Eravamo rimasti al mondiale del 1954, con la vittoria della Germania, e la sconfitta e la scomparsa dai campi di gioco dell'Ungheria, una delle  squadre più forti apparse nel panorama mondiale.  Nel 1956 venivo al mondo, e questo non mi permise di vedere personalmente la nascita di un mito ancora oggi ineguagliabile: Edson Arantes Do Nascimento, ovvero Pelè, detto " O Rey".
Quel Brasile fu considerato il più forte squadrone di tutti i tempi. C'erano giocatori come Gilmar, il portiere, il primo veramente degno di tale nazionale. Djalma Santos e Nilton Santos, terzini con i piedi da centrocampisti (una rarità per l'epoca). Orlando, Bellini, difensori centrali, Zito e Didì, centrocampisti, ed in attacco quattro punte, Garrincha, Vavà, Zagallo e un diciassettenne di nome Pelè. Giocava con il 4 2 4, rivoluzionario per l'epoca, ma che con il gioco a zona e il palleggio che esibivano, non necessitava di una particolare fase difensiva,  quasi inutile, visto che  la palla la tenevano sempre loro. In finale incontrarono la Svezia padrona di casa, a Solna, squadra che tra i suoi ranghi aveva Liedholm, Skoglund, Hamrin e Simonsson, giocatori di classe, alcuni dei quali giocarono anche in Italia. Finì 5 a 2 per il Brasile, con il giovane Pelè che segnò una doppietta, eseguendo il primo goal con stop di petto volante, controllo aereo con sombrero al difensore e, senza fargli toccare terra, tiro al volo nell'angolo del portiere. I goal della Svezia furono di Liedholm e di Simonsson. Liedholm, giocava nel Milan, e anni dopo ne divenne  l'allenatore, ricalcando molto il gioco a zona ammirato dai brasiliani. Skoglund, giocava nell'Inter, Kurt Hamrin, giocò nella Juventus e poi nella Fiorentina. La curiosità di Hamrin era il suo dribbling. Era solito colpire con la palla le gambe dell'avversario, riprendendo subito la sfera, ottenendo vantaggio dal fattore sorpresa. Ma con i brasiliani, non fece molto. Nel Brasile all'ala destra c'era Garrincha, velocissima ala, dribbling funambolico, finte micidiali; nella sua infanzia, pare avesse avuto problemi di poliomielite, cosa che lo aveva lasciato un pò storto nelle anche, che gli conferivano nell'andatura capacità di finte incredibili. L'altra ala era Zagallo, anche lui di grande classe, che diventò il selezionatore del brasile del 1970, che vinse definitivamente la Coppa "Alata", Jules Rimet, detta così per la forma di angelo alato che costituiva il trofeo. In onore di quel mondiale, fu addirittura composta una famosa canzone, che recitava: Vavà, Didì, Pelè, tre giocolier di cioccolata..." un onore mondiale. E così  finalmente il Brasile vinse la prima Coppa del Mondo, con il record di prima nazione vincente in un altro continente. Ci furono altri due record, il giocatore più giovane a segno in una finale mondiale, Pelè, ed il giocatore più anziano, Liedholm, che aveva già trentacinque anni. L'allenatore di quella squadra era Vicente Feola, e a fine partita, la squadra verdeoro sfilò in mezzo al campo con la bandiera giallo blu svedese, come a ringraziare la nazione ospitante, con un gesto di fair play unico, che commosse il pubblico che applaudì a lungo. Da notare che in quella squadra c'era riserva un certo Josè Altafini, detto Mazzola, per via della sua somiglianza con Valentino Mazzola, morto nella tragedia di Superga, ed Altafini era un bomber eccezionale, come dimostrò in Italia giocando nel Milan, Napoli e  Juventus.

Un discorso a parte merita Pelè. Indubbiamente, dopo quel mondiale tutte le maggiori squadre europee, (e tra queste Juve, Milan e Inter) si buttarono a capofitto sul giovane campione, ma non ci fu nulla da fare. Il Brasile negò ogni possibilità di permettere al giovane di emigrare oltre i confini, ritenendolo un patrimonio nazionale. Solo a fine carriera, riuscì a giocare a New York, nei Cosmos, a titolo più di esibizione che di vero e proprio campionato agonistico. Questo non permise da una parte, un'ulteriore crescita del giocatore, dall'altra il potere conoscere le sue imprese, raccontate da tutti come entusiasmanti, ma con poche immagini a sostegno. E' comunque ancora oggi considerato il più grande, e mi perdoni Maradona, ma lui aveva qualcosa in più, e nessun aspetto oscuro.  

