I più giovani certo conoscono poco di cosa è stato Pierino Prati per il Milan degli anni 60/70; ne avranno sicuramente sentito parlare, soprattutto per i 3 gol nel 4-1 contro l'Ajax del grande Johan Kruyff, nella finale di Coppa dei Campioni del maggio 1969, ma certamente non possono conoscere molto dei 6 anni che “Pierino la peste” ha giocato nel Milan.
Diciamo subito e con chiarezza che esiste un solo unico legame tra questo grande attaccante e la serie A: il Milan; quando nel 1973 passò alla Roma, Pierino era già nella fase discendente della carriera, seppure molto amato e apprezzato anche nell'ambiente giallorosso per 4 anni di permanenza nella capitale, cui anche il calciatore rimase molto affezionato.
Successivamente passò alla Fiorentina e al Savona, dove la sua carriera era cominciata in prestito dopo l'esordio nel Milan; chiuse la carriera negli USA, quando il calcio americano viveva ancora e solo del mito del grande Pelè o poco piu'...

Ma dopo il Milan, con il quale vinse tutto quello che si poteva vincere in un club, tutto il resto è stata una parentesi di un libro già scritto.
Prati era nato nell'interland di Milano, un comune ubicato a nord del capoluogo lombardo, Cinisello Balsamo e nato nel 1928 dalla fusione dei due centri Cinisello e Balsamo; il paese conta circa 75.000 abitanti e la sua vicinanza con la metropoli è tale (circa 10 chilometri) che si puo' sicuramente affermare che viva di luce riflessa con essa.
Il giovane Prati, un ragazzo come tanti “amava i Beatles e i Rolling Stones”, perchè quelli erano gli anni della Beatmania, epoca caratterizzata dalla musica delle due band, dai “figli dei fiori”, Hippyes fautori della controcultura, della contestazione giovanile.
Erano gli anni post boom economico, delle prime rivendicazioni femminili, delle sonde nello spazio, del primo trapianto di cuore, della guerra in Vietnam, la rivoluzione sessuale, l'avvento delle droghe leggere...
La moda proponeva colori sgargianti e temi floreali, le ghirlande sostituivano i cappelli, i pantaloni aderenti in vita e svasati sul fondo: la cosiddetta zampa di elefante.
Lo scontro generazionale era inevitabile: immaginiamo lo stupore di un allenatore tradizionalista e conservatore come Rocco, quando nella rosa del Milan 1967/68 si trovò davanti Prati: capelli lunghi sulle spalle e frangetta, camicia a fiori dai colori sgargianti e aperta sul petto dove spiccava una pesante catena con medaglione, pantaloni viola aderenti e svasati a zampa di elefante; Nereo squadrò a lungo allibito Pierino per poi esclamare nel suo irripetibile idioma triestino: “Avevo chiesto un calciatore, non un cantante”.
Ma al di là della moda del momento, il giovane Prati si rivelò un vero fenomeno: attaccante che vedeva la porta come pochi e capace di segnare in tutti i modi; fu determinante per innalzare il Milan ai vertici del calcio mondiale, segnando caterve di gol, in virtù anche della naturale intesa creatasi con Gianni Rivera, fuoriclasse indiscusso della formazione rossonera. Gianni inventava gioco e passaggi, Pierino li trasformava in gol....

Prati era alto 1,81 mt, che oltre 50 anni fa era già una statura sufficientemente premiante; il fisico era asciutto e il coraggio - con difensori del calibro di Burnich, Morini, Niccolai robusti arcigni e cattivi all'occorrenza- non gli faceva difetto. Ambidestro, aveva un tiro fortissimo e preciso, un fiuto del gol spiccato e certamente tra i migliori colpitori di testa della sua epoca.
Il suo gioco, essenziale ad inizio di carriera nella ricerca dello smarcamento del tiro in porta, è diventato anche collaborativo con i suoi compagni. I suoi gol erano quindi di tutti i generi e non mancava l'acrobazia: tiri a volo e tuffi di testa a volo d'angelo, strappavano applausi anche tra i tifosi avversari.

Non poteva non vestire la maglia azzurra della nazionale maggiore, dove in 14 presenze segno' 7 reti di cui almeno due memorabili: nel 2 a 0 contro la Bulgaria a Napoli, un volo a pelo d'erba e impatto col pallone a pochi centimetri dal palo; in un 2-2 all'olimpico di Roma contro l'Austria, al termine di un azione spettacolare: Boninsegna a Riva e cross da sinistra a destra: il volo sul secondo palo sopra la testa del difensore e palla all'incrocio dei pali: tifosi in delirio...
Non è vero che fosse inferiore alla leggenda Gigi Riva: l'ala del Cagliari aveva un piede il sinistro assolutamente straordinario, li' concentrava tutta la sua forza e unicità; Piero -come volle essere chiamato quando smise di giocare- gli era superiore sicuramente nel destro e probabilmente di testa. E comunque, la scelta di Riva di restare in Sardegna tutta la sua carriera, limitò i suoi trionfi allo scudetto 1970. Prati vinse 1 scudetto, due coppe delle coppe, una coppa dei Campioni e una Intercontinentale. In Nazionale il confronto dei titoli è pari: il campionato d'Europa 1968, l'unico a oggi vinto dall'Italia.
Nel confronto gol Riva ha segnato nel Cagliari 164 reti in 352 presenze (media 0,52), Prati nel Milan 72 reti in 102 partite (0,70); in Nazionale Riva è il miglior marcatore della Storia 35 reti in 42 partite (0,83), ma il leggiunese fu titolare indiscusso per molti anni, mentre Pierino ebbe solo poche ed occasionali presenze.
Il punto debole furono gli infortuni, che prima ne limitarono e poi causarono il declino, avviatosi quando il presidente Buticchi lo cedette alla Roma, nel 1973 l'anno delle Grandi delusioni milaniste; il curriculum post Milan non è stato degno del Grande Giocatore in rossonero.
Per la sua epoca Prati ebbe anche buoni guadagni economici e chi oggi, come il sottoscritto, ne piange la perdita, puo' raccontare anche di un professionista serio, un uomo buono ed esemplare.
I tuoi tifosi ti ameranno e ricorderanno per sempre, luce brillante tra i diamanti della Storia del nostro club: l'amato Milan.