Nella vita non bisogna mai fermarsi, cercare sempre nuovi stimoli anche quando un ciclo sembra essere arrivato all' ultimo capitolo. Per migliorarsi rappresenta quasi un obbligo non accontentarsi, ma accettare nuove sfide. È così in qualsiasi professione e questo discorso vale a maggior ragione nello sport, ma non ditelo ad Arkadiusz Milik. Il talento da solo non basta per differenziarsi, per emergere bisogna avere ambizione, testa e cuore. Tra i calciatori che meglio esprimono questi concetti ci sono sicuramente Balotelli e Cassano da un lato ed Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo dall' altro. I primi due, svogliati a volte quasi irritanti, gli altri perfezionisti mai arrivati.

Poi c'è lui, Goran Pandev, onesto mestierante, uno di quei calciatori inizialmente poco appariscenti, ma che sanno conquistarti lentamente. La sua carriera parla chiaro, ovunque sia stato è riuscito a lasciare un segno inequivocabile. Lazio, Inter, Napoli non c' è un solo tifoso che non parli bene del macedone, uno che nella sua vita calcistica non ha certo mai buttato giù le porte, ma col suo sinistro educato e la sua tecnica ha sempre trattato con gentilezza il pallone. Ed ha vinto, forse con un ruolo non da protagonista assoluto ma sicuramente neppure da comparsa. Ha deciso di chiudere una carriera costellata da grandi soddisfazioni, ed un Triplete nella squadra più antica d' Italia, il Genoa.

E qui mi tocca parlare da tifoso, quale onore! Sì perchè Pandev è uno di quei calciatori che anche a 40 anni vorresti vedere sempre in campo, uno di quelli che non fanno della velocità il loro pezzo forte ma danno sempre l' anima e poi magari all' improvviso in un fazzoletto di campo sanno trovare una giocata, una magia. Che li ammiri con il pallone tra i piedi e già sai che la palla è in cassaforte. Uno di quelli che non fa la differenza solo in mezzo al campo ma pure nello spogliatoio, uno che non si è fermato solo a realizzare il suo sogno ma che ha aperto una scuola calcio nel suo paese d' origine, la Macedonia. L'Akademija Pandev è il trampolino di lancio per i ragazzi del suo paese, che come il loro idolo sognano di arrivare nel calcio che conta.

E dire che a Gennaio aveva pure dichiarato: "salvo il Genoa e poi mi ritiro". Missione riuscita la prima, con una pandemia di mezzo che lo ha tenuto lontano dai campi per un pò e che forse gli ha fatto capire che non era ancora arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo, che aveva ancora un conto in sospeso con il mondo del pallone. Ed ha fatto bene perchè nel suo palmares mancava un traguardo importante da raggiungere con la sua Nazionale, della quale è diventato uomo simbolo e trascinatore. Un traguardo raggiunto pochi giorni fa con la prima storica qualificazione agli Europei per i Leoni Rossi. E manco a dirlo è stato proprio lui a siglare il goal decisivo.

Oggi i giovani crescono con il mito di Ronaldo, Messi... e d' altronde come dargli torto?! Ma se un giorno mio figlio dovesse appassionarsi al calcio, con gli occhi lucidi mi piacerebbe raccontargli di un UOMO che in mezzo a tutto questo pande(v)monio trovò la forza per scrivere, con i suoi piedi su un pallone, la storia calcistica della sua Nazione.

Non ti hanno regalato niente Goran, te lo sei semplicemente meritato! E chi ha avuto la fortuna di ammirarti, non può che dirti grazie. Perchè con te sarà un po' come successe per Maradona a Napoli, per adesso il ritiro può aspettare, con te in campo agli Europei noi genoani avremmo un'altra Nazionale da tifare.