Nel 1962, la Coppa approda in Cile, dove l'Italia, esclusa nel mondiale precedente, viene eliminata nei gironi dal Cile padrone di casa. Il girone ci mette contro il Cile, la Germania Ovest e la Svizzera. Battiamo la Svizzera 3 a 1, pareggiamo 0 a 0 con la Germania, ma poi nella partita decisiva contro i padroni di casa succede di tutto. I giocatori cileni, giocano in modo particolarmente violento, e l'arbitro Aston non solo concede quel gioco, ma espelle Ferrini(giocatore del Torino) e David(Milan), finisce 2 a 0, e andiamo a casa. In quella nazionale, giocavano Omar Sivori, argentino, e Josè Altafini, brasiliano, entrambi naturalizzati. In porta c'era Buffon, non il nostro Gigi, ma Lorenzo, portiere del Milan e dell'Inter; poi erano presenti Trapattoni del Milan, Radice, anche lui del Milan, divenuti poi allenatori di Juventus e Torino, dove vinsero degli  scudetti. In quella squadra c'era un giovanissmo Gianni Rivera, l'unico giocatore che ci invidiavano i brasiliani, giocatore di classe cristallina, che fece grande il Milan di quei tempi. dove giocava appunto con Trapattoni. L'aneddoto su Trapattoni, in seguito, fu la sua partita giocata a Milano contro il Brasile, nel 1963. L'Italia, in amichevole, sconfisse i verdeoro 3 a 0, con Trapattoni che potè vantarsi di avere"annullato" Pelè. In realtà, essendo un'amichevole, i brasiliani non si impegnarono molto. 
Il mondiale fu vinto nuovamente dal Brasile, che sconfisse la Cecoslovacchia, con il punteggio di 3 a 1. In quel mondiale, Pelè si infortunò, ma venne rimpiazzato da Amarildo, che giocò alla grande. Amarildo venne poi in Italia, dove giocò nel Milan, Fiorentina e Roma.  E fu quando giocava nella Roma, che lo vidi a Torino, nel 1971, in un rocambolesco Juventus Roma. Ero allo stadio, piazzato in basso nella curva Maratona, dove ebbi la fortuna di vedere tutti i goal. La Roma segnò nel primo tempo con Amarildo, con un tocco da biliardo dopo una confusa azione in area juventina. Nel secondo tempo salì in cattedra Franco Causio, giocatore impressionante, saltava tutti gli avversari come birilli, correva come un matto, e fornì due assist a Fabio Capello, che con molta precisione, ribaltò il risultato: 2 a 1 per la Juventus.

Il mondiale del 1966 fu il primo del quale ho  un ricordo preciso, avevo dieci anni, e la televisione trasmetteva con maggiore facilità gli avvenimenti sportivi, insieme ad un crescendo di partecipazione sociale e commerciale agli avvenimenti calcistici. La nostra Nazionale fu considerata una delle favorite. Presentava in porta Albertosi, difensori come Burgnich, Facchetti, Rosato, centrocampisti come Rivera, Juliano, Bulgarelli, Fogli ed attaccanti come Mazzola, Barison ed il povero Gigi Meroni, grande giocatore del Torino, morto in un incidente, investito da un'auto in Corso Unione Sovietica, la notte del 15 ottobre 1967, uscendo da un locale. Con lui c'era un altro giocatore, Poletti, che accortosi dell'arrivo dell'auto, non riuscì ad avvisarlo in tempo. Morì sul colpo. Meroni era geniale, estroso, e apparteneva alla generazione hippie del momento, capelli lunghi, vestiti sessantottini, insomma un bel personaggio. 
Il girone dell'Italia comprendeva il Cile, l'Unione Sovietica e la Corea del Nord. Nella prima partita, l'Italia si "vendicò" del Cile,  battendolo con le reti di Mazzola e di" Paolone" Barison. La partita dopo, l'Unione sovietica ci sconfisse con un gol di Cislenko. Quella squadra, aveva in porta il mitico Lev Jascin, unico portiere ad avere vinto il pallone d'oro,  considerato per questo il Pelè dei portieri. La partita dopo, ci bastava un pareggio, ma eravamo sicuri di battere la Corea del Nord, considerata la cenerentola del girone. Ma le cose non andarono così facilmente. L'allenatore Edmondo Fabbri, detto "Mondino", mise in campo una formazione senza alcuni titolari, e, peggior cosa, fece giocare ugualmente Bulgarelli(Bologna), nonostante accusasse un infortunio. La partita fu subito in salita, dopo pochi minuti Mazzola perse un brutto pallone che finì con un lancio improvviso verso Pak Do Ik, che dopo un fortunoso rimpallo riuscì a presentarsi davanti ad Albertosi, trafiggendolo nell'angolino destro. C'era ancora molto tempo per rimontare, ma la sfortuna volle che Bulgarelli, dopo uno scontro, si infortunò del tutto. Allora non erano consentite le sostituzioni, e così dovette relegarsi all'ala, per rimanere a fare numero, ma ormai totalmente inutile alla causa. I coreani correvano come pazzi, sembravano drogati, si buttavano su ogni pallone come forsennati, saltavano di testa appoggiandosi con le mani sulle spalle dei compagni, come se fossero al circo, ma così ovviavano alla differenza di altezza con i nostri. Alla fine il risultato non cambiò. Fu una sconfitta indimenticabile, ed ancora oggi la  ricordiamo come la  disfatta di Midllesbrough, e la Corea, prima asiatica della storia, approdò alla fase successiva del torneo. 
