Quando Medardo, protagonista del "Visconte dimezzato" di Italo Calvino, tornò a Terralba dopo la guerra contro i Turchi la sua parte malvagia prese il sopravvento su quella buona, combinando di tutti i colori tanto da prendersi l'appellativo di "Il Gramo". Così dell'Antonio Conte allenatore (la cui carriera può essere riassunta tra un inizio difficile in provincia tra Arezzo e Bergamo, e una seconda fase di gloria con i successi alla Juventus e al Chelsea) dopo l'anno sabbatico sembra aver prevalso la parte negativa ed insicura, piena di contraddizioni che inevitabilmente si ripercuotono sulla sua Inter. Sì perché Conte può parlare di "pacchetto preconfezionato" quanto vuole ma l'Inter, dopo i 10 acquisti stagionali (cui si aggiunge il rientro di Bastoni) è una squadra quasi del tutto a sua immagine e somiglianza e non stupisce, infatti, che la Beneamata in campo non mostri alcun segno logico, come a Verona. Parte male per i primi 20' poi si scuote, nella ripresa segna due gol dopo 5', poi uscito Lukaku la squadra ha staccato ancora la spina fino al 2-2 di Veloso. Anzi oltre, perché sul tiro cross di Di Carmine l'ennesimo psicodramma Inter stava per consumarsi e il Verona è andato a pochi centrimetri dal vincere contro l'Inter, 28 anni dopo l'ultima volta.

Tornando però a Conte, è evidente che qualcosa non stia quadrando. Continua a lamentarsi della rosa, vorrebbe giocatori di esperienza internazionale, vuole vincere subito e in effetti, Suning lo ha accontentato portandogli il tanto agognato Lukaku, Sanchez, Godin ed Eriksen. Peccato però che soprattutto gli ultimi due siano finiti ai margini del progetto di Conte: il centrale uruguaiano a 35 anni si è trovato costretto a cambiare modo di giocare, dovendo coprire porzioni di campo ben più estese rispetto a quelle che copriva a Madrid dovendo giocare come centrale di destra (o raramente di sinistra). Risultato? Alla lunga Conte si è affidato a Bastoni (classe 1999, 33 partite in A prima di quest'anno) pur di non cambiare modulo, restando con la difesa a tre ma perdendo di esperienza in campo. A centrocampo ancor più incredibile è la situazione di Eriksen, schierato ora come trequartista ma col compito di allargarsi quando l'azione parte dai piedi di Handanovic. Conte ha finito per preferirgli il tanto volenteroso quanto usurato Borja Valero e/o addirittura Gagliardini, palesemente inadeguato a certi livelli. Comprensibile, per certi condivisibile che il tecnico salentino preferisca Vidal, ma il cileno è altamente considerato a Barcellona e l'Inter non ha comunque intenzione di investire cifre esagerate su un over 30, dopo aver già sbagliato con Nainggolan. D'altro canto, Suning si è fatta perdonare con un calciatore centrale nel progetto tecnico della finalista dell'ultima Champions League nonché uno dei migliori 10 centrocampisti centrali al mondo. Non riuscire a farlo rendere al top nonostante i tre mesi di sosta forzata è un limite dell'allenatore. Inoltre, per la prossima stagione l'Inter ha già messo sotto contratto Hakimi, un top 3 mondiale nel suo ruolo. A dimostrazione che Suning vuole fare le cose fatte bene. Chiedere però 10/12 acquisti l'anno (come Conte fa praticamente ogni volta) e tutti di livello è del tutto irreale, più facile cambiarne 4/5 distribuendo il budget su un numero di acquisti inferiore ma di potenzialità maggiori.

Sul campo, l'Inter ha numeri difensivi di gran peggiori rispetto ai due anni di Spalletti: nel 17/18 e nel 18/19 (record del campionato) in 17 partite l'Inter non ha subito gol, subendo nel complesso rispettivamente 30 e 33 gol. Quest'anno è a quota 9, con 7 giornate da disputare con già 33 reti incassate. Nonostante questo, Conte non ha arretrato di un millimetro rispetto alle sue idee, eppure Skriniar, Godin, de Vrij e Bastoni (quest'ultimo a Parma) hanno dimostrato nella loro carriera di trovarsi a loro agio con la difesa a quattro, eppure l'Inter continua a giocare con tre centrali dietro. Quasi inspiegabilmente, anche perché togliere un centrale consentirebbe di guadagnarne in densità a centrocampo, reparto dove i nerazzurri sono in difficoltà tra assenze e condizione precaria del rientrante Brozovic.

Insomma, Conte dovrà fare un po' di sana autocritica prima di sparare a zero contro calciatori e dirigenza anche perché progetti così ambiziosi non capitano tutti i giorni, nessuno in Europa con una pandemia in atto ha investito 60 milioni sul mercato nel 2020 e certamente Suning non ha intenzione di fermarsi, con l'imminente arrivo di nuovi sponsor e il rinnovo della vecchia sponsorizzazione del centro sportivo di Appiano Gentile. E' importante che anche Conte capisca che il "tutto e subito" è difficilissimo da ottenere nel calcio di oggi e che i progetti più duraturi sono quelli che nascono con basi solide per i quali serve tempo e pazienza come ha insegnato Klopp a Liverpool e anche la sua Juventus, che ha cominciato a volare proprio con Conte dopo un anno difficile.