Cominciare a sognare. Una semplice azione che riesce a qualunque categoria sociale, frutto solo di un po’ di buonsenso per intraprendere la via perfetta, quella dello slancio vitale e della contemplazione del luogo dove vorresti essere, magari circondato dalle colonne di gloria che ti ricordano il lungo percorso che hai dovuto affrontare. Proprio così, anche perché per raggiungere un obiettivo occorre sudare, sacrificarsi, gettare la spugna quando è necessario per ritornare sul campo di battaglia ancora più forte di prima, con una cicatrice nel cuore che simboleggia la voglia di ripartire; succede un po’ a tutti, ma quando le ali del volo delineano il tragitto perfetto è impossibile non fermarsi a festeggiare, perché la passione si è unita con il sogno e la fatica ha trovato il suo io.

Capita nel calcio, un universo costellato da campioni con la palla al piede, quella sfera che rende invincibili, ma anche eroi falliti, delusi dalle proprie aspettative andate in fumo perché qualcuno ha avuto la meglio, anche se una volta che riparte il gioco tutto si azzera, si aprono nuovi capitoli e inizia quel secondo tempo che tutti vorrebbero giocare. Nel giorno della liberazione, oltre a contemplare il vero messaggio portato dalla storia, non resta che affollarsi attorno all’Atalanta, club che dopo un lungo percorso e una semplice favola si è consacrato nel migliore dei modi, spiccando il volo verso una finale di Coppa Italia che solo qualche anno fa sembrava una pura utopia. È la vittoria di un popolo, che si integra nella mentalità dei bergamaschi perché vuole rendere possibile l’impossibile e, questa sera, ai danni di una Fiorentina decisamente sotto tono, è scesa in campo la mentalità dei ragazzi di Gasperini, condizionata da una prestazione superba, portata avanti da un gioco affascinante e impossibile da prevedere.


L’AJAX ITALIANA

Prima della partita, allo stadio Atleti Azzurri d’Italia, saranno volati in alto gli striscioni di supporto alla squadra e chissà che tra le varie chiacchere non abbia preso il sopravvento un paragone difficile, ma allo stesso emblematico e forse non troppo azzardato. Sì, perché come detto negli studi della Rai proprio poco prima del fischio di inizio, il modo di giocare dell’Atalanta ricorda molto l’Ajax di Ten Hag, quel gruppo di ragazzini che nel palcoscenico dei campioni hanno trovato la propria identità. In effetti, l’assetto tattico creato da Gasperini ricorda molto quello dei lancieri, poggiati sulla qualità di De Jong e di Van de Beek. Di contro, pur non avendo le stesse qualità tecniche, i nerazzurri si ritrovano De Roon e Freuler, abili soprattutto nel servire a turno Ilicic e Papu Gomez, schegge impazzite che hanno travolto e messo in crisi la difesa viola. Ma quello che forse rende unica l’Atalanta  è il modo di recuperare la palla, dettato da un aiuto reciproco non indifferente e strettamente connesso alla tripla marcatura, volta a non far respirare l’avversario per gran parte della partita. Uno stile olandese, coalizzato con la forza del campionato italiano, il remix perfetto per far divertire e ottenere grandi soddisfazioni.


IL RIMPIANTO VIOLA

Se l’Atalanta esce osannata dalla folla bergamasca, chi veramente risulta accasciato a terra sono i calciatori della Fiorentina, vittime ancora una volta di una situazione sfuggita di mano troppo presto. E pensare che sulla carta, il club toscano vanta di interpreti illustri, dotati di una buona tecnica e un’ottima corsa.
Nei primi dieci minuti tutto sembra ruotare attorno agli uomini di Montella, che grazie all’asse Chiesa-Muriel riescono a passare in vantaggio, salvo poi fallire il clamoroso raddoppio con Veretout che si lascia impressionare dall’uscita di Gollini. Basta il rigore di Ilicic a far cessare la gioia della Fiorentina, che forse accusa una condizione fisica non eccelsa, ma è anche vero che l’Atalanta ha dominato sotto tutti i punti di vista.
Sarà stata anche la notte della riflessione per Lafont, protagonista in negativo del gol-vittoria siglato dal Papu Gomez nella ripresa; un errore grossolano, quasi inspiegabile, anche se puntare il dito solo contro di lui sarebbe ingiusto vista la penuria difensiva mostrata in campo dalla viola. Rimarrà il grande rammarico per quella che doveva essere la partita della stagione, ma quando hai davanti l’Atalanta tutto risulta assai complesso, e la reazione emotiva degli uomini di Gasperini dopo lo svantaggio ne ha dato la dimostrazione.

 

LA FINALE DI CHAMPIONS

Sta per cominciare la fine della corsa, quel traguardo atteso da settembre che si concluderà di fatto il 15 maggio contro la Lazio in una finale da urlo, da affrontare seguendo semplicemente il proprio credo calcistico. La classica finale di Champions, anche se la coppa dalle grandi orecchie rimane ancora in ballo, oscillando sull’asse Milano-Bergamo con tutto il fascino che racchiude. Sicuramente un finale di campionato ad alta tensione, e lo sa bene anche Gasperini visto e considerato che la sua squadra al momento si ritrova al quarto posto, a braccetto con il Milan e sotto di cinque punti dall’Inter, che salvo sorprese appare la più sicura di entrare nell’élite del calcio europeo. Conoscendo l’Atalanta, la vittoria sulla Fiorentina è ormai passata, anche perché il vero sogno, o meglio, i veri obiettivi cominciano adesso. Un percorso per la gloria, per i tifosi e per gli scettici anche perché nel miscuglio dei campioni gli atalantini “son quelli là, quelli tra palco e realtà”.