Le critiche furono feroci, e l'allenatore fu accusato di faciloneria, e non avere valutato bene la situazione di Bulgarelli, soprattutto alla luce del fatto che non era possibile effettuare sostituzioni. La squadra rientrò la notte a Genova in aereo, ma i tifosi a lanciare pomodori non mancavano, ed il grido Corea, Corea, era ormai l'insulto più in voga del momento. In seguito Fabbri allenò il Torino, e mi ricordo che tutte le volte che entrava in campo, dalle tribune si alzava il grido Corea, Corea. Come riuscisse a non nascondersi non lo so, forse ci aveva fatto il callo. 
Quel mondiale fu vinto dall'Inghilterra di Bobby Charlton, Bobby Moore, Peeters, Ball, Hurst e con due terzini favolosi, a destra Newton, a sinistra Cooper.  La stella della squadra era Bobby Charlton, che giocava con il numero nove, ma in realtà fungeva da centravanti arretrato, mentre le punte erano Hunt e Hurst, che avevano i numeri 8 e 10. Peeters, Ball e Styles erano gli altri centrocampisti. Ho citato i numeri, perchè l'inghilterra aveva stravolto la consuetudine dei ruoli con numeri distintivi, normalmente le punte avevano il numero 9 e 11, i centrocampisti 6 8 e 10, l'ala destra il 7. Qui invece oltre ai citati 8 e 10, le punte, i centrocampisti avevano l'11, il 9 e l'unico, Styles il 6. Nobby Styles era un personaggio controverso, era brutto e cattivo, senza capelli, senza denti (portava la dentiera), ed incline al gioco duro. Altra stella della formazione era il portiere Gordon Banks, autore in quel mondiale di quella che fu definita la più bella parata mai vista ad un campionato del mondo. Era la partita contro il Brasile, arriva un cross, e Pelè salta come un gatto dietro al difensore Inglese, colpendo forte di testa, all'altezza del dischetto, nell'angolo a destra di Banks, sembra goal certo, ma Gordon, con un colpo di reni, dall'altro angolo, si butta e devia in calcio d'angolo. Pelè stesso si fermò ad applaudire.  
In quel mondiale Pelè si infortunò, contro l'Ungheria, ed il Brasile perse e fu eliminato. La finale si giocò tra Inghilterra e Germania Ovest. Quella Germania schierava Schnellinger(Milan), Haller (Bologna), Overath(Colonia), il capitano Uwe Seeler e un giovane di belle speranze, Franz Beckenbauer, denominato in seguito "il Kaiser", per la sua classe e la carriera favolosa. La partita, disputata allo stadio Wembley di Londra era finita nei tempi regolamentari sul 2 a 2 con doppietta di Hurst e goal di Haller e Weber. Si andò ai supplementari, e qui avvenne qualcosa di poco chiaro, Hurst colpì il pallone, che sbattè contro la traversa e rimbalzò in campo. Il segnalinee, diede goal, ma le immagini ancora oggi non danno certezze, anzi sembrava più fuori che dentro. Ma la decisione tra molte proteste, fu definitiva. Nel proseguimento della partita, Peeters segnò il dfinitivo 4 a 2, la partita era finita. L'allenatore dei "leoni" era Sir Alf Ramsey, che ricevette la coppa dalle mani della Regina Elisabetta, raggiante.
In quel mondiale ci furono altre stelle, ad esempio Eusebio, calciatore Portoghese, originario del Mozambico, scuro di pelle, come Pelè, dotato di un tiro potentissimo, con il suo Benfica vincitore di una Coppa dei Campioni. Il Portogallo arrivò terzo. 
Nell'Italia rimase l'amaro in bocca, perchè la squadra aveva sempre giocato bene e dato spettacolo. Certo alcune scelte furono discutibili, l'allenatore aveva alcuni suoi pupilli, come Pascutti, che si rivelò poco adatto alla causa.
Quattro anni dopo l'Italia fece meglio, ma questo è argomento della prossima puntata...