 metri devi sapere anche che prima o poi troverà il modo di segnarti. La rete del pareggio ha restituito fiducia agli azzurri, rientrati in campo dopo l’intervallo con la voglia di spaccare in due la partita. La Lazio non aveva più benzina nelle gambe, ha perso le distanze e si è scoperta, di conseguenza i partenopei hanno dilagato negli spazi regalando uno spettacolo memorabile, l’ennesimo Manifesto del Sarrismo, un quarto gol il cui filmato andrebbe inviato a tutte le scuole calcio d’Italia.

Difficile trovare un migliore in campo in questa sensazionale prestazione dell’intero collettivo. Vanno sottolineate sicuramente l’ennesima prova convincente di Mario Rui, la consolidata leadership di Insigne, l’insostituibile regia di Jorginho, l’ingresso decisivo di Zielinski, ma preferirei soffermarmi brevemente sulla superlativa prova di altri tre azzurri. Hysaj ha disputato forse la miglior partita da quando è in azzurro, Allan sta proseguendo su dei livelli inimmaginabili, su Callejon ed il suo movimento che rasenta la perfezione abbiamo già scritto abbastanza. Tutti e tre ieri sera hanno ampiamente sforato la loro media stagionale di palloni giocati a partita. Un’altra conferma di come la corsia di destra venga coinvolta molto più che in passato e di come, nelle partite un attimino più sporche, abbia la capacità di trascinare il lato più tecnico.

Avanti Napoli, Fino al Palazzo!